Cirrosi epatica

2/10/23

Indice delle voci di questa pagina:
Cirrosi epatica, Cisti idatidea del fegato, Cisti del pancreas, Cisti ovarica, Cistite, cistite acuta, Cistite cronica, Claudicazione intermittente, Clistere, Colazione, Colecistite, Colemia, Colera, Colera infantile, Colesterolo, Colica intestinale, Coliche dei bambini
     

Cirrosi epatica

      Secondo la medicina, la cirrosi epatica rappresenta il quadro terminale della compromissione anatomo-funzionale del fegato. Essa è compresa fra le prime dieci cause di morte nel mondo occidentale e riconosce fra le sue cause principali l’abuso di alcol e le epatiti croniche virali o di altra natura.[1]
      La caratteristica più evidente della cirrosi è il sovvertimento della struttura del fegato con fibrosi e rigenerazione sotto forma di noduli. La cirrosi epatica è il risultato di un processo di continuo danno e riparazione del parenchima epatico con formazione di ponti fibrosi tra le unità elementari che costituiscono il fegato: i lobuli. Questo disordine architetturale conduce a un malfunzionamento del fegato sia dal punto di vista metabolico sia dal punto di vista sintetico.
      Alcuni studi hanno recentemente suggerito che il consumo di caffè possa offrire un fattore protettivo, particolarmente contro la cirrosi alcolica.[7]
      In passato, non conoscendo ancora l’importanza dei virus dell’epatite B e C, si pensava che la causa più comune fosse l’alcolismo cronico (cirrosi alcolica).
      Ora sappiamo che l’alcolismo può portare alla cirrosi alcolica, ma ancora più frequentemente è una concausa aggravante di preesistenti (spesso non conosciute) infezioni croniche da HBV o da HCV. Infatti l’abuso di alcol è capace di dimezzare il tempo di insorgenza della cirrosi in un paziente già affetto da epatite virale cronica (da circa 20-30 anni a 10-15 anni).
      In particolare per quanto riguarda l’alcol, si considera potenzialmente dannosa un’assunzione di più di 50 g di alcol al giorno per più anni. L’introito di alcol si misura in grammi considerando che una birra (da 330 mL), un bicchiere di vino (da 125 mL) e un bicchierino di superalcolico (da 40 mL) hanno all’incirca lo stesso contenuto di alcol (10 g).
      Nel mondo occidentale la prima causa di cirrosi (60-70%) è rappresentata dall’epatite cronica conseguente ad abuso di alcol; molto meno comune è invece la cirrosi conseguente a epatiti virali (10%) o a malattie delle vie biliari (5-10%); causa relativamente rara è l’emocromatosi primitiva, seguita da malattie genetiche come la malattia di Wilson e il deficit di alfa 1-antitripsina. Infine, in circa il 10% dei casi non è possibile risalire alla malattia che ha dato origine alla cirrosi, la quale è pertanto definita "criptogenetica".
      Il processo infiammatorio conduce a produrre particolari citochine (IL2, IL6, TNF alfa, PDGF, TGF beta) che a loro volta determinano la trasformazione delle cellule stellate di Ito in miofibroblasti, ovvero cellule contrattili (grazie all’actina) che producono collagene di tipo I e III, fibronectina e proteoglicani. Si riduce anche la secrezione delle proteine, soprattutto delle albumine, lipoproteine e fattori della coagulazione, responsabile delle principali manifestazioni cliniche della cirrosi (ascite, malnutrizione, disordini della coagulazione del sangue), poi compaiono ittero, aumento di volume dell’addome (ascite), edemi agli arti inferiori, prurito, piastrinopenia con alterazioni della coagulazione e facili sanguinamenti (ecchimosi e petecchie), peritonite, emorragia gastrointestinale, varici esofagee, encefalopatia epatica, sindrome epatorenale (insufficienza renale), epatocarcinoma, trombosi portale.
      Possibili sono anche problemi alla cute (eritemi palmari, angiomi) spider naevi, ginecomastia nell’uomo, rarefazione dei peli: questi effetti sono dovuti all’eccesso di estrogeni, che il fegato cirrotico non è più capace di metabolizzare,
      I seguenti valori di esami di laboratorio sono tipici in presenza di cirrosi:
      Aminotransferasi - AST e ALT sono moderatamente elevati, Fosfatasi alcalina - di solito moderatamente elevata. Gammaglutammiltransferasi - In genere molto più elevato nella malattia epatica cronica da alcool. Bilirubina - molto elevata, Albumina - i livelli calano, Tempo di protrombina - aumenta, Globuline - aumentano. Sodio sierico - ipernatriemia a causa della incapacità di espellere l’acqua libera risultante da elevati livelli di ADH e di aldosterone. Leucopenia e neutropenia - a causa di splenomegalia con emarginazione splenica.Difetti di coagulazione - il fegato produce la maggior parte dei fattori di coagulazione e quindi vi è una correlazione tra coagulopatia e il peggioramento della malattia epatica.
      Una combinazione convalidata e brevettata di 6 di questi marcatori come biomarcatore non invasivo della fibrosi (e quindi di cirrosi) è chiamata FibroTest. Vedere wikipedia per altri fattori.

      La medicina afferma che non ci sono segni premonitori della cirrosi.
      Secondo Mosséri:
      - la realtà è che tali segni sono ignorati: lingua patinosa e pastosa, gusto amaro al risveglio, feci nauseabonde, vomiti di muco, gastrite con sintomi d’indigestione, ingorgo dei vasi sanguigni nella zona dello stomaco e del fegato e anche l’emorragia dello stomaco e dell’esofago e altri sintomi seguiti da indurimento e ingrossamento del fegato.
      - Nei casi avanzati si hanno idropisia generale, emorragie verso la pelle e le mucose, ingrossamento delle vene addominali superficiali, delirio, coma.
      - Se la degenerazione non ha raggiunto tutto il fegato, si può ancora salvare la parte restante eliminando le cause cioè il consumo di alcol, caffè, pepe, cioccolato, medicine, noci varie, cereali, fritture, formaggi fermentati, ecc. (LA 2° p12 - 13).
      Caso: un atleta aveva il fegato che sembrava di legno, secondo il medico che fungeva da copertura per la casa di cura igienista. Tale medico fece una prognosi tetra ed esigeva un’analisi del sangue minacciando altrimenti di non assumersi la responsabilità di quel caso.
      Dopo un digiuno di 40 giorni da parte dell’atleta, la situazione cambiò radicalmente tanto che il medico riconobbe l’avvenuta guarigione (JPR p222).


     

Cisti idatidea del fegato

      Cisti formata dall’organismo intorno alla tenia echinococco.
      Le piccole cisti non procurano sintomi.
      Quelle grandi producono un ingrossamento irregolare del fegato e sensazione di pesantezza.
      La cisti può aprirsi in organi adiacenti e causare la morte o la guarigione.
      È causata dall’ingestione di uova di tenia echinococco.
      Se le secrezioni gastriche non sono regolari, le uova si aprono e liberano gli embrioni che poi raggiungono il fegato dove vengono inglobate in una cisti.
      La prognosi è generalmente favorevole.
      Occorre l’asportazione chirurgica, oltre alle cure per la salute in generale (LA 2° p18).


     

Cisti del pancreas

      Procura dolore profondo nella zona stomacale, disturbi digestivi, vomiti ed emaciazione, eventualmente itterizia (se la cisti preme sul canale biliare) o ascite (se preme sulla vena portale), fibre e grassi non digeriti nelle feci. A volte si sente un tumore liscio, arrotondato e mobile nella parte superiore dell’addome.
      Secondo l’igienismo, la causa è la tossiemia; e col digiuno e l’adozione di un modo sano di vivere a volte si riesce a riassorbire le cisti o a ridurle.
      In caso d’insuccesso provare con la chirurgia (LA 2° p108).


     

Cisti ovarica

      Per la medicina, una cisti ovarica è una raccolta di liquido, circondata da una parete molto sottile, all’interno di un ovaio.
      Nella stragrande maggioranza di queste lesioni sono benigne e non si associano ad alcun tipo di disturbo o sintomi.
      In alcuni soggetti, tuttavia, può comportare sensazione di gonfiore, tensione o franco dolore addominale (più spesso nei quadranti addominali inferiori) o lombalgia.
      Se la cisti si rompe in addome o se ne verifica una torsione il sintomo prevalente è un violento dolore addominale, molto spesso associato a sintomi generali quali sudorazione, vomito o sensazione di svenimento.
      La gran parete delle cisti ovariche sono legate all’ovulazione, siano esse cisti follicolari o cisti da corpo luteo. Altri tipi di cisti ovariche includono le cisti da endometriosi, da cisti dermoidi, e infine i cistoadenomi. Nella sindrome dell’ovaio policistico molte piccole cisti si possono sviluppare in entrambe le ovaie.
      Anche la malattia infiammatoria pelvica (in inglese Pelvic Inflammatory Disease, PID) può associarsi alla presenza di cisti.
      Raramente una cisti ovarica può essere una prima manifestazione di cancro ovarico.
      La diagnosi viene effettuata mediante esame clinico pelvico, tramite ecografia pelvica oppure altri esami a maggiore capacità di risoluzione (es. TC o RMN).
      Spesso il medico sceglie un trattamento conservativo, limitandosi ad osservare l’evoluzione di una cisti nel corso del tempo. Se la cisti comporta una sintomatologia dolorosa, la medicina usa farmaci analgesici come il paracetamolo (acetaminofene) o l’ibuprofene. Nei soggetti in cui le cisti ricorrono spesso è possibile utilizzare gli estroprogestinici per via orale, per prevenire la formazione di ulteriori cisti. Se la cisti dopo diversi mesi non tende a risolversi, oppure si viene ad accrescere, o causa dolore ricorrente, è possibile optare per la rimozione chirurgica.
      Cisti di grandi dimensioni, associate a disturbi o sintomatologia più o meno invalidante, si verificano in circa l’8% delle donne prima della menopausa.
      L’incidenza di cisti ovariche aumenta notevolmente nella postmenopausa, e si associa ad una maggiore probabilità di malignità. Sintesi da it.wikipedi.org)

      Caso: Una giovane donna rilasciava la sua testimonianza ad un igienista scrivendo: "Sono venuta per una cisti ad un’ovaia della grandezza di un mandarino con sanguinamenti dalla vagina. In capo a 11 giorni di digiuno, la cisti fu ridotta alla grandezza di una noce e in capo al 19° giorno, non vi fu più niente. Ecco, ne sono molto contenta (JPR p276)."


     

Cistite

      La medicina ufficiale definisce la cistite come un’infiammazione della vescica urinaria, organo dedicato alla raccolta dell’urina e la sua causa è un’infezione che coinvolge l’urotelio, il tessuto che riveste internamente le vie urinarie.
      I sintomi sono molto variabili a seconda delle caratteristiche del paziente (età, sesso, condizioni patologiche associate) e dell’agente responsabile (tipo di microorganismo, carica batterica): molto comune è la disuria (minzione dolorosa) associata o meno a pollachiuria (aumentata frequenza delle minzioni), a volte sintomi non specifici (ad esempio febbre) o in assenza di sintomi, evidenziata soltanto dalla presenza di batteri nell’urina: quest’ultima condizione è definita da alcuni autori "batteriuria asintomatica".
      In alcuni casi può presentarsi in congiunzione con un’uretrite (uretrocistite).
      La cistite fa parte delle Infezioni del Tratto Urinario (UTI). Dal punto di vista clinico, le UTI possono presentare un quadro sintomatologico quanto mai vario, potendo decorrere in maniera completamente silente (batteriuria asintomatica) o, nella loro massima espressività e gravità, manifestarsi con un quadro di pielonefrite acuta.
      Nella pratica clinica le cistiti si classificano in
      Cistiti non complicate, che si distinguono in acute e ricorrenti
      Cistiti complicate.
      L’infezione che provoca la cistite è causata da batteri che popolano il colon, soprattutto l’Escherichia coli. In altri casi: lo Streptococcus, oppure altri germi aerobi Proteus, Klebsiella, Serratia, Enterobacter e Pseudomonas.
      Colpisce con maggiore frequenza le donne poiché la loro uretra è più corta. I fattori di rischio della cistite nella donna possono essere vari: l’età, i rapporti sessuali, la stitichezza, l’uso del diaframma e delle creme spermicide.
      I fattori di rischio per l’uomo sono spesso riconducibili a ipertrofia o a stati infiammatori della prostata.
      I sintomi sono dolenzìa in sede sovrapubica. In caso di uretrite si aggiungono disuria, stranguria, pollachiuria, piuria, ematuria. Altri sintomi tipici della cistite sono dolore alla minzione, minzione impellente e frequente, urine torbide e a volte (nei casi più acuti) accompagnate da presenza di sangue (in quest’ultimo caso si parla di cistite emorragica).
      Le complicanze, si distinguono in
      acute (pielonefrite acuta (rara), sovrainfezioni micotiche (ad esempio da funghi del genere Candida), favorite dalla terapia antibiotica.
      e croniche (pielonefrite cronica, contrattura pelvica, vestibolite vulvare, dispareunia, urotelioma
      La diagnosi di cistite si basa, oltre che sulla presenza dei sintomi caratteristici, sull’esame delle urine e sull’urinocoltura con conta delle colonie batteriche sviluppate.
      Nella donna i disturbi delle basse vie urinarie possono esser causati anche da infezioni vaginali. La terapia solitamente è antibiotica. Nella cistite complicata si usano le cefalosporine, in alternativa agli antibiotici. (sintesi da it.wikipedia .org)

      Secondo l’igienismo, la cistite si distingue in:
     

cistite acuta

      La cistite acuta è infiammazione della vescica, indolenzimento, catarri vescicali, con desiderio frequente o continuo di urinare, eventuale contrazione spasmodica della vescica, urina torbida.
      - è causata da sostanze tossiche che irritano la vescica, da alcuni medicinali, da urina acida, cioè da alimenti molto acidificanti magari consumati in passato, da uso di sonde (LA 2° p180, Ig52p36), da acidità di stomaco (JPR p242 - 243).
      - é troppo tardi perché consumino cibi alcalinizzanti (LH13p11).
      - digiunare bevendo molta acqua, riposare a letto e, se si vuole, fare bagno caldo per alleviare i dolori.
      - Finita l’irritazione, adottare un regime di frutta, ortaggi, patate, avocados.

     

Cistite cronica

      La cistite cronica presenta sintomi meno forti della cistite acuta.
      - È di solito sufficiente il digiuno con riposo a letto, seguito da ALIMENTAZIONE sana e STILE sano di vita (LA 2° p181).


     

Claudicazione intermittente

      Crampi che si verificano durante la deambulazione.
      Casi numerosi sarebbero stati guariti da medici di mente aperta, con l’uso di dosi massicce, non meglio precisate, di vitamina E, anche arrivando ad evitare l’amputazione della gamba (ILCDV p371).


     

Clistere

      Il dottor Shelton li riteneva dannosi, anche perché portano via una parte della flora intestinale.
      - Tuttavia faceva delle eccezioni nei casi di emorroidi, ad evitare la formazione di ammassi di feci dure capaci di procurare forti dolori uscendo. A tal fine faceva un clistere il secondo o terzo giorno del digiuno e dopo la fine del digiuno quando il paziente sentiva l’impulso di evacuare.
      - Un altro caso, come male minore, era quello in cui il paziente era preoccupato di aver bisogno di un clistere.
      Invece Mosséri ritiene preferibili le supposte di glicerina o di olio di mandorle (HS1° p95).
      Secondo Mosséri i clisteri, essi hanno l’effetto contrario a quello che il corpo desidera. Essi liquefanno il contenuto intestinale permettendo così il suo assorbimento. Ecco ciò che provoca il mal di testa, la stanchezza e la nausea dopo un clistere (JPR p84).


     

Colazione

      Risp.: ad un lettore che afferma che fa colazione con latte di mandorla e 12 albicocche secche risponde che si tratta di una cattiva mescolanza e che comunque la mattina è meglio mangiare uno o due frutti acquosi mentre vanno evitati gli alimenti concentrati (Ig49p38).


     

Colecistite

      La colecistite è un’infiammazione della colecisti causata dalla presenza di un calcolo incuneato nell’infundibolo della colecisti. Il calcolo ostruendo il deflusso della bile oltre a dare colica biliare, infiamma la colecisti.La colecistite può essere acuta o cronica.
      La causa più frequente che blocca lo scorrimento della bile è la calcolosi biliare, ma anche la discinesia biliare può causare la colecistite.
      La diagnosi è eseguita con l’ecografia dell’addome e con esami del sangue. Possono essere alterati i globuli bianchi e il fibrinogeno che si alzano e può comparire febbre. All’ecografia addominale la colecisti appare ispessita rispetto al normale e all’esame obiettivo appare spesso la brusca interruzione di una inspirazione profonda a seguito di pressione bidigitale sul punto colecistico.
      La colecistite è una complicanza frequente della colelitiasi e se non trattata può portare a perforazione della colecisti stessa e peritonite. La colecisti è seguita da neoplasie del pancreas, colangiocarcinoma e pancreatiti.
      La medicina ufficiale si avvale della somministrazione di acidi biliari 10-15 mg/kg/die per calcoli di dimensione minore di 10 mm.
      La metodica di elezione consiste nella colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP).
      L’uso della litotrissia extracorporea ad onde d’urto è indicato in combinazione con il trattamento endoscopico o nei casi in cui quest’ultimo non abbia avuto successo.
      In caso di litiasi biliare sintomatica si procede alla colecistectomia laparoscopica o laparotomica. (sintesi da it.wikipedia.org)

      L’igienismo definisce la colecistite come l’infiammazione catarrale della vescichetta biliare.
      Nella forma semplice si hanno febbre leggera e dolore nella regione epatica e della vescichetta e magari ittero.
      Nella forma suppurante: dolori violenti, e anche vomiti e febbre settica (brividi, febbre, traspirazione).
      Secondo Mosséri:
      - la colecistite deriva soprattutto dai cereali e quella suppurante anche dagli alimenti azotati.
      - la forma semplice guarirebbe In una - tre settimane.
      - L’altra richiede molto più tempo e rischia di finire con la formazione di un ascesso, che potrebbe, raramente, aprirsi.
      - Le cure igieniste sono il digiuno totale e il riposo seguiti dallo stile di vita igienista (LA 2° p20).


     

Colemia

      La colemia è la presenza di bilirubina nel sangue. è un’intossicazione grave che si sviluppa talvolta nell’itterizia acuta e negli stadi terminali delle patologie epatiche.
      È la ritenzione nel sangue di sostanze tossiche normalmente neutralizzate dal fegato, sostanze che possono provenire da qualsiasi sorgente d’intossicazione (LA 2° p17).


     

Colera

      É una forma grave di enterite acuta causata da un avvelenamento alimentare, con feci liquide e frequenti, vomiti persistenti, dolori violenti e crampi, febbre, grande prostrazione e, nei casi estremi, collasso.
      Secondo l’igienismo, sono efficaci riposo, calma e digiuno fino al ristabilimento totale (Ig46p15 - 16).
      L’igienista Sylvester Graham in occasione dell’epidemia di colera del 1832 a New York raccomandò l’astinenza completa da tutti i tipi di carne e brodi di carne, da alcolici, narcotici e stimolanti, dagli abusi di ogni genere e di non privarsi del sonno.
      Nessuno di coloro che seguirono tali raccomandazioni si ammalò o, al più, ebbe solo sintomi leggeri (ISI p17).
     

Colera infantile

      Presenta febbre alta, molta diarrea, spossatezza, forti dolori, molto gas, forte arsura.
      Secondo l’igienismo:
      - deriva da avvelenamento alimentare per cattiva nutrizione, cibo eccessivo, sovreccitazione, ambiente malsano (sovraffollato, rumoroso, sporco, ecc.).
      - Si cura senza medicinali (neanche per calmare i dolori, la diarrea o il vomito) con digiuno, riposo e tranquillità, acqua pura a volontà (non scambiare la sete per fame), caldo, aria pura, piedi alti e niente cuscino sotto la testa.
      - L’eventuale nutrice dovrà adottare un menù sano (AIAB p267 - 271, LA 2° p52).


     

Colesterolo

      Il colesterolo è una molecola della classe degli steroli. La sua presenza era già stata riscontrata nei calcoli della cistifellea. Un patologo russo scoprì il ruolo leader del colesterolo nello sviluppo dell’aterosclerosi
      Per colesterolemia si intende la concentrazione della sostanza nel sangue, che può essere normale oppure dar vita a ipocolesterolemia e ipercolesterolemia, entrambe condizioni potenzialmente pericolose per la salute.[2]
      Il colesterolo è quindi un alcool policiclico alifatico e la sua formula bruta è C27H45OH. è di colore bianco ed ha una consistenza simile a quella della cera, ha un gruppo ossidrilico con cui aggancia e trasporta gli acidi grassi formando il cosiddetto colesterolo esterificato.
      Il colesterolo è indispensabile per la vita animale mentre è quasi totalmente assente nelle piante, che contengono però sostanze lipidiche strutturalmente simili (fitosterine o fitosteroli).
      L’uomo produce per biosintesi autonoma la maggior parte del colesterolo necessario, tra 1 e 2 grammi al giorno negli adulti. Solo una parte invece viene assunta con l’alimentazione: la maggior parte del metabolismo del colesterolo avviene nel fegato.
      Tra le caratteristiche bisogna ricordare che:
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      Il colesterolo è un componente essenziale della membrana cellulare di tutte le cellule animali: si inserisce fra i due strati di fosfolipidi orientandosi con il gruppo -OH vicino alle teste polari dei fosfolipidi, diminuendo così la fluidità della membrana, aumentando la stabilità meccanica delle cellule, diminuendo la permeabilità a piccole molecole idrosolubili.
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      Insieme alle molecole proteiche il colesterolo regola lo scambio di sostanze messaggere tramite la membrana cellulare.
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      Il colesterolo è la sostanza base per la sintesi degli ormoni steroidei come aldosterone, cortisone, testosterone, estradiolo ecc. e della vitamina D).
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      Il colesterolo prodotto nel fegato viene impiegato in buona parte per la produzione di bile, una sostanza escreta nel duodeno che serve a emulsionare i lipidi alimentari per renderli assorbibili dall’intestino tenue. Tutte le cellule dell’organismo umano sono capaci di sintetizzare colesterolo a partire dall’acetilcoenzima A, ma la maggior parte viene prodotto nel citosol delle cellule epatiche che lo trasferiscono al sangue per il trasporto in tutto l’organismo. Il colesterolo non riesce a superare la barriera ematoencefalica e, pertanto, il cervello deve produrre da solo il colesterolo di cui necessita. La biosintesi del colesterolo è regolata dalla concentrazione intracellulare di colesterolo e degli ormoni insulina e glucagone, per cui viene sintetizzato solo in caso di necessità: per questo la quantità di colesterolo sintetizzato è inversamente proporzionale alla quantità di colesterolo assunto con la dieta. La produzione non controllata di colesterolo può provocare malattie molto gravi come l’aterosclerosi Il carciofo e l’aglio bloccano la sintesi del colesterolo per inibizione della HMG-CoA reduttasi. Visto che il colesterolo, come tutti i grassi, non è solubile nel sangue, per il trasporto ematico deve essere imballato"" in complessi aggregati sferici o discali di trasporto (lipoproteine).
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      Quando in medicina si parla di "colesterolo", non si intende il colesterolo chimico ma una classe di lipoproteine (chilomicroni, aggregati di trasporto) che circolano nel sangue: la relativa concentrazione si chiama colesterolemia. Secondo la loro composizione in colesterolo, fosfolipidi, proteine, trigliceridi e acidi grassi, questi aggregati vengono ulteriormente distinti in diverse classi (classificabilità di laboratorio secondo il loro peso specifico tra 0.98 e 1.17 g/cm3): VLDL, IDL, LDL, HDL2 e HDL3.
      Secondo l’OMS,il colesterolo LDL deriva soprattutto dai grassi saturi, in particolare dalll’acido miristico, contenuto nel latte vaccino intero (non scremato), dall’acido laurico, contenuto negli olii e grassi di piante tropicali e nel latte in piccole quantità, dall’acido palmitico, contenuto nei grassi animali (carne, pesce e molluschi) e in olii e grassi da piante tropicali, e da alcuni acidi transsaturi, forti stimolatori della produzione di LDL.
      Invece l’acido stearico , contenuto nel grasso di manzo e nel lardo di suino, non aumenta il colesterolo LDL.
      In particolare, gli acidi transsaturi riducono l’apporto di acidi grassi polinsaturi, soprattutto di omega 3. Tali grassi sono generati soprattutto nell’idrogenazione dei grassi insaturi, processo utilizzato per la produzione di margarine industriali a partire da olii vegetali.
      Gli acidi polinsaturi riducono il rapporto LDL/HDL, mentre i monoinsaturi non hanno effetto. È dunque la qualità dei grassi, e del rapporto LDL/HDL, e non il loro apporto totale, a determinare il fattore di rischio cardiovascolare da colesterolemia.

      Tuttavia, numerose pubblicazioni sottolineano il pericolo di una bassa colesterolemia o contestano il ruolo del colesterolo nello sviluppo della malattia aterosclerotica[, affermando che in casi di ipocoleterolemia vi era un maggior numero di morti per alcuni tipi di cancro, per malattie epatiche e per mortalità totale o un rischio maggiore di alcune infezioni, specialmente del tratto urinario o di ospedalizzazione per polmonite.
      A sua volta uno studio, parlava già negli anni sessanta di nessuna correlazione statisticamente significativa tra colesterolemia e sclerosi coronaria.

      Secondo gli igienisti:
      - Il test del colesterolo è di difficile interpretazione; inoltre non sarebbe stato ancora dimostrato nonostante numerose ricerche che l’abbassamento del tasso di colesterolo giovi a prevenire gli attacchi cardiaci.
      - È stato sperimentato che una dieta ricca di colesterolo produce nell’aorta di un coniglio lesioni simili a quelle di un essere umano, ma che ciò non avviene nell’uomo.
      - Il coniglio ha un livello bassissimo di colesterolo e se gli si fornisce colesterolo col cibo riesce ad eliminarlo molto lentamente (Ig27p16).
      - La maggior parte di coloro che hanno crisi cardiache non hanno alti livelli di colesterolo (L4SDLM P58).
      - Il pericolo maggiore è che l’alto tasso di colesterolo induca ad assumere dei medicinali oppure ad adottare una dieta a basso tenore di colesterolo col rischio di cadere nella depressione o nel suicidio (Igpuri27p24).
      - Inoltre i medicinali contro il colesterolo sono sospettati di favorire il cancro (nel sistema digestivo e nel fegato) e i calcoli biliari (L4SDLM p58).
      - Il colesterolo è necessario alla vita poiché le membrane delle cellule e dei loro organuli sono costituite da colesterolo; serve anche per produrre ormoni surrenali, sessuali, ecc. e per rendere la pelle quasi impermeabile, ciò che giova a ostacolare l’ingresso di sostanze tossiche, a limitare la perdita di acqua e a prevenire così la disidratazione del corpo; è un componente dei sali biliari necessari alla digestione e assimilazione dei grassi. Inoltre il deidrocolesterolo della pelle è trasformato in vitamina D3 sotto l’azione della luce.
      Qualcuno però afferma che:
      - solo il colesterolo endogeno (prodotto dal proprio fegato e in piccola parte dalle cellule, nella misura di circa 3 grammi il giorno) è buono per l’organismo;
      - quello esogeno, cioè di origine esterna, è inutilizzabile (com’è inutilizzabile il sangue di un’altra persona) e da eliminare e che se non si riesce ad eliminarlo, finisce col depositarsi sulle pareti delle arterie, specialmente in presenza di => Tossiemia;
      - solo gli alimenti di origine animale contengono colesterolo (Ig48p30 - 33).


     

Colica intestinale

      La colica intestinale è un episodio doloroso in occasione di spasmi della muscolatura liscia addominale.
      Sintomi: dolori spasmodici, dilatazione addominale, eventuale coma (polso debole, vomito, sudori freddi).
      Secondo gli igienisti le coliche intestinali:
      - sono causate da alimenti azotati come noci, legumi, latte (negli adulti), stitichezza, miscugli errati, forti emozioni, enterite, dissenteria, appendicite, occlusione intestinale, saturnismo, atassia, problemi alle ovaie e utero, ecc.
      - Digiunare e agevolare la fuoriuscita del gas con massaggi addominali o coricarsi sull’addome senza cuscino per 15 minuti; in seguito adottare un menù sano (Ig46p29, LA 2° p64).
     

Coliche dei bambini

      Sintomi: dolore, flatulenza, diarrea e costipazione, eruttazione, vomito, feci verdastre o cagliate.
      Secondo => Shelton:
      - sono causate da eccessiva alimentazione, (oppure dai farinacei, che i bambini non sono in grado digerire. Lo zucchero insieme ai cereali fa ingrassare e genera fermentazione e gas intestinali, causando dolori addominali, notti agitate, pipì a letto ed anche la corea o la stitichezza).
      - infreddatura,
      - o troppo calore,
      - o altri fattori che disturbano la digestione.
      - utilizzare il digiuno fino alla guarigione, poi => ALIMENTAZIONE SANA e alleviare i dolori con bagno caldo o panno caldo sull’addome o coricando il bambino sull’addome (AIAB p273, LA 2° p65; Ig47p7).

 

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