Antibiotici

3/10/23 Indice delle voci di questa pagina:
Antibiotici, Anticoagulanti, Antisettici, Anziani, Apnea, Apoplessia, Appendicite, Appetito perduto,



    

Antibiotici

      Si definisce antibiotico una sostanza prodotta da un microrganismo, capace di ucciderne altri.
      Il termine nell’uso comune attuale indica un farmaco, di origine naturale (antibiotico in senso stretto) o di sintesi (chemioterapico), in grado di rallentare o impedire la proliferazione dei batteri. Gli antibiotici si distinguono pertanto in battericidi (che uccidono il batterio) o batteriostatici (che ne bloccano la riproduzione impedendone la scissione).
      Essi non hanno effetto contro i virus (a parte una possibile attività antivirale della rifampicina nei Poxvirus).
      L’uso di muffe e piante particolari nella cura delle infezioni era già noto in molte culture antiche - greca, egiziana, cinese - la cui efficacia era dovuta alle sostanze antibiotiche prodotte dalla specie vegetale o dalla muffa;
      Gli antibiotici agiscono su varie strutture batteriche e si distinguono a seconda che agiscano:
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      attaccando la parete cellulare batterica
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      interferendo con la sintesi degli acidi nucleici
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      interferendo col metabolismo energetico È possibile distinguere gli antibiotici in base alla loro efficacia contro:
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      cocchi e bacilli Gram-negativi (aerobi): cefalosporine, chinoloni, tetracicline, aminoglicosidi;
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      Gli antibiotici possono colpire il microbiota umano e dare, di conseguenza, alterazioni dell’alvo, compensabili con l’assunzione di fermenti lattici.
      Gli antibiotici possono provocare effetti indesiderati, come reazioni allergiche, dovute alla sensibilità dell’individuo verso uno o più componenti, oppure tossicità ad alto livello di vari distretti dell’organismo o, ancora, intolleranza provocata dall’interazione con altri farmaci. La dipendenza da questi farmaci e l’abuso degli stessi possono portare alla morte.
      L’abuso di antibiotici, con l’andare del tempo, ne causa l’inefficacia, in quanto i microrganismi sono in grado di sviluppare una resistenza nei confronti di un antibiotico che viene assunto con frequenza.
      L’antibiotico-resistenza rende il microrganismo immune all’antibiotico, annullandone gli effetti.

      In una rivista di igienismo si legge che gli antibiotici sono sostanze - prodotte da organismi viventi, il più delle volte vegetali, oppure sintetizzate in laboratori - che inibiscono la crescita di batteri o microrganismi o li distruggono. Esempi di antibiotici sono la penicillina, la streptomicina, ecc.
      Nel Journal of the Florida Medical Association era riportato un articolo che riferiva la storia di tre donne che erano state ammesse d’urgenza all’ospedale.
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      La prima donna aveva trent’anni e soffriva di infiammazione dei suoi organi pelvici. La seconda aveva 65 anni e aveva l’influenza da dieci giorni.
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      La terza aveva 21 anni, 8 settimane di gravidanza complicata da un dolore nella regione dell’appendice e alcuni sanguinamenti. Ciascuna di esse aveva ricevuto una puntura di penicillina in un muscolo. Le due donne più vecchie morirono quasi immediatamente. La donna incinta sopravvisse circa 25 minuti.
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      Nessuna di queste donne aveva qualcosa di grave. Nessuna era minimamente in pericolo. Tutte e tre avrebbero potuto ristabilirsi in pochissimo tempo coi metodi igienisti. Ma sono state tutte e tre uccise velocemente secondo la pratica criminale che consiste nel trattare i malati coi veleni.
      Casi di questo genere hanno luogo tutti i giorni, nel mondo dovunque, senza che siano riferiti.
      è ben ciò che dico da anni: vale a dire che la maggior parte delle morti dovute alla penicillina sono cancellate e sono attribuite ad altro, e che la medicina si protegge in questo modo. Ciò è non solo vero in ciò che riguarda le morti, ma per le migliaia di casi di danni leggeri o gravi che risultano dall’uso di questo veleno e che non portano ad una morte immediata. Notare che un certo numero di specialisti a New York ha smesso di utilizzare la penicillina perché hanno registrato molte morti nella loro pratica.
      Proseguiamo col dottor Hyman che dice: più costernante in questi rapporti è il fatto che nessuna di queste tre donne era in pericolo per giustificare il ricorso alla penicillina. Difatti, due di esse non avevano bisogno di penicillina affatto ". (è incredibile che abbiano trovato un paziente che non avesse bisogno di penicillina! ).
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      Tutti e tre sarebbero sempre potuti essere in vita e per la terza paziente avere un bel bambino, se avessero ricevuto delle cure appropriate e una dose di penicillina per bocca. Perché per bocca? Perché quando un medicinale è dato da questo canale, le secrezioni digestive e le altre secrezioni del tubo digestivo hanno l’opportunità di distruggerlo e di avvolgerlo per trasportarlo verso l’ano ed espellerlo. Il corpo ha un mezzo di proteggersi. Siccome la penicillina è del genere organico, i succhi digestivi potranno distruggerla totalmente o in buona parte esattamente come possono distruggere il vaccino della poliomielite somministrata per via orale. Nel giornale Science News Letter sotto il titolo: Bisogna Fare Dei Test Prima Delle Punture "", si può leggere la seguente frase: "" bisogna utilizzare il metodo standard per provare l’allergia alla penicillina "". Certo, è per nascondere il fatto che la penicillina è un veleno, che è seccante per tutti e non solamente per quelli che sono detti "" allergici "".
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      Ritorniamo all’articolo. " La prossima volta che il vostro medico vi dice che avete bisogno di penicillina, non si stupite se porta una bomba ad ossigeno, un laccio emostatico e una bottiglia di efedrina. Potrebbe mandarvi anche all’ospedale ".
      Il dottor Alexander Fisher riferisce a L’American Medical Association che parecchi medici chiedono dei test di allergia prima dell’iniezione della penicillina perché parecchie persone sono sensibili .
      In un congresso tenuto a New York, il dottor Fischer aveva detto che parecchi dei suoi colleghi avevano smesso di prescrivere la penicillina perché causava un’anafilassi fatale, come uno shock con cui il corpo prova a rigettare la sostanza estranea . (È la prima volta che vedo un medico ammette che gli effetti cosiddetti secondari dei loro medicinali sono gli sforzi del corpo per liberarsi dal medicinale. Adotteranno infine la teoria igienista sulla natura essenziale della malattia? ). Altri fanno dei test prima della puntura, senza sapere quale tecnica né quali precauzioni bisogna prendere.
      Dopo avere notato la confusione che regna sul modo di fare un test per l’allergia, il dottor Fisher suggerisce un metodo standard per essere utilizzato prima di ogni iniezione di penicillina.
      Nei pazienti che non hanno avuto mai reazione, occorre la raschiatura cutanea. Per fare questa raschiatura, occorre una soluzione fatta dalla stessa bottiglia della dose dell’iniezione perché le soluzioni preparate di anticipo possono deteriorarsi e non possono dare dei buoni risultati. E allo stesso tempo, bisogna fare un controllo con una soluzione salina normale .
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      Se il paziente è allergico, una reazione positiva si manifesta alla fine di 15 minuti, di solito sotto forma di una varicella al sito della raschiatura. Se il paziente ha dei pruriti generali, una difficoltà a respirare, bisogna applicare il laccio emostatico per iniettare l’epinefrina sotto la pelle. Ma se la raschiatura è negativa, si inietterà il decimo della dose, e il resto dopo alcuni minuti. Per i pazienti che hanno avuto già una reazione, il test della raschiatura è fatto con una dose di penicillina diluita. Se è negativo, si inietterà una piccola dose, ma solamente se si ha l’attrezzatura necessaria in caso di shock, come l’ossigeno per esempio "".
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      Ecco che un medico notorio dichiara in un congresso medico davanti a dei dottori venuti da tutte le parti del paese che parecchi medici hanno cessato l’uso della penicillina perché causa del danno ai malati e che uccide parecchi di loro. Altri medici utilizzano parecchi tipi di test senza essere sicuri della loro affidabilità. Abbiamo là un test standard che sembra essere pericoloso tanto quanto la dose di penicillina, e non affidabile, come le raschiature per l’allergia utilizzata per il raffreddore da fieno, l’asma e altre cosiddette malattie allergiche.
      Ammettono che giocano con un medicinale pericoloso e chiedono ai pazienti di firmare un esonero.
      Fino a quando potranno continuare ad amministrare questo veleno al popolo? Fino a quando ciò proseguirà prima che ci sia una rivolta dei malati? Non hanno attualmente, niente su cui ripiegare. Hanno bruciato le loro cartucce parecchi anni fa quando hanno sviluppato " le droghe-miracolo " e non possono ritornare più ai veleni da ieri. Hanno puntato tutto sugli antibiotici e hanno perso! Non hanno alcuna parte in cui andare ed essi cercano dovunque un mezzo di salvare gli antibiotici e salvare loro stessi.
      Per ritornare all’articolo da Hyman. Dice a proposito delle tre morti: " Dal mio punto di vista, ci sono tre partner in questa tragedia:
      -Il primo è Il paziente che sa tutto che chiede una puntura di penicillina e che va dovunque finché trova Il medico che accetta di fargliela.
      -Il secondo è Il medico che si piega alle esigenze del malato pur sapendo meglio.
      -Il terzo è il fabbricante che preferisce vendere le punture perché rendono di più delle compresse ".
      è là un’accusa grave contro la sua professione. I miei lettori fedeli alla medicina mi avrebbero rimproverato severamente se avessi preso la stessa posizione. Sebbene non ci sia niente nella storia delle tre pazienti che indichi che sapevano tutto o che avevano cercato dovunque un medico compiacente (poiché sono stati all’ospedale), ammette che parecchi medici " scientifici " permettono ai loro pazienti di dettare la ricetta, il medico che serve solamente da semplice intermediario comodo. Non è più di un venditore di medicinali. Ammette anche che parecchi si piegano alle richieste dei loro clienti benché sappiano meglio. In altri termini, seguono la strada più facile che rende di più.
      E solleva finalmente, leggermente il coperchio e denuncia il fatto che la medicina a dispetto delle sue vanterie di avere uno statuto scientifico, è dominata dall’industria chimica. Permettono al fabbricante chimico di dir loro come dosare le loro vittime. Tutto ciò è certo molto umiliante per questi uomini fieri di essere " scientifici ", questi uomini ritenuti di (sensati?) sapere tante cose. - Dal Dr Shelton, tradotto da A. M.
     




    

Anticoagulanti

      Un anticoagulante è un composto capace di rallentare o interrompere il processo di coagulazione del sangue.
      Il loro uso è indispensabile per eseguire alcuni esami del sangue intero ma si usano anche come farmaci per prevenire l’insorgenza di trombosi, ad esempio dopo le fratture ossee o in corso di fibrillazione atriale oppure quando la trombosi si è già verificata per impedire il distacco o l’estensione del trombo.
      Sono possibili interazioni farmacologiche tra erbe ed anticoagulanti orali:
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      potenziano l’effetto anticoagulante: ganoderma Japonicum, salvia miltiorrhiza, ginko, china, aglio, iperico, aalice bianco, spirea, tamarindo;
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      L’effetto degli anticoagulanti è molto variabile tra i diversi individui e può variare nel tempo anche per lo stesso individuo al punto che è necessario fare riferimento non alla quantità assunta, come avviene comunemente, ma ad un esame di laboratorio che misura il tempo che il sangue impiega a coagulare (tempo di attività protrombinica).
      Il tempo di protrombina (TP) è misurato con l’indice percentuale INR (Index Normalized Ratio) che identifica la sensibilità del singolo kit utilizzato in laboratorio.
      Valori minori di 2 indicano sangue troppo denso, mentre valori maggiori di 3,5 indicano sangue troppo fluido, oltre 4 il rischio di sanguinamenti anche mortali. Nella fibrillazione atriale, in genere, è invece sufficiente arrivare a un’attività protrombinica in media del 40 per cento, o a un INR di 2-2,5.
      Ai pazienti cui vengono somministrati anticoagulanti è richiesta l’analisi del sangue per misurare il tempo di protrombina.
      L’eparina è considerata l’anticoagulante naturale per eccellenza, in quanto presente a bassi livelli nel sangue e nei tessuti. Agisce inibendo la trombina e altri fattori della coagulazione.
      L’acido etilendiamminotetracetico (EDTA) è, con il precedente, uno degli anticoagulanti più frequentemente usato ed è reperibile sotto forma di sali di sodio o di potassio. Come altri anticoagulanti esplica la sua azione sequestrando lo ione calcio, indispensabile per il processo di coagulazione, e formando con esso composti insolubili..
      Il citrato di sodio, utilizzato soprattutto come sale sodico, come l’EDTA sequestra il calcio e lo rende insolubile, impedendo la coagulazione. Non essendo tossico è utilizzato per rendere incoagulabile il sangue destinato alle trasfusioni. Inoltre è l’anticoagulante d’elezione impiegato per la misura della VES, per lo studio dei fattori della coagulazione (fibrinogeno, PT, APTT, ecc.) e della funzionalità piastrinica.
      Il fluoruro di sodio, oltre che impedire la coagulazione mediante chelazione dello ione calcio, è una sostanza che, inibendo la glicolisi, stabilizza la concentrazione del glucosio ematico nel tempo: la glicolisi, infatti, consuma circa 6-7 mg/dl di glucosio ogni ora nei soggetti con ematocrito normale. è quindi l’anticoagulante da preferirsi per la raccolta dei campioni di sangue sui quali si debba determinare la glicemia con metodo chimico e non enzimatico. Non trova praticamente altre applicazioni.
      Gli ossalati sono i chelanti del calcio utilizzati più raramente. L’ossalato di potassio, che è altamente tossico, viene utilizzato come anticoagulante per i campioni di sangue destinati alla determinazione del lattato.
      Il sodiopolietansulfonato è un anticoagulante usato prevalentemente nell’emocoltura.
      Di recente introduzione, il dabigatran è un inibitore diretto della trombina. Somministrabile per via orale, non necessita di monitoraggio mediante controlli periodici dell’INR né di aggiustamenti posologici. La sua efficacia e la sua sicurezza sono risultate pari o superiori a quelle di dosi aggiustate di warfarin in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare, seguiti per almeno due anni in uno studio clinico.
      L’acido acetilsalicilico non appartiene alla classe dei farmaci anticoagulanti, ma svolge comunque un effetto antiaggregante e di fluidificazione del sangue ed è usato spesso con effetto potenziante in associazione con farmaci anticoagulanti (per esempio Clopidogrel).
      Oltre all’interazione fra anticoagulanti e alimenti ricchi di vitamina K (che riducono l’efficacia di alcuni farmaci), di contro non è trascurabile l’effetto potenziante degli alimenti ricchi di acido salicilico. Tra i vegetali con il più alto livello salicilico abbiamo:
      Le dosi di ASA nei farmaci sono ben più alte, dell’ordine di 0,6-0,9 g/die nei bambini e di 1-3 g/die negli adulti, perciò difficilmente vengono variate in modo significativo dalle quantità di salicilati assunte tramite l’alimentazione (anche mangiando etti dei cibi a più alto contenuto di salicilati, ne apportiamo qualche mg), e diviene quindi trascurabile l’interazione fra cibi con salicilati e farmaci contenenti ASA.
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      molto alta (> 1 mg): more, mirtilli, pere delle Indie, uva passa; peperoni, pomodori, radicchio, cicoria; mandorle, arachidi; Canella, cumino, Polvere di curry, aneto essiccato, garam masalla, origano, peperoncino piccante, rosmarino, timo, curcuma, mostarda;
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      alta (tra 0,5 e 1 mg): erba medica, broccoli, cetriolo, fave, spinaci, patate dolci, mele granny smith, avocado fresco, ciliegie, uva rossa, mandarino fresco, tangelo fresco, pinoli, macadamia, pistacchio, vegemite.
      diminuiscono l’effetto anticoagulante: passiflora, ginepro, verbena officinale e ginseng.

      Secondo gli igienisti,
      - se i cibi sono troppo ricchi di grassi (lo sono soprattutto i formaggi) e di colesterolo, il sangue si arricchisce di fibrina ed è più soggetto a coagularsi (Ig27p16).
      - Gli anticoagulanti sono usati anche per uccidere i topi causando loro un’emorragia interna.
      - Non ci sarebbe bisogno di anticoagulanti se si adottasse il menù igienista poiché esso rende fluido il sangue (Ig41p38, Ig27p22), oppure digiunare abbastanza a lungo da fluidificarlo (Ig54p33).


    


Antisettici

      L’antisettico è un mezzo fisico o chimico con la proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi, all’esterno, sulla superficie o all’interno di un organismo. Il più comune antisettico presente in natura è il calore; le alte temperature sono utilizzate quali antisettico per strumenti ed abbigliamento.
      Fu Joseph Lister, nel 1895 professore di chirurgia presso l’Università di Glasgow, ad inture che le infezioni di una ferita non dipendono solo dalle sostanze presenti nell’aria o dai batteri e microbi contenuti nella ferita stessa: possono essere provocate o alimentate dai microbi presenti sulle mani degli stessi medici. Lister impose ai chirurghi di lavare le mani con un sapone antisettico, inizialmente costituito da acido carbolico (fenolo, il sapone carbolico), perché notò l’arresto immediato di un’infezione dopo aver spruzzato la sostanza sulla parte lesa. La soluzione fu quindi utilizzata sui medici e sui loro abiti, sui pazienti e sulle loro ferite, diminuendo il tasso di cancrena e infezioni mortali. L’ultima intuizione di Lister fu quella di obbligare i chirurghi a utilizzare dei guanti in lattice vietando così i guanti di materiale poroso (cotone), i quali venivano adoperati anche su più pazienti nell’arco di una giornata. L’acido carbolico o fenico è stato per secoli adoperato come disinfettante e deodorante per fogne.
      In tal modo Lister, agli albori del 1900, contribuì profondamente e in modo assolutamente silenzioso e inconsapevole al boom demografico che presto sarebbe esploso nell’intero pianeta, perché la ginecologia ebbe molte madri morte in meno e molti bambini nati in più.
      Particolare importanza sta assumendo l’uso degli antisettici in complemento o talora in sostituzione degli antibiotici, poiché non determinano resistenza, come invece si rileva sempre più diffusamente con l’uso ripetuto degli antibiotici.
      Gli antisettici, specificatamente destinati al trattamento di cute lesa e mucosa, sono stati classificati da diverso tempo come "specialità medicinali"
      Gli antisettici destinati al trattamento della cute integra, tra cui rientrano i detergenti antisettici per le mani, i prodotti per la terapia iniettiva e per la preparazione del campo operatorio, sono classificati come "presidi medico chirurgici".(sintesi da it.wikipedia.org)

      Secondo gli igienisti:
      - occorre pulire bene le ferite, anziché ricorrere agli antisettici i quali riescono a bruciare le cellule nuove più di quanto distruggano i microbi. Tali bruciature sono reali e possono essere prodotte da qualsiasi antisettico.
      Il dottor Shelton scrisse: “Ho visto più di una ferita che non si cicatrizzava, a causa dell’uso degli antisettici, ma che si aggravava, tanto l’azione distruttrice e corrosiva dell’antisettico era forte. La cicatrizzazione non si produsse finché non furono abbandonati gli antisettici”.
      - D’altra parte, “bisogna sapere anche che la maggior parte degli antisettici in vendita attualmente sui mercati non hanno alcuna capacità di inibire o distruggere i microbi. Sono delle sostanze fraudolente vendute come antisettici. Migliaia di persone applicano o imbiancano con un antisettico popolare e si sentono al sicuro credendo falsamente che hanno distrutto i microbi terribili e infettivi che vagano nei dintorni, mentre i pretesi antisettici sono innocui quanto l’acqua per i microbi.
      - Una ferita o una puntura che non sanguina dovrebbe essere succhiata con le labbra o con l’aiuto di una pompa per stabilire il drenaggio. (Ig60p6 - 8).
      - Una volta introdotti gli antisettici, se ne fece uso nelle operazioni addominali, ma il risultato fu che i malati operati soffrivano molto di più, si formavano ascessi, i reni risultavano danneggiati, tanto che molti chirurghi li abbandonarono del tutto.
      Caso: La moglie di un medico era stata morsa a un ginocchio. Esso peggiorava sotto l’azione di una lampada a raggi ultravioletti e degli antisettici che le erano fatti cadere a goccia a goccia sulla ferita. In seguito, invece, guarì velocemente abbandonando tali rimedi su consiglio del dottor Shelton e di un chirurgo (Ig49p31). => Ferite.


    


Anziani

      Ci si riferisce a individui di 80 - 90 anni. Secondo Mosséri, essi faranno bene a mangiare poco, ad esempio 1.200 gr. il giorno tra frutta e verdura, ad attendere di avere fame e a digiunare un giorno alla settimana, magari nel giorno in cui hanno meno fame (LH13p14).


    


Apnea

      L’arresto più o meno prolungato - per qualche secondo ma a volte anche per qualche minuto - della respirazione si verifica in molti durante il sonno.
      Deriva facilmente da ostruzioni nelle vie respiratorie. Spesso è causa di risveglio e di insonnia. Il digiuno e l’alimentazione sana riescono quasi sempre a superare l’apnea (Ig62p32).


    


Apoplessia

      Istantaneo arresto delle funzioni cerebrali a causa di un’emorragia, con effetti paralizzanti.
      Sintomi premonitori sono mal di testa, vertigini, sonno disturbato, tintinnii d’orecchio, insensibilità del lato colpito spesso preceduta da emorragia. Nei casi pronunciati il soggetto cade improvvisamente a terra, il viso è affetto da acne rosacea, occhi iniettati, labbra blu, respirazione difficile, polso lento, temperatura inizialmente bassa ma che poi sale per l’irritazione, perdita di feci e d’urina, spesso convulsioni con paralisi da un lato, testa e occhi girati dal lato dell’emorragia. Il braccio del lato colpito, se sollevato, ricade senza vita. Sintomi più frequenti: caduta improvvisa, convulsioni, coma, paralisi laterale, ecc.
      Deriva da un’emorragia al cervello (o anche in altri organi) ed è favorita da tossiemia e aumento della pressione sanguigna seguita da formazione di coaguli, oppure da ostruzione dovuta ai medesimi (emboli), magari formatisi altrove, eventualmente in seguito ad un aborto.
      Secondo l’igienismo:
      - è causata da enervazione (per cui i vasi non si contraggono più e si produce ingorgo sanguigno), da tossiemia, da sovralimentazione che porta alla pletora, da pressione sanguigna alta per collera o altro.
      - Si cura con due o tre settimane di digiuno e riposo a letto, poi un menù frugalissimo di frutta e verdure senza stimolazioni né smoderatezza; più sonno e riposo e meno lavoro.
      - Ciò è utile anche per la prevenzione (HS 3° p104 - 113, Ig45p9).
      - La prognosi dipende dalla gravità dell’emorragia e dalla precocità delle cure.


    


Appendicite

      L’appendicite è l’infiammazione dell’intestino cieco con dolore improvviso, all’inizio magari generalizzato ma poi più pronunciato sul lato destro sulla linea che congiunge l’ombelico e la spina anteriore superiore iliaca, nausea, vomiti, stitichezza o diarrea, febbre da 38 a 39,5 C.
      Quali complicazioni possono aversi l’ostruzione intestinale e la peritonite per apertura dell’ascesso appendicolare nella cavità addominale.
      È preceduta da enervazione, tossiemia, poi da colite, putrefazione, stitichezza, indigestione intestinale cronica.
      Il chirurgo John Tilden dopo che fu passato all’igienismo smise di operare e curò centinaia di malati di appendicite e nessuno morì, nemmeno quelli che secondo altri medici erano da operare con urgenza.
      Usava riposo a letto e digiuno per tre giorni (né succhi di frutta, né latte, né brodo, né gelati, ecc.) dando acqua secondo il bisogno, una borsa calda ai piedi se necessaria, niente ghiaccio su stomaco o addome, niente purganti né lassativi.
      La borsa di ghiaccio ostacola talmente le operazioni curative e protettrici della natura che un chirurgo noto ha dichiarato di averne abbandonato totalmente l’uso e che nei casi in cui è stata utilizzata, si aspettava di vedere un’appendice cancrenosa e raramente si sbagliava. Sembra dunque evidente che la borsa di ghiaccio non dovrebbe essere utilizzata mai nei casi in cui si sospetta un’appendicite (Ig65p6).
      Secondo Tilden l’appendicite cronica non esiste: si tratterebbe di altre malattie come colite, calcoli, nevrite, ecc. e di un pretesto per eseguire redditizie operazioni.
      Altri consigli igienisti:
      - se il dolore è forte, usare una salvietta calda sull’addome, non la borsa calda.
      - Non battere l’intestino con le dita, fosse pure per confermare la diagnosi.
      - I manuali classici della medicina ufficiale consigliano misure conservative per tre mesi. Dicono che nell’appendicite acuta v’è un rischio di morte nel 95% dei casi a causa dell’operazione, ma poi consigliano ugualmente l’operazione, per non scontentare i chirurghi, a cui rende molto…(LA 1°p25 - 34, HS 3° p124).
      Caso: un paziente, che i medici ritenevano bisognoso di un’operazione urgente, ma era intrasportabile, guarì col riposo a letto e il digiuno per pochi giorni e ritornò a lavorare (LA 2° p118).


    


Appetito perduto

      Secondo l’igienismo:
      - La perdita dell’appetito è segno di un cattivo stato dello stomaco e degli altri organi o delle condizioni riparatrici e costruttive (o di sufficienti zuccheri nel sangue).
      - Tuttavia l’appetito può essere anche una =>Fame falsa dovuta a irritazione, magari prodotta con gli amari.
      - Bisogna agire sul sistema in generale e migliorare la digestione, attendere con pazienza il ritorno della fame, saltando i pasti nel frattempo.
      - Il digiuno è utile anche per migliorare la circolazione e favorire il ritorno dell’appetito.
      - Bisogna utilizzare i materiali esistenti in circolazione affinché ne siano richiesti altri.
      - I tre quarti delle malattie derivano dalle ostruzioni dei processi nutritivi, che possono essere eliminate digiunando.
      - La febbre significa che le forze vitali stanno togliendo le ostruzioni.
      - Mancando l’appetito nemmeno si digerisce, né si utilizza il cibo (HS 1° p5 - 8, ALRDUSP c53).
      Risp.: Risvegliare l’appetito esercitandosi un giorno coi pesi e i manubri e l’altro facendo un’ora di marcia (Ig37p34).



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