Blocco renale


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Blocco renale, Blocco urinario, Borsite, Bradicardia, Bronchite, Bruciature, Bruciori di stomaco, Bruxismo, Bulimia, Burro, By-pass
29/04/17
     

Blocco renale

      Caso: un ex -malato di febbre gialla e malaria ebbe un blocco renale ed edema che era arrivato fino allo stomaco. I medici gli avevano previsto una settimana di vita. Un’infermiera gli diede una rivista di naturopatia. Allora egli scrisse a un naturopata che gli raccomandò di uscire dall’ospedale prima che i medici lo sotterrassero e di adottare una dieta di frutta e cibi crudi.
      Guarì in cinque settimane (L4SDLM p88).


     

Blocco urinario

      Caso un lettore racconta che il suo specialista voleva operarlo alla prostata per problemi urinari. Poi scoprì che uno dei medicinali che aveva ingurgitato conteneva ormoni femminili e ne era seguito un blocco urinario.
      Allora, avendo una discreta conoscenza del digiuno, preferì prepararsi adeguatamente e sottoporsi a un digiuno di quindici giorni.
      Il risultato fu che poté fare a meno dell’operazione e di prendere medicinali a vita, come invece gli era stato raccomandato dallo specialista (Ig49p40).


     

Borsite

      La borsite (o bursite) è un’infiammazione acuta o cronica delle borse sierose che sono formazioni ripiene di liquido vicine alle articolazioni, che facilitano i movimenti di strutture contigue. Vedere =>Reumatismi.


     

Bradicardia

      La bradicardia è la frequenza cardiaca bassa, al di sotto dei sessanta battiti al minuto (GER III° p915)..
      È frequente nei periodi puerperali e dopo un esaurimento nervoso.
      La bradicardia patologica si incontra anche nelle affezioni gastrointestinali, come gastrite, cancro, ulcere, dilatazione dello stomaco, blocco cardiaco, affezioni del muscolo cardiaco o delle arterie coronarie con una forte itterizia, diabete, nefrite cronica, anemia, affezioni del cervello, midollo spinale, nevrastenia, isteria, follia, colpo di sole ed altre. Inoltre è presente anche nei consumatori di tabacco, alcol, caffè, digitale purpurea, nel saturnisno e nell’avvelenamento da aconitina.
      Secondo il dottor Tilden, Napoleone aveva 40 battiti al minuto per lo stress mentale in cui viveva, il che aveva un effetto deprimente sulla digestione e sul cuore.
      L’igienismo consiglia di correggere lo stile di vita, abbandonare i veleni, curare le affezioni suddette (Ig45p26).


     

Bronchite

      La bronchite è l’infiammazione della mucosa che ricopre i bronchi e si distingue in acuta, cronica e fibrosa. I sintomi più comuni sono tosse, sputi, dispnea e dolore toracico.
      La sua vera causa, secondo gli igienisti, non è il raffreddamento, il clima umido o mutevole, le polveri, i gas irritanti, i vapori, quantunque essi concorrano, ma la tossiemia che è preceduta dall’enervazione.
      è una =>MALATTIA catarrale e quindi è favorita anche da troppi farinacei, zucchero, crema, burro e latte.
      La prognosi è favorevole salvo per i vecchi e le persone troppo debilitate (Ig41p9 - 10)..
     

Bronchite acuta

      I suoi sintomi sono il respiro affannoso, la tosse secca e acuta, la febbre alta, il senso di costrizione allo sterno.
      Secondo l’igienismo:
      - Nei bambini: infiammazione catarrale favorita da eccesso di grassi, zuccheri e amidi.
      - Guarirebbe con riposo e quiete (non stare troppo a tastare il polso, a misurare la temperatura, a guardare la lingua, ecc.).
      - Fornire aria fresca in abbondanza ma tenendo caldo il bambino, digiuno fino alla scomparsa dei sintomi; poi succhi di frutta fresca e riprendere gradualmente l’alimentazione normale (AIAB p266 - 267).
      - Per gli adulti: digiuno e riposo (oltre all’abbandono del fumo e dei cereali) sono tutto ciò di cui c’è bisogno per una pronta guarigione.
      - Poi una vita sana preverrà ricadute (Ig41p18).
      - Sarebbe pericoloso somministrare medicinali per calmare la tosse (Ig41p18).
      - In caso di febbre Mosséri consigliava digiuno a letto al caldo fino a venti giorni, poi semidigiuno con succo d’arancia in un litro d’acqua, quindici foglie di lattuga, succo di limone ogni giorno.
      - Le cure mediche ostacolerebbero l’ossidazione degli scarti metabolici favorendo la cronicizzazione o causando indurimento, polipi, ulcerazione, indurimento con ulcerazione uterina, gastrite, calcoli, asma, polmonite, pleurite, ecc. (LA 1° p67 - 70).
      Risp.: Ad un lettore con bronchite (senza febbre): lo zucchero dei frutti e gli acidi mantengono la bronchite. Vanno invece consumate lattughe, crudità, verdure cotte (escludendo le patate) fino alla scomparsa dei sintomi (Ig42p36).
     

Bronchite cronica

      La bronchite cronica di solito non presenta febbre, c’è tosse persistente e spesso difficile a causa del frequente enfisema.
      Secondo l’igienismo:
      - spesso deriva da bronchiti acute ripetute, magari soppresse con i medicinali oppure si sviluppa insieme a patologie cardiache, polmonari o renali, a gotta o catarri generali.
      - occorre un digiuno più lungo rispetto alla bronchite acuta, riposo prolungato, bagni di sole e una dieta ristretta, esercizio fisico (Ig41p18).
      - eliminare il tabacco e, dalla dieta, i cereali e i loro derivati (ANMDI p239).
      Nei bambini: digiuno o succhi di frutta e riposo a letto (AIAB p267).
     

Bronchite fibrosa

      La bronchite fibrosa: è rara, può essere acuta o cronica e si caratterizza per l’espettorazione di fibre dei bronchi e per dispnea.
      Caso: Una donna di ottant’anni era sofferente da due decenni di bronchite cronica e costretta a fermarsi ogni poco per riprendere fiato. Una volta abbandonati i prodotti caseari e adottato un menù di cibi crudi, tra cui semi germogliati, dopo sei mesi non tossiva più né sputava, non aveva più la stitichezza e l’ipertensione era diminuita (Ig41p20).


     

Bruciature

      Risp. Coprirle con un cataplasma arieggiato di tè concentrato (Ig42p38).


     

Bruciori di stomaco

      Caso: con un digiuno di 7 giorni un paziente ha visto cessare i bruciori di stomaco, diminuire la tensione degli occhi che gli faceva vedere mosche nere davanti agli occhi, gli ha procurato un sonno buono, decongestionato il fegato e fatto cessare i dolori dell’artrosi (JPR p257).


     

Bruxismo

      Secondo la medicina il bruxismo consiste nel digrignamento dei denti facendoli stridere, dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, soprattutto durante il sonno.
      Il digrignamento perdura per 5-10 secondi e, durante la notte, questo evento può ripetersi varie volte. Non va cofuso con il trisma, che è caratterizzato solo da un serraggio della bocca.
      Il bruxismo è abbastanza diffuso presso la popolazione (5-20%) e generalmente non viene avvertito dalla persona interessata, ma il rumore causato può disturbare il sonno del partner di letto e talvolta può essere talmente forte da potersi udire anche in altre camere.
      Alcuni studi dimostrerebbero come circa l’80 per cento dei soggetti affetti da tale disturbo del sonno REM sviluppino, in seguito, malattie degenerative come il Parkinson.
      Si è notata una predisposizione familiare, talvolta si è pensato a malformazioni mandibolari o a problemi d’occlusione dentari e anche a stati psicopatologici alterati (tensione emotiva, stress, aggressività) o ad alterazioni del sistema extrapiramidale.
      A volte al risveglio la persona può avvertire una sensazione dolorosa alle mascelle o più correttamente all’articolazione temporo-mandibolare e dolore all’orecchio. Il digrignamento, può creare dei danni a causa dell’usura della superficie masticatoria dei denti, lo strato di smalto, e ciò può facilitare l’insorgenza di carie. Talvolta lo smalto può essere talmente abraso da esporre la dentina, il che può velocizzare la successiva erosione. A lungo termine si possono verificare fratture o perdite dentali. Si può anche avere difficoltà ad aprire la bocca completamente e aumento della sensibilità dei denti al caldo o al freddo. È, infine, da notare che la dolorabilità dell’articolazione temporo-mandibolare, se continuativa, può produrre comparsa di cefalea o arrivare alla disfunzione articolare vera e propria.
      Al momento non esiste una terapia specifica per questa condizione ma vengono utilizzati degli opportuni dispositivi, detti bite, che possono essere duri o morbidi a seconda delle necessità, che proteggono di notte i denti dall’erosione. Tali dispositivi possono essere preparati appositamente per la persona interessata o, in alternativa, è possibile acquistare bite da banco che mediante un riscaldamento temporaneo si ammorbidiscono e si adattano agevolmente ai denti, per poi irrigidirsi una volta raffreddati.

      Cause frequenti secondo gli igienisti => nervosismo, indigestione, il mangiare tra un pasto e l’altro (AIAB p281) oppure vermi intestinali (AIAB p297).
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      Secondo alcuni ricercatori può derivare da carenza di calcio e acido pantotenico (ILCDV p217 - 221).


     

Bulimia

      La bulimia cioè fame da bue", indica, nel linguaggio medico, una voracità patologica ed eccessiva associata a malattie di diversa natura (diabete, anchilostomiasi, oligofrenia, eccetera).[3][4]
      La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare per cui una persona affetta ingurgita una quantità di cibo eccessiva ma poi ricorre a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e quindi a non ingrassare inducendosi al vomito, utilizzando lassativi, digiunando e facendo intenso esercizio fisico).[5]
      Per la maggior parte, le persone che soffrono di bulimia presentano un peso corporeo normale. Si ritiene che la forzatura di vomito possa provocare pelle ispessita sulle nocche e danni ai denti. La bulimia è associata ad altri disturbi mentali come la depressione, l’ansia e a problemi come la tossicodipendenza o l’alcolismo, e anche a un elevato rischio di suicidio e di pratiche autolesionistiche.
      La bulimia è più frequente tra coloro che hanno un parente stretto che ha sofferto o soffre della condizione.
      Altri fattori di rischio per la malattia includono lo stress psicologico, la pressione culturale per un certo tipo di corpo, la scarsa autostima e l’obesità, genitori che promuovono la dieta e che si preoccupano del peso, un anormale livello di certi ormoni come la serotonina o quelli sessuali nelle donne e le influenze sociali da parte dei mass media che propongono una forma del corpo "ideale".
      La diagnosi si basa sulla storia clinica di una persona,[9] tuttavia è difficile da scoprire in quanto chi ne è affetto tende ad essere molto riservato su queste abitudini.[
      La diagnosi di anoressia nervosa ha la precedenza su quella della bulimia.
      Altri disturbi simili includono il disturbo da alimentazione incontrollata, la sindrome di Kleine-Levin e il disturbo borderline di personalità.[9]
      La terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento primario per la bulimia.[5][10] L’assunzione di antidepressivi, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o gli antidepressivi triciclici può portare un modesto beneficio.
      Il rischio di morte tra le persone colpite è superiore a quella della popolazione generale.Dopo 10 anni dall’inizio del trattamento, circa il 50% delle persone hanno ottenuto una completa guarigione.
      C’è un rischio di circa nove volte superiore che la bulimia si presenti nelle femmine rispetto ai maschi. Tra le femmine, la maggior parte dei casi si riscontra nelle adolescenti.
      Per l’igienismo, la bulimia è un senso esagerato di fame che induce a mangiare troppo con la conseguente => Indigestione. è spesso un sintomo di malattie nervose.
      Secondo Mosséri:
      - bisogna non lasciarsi vincere da tale voglia altrimenti si crea un circolo vizioso e si finisce col morire per denutrizione: fare piccoli pasti frequenti, (specialmente dopo il digiuno che riduce la capacità di digerire) piuttosto che pasti grossi a lungo (LJMRDLN p198).
      - avviene soprattutto tra i seguaci dell’istintoterapia (perché prendono la cassia a ogni pasto e perché mangiano molte noci) e nei seguaci di Shelton (che consumano troppe noci: 100 gr. il giorno) le quali diminuiscono il potere digestivo - al pari delle altre sostanze azotate (ALRDUSP c3).
      Caso: un paziente dopo una tifoide mal curata aveva delle ulcerazioni intestinali e feci sanguinolente ed emaciazione, un appetito vorace e incontrollabile. Sette medici non riuscirono a guarirlo. Allora si rivolse al dottor Dewey che gli somministrò solo alimenti liquidi per tre settimane, poi per qualche tempo un pasto solido, poi due pasti. L’appetito smoderato cessò e il malato in circa tre mesi riprese ventuno chili di peso (SRPLJ p114).
      Risp.: Ad una persona che non si sente mai sazia, consigliò di mangiare alcune olive nere dissalate o due cucchiai di noci di cocco grattugiate (Ig34p33) oppure avocados e noce di cocco (LH10p11). Ad un altra, di aumentare patate e verdure cotte a cena piuttosto che aggiungere frutta (Ig31p33). A una terza che mangiava più di quanto digerisse, consigliò di mangiare tutto crudo, soprattutto verdure (HS 2° p133).


     

Burro

      Vale anche per altri grassi animali lavorati. Sono sostanze private di vitamine e sali minerali; inoltre essi impregnano gli alimenti e impediscono l’azione della saliva e dei succhi gastrici e favoriscono l’indigestione.
      Conducono il sistema digerente ad uno stato patologico cronico che ostacola la guarigione delle malattie.
      É insensato dare alimenti imburrati ai malati cronici, ad esempio ai tubercolotici.
      La lipasi gastrica che potrebbe scindere il burro è distrutta dagli acidi.
      Assai più digeribili, purché non siano cotti, sono i grassi vegetali naturali, come le noci varie, ma anche questi ostacolano la digestione degli altri alimenti. Ne vanno usati pochi.


     

By-pass

      È una tecnica chirurgica finalizzata a deviare la circolazione del sangue da un vaso sanguigno che presenta alterazioni a una protesi di materiale plastico.
      Caso un tale racconta di aver sofferto di occlusione al 90% di tre arterie, di aver subito dei by -pass ma che non molto tempo dopo i dolori erano tornati. Allora seguendo l’esempio della moglie - che aveva tratto molto beneficio dal digiuno in una casa igienista - vi si recò anche lui e si sentì tornare a vivere (Ig46p18 - 19).

 

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