ictus ischemico

04/03/17

Indice delle voci di questa pagina:
Ictus Ischemico, Idropisia, Immunizzazione, Inanizione, Incidente, Incontinenza urinaria, Indigestione, Infarto cardiaco, Infezione settica
    

Ictus ischemico

      L’ictus è una condizione patologica che si manifesta all’improvviso. Esistono varie manifestazioni di ictus: epilettico, paralitico ma solitamente ci si riferisce all’ictus cerebrale conseguente a fenomeni emorragici (provocati da rottura di aneurismi o a sanguinamenti) o ischemici, dovuti a brusca diminuzione o cessazione dell’afflusso di sangue al cervello o a parti di esso, con conseguente deficit motorio, o sensitivo, afasia, ecc. secondo la zona del cervello che è stata colpita.
      Le sue cause sono l’invecchiamento, l’ipertensione, il diabete mellito, fumo, condizioni che favoriscono la formazione di emboli come l’infarto del miocardio o la fibrillazione atriale.
      Tra le possibili cause dell’ictus ischemico c’è anche un’alimentazione ricca di glutine (come sta scritto anche nella pagina regime-di-fazio di questo blog, che consiglio di visitare) e che riporto inquesta voce.
      IL GLUTINE oltre a favorire il morbo celiaco, rende "sordo" il sistema immunitario e così favorisce l’ingresso di virus, batteri, cellule tumorali, inquinanti.
      Oggi sono reclamizzate le paste con farine scurite artificialmente e arricchite di glutine fino al triplo assicurando che non scuociono e non si attaccano alle pentole e che contengono il doppio o il triplo del glutine presente nel grano di una volta, quando rappresentava il 5-7% della farina, mentre oggi arriva al 17-18% e anche al 21%.
      È molto meglio usare farine di grano naturale, locale, lavorato in piccoli mulini piuttosto che il grano delle moderne coltivazioni industriali.
      Secondo l’esperienza della dottoressa Di Fazio, da un elevato consumo di glutine derivano anche malattie linfoproliferative, come leucemie, linfomi e mielomi.
      Inoltre, secondo ricerche americane un’infiammazione gastrointestinale in un soggetto celiaco (consapevole o no di esserlo) produce effetti negativi anche sul cervello producendo emicranie croniche, episodi di schizofrenia, attacchi di epilessia, ictus ischemico da coagulazione del sangue nel cervello, sclerosi laterale amiotrofica o SLA, morbo di Parkinson e di Alzheimer o anche malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide (p121-131).
      C’è chi teme che oggi un elevata percentuale della popolazione sia a vario livello affetta da intolleranza al glutine e che l’uso di prodotti di parecchi cereali insieme (orzo, grano e segale) peggiori la situazione.

      IL FARRO contiene meno glutine e la dottoressa lo consiglia a chi non ha patologie né tendenza familiare ad esse, magari in alternanza con paste fatte con grani autoctoni (tumminia siciliana o la Senatore Cappelli) coltivate e molte come un tempo.
     
      IL SEITAN è costituito dal glutine del grano, che è povero di lisina. è aggiunto dai vegetariani a un’alimentazione ricca di zuccheri, pertanto contribuisce a favorire ancora di più i tumori e la steatosi epatica.
      È poverissimo di vitamine, minerali (ad esempio il ferro).
     
      Anche il KAMUT, che non è una varietà di grano, ma il nome di una ditta americana, vende un prodotto che è magari più digeribile di altri ma è anch’esso più ricco di glutine del grano duro ed è meglio evitarlo.


    

Idropisia

      L’idropisia era detta anche idrope. Ai nostri giorni, è chiamata piuttosto => Anasarca.
      Caso: un usciere aveva digiunato presso la casa di cura di Mosséri, ma poi era tornato alle sue vecchie abitudini del tabacco e del caffè e così finì di rovinarsi i reni e verso la sessantina fu colpito dall’idropisia. Egli non aveva stima per la medicina ufficiale, ma Mosséri - forse perché ne conosceva l’incapacità a rinunciare ai suoi vizi - gli consigliò di farsi aspirare il liquido da un chirurgo e lui accettò, ma poi si gonfiò di nuovo e dopo due mesi morì (JPR p126).


    

Immunizzazione

      Si può leggere che “una persona può tollerare un alcaloide, come il veleno botulinico, senza morirne se si abitua gradualmente con piccole dosi crescenti”.
      Ma la dottoressa Vetrano ribatteva che:
      - “la vitalità diminuisce proporzionalmente alle influenze irritanti e alla tossicità del veleno tollerato.
      - Allo stesso tempo, parecchi tessuti e organi sono distrutti lentamente dai veleni cosiddetti "tollerati” nel sangue.
      - Ciò non è immunizzazione ma tolleranza, è un avvelenamento cronico che porta ad una morte agonizzante (NdR: ma forse voleva dire, “ad una vita agonizzante”) per malattie e disfunzioni”.
      - Secondo gli igienisti la cosiddetta tolleranza è frutto di una diminuzione di resistenza, cioè della capacità di reazione e non di un accrescimento della resistenza (Ig55p11), LH19p8).
      - Qualcosa del genere avviene nella formazione dei calli quando una zona è sottoposta a frizione. I calli sono un mezzo di resistenza alla frizione, non il frutto di essa. In seguito non si formano più le bolle, ma la pelle perde una parte delle sue funzioni (Ig63p40).
      - Anche le speranze di prevenire le malattie somministrando l’interferone prodotto dai batteri andarono miseramente deluse: non solo esso non aumentava l’immunità, ma la diminuiva, perché costringeva l’organismo ad affaticarsi per distruggere tale proteina estranea.
      - Secondo Mosséri, credere che sia possibile l’immunizzazione equivale a credere che si possano annullare le leggi della natura e violarle impunemente (Ig31p23).
      - I sintomi delle cosiddette malattie sono un mezzo di espulsione di sostanze nocive, dei rifiuti.
      - Se non si danno nutrimenti malsani né cotti ai bambini, essi non hanno rifiuti da espellere e perciò non si ammalano mai: è questa la vera via per renderli immuni alle malattie, non quella dei sieri e dei vaccini (Ig47p34).
      - Bisogna inoltre soddisfare i bisogni dell’organismo attraverso l’aria e acqua pura, l’esercizio vigoroso, il sonno, il sole, e altro ancora (Ig57p2 - 3).
      Risp.: Non si possono fortificare le difese naturali con l’aiuto di prodotti, come pretende la pubblicità, ma evitando tutto ciò che le indebolisce (Ig54p27) e consumando cibi adatti. Vedere -> AIDS.


    

Inanizione

      L’inanizione o inedia è l’esaurimento, a cui può portare il digiuno troppo prolungato, e che precede la morte, poiché l’organismo si nutre cominciando a distruggere i suoi organi.
      D’altra parte, l’inanizione può derivare anche da gravi malattie o organi gravemente lesi come lo stomaco di un bambino che aveva ingerito potassa caustica (JPR p36). Secondo Mosséri, l’inanizione può verificarsi anche in soggetti ancora obesi per carenza delle riserve essenziali di vitamine, di sali minerali, ecc.
      Egli distingue due tipi di riserve: quelle delle vitamine, dei sali minerali, ecc e quelle dei grassi, ecc. e attribuisce l’inanizione all’esaurimento della prima di questi due tipi di riserva.
      (Non si vede perché l’inanizione non possa derivare dall’esaurimento delle riserve dei grassi o proteine o zuccheri.
      Inoltre, la legge igienista del minimo fa ritenere che basti la mancanza anche di una sola vitamina perché certe funzioni o reazioni chimiche non siano più possibili).
      Caso: una ragazza si era procurata un’insolazione stando due ore e mezza al sole invernale con la testa coperta da un foulard. Fatti tre giorni di digiuno sembrava guarita ma aveva ancora la testa estremamente sensibile e cominciava a sopportare poco la luminosità. Ella non usciva per la sua brevissima passeggiata che dopo il tramonto del sole.
      Questo segno di sensibilità alla luce è un segno di inanizione.
      (Altri due segni di inanizione - se si manifestano dopo il digiuno – sono l’incontinenza urinaria e il non aver più la forza di camminare).
      Né la passeggiata, né il sole erano necessari a questo stadio. Nient’altro che il riposo a letto avrebbe dovuto permettersi, secondo Mosséri. Tutto il suo sistema nervoso era scosso da questo secondo colpo di sole. Ella era d’altronde molto nervosa a momenti e aveva un cattivo morale (JPR p33).


    

Incidente

      L’intervento chirurgico in seguito ad un incidente può non essere necessario poiché l’organismo ha i suoi meccanismi per riparare le ferite, d’altra parte anche l’intervento fa perdere parecchio sangue.
      In caso di rapido calo della pressione sanguigna, però, l’operazione è assolutamente necessaria.
      La morte, però, può derivare anche dall’operazione se, come avveniva in passato, non si legano i vasi sanguigni.
      Secondo gli igienisti le -> Fleboclisi e le ->Trasfusioni generalmente sono superflue e nocive. Lo stesso pensano degli stimolanti, delle sterilizzazioni, degli antidolorifici e del dare nutrimento al paziente. Ciò di cui egli ha bisogno, è riposo, calma e calore.
      I chiodi usati dopo le fratture possono causare problemi in seguito (Ig49p1 - 6).
      Caso: Un uomo era stato urtato da un’automobile. Ciò gli aveva procurato contusioni ed emorragie dal naso per due ore. Non aveva alcuna frattura ma era gonfio dovunque. Dopo un giorno e mezzo il sanguinamento era cessato come pure i gonfiori ed egli poteva muoversi e chiese di tornare a casa, ma i medici vollero trattenerlo, meravigliati che fosse guarito così presto. Essi gli dissero che non avevano mai visto un sangue puro come il suo e una guarigione così rapida. Egli consumava solo cibi crudi da molto tempo (LA 2° p199).


    

Incontinenza urinaria

      Si manifesta con due sintomi opposti:
      - la persona non sente il bisogno di urinare ma poi trova gli indumenti sporchi dopo aver tossito, starnutito o compiuto uno sforzo;
      - oppure sente un bisogno frequente e incontrollabile di urinare e non riesce a trattenere l’urina.
      Comunemente deriva da abbassamento degli organi pelvici (durante la gravidanza si possono dare solo cure palliative) oppure da irritazione della vescica che può essere guarita con un’alimentazione sana e miglioramento della salute (Ig50p27). -> Visceroptosi.
      Altra causa sono gravi carenze, che possono produrre anche vista annebbiata, incontinenza urinaria, insonnia, caduta dei capelli, insensibilità locali (ALRDUSP c17) -> MALATTIE da carenza.


    

Indigestione

      La cattiva digestione si manifesta con gas, disagio gastrico o dolore, eruttazioni, bruciori e acidità di stomaco, vomito, diarrea, mal di testa, ecc.
      Nei neonati e nei bambini si possono avere febbre, eruzioni cutanee, convulsioni, gastrite, coliche, dolore, nausea, vomiti, alito fetido, perdita di appetito e disattenzione, ecc.
      Le feci sono abbondanti e putride e i succhi gastrici invece di essere riassorbiti, sono sprecati con altro indebolimento del potere digestivo (LJMRDLN p164, ALRDUSP c3).
      Secondo Mosséri:
      - non è detto che la causa sia un determinato cibo; il più delle volte sta nel soggetto, nell’aver mangiato in stato di stanchezza o di forti emozioni, nell’eccesso di alimenti, nel mangiare tra un pasto e l’altro, nella cattiva combinazione dei cibi, nell’insufficiente masticazione, in bevande fredde, gelati (arrestano la digestione), zucchero, caramelle e dolci, nella stimolazione dei bambini, nel surriscaldamento, altre influenze snervanti, nell’aver mangiato poco prima di andare a letto, l’assunzione di medicinali, il cioccolato, gli spinaci, le prugne fresche o secche (JPR p44), ecc.
      - Anche i medicinali, il tabacco, il cioccolato, le noci varie, i medicinali diminuiscono il potere digestivo, si dimagrisce, ci si indebolisce, si ha sempre fame... È la bulimia.(SRPLJ p69).
      Secondo Shelton:
      - è una regola d’oro saltare il pasto successivo se non ci si sente fisicamente e mentalmente a proprio agio dopo un pasto;
      - aspettare di essere calmi prima di mangiare se si è preoccupati, apprensivi, addolorati, in collera, gelosi, depressi, irritabili, brontoloni, esuberanti, paurosi o allarmati mentalmente. Ciò è importante quanto astenersi dal mangiare quando si ha un dolore o la febbre. Una buona digestione dipende dalla ponderatezza emozionale. E se si prevede uno choc mentale o nervoso, sarà meglio affrontarlo a stomaco vuoto (Ig64p12).
      - Non è saggio l’uso di alimenti che contenendo olio di senape (cipolla, aglio, scalogno, erba cipollina, ecc., ravanelli e altri) irritano gli organi digestivi e inibiscono quindi la digestione (Ig32p27) e poi ricorrere ai medicinali per alleviare i problemi digestivi (Ig32p27).
      - Se, invece, si mangia nonostante l’indigestione, si peggiora la situazione, poiché il cibo ingerito non sarà digerito e andrà soggetto a fermentazione e putrefazione (come avviene agli alimenti se non sono tenuti in frigorifero) quindi aggraverà lo stato di indigestione, spianando la strada a malattie più gravi.
      - Si rimedia col digiuno assoluto finché non torna tutto a posto (Ig43p20), anziché con i palliativi che permettono che la malattia si aggravi fino all’insorgenza di mali incurabili, ciò sia nel caso di carenza che di eccesso di secrezioni (Ig25p15).
      - Fare pasti semplici (gli animali selvatici mangiano un solo cibo alla volta: se c’è eccesso di una sostanza, l’organismo la mette da parte per il futuro, se ce n’è carenza attinge alle proprie riserve) o almeno combinare bene gli alimenti;
      - preferire alimenti adatti all’uomo (frutta cruda e matura, alcuni vegetali, semi), senza condimenti;
      - usare quantità moderate, (mangiando frutta parecchio prima dei pasti si evita più facilmente l’eccesso di cibo poiché i suoi zuccheri danno senso di sazietà); non lasciarsi vincere dalla -> Bulimia;
      - non bere durante i pasti ma un quarto d’ora prima o solo dopo aver digerito e, possibilmente, evitare le zuppe;
      - masticare bene (HS 1° p16).
      - meglio evitare i grassi (quindi anche l’olio): riducono la secrezione dei succhi gastrici e ostacolano la loro azione (LSPLAC p37).
      Caso: una studentessa di Nizza - ritenendo di poter digiunare da sola dopo aver digiunato una volta in una casa di cura igienista – non riusciva a riprendere peso poiché era dominata dalla bulimia. Secondo Mosséri coloro che hanno digiunato sono spesso ossessionati dall’idea di riprendere peso. Dovrebbero invece prestare molta attenzione alla digestione e al riposo. Quella ragazza alternava indigestioni, digiuni e altre abbuffate e così perdeva sempre più peso, finché morì (JPR p33).
     

Indigestione intestinale

      L’indigestione intestinale spesso si associa a quella gastrica e produce sintomi di avvelenamento acido (dagli idrati di carbonio) e di avvelenamento settico (dagli alimenti azotati) (LA 2° p56).
      Quando il corpo ne è avvelenato, si cade nella denutrizione anche se si mangia bene e in abbondanza perché non si riesce più ad assorbire ed assimilare gli elementi nutritivi (LA 2° p67).
      Occorre digiuno, riposo completo a letto, consumare solo alimenti acquosi cioè frutta e verdura, equilibrio emotivo (LA 2° p67).
     

Indigestione dei bambini

      L’indigestione dei bambini ha per sintomi: nervosismo, irritabilità, alito cattivo, disturbi intestinali, lingua patinata, piedi freddi, costipazione, coliche, orticaria, sonnolenza, digrignamento dei denti, eccesso di saliva o anche pianto (LA 1° p185).
      Cause principali: debolezza fisica, enervazione e dieta abbondante.
      Secondo l’igienismo:
      - si cura col digiuno per diversi giorni, riposo a letto al caldo, oppure dimezzando le razioni di cibo o diradandole.
      - Non dare amidi ai bambini al di sotto dei due anni, né caramelle o zuccheri (AIAB p281).
      - Se invece si continua a mangiare, l’indigestione porta a malattie più serie (Ig47p10 - 11).


    

Infarto cardiaco

      Necrosi che si verifica nel tessuto cardiaco in seguito a diminuzione dell’afflusso di ossigeno, di solito per embolia o trombosi.
      L’infarto cardiaco è la necrosi del tessuto cardiaco per la riduzione o cessazione dell’apporto di ossigeno al cuore, di solito a causa dell’occlusione di un’arteria cardiaca o del suo restringimento per via di un trombo o spasmo o altro.
      Sintomi: dolore intenso e costrittivo nella zona retrosternale con eventuale irradiazione al torace, al collo e alle braccia, ansia, pallore, sudorazione, nausea e vomito. Entro 24 - 48 ore compare un aumento del tasso ematico di enzimi (come la creatinfosfochinasi) liberati dalle cellule cardiache in disfacimento.
      Gli igienisti affermano:
      - Si sa che un menù ricco di burro e colesterolo produce l’infarto nelle scimmie.
      - Stare alla larga anche da patate fritte, pesce fritto e altri alimenti grassi, soprattutto quelli ricchi di grassi saturi.
      - "Nella vita quotidiana, i coaguli si incontrano soprattutto nelle persone obese, pletoriche e indolenti.
      - Le persone che mangiano poco soffrono raramente di trombosi.
      - L’astinenza alimentare sembra eliminare la tendenza a formare un coagulo (Ig27p16).
      Casi: un uomo già colpito da altro infarto, si riprese in dieci giorni abbandonando i medicinali, riposando a letto e mangiando solo 700 grammi di mele il giorno.
      Un altro malato grave, con arterite - e che, secondo i medici, aveva bisogno dell’amputazione di una gamba e tuttavia non aveva probabilità di vivere a lungo - guarì in tre mesi, senza medicine né amputazione, col riposo totale e una dieta in cui si alternavano pasti di frutta ad altri di verdura cruda o cotta (LA 1° p93 - 98).


    

Infezione settica

      Secondo il dottor Tilden:
      - "Tutte le infezioni provengono da una sola sorgente che è la decomposizione delle proteine".
      - Il termine "infezione settica" copre tutte le infezioni e significa la decomposizione delle proteine.
      Secondo i pionieri igienisti, le infezioni specifiche non hanno alcun posto nelle anomalie biologiche o nelle malattie, e ogni infezione è solamente un’infezione settica che proviene dall’assorbimento delle tossine della putrefazione proteica dal tubo digerente ((Ig54p16).
      Caso: Mosséri ha raccontato nel suo libro Jeûner pour révivre la guarigione - grazie a un digiuno di 18 giorni - di una giovane donna costretta a tenere un occhio bendato che suppurava per un herpes dell’iride. Era una grande consumatrice di formaggi fermentati che tale igienista riteneva i massimi responsabili della sua infezione (JPR p214).

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