digiunare-per-rivivere

03/07/19


Sintesi del libro

DIGIUNARE PER RIVIVERE

di

ALBERT MOSSE’RI

UNO STUDIO SULLA NUTRIZIONE E LA SALUTE OTTIMALE

ASSOCIAZIONE IGIENISTA ITALIANA


L’igienismo è una scuola medica americana la quale si prefigge lo scopo di prevenire le malattie - insegnando un modo sano di nutrirsi e di vivere - e di aiutare l’organismo malato a guarire da sé.

In ciò si differenzia nettamente dalla medicina tradizionale che invece vuole sostituirsi alla natura e vendere più medicinali che sia possibile, trasformando volentieri in farmacodipendenti i malati che sarebbero ancora in tempo per guarire. Anzi, in numerosi casi, con le sue terapie maldestre causa gravi danni e a volte la morte a coloro che si affidano ingenuamente alle sue cure.

Il capitolo 34 di questo libro, che sarebbe l’ultimo riportato in questa sintesi dei 35 complessivi, mostra le prodigiose capacità dell’organismo vivente di guarire da sé quando è aiutato nella maniera insegnata dai veri igienisti.
L’ho messo all’inizio affinché il visitatore non sia costretto a scorrere giù tutta la pagina. Infatti qualche bravo dipendente di Google - che fornisce lo spazio per questo blog, - magari su ordine della lobby medico -farmaceutica, altera i miei link per causare l’errore 404 NOT FOUND.

Albert Mosséri (1925-2013) è stato uno dei più grandi igienisti di tutti i tempi. Oltre a scrivere una ventina di libri, ha rimesso in salute una buona parte di coloro che si sono affidati alle sue cure, dopo avere invano fatto ricorso alla medicina ufficiale.




DIGIUNARE PER RIVIVERE

di

ALBERT MOSSE’RI

UNO STUDIO SULLA NUTRIZIONE E LA SALUTE OTTIMALE


ASSOCIAZIONE IGIENISTA ITALIANA


 

CAPITOLO 34 - CASI VISSUTI
ALTRI CASI INTERESSANTI.

CAPITOLO 1 - PRATICA DEL DIGIUNO ANNUALE TRA I POPOLI ANTICHI

CAPITOLO 2 - IL METABOLISMO E L’AUTOLISI DURANTE IL DIGIUNO

CAPITOLO 3 - LE RISERVE DEL CORPO

CAPITOLO 4 - IL DIGIUNO POI L’INANIZIONE

CAPITOLO 5 - PRIMATO DELLA FAME DURANTE IL DIGIUNO E NELLA VITA CORRENTE

CAPITOLO 6 - LE CARENZE

CAPITOLO 7 - LE MORTI DURANTE IL DIGIUNO
CAUSE DI MORTE DURANTE L’INANIZIONE
CONTRO-INDICAZIONI AL DIGIUNO

CAPITOLO 8- I MEDICINALI E IL DIGIUNO
SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE?
SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE I MEDICINALI?
SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ALCOL?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE LE DROGHE? IL TABACCO?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTICOAGULANTI?
SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I CARDIOTONICI?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE I SONNIFERI? I TRANQUILLANTI?
SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I LASSATIVI?
SI PUO’ INTERROMPERE BRUSCAMENTE L’INSULINA?
SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ASPIRINA?
SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTIBIOTICI?

CAPITOLO 9 -IL DIGIUNO NON E’ UN RIMEDIO

CAPITOLO 10 - IN COSA CONSISTE IL DIGIUNO

CAPITOLO 11 - COME, DOVE E QUANTO TEMPO DIGIUNARE
DOVE BISOGNA DIGIUNARE?
LA SORVEGLIANZA DEL DIGIUNO.

CAPITOLO 12 - COME NON DIGIUNARE

CAPITOLO 13 - LA PREPARAZIONE DEL DIGIUNO
LA PURGA.

CAPITOLO 14 - IL SEMI-DIGIUNO
LA VERA FAME.
TALVOLTA IL DIGIUNO E’ LA PEGGIORE SOLUZIONE.

CAPITOLO 15 - CONSIGLI DURANTE IL DIGIUNO
IL RIPOSO FISICO.
IL RIPOSO MENTALE.
IL CALORE.
LE ATTIVITA’ FISICHE.
LA BEVANDA DURANTE IL DIGIUNO.
I BAGNI DI SOLE.
I BAGNI E LE DOCCE.
LO ZUCCHERO.
LE TISANE.
L’ARGILLA E IL MAGNESIO.
I MASSAGGI, I TRATTAMENTI.
METODI DI STIMOLAZIONE.
DANNI DELLA STIMOLAZIONE.
COME ACCELERARE L’ELIMINAZIONE.

CAPITOLO 16 - LE PURGHE E I CLISTERI DURANTE IL DIGIUNO
FREQUENZA DELLE PURGHE.

CAPITOLO 17 - IL TAPPO INCOLLATO

CAPITOLO 18 - I SINTOMI E LE CRISI DURANTE IL DIGIUNO
I PREMITI.
GLI INCIDENTI CARDIACI O ALTRI SCATENATI DI RIMBALZO DURANTE UNA CRISI DI ELIMINAZIONE.

CAPITOLO 19 - QUANDO E COME INTERROMPERE IL DIGIUNO
IL RITORNO DELLA FAME.
LE SECREZIONI.
LA LINGUA.
LO STATO GENERALE.
IL PERICOLO.
LE RISERVE.
GLI EX- MALATI MENTALI O NERVOSI.
L’ACQUA DURANTE IL DIGIUNO.
COME INTERROMPERE IL DIGIUNO NEI CASI GRAVI.
COME INTERROMPERE IL DIGIUNO IN GENERALE.

CAPITOLO 20 - LA FRUGALITA’ DOPO IL DIGIUNO SECONDO IL SISTEMA MOSSERI
COME FARE DA SE’ IL LATTE CAGLIATO O YOGURT.
LA SEMICOTTURA
SISTEMA DEI MINIPASTI
IL REGIME IDEALE PRIMITIVO DOPO IL DIGIUNO

CAPITOLO 21 - COME VIVERE DOPO IL DIGIUNO

CAPITOLO 22 - LE CURE DI SUCCO E ALTRE

CAPITOLO 23 - LE QUATTRO FORME DEL DIGIUNO NELLA VITA E NELL’AZIONE
1. IL DIGIUNO SETTIMANALE.
2. - IL DIGIUNO ANNUALE.
3. - SALTARE UN PASTO OCCASIONALE.
4. - IL DIGIUNO MATTUTINO (O IL SISTEMA DEWEY).

CAPITOLO 24 - RINGIOVANIRE, DIMAGRIRE, INGRASSARE COL DIGIUNO
L’OBESITA’.
PER INGRASSARE.

CAPITOLO 25 - L’ASSUEFAZIONE ALLE DROGHE SPEZZATA DAL DIGIUNO

CAPITOLO 26 -IL DIGIUNO NELLE MALATTIE ACUTE

CAPITOLO 27 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE CRONICHE
LA TOSSIEMIA.
L’INFIAMMAZIONE CRONICA FAVORISCE LO SVILUPPO DEI TESSUTI FIBROSI.
L’ENERGIA NERVOSA
LA CRISI DELL’ENERGIA.

CAPITOLO 28 - EVOLUZIONE DELLA MALATTIA
1 - ABITUDINI ANTIFISIOLOGICHE (PER ORDINE D’IMPORTANZA)
2 - ENERVAZIONE
3 - PERDITA DELLE SECREZIONI DIGESTIVE E RIPRODUTTIVE
4 - DIMINUZIONE DELL’ELIMINAZIONE CELLULARE
5 - TOSSIEMIA ENDOGENA ED ESOGENA.
6 - CRISI DI ELIMINAZIONE ACUTA O CRONICA
7 - DISTRUZIONE DI TESSUTI E DI ORGANI

CAPITOLO 29 - RITORNO ALLA SALUTE
3 - RISTABILIMENTO PROGRESSIVO.
4 - GLI STADI IRREVERSIBILI.

CAPITOLO 30 - L’IGIENISMO MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO.

CAPITOLO 31 - RIMEDI NATURALI PER AIUTARE LA NATURA DURANTE IL DIGIUNO
AIUTARE LA NATURA.

CAPITOLO 32 - LA NOZIONE DI RIMEDIO IL POTERE CURATIVO E IL DIGIUNO
STORIA DI CENTO RAFFREDDATI.
I RIMEDI NON ESISTONO.
IL SOLO POTERE CURATIVO.

CAPITOLO 33 - LE TISANE DURANTE IL DIGIUNO




CAPITOLO 34 - CASI VISSUTI

Ho digiunato 17 giorni: dopo aver sopportato le sofferenze dell’artritismo per 14 anni, eccomi finalmente guarito.

Un tale aveva divorato tutti i libri che trattavano la questione della salute, tra cui quelli di A. Mosséri, di J. C. Thomson e di H. M. Shelton. Cominciò a sopprimere alcol, sigarette, tè, caffè, medicinali, punture. Ha modificato la sua dieta, nutrendosi unicamente della serie delle noci, dei frutti e delle verdure, - il tutto crudo. Nel frattempo, digiunò 1 o 2 giorni non bevendo che acqua. E la sua salute migliorò di giorno in giorno.

Le crisi di disintossicazione:
Aveva già un’idea delle crisi benefiche che doveva attraversare, avendo letto che quando si sopprimono gli alimenti malsani e si adotta un’alimentazione sana formata da crudezze, l’organismo rigenerato e fortificato intraprende, dopo qualche tempo, una disintossicazione violenta. Questa può prendere la forma di foruncoli, di diarrea, di mal di testa, di febbre, ecc. Più la vitalità è grande, più la crisi è violenta e benefica. Le tossine immagazzinate nel corpo in decine di anni sono eliminate così.
Un anno dopo aver modificato la sua dieta malsana, perse la sua obesità e godette di una salute che non aveva mai conosciuta. Aveva, inoltre, appreso che le crisi di disintossicazione prendevano generalmente la forma delle vecchie malattie e nel ordine cronologico inverso. Aveva sofferto quattordici anni prima di una crisi acuta di artritismo alle articolazioni che lo aveva totalmente paralizzato. Questa crisi era stata guarita in alcuni giorni con l’aiuto di punture e di medicinali.
In realtà il suo artritismo non era realmente "guarito" poiché le tossine che cercavano di uscire erano state semplicemente respinte dal trattamento sintomatico medico. La crisi acuta si era in seguito trasformata in artritismo cronico e lo faceva soffrire soprattutto alla pianta dei piedi. Il passaggio di un’affezione dallo stato acuto allo stato cronico è un aggravamento che si spiega con la diminuzione della vitalità.
In seguito ai cambiamenti nel suo modo di vita, il suo organismo cominciò dunque ad eliminare la tossiemia e lui sentì dolori violenti alle articolazioni come quelli sentiti 14 anni prima. Le tossine, che erano state obbligate a tornare indietro verso le articolazioni, allora non cercavano che di essere eliminate. Per affrettare questa eliminazione, intraprese un digiuno di diciassette giorni, bevendo acqua secondo la sete, e restando a letto tutto il tempo.
Il signor Mosséri, che sorvegliò il suo digiuno, gli spiegò più tardi che le tossine che risultano dagli alimenti malsani erano respinte dall’organismo nel luogo più lontano in modo che esse non potessero ostacolare il buon funzionamento dell’organismo. Questo non cerca di eliminarle che quando ne ha il tempo e la forza necessari.
Il primo giorno di digiuno i dolori erano intensi alle articolazioni delle dita del piede sinistro, il secondo giorno si manifestarono nelle dita dell’altro piede, il terzo giorno, i dolori lasciarono il piede per cominciare al ginocchio. Il quarto giorno si spostarono all’altro ginocchio. Ogni giorno, il corpo puliva un’articolazione differente e per assicurare l’immobilità e quindi il riposo, il corpo anchilosava l’articolazione durante tutta la notte.
Al tempo stesso esso le inviava molto sangue per sciogliere le tossine e i cristalli depositati, causando così una forte infiammazione e dei dolori inimmaginabili. Il suo polso faceva a momenti i 145 al minuto e il cuore batteva forte. Io non avevo alcuna paura, poiché avendo studiato seriamente la questione del digiuno, sapevo quali sintomi potevano sopraggiungere. La sua urina era di colore marrone, carica com’era di tossine che i suoi reni eliminavano. In breve, lui stava espiando i bagordi della sua vita passata. La violenza delle sue crisi era dovuta a due fattori:
1) la sua grande vitalità
2) i veleni chimici (medicinali) che aveva preso e che sono difficili da eliminare.

Il ristabilimento:
Verso il 17° giorno del suo digiuno, i dolori cominciarono a sparire, la sua lingua saburrale diventò rosea e l’urina chiara e il signor Mosséri gli confermò che questi sintomi indicavano il momento di interrompere il digiuno, succhiando alcuni limoni acidi il primo giorno; il secondo giorno succhiò il succo di un grosso pompelmo, ogni 3 ore. Il terzo giorno, i suoi 3 pasti comprendevano arance e fragole, mandorle, pistacchi, pinoli e verdure - tutto crudo preso secondo le regole delle concordanze alimentari.
Le sue feci furono molto abbondanti il giorno in cui interruppe il digiuno, senza aver preso né purghe, né clisteri.
Adesso, la sua salute è radiosa, e lui è totalmente liberato dall’artritismo, che lo ha martirizzato per 14 lunghi anni.
Il digiuno è meraviglioso poiché permette ai malati di recuperare la salute. Esso realizza il rinnovamento, la rigenerazione e il ringiovanimento di tutto l’organismo. Ci si sente un’altra persona.
D’altronde, la casa non è il posto ideale per digiunare a causa dell’ambiente ostile. Inoltre, un profano non deve mai arrischiarsi a digiunare senza la sorveglianza di un igienista competente, che è indispensabile per la conduzione della tecnica del digiuno secondo le regole. - Umberto Micalizi.

Il suo tumore riassorbito in 30 giorni, la sua vista migliorata, le sue regole senza dolore.

Con grande spavento, si accorse della presenza di una palla grossa quanto una noce nel suo seno destro. Perse la testa, ma non pensò mai alla medicina, né alla chirurgia, essendo ben istruita contro di esse e scelse di digiunare con l’incoraggiamento del marito.
Cominciò un digiuno che durò 21 giorni, a letto, bevendo acqua secondo la sua sete allo scopo di permettere l’autolisi (assorbimento) del suo tumore.
Il primo giorno passò banalmente. Il secondo giorno la sua bocca diventò amara. Sentiva una grande sete e dolori nel seno in questione la sete significa che il corpo riversa nel sangue grandi quantità di tossine che reclamano acqua per essere rigettate nelle urine. I dolori al seno affetto erano il segno dell’inizio del lavoro di riassorbimento e della disintegrazione del tumore. La sua lingua in seguito divenne bianchissima.
Tutti questi sintomi persistettero e al dodicesimo giorno del digiuno, si formò intorno alla sua lingua una piccola bordatura che si allargava un poco ogni giorno.
I dolori nel seno persistevano senza violenza, l’amarezza della bocca e il biancore della sua lingua non diminuivano che lentamente, ciò significava che la disintossicazione era rallentata, le riserve di sali minerali si riducevano sensibilmente.
Per affrettare la disintossicazione e prolungare dunque il digiuno, Mosséri le fece prendere tre foglie di lattuga non lavate - che sono molto ricche di sali minerali alcalini - a mezzogiorno e sera.
Il risultato fu immediato. Infatti, due giorni dopo, il dolore nel mio seno aumentò e la mia temperatura si alzò a 37,5° C. Sono degli eccellenti segni.
La mia lingua si caricò sempre meno e al ventunesimo giorno, diventò quasi interamente rosa. Evidentemente, io compresi che il mio digiuno arrivava alla fine, ma avevo ancora una temperatura di 37 °C e la bocca un poco amara alzandomi. Il tumore in quel momento non era diminuito che della metà o poco più.
Per ragioni professionali, interruppe il digiuno il ventiduesimo giorno con un quarto di pompelmo di cui succhiò il succo, quattro volte il giorno. A poco a poco le sue forze ritornarono e lei camminò ogni giorno un poco di più, oltre a esercizi coricata. Il secondo giorno, la dose alimentare fu raddoppiata, poi triplicata.
Il venticinquesimo giorno, la sua febbre sparì e anche i dolori. Al trentesimo giorno il tumore non esisteva più!
In più anche la sua vista è migliorata sensibilmente, non sente più quei mal di schiena che ha avuto sempre, né le palpitazioni, né il nervosismo. Le mestruazioni che avevo avuto sempre molto dolorose e molto penose, sono arrivate tre volte in seguito senza dolore, né stanchezza, né alcun malessere. E’ un miracolo che si è operato in lei. - Signora Maury.
Poi, Mosséri attribuiva più importanza al gusto della bocca nel digiunatore che all’apparenza della sua lingua che è spesso ingannevole. Finché tale gusto è cattivo al risveglio e lui poteva sentirlo avvicinando il naso alla bocca aperta, finché esso è cattivo, ciò significa che l’eliminazione continua. E’ soltanto quando esso si attenua sensibilmente che rilanciava l’eliminazione con un dito di succo di carote in un mezzo litro d’acqua, una o due volte il giorno.

Ha settant’anni, elimina l’asma, la prostatite, l’impotenza, la sordità, la sinusite e la bronchite digiunando trentadue giorni.

Il 10 luglio 1960, fu ammesso nella casa di digiuno un uomo di settant’anni sofferente di una moltitudine di mali. Il suo naso colava, egli diceva, dall’età di cinque anni. Soffriva inoltre di sinusite, bronchite, catarri al naso, asma, crampi alle gambe, prostata ingrossata, impotenza e sordità all’orecchio sinistro. Diceva di soffrire di crampi da quindici anni e che essi spesso lo obbligavano a uscire dal letto. La sua prostata era congestionata da tre anni e il catarro nei polmoni lo teneva sveglio la notte. Impotente da sei anni e sordo all’orecchio sinistro dal 1953. La sordità era iniziata con un dolore all’orecchio che è scomparso per far luogo alla sordità. Aveva avuto l’asma da dieci anni nei quali era stato ospedalizzato per essa parecchie volte, l’ultima per data nel 1959.
Era stato curato con iniezioni di adrenalina, supposte, aminofillina per alleviare le crisi d’asma, ma nessun regime speciale, nessuna proibizione di fumare né di bere. Egli fumava molto e beveva wisky e birra. Mangiava molto. Dichiarò che rigurgitava le pillole inghiottite all’ospedale e spesso con una forza tale che esse andavano a colpire il muro o il soffitto! Ebbe una puntura di aminofillina all’ospedale di Chicago, si recò all’aeroporto e venne direttamente nella nostra casa.

Il digiuno

Fu messo a letto a digiunare. In 24 ore fu alleviato e respirò agevolmente per il seguito senza mai più provare crisi. Quest’uomo che ci confessò di aver consultato trenta medici in tutti i suoi dieci anni di asma, era adesso sul cammino di un ristabilimento totale.
La sua prostata diminuì di grandezza e divenne infine normale, non ponendo più ostacoli all’uscita dell’orina. Adesso nove mesi dopo la fine del suo digiuno, è ancora liberato dai suoi vecchi disturbi prostatici come dai suoi crampi alla gamba. Il suo scolo nasale, dai seni e dalla trachea diminuirono a poco a poco fino all’interruzione totale di queste affezioni. La tosse cessò e dormì notte dopo notte senza difficoltà.
Al ventiquattresimo giorno del digiuno, voleva romperlo poiché si sentiva bene e voleva mangiare, ma i suoi sintomi di eliminazione non erano cessati e Shelton pensò che avesse bisogno di digiunare più a lungo e lo persuase quindi a proseguire il digiuno.
Verso il trentaduesimo giorno di digiuno, recuperò l’udito dall’orecchio sinistro. Nove mesi dopo il suo udito con l’orecchio sinistro restava perfetto. Anche la sua impotenza era passata.
Dopo la sua ammissione nella nostra casa, quest’uomo aveva cessato ogni medicinale e non subì alcun trattamento chimico né naturale. non gli fu fatta né idroterapia, né rimesse a posto delle vertebre, né trattamenti elettrici, né manipolazioni, né alcuna forma di trattamento. Al contrario, fece dei bagni di sole quotidiani e un bagno tiepido ogni giorno che fece da solo.
Quando il digiuno fu rotto, cominciò parecchi giorni di seguito un poco di esercizio. Riposo, a letto, acqua e sole, furono le sole cose di cui quest’uomo fece uso durante il suo digiuno.
I detrattori del digiuno che dichiarano che questo sopprime i sintomi avranno difficoltà a spiegare la restaurazione del suo udito con questo mezzo. Queste persone contrarie al digiuno lungo noteranno che se esso fosse stato rotto al 24° giorno, come il malato desiderava, non avrebbe probabilmente recuperato il suo udito."

ALTRI CASI INTERESSANTI.

Per mezzo del digiuno, migliaia di malati cosiddetti incurabili hanno recuperato la salute, una salute che essi credevano irrimediabilmente perduta. Ecco alcuni casi interessanti tratti dall’esperienza di grandi igienisti e menzionati nell’opera di Hereward Carrington Digiuno e longevità. Questi casi non sono esperienze rare il cui risultato è incerto.

Paralisi, depressione, vertigini, vista debole.

George E. Davis, 61 anni, digiunò 50 giorni. Paralisi totale dal lato destro, depressione nervosa, vertigini permanenti, mente e parola disturbati. Peso prima del digiuno 105 chili. Dopo il digiuno. 80 chili. Scrisse di essere totalmente guarito dalla paralisi e che la sua mente si era schiarita, le sue vie digestive perfette, la sua vista migliore, la sua mano e il suo braccio sono forti. Non temeva un altro colpo. Gli dicevano che era ringiovanito e lui lo sentiva.
Pochi mesi dopo, scrisse ancora dicendo che godeva di una perfetta salute.
Le altre paralisi - emiplegia, sclerosi a placche, malattia di Parkinson - invece non possono sperare di avere dei risultati che se sono prese all’inizio. I digiuni devono essere molto lunghi. Le cellule nervose distrutte non si rinnovano come le altre cellule.
Ancora col digiuno, si può correggere una vista indebolita e sbarazzarsi totalmente degli occhiali. A tal fine occorre.
1. fare un bel digiuno;
2. non portare gli occhiali, altrimenti è lo scacco. Quando si levano gli occhiali si sforzano gli occhi a esercitarsi. La stanchezza degli occhi è un esercizio utile;
3. eseguire esercizi oculari secondo il metodo Bates.
Se la miopia è molto avanzata, le misure precedenti daranno risultati in due anni di perseveranza.
Nella loro pratica, abbiamo incontrato parecchi casi che si sono sbarazzati degli occhiali durante un digiuno col ristabilimento della vista. I casi avanzati sono riusciti a recuperare parecchi decimi rapidamente.

Costipazione, diarrea, mal di testa, insonnia.

Padre H. J. Lohre, 35 anni, ha digiunato 13 giorni. Per lunghi anni ha sofferto di costipazioni alternate a diarree con mali di testa e insonnia.
Dopo il digiuno, tutti i sintomi scomparvero totalmente.
Bisogna notare che per l’insonnia, un digiuno abbastanza più lungo è spesso necessario per eliminare tutti i medicinali presi in passato dai soggetti. Tutti i casi curati hanno eliminato l’insonnia in capo a 20 - 50 giorni di digiuno. L’insonnia spesso è causata dalle tossine insediate nei centri nervosi che provocano una tensione nervosa permanente. Gli alimenti concentrati e soprattutto i protidi sono altrettanto implicati. I risultati sono spesso immediati dall’inizio del digiuno. I protidi (carni, noci, ecc.) innalzano il metabolismo e possono provocare l’insonnia.

Paralisi parziale.

Giorgio W. Tuthill, 47 anni, ha digiunato 41 giorni. Peso alla fine del digiuno 45 kg. Non gli restavano più che le ossa. Paralisi parziale, mal di testa costante, vista e udito affetti da 10 anni. Dopo il decimo giorno di digiuno, la paralisi scomparve e il soggetto potette passeggiare per la prima volta dopo 10 anni. Anche i mal di testa scomparvero, la vista e l’udito si normalizzarono. Il soggetto restò in perfetta salute finché non fu perso di vista.

Bronchite.

La signora J. F., 47 anni, madre di 5 figli, ha digiunato 28 giorni. Peso prima e dopo il digiuno: 57 kg/47 kg. Bronchi gravemente affetti, tosse costante. Trattamenti medici per 6 anni senza risultati. Alla fine del digiuno, lei si ristabilì totalmente e in modo permanente.
La causa principale dei catarri (bronchite, raffreddori, raffreddori, sinusite, asma, ecc.) si trova nel consumo del pane, dei cereali che non sono alimenti specifici alla razza umana e che incrostano l’organismo.

Il fegato.

La signora T, 50 anni, ha digiunato 34 giorni per curare l’indigestione e un’affezione epatica grave. Peso prima e dopo il digiuno: 53/42 kg. Malata da 30 anni. Ristabilimento totale, scomparsa completa dei mal di testa e dell’affezione al fegato. Restò sana in seguito.
Noi abbiamo avuto, alcuni anni fa, una signora di una sessantina di anni che aveva sofferto di fegato tutta la vita. Lei si nutriva soprattutto di tè, cioccolato, pane. Digiunò a casa sua 17 giorni, ma si gettò sugli alimenti alla ripresa, in modo tale che rovinò tutti i benefici del digiuno che non ebbe alcun risultato.
Un secondo digiuno fu intrapreso sotto stretta sorveglianza per una durata di 20 giorni. Il suo peso crollò a 29 chili. La ripresa alimentare fu lenta, prudente e molto lunga, poiché il sapore della sua bocca era amaro tutto il tempo. Un anno più tardi, lei scrisse che il suo fegato si era totalmente ristabilito e che lei seguiva il regime igienista al 50%.

Sordità

Roberto B., 29 anni, ha digiunato 17 giorni, affetto da sordità. Peso prima e dopo il digiuno: 62/54 kg. L’udito peggiorò alcuni giorni, poi colò del pus ed egli potette sentire come non mai. Era stato condannato come sordo incurabile!
La sordità proveniente da catarri o da pus può essere eliminata, ma quella che proviene da un incidente o da prodotti chimici o da antibiotici non può essere rimediata. Le prime sordità sono progressive e le altre improvvise.
La guarigione cambia tali sordi in società. Prima, erano sempre distratti, lo sguardo altrove, poi prendono parte alle discussioni e alla compagnia.

Calcoli e ascessi dentari.

Diana Young ha digiunato nel 1939 32 giorni. Calcoli renali, denti ulcerati, unghie incarnite. I grandi professori avevano consigliato d’urgenza 3 operazioni! Lei invece digiunò. Il 16° giorno di digiuno, espulse i calcoli. Dopo il digiuno, i raggi X mostrarono che gli ascessi dentari erano scomparsi pur conservando i denti che le si volevano strappare. Le unghie anche si ristabilirono. Da allora, la sua salute è perfetta.
Gli ascessi, il pus, i gonfiori provengono dagli alimenti proteici: carne, pesce, pollame, ostriche, noci varie, formaggi, uova. Bisogna sopprimere questi alimenti limitando in seguito le varie noci a 10 grammi il giorno. In tal modo, gli ascessi dentari o altri scompaiono senza che vi sia bisogno di farsi strappare stupidamente le parti infette. Il pus trae le sue provviste dagli alimenti proteici citati che provocano l’infezione nei tessuti. Non bisogna mai accettare di farsi strappare i denti infetti e traballanti.
Quanto ai calcoli, se sono molto grossi, bisogna prevedere un digiuno da 30 a 60 giorni per scioglierli ed eliminarli. Le crisi devono essere sopportate e il dolore accettato. Un bagno caldo di 20 minuti può calmare.

Raffreddori, anchilosi delle giunture, varici.

La signora A. E., 69 anni, ha digiunato tre settimane prendendo succhi di frutta. Peso prima e dopo il digiuno: 100/76 kg. Aveva sofferto per 30 anni di raffreddori cronici, diarree, anchilosi delle giunture del ginocchio, varici, ecc. Si era fatta trattare dai migliori specialisti senza risultato. Dopo il digiuno tutti i sintomi erano scomparsi, e perfino le varici, il che le permise di abbandonare le calze elastiche portate per lunghi anni. A questo punto, le sue giunture si sono sbloccate, poteva attaccarsi i lacci e girare la testa, lavarsi il braccio. Tuttavia, le varici troppo avanzate non saranno che migliorate.

Mali di testa, nausee, colite.

La signora R.T., 32 anni, ha digiunato 18 giorni. Aveva sofferto lunghi anni di mali di testa, nausee, mancanza di appetito e dolori violenti nel colon ascendente. Tutti questi sintomi scomparvero e lei si sentì bene nel prosieguo.

Paralisi.

G. W. S., 45 anni, è restato a letto per 9 anni, paralizzato totalmente con anestesia. Nessun trattamento è stato utile. Digiunò 79 giorni (settantanove). Le sue forze tornarono e poté muovere le sue membra, le sue dita e mettersi a sedere. Il ristabilimento non fu possibile che a metà.
Invece un giovanotto di 18 anni che soffriva di sclerosi a placche digiunò 32 giorni senza alcun miglioramento.

Albumina, cuore, obesità.

Il dottor J. Eales digiunò 30 giorni durante i quali perse 12 chili. Soffriva di albuminuria acuta, di disturbi cardiaci funzionali e di obesità. Tutti questi sintomi scomparvero col digiuno e questo medico lo disse sul giornale Saint-Luois Republic del 30 giugno 1907. "Ho smentito, scrisse, parecchie teorie insegnate nei manuali classici. Ho misurato la mia forza e la mia resistenza ogni giorno e ho scoperto che al 30° giorno di digiuno, io ero in grado di sollevare un uomo di 113 kg."
Un fatto rimarchevole si incontra anche in quelli che soffrono di freddolosità. In capo ad alcuni giorni di digiuno, essi resistono ammirevolmente al freddo, poiché il sangue non può combattere efficacemente contro il freddo quando è tutto il tempo concentrato negli organi digestivi. Quando ci capita di fare uno sgarro alimentare, la nostra resistenza al freddo si affloscia l’indomani. Soprattutto l’abuso di alimenti zuccherati provoca una stimolazione il giorno stesso, seguita da una depressione l’indomani che si manifesta con freddolosità e stanchezza.

Eczema, emorroidi, vista debole, reumatismi, reni malati, costipazione, ecc.

Van R. Wilkox soffriva di foruncoli, eczema, emorroidi, paralisi parziale, vista difettosa, calvizie, reumatismi, malattia dei reni, ecc. Con un digiuno di 60 giorni, tutti questi sintomi scomparvero per sempre. In seguito acquistò 26 kg.
Mosséri afferma che l’eczema è un’infezione che proviene dagli alimenti proteici: carne, noci varie, formaggi, uova, ostriche, leguminose. Bisogna sopprimerli. Un digiuno lungo è necessario per eliminare il pus: da 30 a 60 giorni.

Gozzo.

Giovanetta di 27 anni, gozzo da 2 anni con sintomi nervosi. Il suo stato peggiora col trattamento classico. Un digiuno di 28 giorni la libera da tutto il tumore e dai sintomi nervosi. Nessun ritorno dei sintomi un anno dopo.
Abbiamo avuto una signora con un grossissimo gozzo benigno, gli occhi niente affatto esorbitanti e il polso normale. In capo a 20 giorni di digiuno, il suo gozzo era diminuito della metà, ma lei non aveva il coraggio di continuare a digiunare malgrado questi risultati eccellenti.
Mosséri non ha mai avuto risultati con il gozzo maligno, neanche con digiuni molto prolungati. Il polso è restato molto elevato in seguito.

Asma.

Sposata, 36 anni, ha sofferto di asma per 2 anni. Trattamento medico inutile. Un digiuno di 25 giorni la liberò dall’asma. Nessun ritorno dei sintomi dopo un anno.
Altri, invece, ritornano ai calmanti e, pertanto essi non possono sperare di ottenere un risultato durevole.
Il digiuno non è indispensabile, ma affretta il processo di ristabilimento.

Emicranie

Sposata, 37 anni, ha sofferto di emicranie per 15 anni. Aveva fatto uso continuo di analgesici. Durante un digiuno di 40 giorni, ebbe vomiti eccessivi di bile e talvolta spasmi alle mani e ai piedi. Il ristabilimento totale non sopraggiunse che dopo altri 3 digiuni di 4 giorni ciascuno.
I mal di testa possono aggravarsi durante il digiuno: è un buon segno di eliminazione che non bisogna contrariare. Una signora aveva digiunato sotto la sorveglianza di un medico per 20 giorni, subendo diversi trattamenti per alleviare le emicranie. Non ottenne alcun risultato, a differenza di quando digiunò da un igienista senza medicinali.

Calcolo.

Sposata, 46 anni, ablazione di un rene e grosso calcolo nell’altro rene. Un digiuno di 12 giorni permette al calcolo di sgretolarsi e di scendere pezzo per pezzo senza dolore. Ristabilimento totale.
In generale, bisogna prevedere un digiuno da 40 a 50 giorni o più con crisi molto dolorose quando i calcoli sono grossi. Non è necessario operare. La formazione dei calcoli è legata al consumo del pane, dei cereali per lungo tempo, alimenti non specifici alla razza umana e che di conseguenza lo incrostano. Un bagno caldo di 20 minuti calma le crisi.

Paralisi destra.

Parrucchiere, 43 anni, paralisi destra totale. Incurabile secondo la prognosi medica. Un digiuno banale di 28 giorni gli permise di muovere normalmente tutto il suo corpo e di riprendere il lavoro.
Questo caso è raro poiché la paralisi in generale è irreversibile ma non scoraggiare un tale malato, poiché il tentativo vale la pena, anche se le probabilità di successo sono minime. Il successo allora è inspiegabile.

Artritismo

Vedova, 38 anni, dentista. Artritismo dell’avambraccio destro, della spalla e della spina dorsale superiore per 3 anni. Il trattamento medico abituale fu seguito dallo scacco abituale. Un digiuno di 25 giorni la liberò da tutti i dolori e dalle infiammazioni e lei poté muovere le sue membra normalmente.
Quelli che hanno preso dei medicinali a base di cortisone o altro devono prevedere un digiuno più lungo, poiché queste droghe li hanno intossicati in profondità. E’ così che la signora S. ha digiunato 40 giorni, senza il minimo risultato.
Al contrario, M. H., orticoltore di 40 anni, aveva seguito strettamente il regime igienista per 2 anni. Tutte le cure termali che egli ha fatto si sono chiuse con un fiasco totale. Soffriva di artritismo dovunque. Digiunò 30 giorni. Il suo male datava da molti lunghi anni. In capo a 30 giorni di digiuno si rimise totalmente, grazie a violente crisi - segno di grande vitalità - che decuplicarono i dolori e all’aver mangiato solo frutta e ortaggi, yogurt e noci varie nei due anni precedenti.

Cecità.

Infermiera, sposata, 28 anni. Pesa 30 kg. di troppo. Un digiuno di 25 giorni la libera della sua obesità e al medesimo colpo le ridona la vista a un occhio cieco al 100% da 10 anni. Nessun ritorno della cecità dopo 8 anni.
Una signora è venuta accompagnata da suo marito quest’estate. Era fortemente contraria al digiuno e accettò con difficoltà di digiunare solo 7 giorni. Era stata cieca da un occhio da anni. In capo ai 7 giorni, cominciò a vedere le ombre, le forme e perfino i colori. Questi risultati positivi e miracolosi non sono bastati a portarla a continuare il suo digiuno.
Un’altra signorina di 18 anni si presentò accompagnata da sua madre. Aveva un occhio bendato, totalmente cieco a causa di un herpes (ulcera nell’iride). In capo a 18 giorni di digiuno, il pus fu eliminato e la benda fu tolta. La sua vista divenne normale di nuovo. Il suo digiuno non era abbastanza lungo per eliminare le sue tossine in profondità e rischiava di avere una ricaduta. Lei tuttavia rifiutò di prolungare il digiuno. Amava i formaggi fermentati di cui abusava (camembert) ed era lì la causa principale dell’infezione all’occhio e quando sono fermentati, il male che essi fanno è rapido. Anche il consumo del roquefort è una catastrofe per la salute. Lo stesso per le carni malsane, ecc.

Nevrite e sordità.

Sposata, 48 anni, nevrite dell’avambraccio destro. Un digiuno di 36 giorni le ridona l’udito dall’orecchio destro che aveva perduto da 25 anni!

Reumatismo

La signora Harriet d. Closs di Bebster City, Iova, ha digiunato 45 giorni e si è liberata totalmente del suo reumatismo (New York Times - Reportage).

Stomaco e sordità.

L’ingegner Roland Mueller ha digiunato 57 giorni e si è liberato dei disturbi di stomaco e sordità parziale. Anche questo caso fu riferito dai giornali dell’epoca.

Ringiovanimento

Un paziente testimoniava il suo ringiovanimento non contestato da alcuno e riconosceva che tutto era dovuto alla purificazione del suo organismo attraverso il digiuno di 40 giorni per disintossicarsi a fondo. Un anno dopo aveva superato largamente il peso iniziale e la sua muscolatura era impressionante.

Depressione nervosa, insonnie e tentativi di suicidio.

Una giovane infermiera soffriva di depressioni nervose, di insonnie e di apatia totale. Parlava con una lentezza esasperante e non poteva leggere niente, né ascoltare alcuno. Fece un digiuno di 30 giorni in capo al quale si mise a leggere tutti i libri igienisti, a chiacchierare con gli altri pazienti. Le idee "nere" come lei le descriveva, se ne andarono, e non aveva più voglia di suicidarsi. Il suo sonno rivenne naturalmente poiché i suoi centri nervosi si erano disintossicati durante il digiuno.

Incinta (nausee, vertigini, spossatezza, epatite).

Una signora in attesa testimonia di sentirsi meravigliosamente bene. Niente più nausee, vertigini, spossatezza, stabilità di umore.
Ha fatto un prelievo di sangue un mese dopo e il medico non ha potuto che constatare la guarigione dell’epatite. Le resta un poco di anemia, ma il prelievo del sangue è stato fatto un poco troppo presto dopo il digiuno... Il bimbo sembra star bene. Comincia a farsi sentire...

Parto da sola

Ecco alcuni particolari sulla nascita di Rachele.
Non avendo trovato un’ostetrica che accettasse le nostre condizioni, ci siamo arrangiati da soli, mia moglie e io, per eseguire il parto a domicilio. Mia moglie ha camminato fino all’ultimo momento, ha partorito accovacciata. La bambina è passata come una lettera alla posta, pesava 2.520 kg.
Il travaglio è cominciato alle 8, la bambina è nata alle 9,40 e il rilascio ha avuto luogo alle 17. Niente nitrato d’argento negli occhi di Rachele, ma soltanto acqua bollita. Il cordone è stato tagliato dopo la cessazione delle pulsazioni (15 min.).
La madre e il neonato stanno bene.
Questa riuscita è la conferma della giustezza dei principi igienisti che noi abbiamo sempre applicato.
Per avere un bel bambino, quest’affascinante coppia aveva digiunato precedentemente per disintossicarsi.

Il pessimismo.

Una paziente affermava di considerare come la vera riuscita del suo mese di digiuno lo stato di gioia che aveva conosciuto in occasione del suo soggiorno dall’igienista.
Invitava a dire ai digiunatori che il pessimismo è uno stato fisiologico e che a un corpo rimesso in sesto corrisponde una mente più sicura.

Infatti, secondo Mosséri, è sufficiente spesso un digiuno per eliminare lo stato tossiemico dei nervi che è alla base degli stati di psicosi e di nevrosi, senza che si abbia bisogno di ricorrere alla psicanalisi o altre frodi alla moda. Questa signora ha digiunato 30 giorni. La gioia ha sostituito il pessimismo nella sua mente.
In capo a 40 giorni, fu aggiunta all’acqua da bere due dita di succo di carote per rilanciare l’eliminazione che si era indebolita. Le crisi di fegato si succede la notte per alcune ore con, al tempo stesso, depressioni nervose profonde, per sparire la mattina. Le fasi di depressione erano accompagnate da dolori epatici violenti, da lingua carica e urine forti, dunque da eliminazione intensa.
Infatti, è la notte che il corpo riposato trova le forze necessarie per eliminare. Ora le tossine eliminate dal fegato sono rigettate nel sangue in quantità, poi sono rigettate con l’orina. La presenza di queste tossine in troppo grandi quantità porta scompiglio nel sistema nervoso: da qui le depressioni che accompagnano queste fasi di eliminazione.
Le depressioni sono dunque dei sintomi di eliminazione che si possono attenuare bevendo un poco più di acqua per lavare i reni ed evitare che la concentrazione delle tossine sia troppo elevata e perturbi il sistema nervoso. Si sa, per analogia, che un mezzo troppo acido permette il passaggio dell’elettricità nei fili elettrici più rapidamente. E’ la medesima cosa per lo stato nervoso del paziente.
A sua volta, uno studente di medicina di 24 anni soffriva di ansietà, nevrosi e pessimismo, depressione nervosa, sensazione di fallimento e d’incapacità scoraggiamento, tentativi di suicidio. Trattamenti e psicanalisi per anni senza risultato. Aveva ingerito medicinali in abbondanza da parecchi anni. Un digiuno di 60 giorni di cui 20 giorni su un digiuno quasi integrale all’acqua non era stato sufficiente a disintossicarlo totalmente, tanto che la sua lingua era ancora troppo bianca e il suo alito fetido.
Sfortunatamente, certi medicinali a base metallica non sono eliminabili dal corpo che non è costituito per eliminare l’argento, l’oro, il mercurio, ecc. come tutti i metalli pesanti che avveleneranno l’organismo fino alla morte.
Il 90% dei casi mentali sono provocati da un fegato sovraccaricato e sono così eliminati dal digiuno seguito da un regime appropriato senza alimenti concentrati, né soprattutto da protidi.
Due mesi dopo, quell’uomo aveva ripreso tutto il peso perduto e voleva fare un secondo digiuno, ma Mosséri rifiutò poiché l’intervallo gli sembrò troppo breve per colmare tutte le riserve essenziali, ma forse ci era ingannati in questo rifiuto, poiché Shelton fa digiunare una seconda volta a poche settimane d’intervallo soltanto. Inoltre l’effetto di un secondo digiuno ravvicinato sarebbe cumulativo e non comporta alcun pericolo se lo si interrompe prima dei segni di inanizione.

Le convulsioni durante il digiuno.

Certe persone che possiedono un’eredità cerebrale possono, durante un digiuno, in occasione di uno sforzo fisico o mentale, avere una crisi di convulsioni. Queste crisi possono sopraggiungere, per esempio, se il digiunatore parla al telefono troppo a lungo o se non sta a letto. Bisogna in quel momento, stendere il soggetto per terra fino alla fine della crisi che non dura più di alcuni minuti. In seguito stare a letto. E’ preferibile attenuare il digiuno se esso non è all’inizio. Se no, continuare. Quando queste persone fanno un secondo digiuno, queste crisi non compaiono.

L’artrosi, periartrite, lombaggine, sciatica, gotta, artritismo, ecc.

Tutti questi termini ricoprono una medesima malattia che è perfino qualificata spostamento delle vertebre! Diagnosi alla moda per giustificare "rimesse a posto" che non alleviano che provvisoriamente. La chiropratica è decisamente alla moda e fa meno male del cortisone, ma si perde il proprio tempo e ci si fanno delle illusioni.
Quelli che hanno assunto dei medicinali per anni e che non sono più giovani devono subire una serie di digiuni prolungati, uno all’anno, prima di ottenere un ristabilimento totale. Un solo digiuno, anche molto lungo, non basta.
Il signor H, 50 anni, aveva un’artrosi all’anca. 90 chili, 1,70 m. Digiunò 44 giorni e ringiovanì di 15 anni, ma la sua artrosi non fu guarita, poiché Mosséri ignorava a quell’epoca (nel 1962) che occorrevano parecchie cure per ristabilire questi soggetti. Con il fiasco di questa prima cura, egli perdette ogni speranza nel digiuno e si consegnò ai chirurghi col risultato di camminare con un bastone e di diventare un invalido. Occorreva ricominciare una cura lunga parecchi anni di seguito, o meglio ancora parecchie cure ravvicinate.
Il signor P., di Parigi, disegnatore, 29 anni, soffriva di periartrite. Dolori e giunture bloccate da molto tempo. Medicinali quotidiani per alleviare i dolori da parecchi anni. Un digiuno assistito per 50 giorni (l’ultima settimana il digiuno fu attenuato: l’acqua era tinta con un succo) e la sua artrosi regredì dal 50% al 70% secondo quanto diceva. Qua e là il dolore era completamente sparito e anche il blocco. Un secondo digiuno avrebbe fatto il resto, a condizione di seguire il regime igienista nel frattempo.
Queste malattie sono causate soprattutto da pane, cereali, paste, riso, ecc.

Un giovanotto di 24 anni ha digiunato 60 giorni (le ultime due settimane l’acqua era tinta da un poco di succo), il suo ristabilimento fu totale al 100%. Soffriva di artrosi e di blocco un poco dovunque: colonna vertebrale, nuca, pianta dei piedi, ecc. L’anno precedente, aveva digiunato 56 giorni, ma in parecchie tappe variabili che non superavano i 15 giorni per digiuno e il risultato era stato nullo. Occorreva un digiuno lungo di un solo tratto per andare fino al fondo del pozzo e pulirlo a fondo.
Con digiuni corti e ripetuti, non ci si allontana mai dalla superficie del "pozzo", non si va mai in profondità.

Cirrosi del fegato, depressione.

Un atleta soffriva di depressioni molto penose che lo assillavano in generale alla fine della giornata, ma che potevano altrettanto bene scatenarsi in qualsiasi momento e questo da anni, perfino già nell’infanzia.
Ora non aveva più nessuna traccia di ciò e per conseguenza non aveva più alcun bisogno di zucchero, né di alcol, prevenendo così il diabete e l’aggravamento della cirrosi.
Le cure ripetute di disintossicazione alcolica e gli interventi psichiatrici non avevano potuto nulla per lui. Un digiuno di 40 giorni seguito da un’alimentazione infine corretta lo tirò dal cattivo passo che stava per causare la sua scomparsa, a brevissima scadenza.
Non ha avuto alcuna difficoltà a nutrirsi secondo le leggi dell’igienismo, cioè senza cereali e si soddisfa pienamente coi frutti, le crudezze e pochissimi ortaggi cotti al minimo. Ma lo yogurt non gli basta come apporto di proteine, e ha aggiunto il formaggio in quantità notevole, piuttosto che i frutti oleaginosi per i quali, in fin dei conti, io sente decisamente alcuna attrazione. 
(Nota di A. Mosséri: l’errore di tutti gli atleti è di credere che occorre loro una forte dose di protidi per sviluppare i muscoli. Ora, questi protidi concentrati finiranno col renderli malati e ucciderli. Alcuni scienziati hanno scoperto delle popolazioni intere in diversi luoghi del globo terrestre che non vivono che di 15 g o 20 g o 25 g di proteine al giorno e che hanno una muscolatura splendida, una salute eccellente, una resistenza formidabile e un vigore incredibile. Poco importano le teorie. Sono i fatti che contano.)
Né carne, né alcuna carne animale di alcuna specie.
Ha ripreso la pratica dei pesi e dei bilancieri l’indomani del suo ritorno a casa, cioè 9 giorni dopo la fine del suo digiuno. sono (->Era) già ingrossato di 7 chili e era in piena forma. (Aveva perduto 18 chili.)
In seguito ha provato a mangiare i vecchi alimenti. Ebbene, in capo a due ore di bisbocce - che d’altronde non gli procurarono tutto il piacere che aveva immaginato - il corpo, il più semplicemente immaginabile, gli ha segnalato che ne aveva abbastanza e, per tutte le vie di evacuazione a sua disposizione, gli ha fatto comprendere che da parte sua preferiva i frutti, gli ortaggi e i latticini e che questo genere di piacevolezze alle quali lui l’avevo sottoposto non era niente affatto di suo gusto.
L’indomani digiunò finché l’alito non riprese la meravigliosa freschezza, il gusto fruttato, che conosceva adesso, e che la vera fame non si instaurasse di nuovo, che è una sensazione del tutto straordinaria e che vale bene, in effetti, tutte le cucine del mondo.

Si trattava di un atleta belga di una quarantina d’anni, alto 1,90. Verso il 40° giorno del suo digiuno, i suoi muscoli impressionanti erano scolpiti sul suo petto, essendo a dorso nudo tutto il tempo a causa del calore del mese di agosto. Gli erano stati pronosticati due anni di vita. Il medico che l’aveva visitato all’inizio del digiuno aveva palpato il suo fegato e non aveva trovato che del "legno". La sua prognosi era tetra al punto che reclamava un prelievo di sangue seguito da un’analisi.
In breve, il digiuno di 40 giorni terminò e il soggiorno giunse alla fine. Il medico chiamato constatò un tale rovesciamento della situazione che disse al paziente: lei si è rimesso e non ha bisogno di un’analisi del sangue. Si era prodotto il miracolo.

Obesità, costipazione.

Una signora obesa aveva digiunato per 21 giorni, più la rialimentazione. Continuando il regime che le era stato indicato ha ripreso solo un chilo dopo aver lasciato la casa di cura igienista. Era stata costipata dalla mia più tenera infanzia e aveva provato ogni genere di rimedi ma nulla l’aveva guarita: clisteri, pillole, polveri, tisane, oli, mucillagini, supposte, acqua, frutti, ecc. Ora va molto regolarmente di corpo senza prendere nulla. Era professoressa di cultura fisica e di yoga…
A parere di Mosséri e secondo la nostra lunga esperienza, la costipazione è causata soprattutto dal pane, dai cereali. Altre cause secondarie possono esistere: la stanchezza nervosa come durante un viaggio, la debolezza dei muscoli addominali, la sedentarietà, gli alimenti cotti, la stanchezza, ecc.
Durante un digiuno, gli intestini si riposano come mai essi ne hanno l’occasione. Essi si rigenerano e riprendono la loro attività normale senza problemi.

Assenza di mestruazioni.

In generale, due settimane di digiuno bastano per ricondurre le mestruazioni anche se esse sono state assenti da anni.
Vi sono tuttavia delle eccezioni alla regola. E’ il caso di donne che seguono un regime esemplare senza proteine concentrate e nelle quali le mestruazioni sono impercettibili come nelle femmine selvagge. In verità, le regole non sono altro che un’eliminazione.

Zona, colite, bruciori all’ano.

Un uomo di 67 anni aveva digiunato 20 giorni, più 9 di semidigiuno ed era molto contento del risultato poiché ero gravemente malato da 25 anni e la medicina non gli aveva mai potuto procurare sollievo. Al contrario, il suo stato si aggravava tutti i giorni. I suoi sintomi erano: la zona, la colite spastica, i gas, i gonfiori, i bruciori dopo ciascuna evacuazione, reumatismi, ecc. Ora mangiava con appetito e faceva della marcia a piedi 3 km mattina e sera senza stancarmi.
Notare che la colite è una malattia provocata dagli alimenti concentrati che sono acidificanti. I sintomi della colite si estendono al mentale: angosce, pessimismo, scoraggiamento, disgusto di tutto, mancanza di brio, ripiegamento su sé stesso, ecc.

La falsa costipazione.

Sono andato di corpo il primo giorno del digiuno di 8 giorni. Poi più niente. Dopo 3 giorni di rialimentazione (ciò che fa 11 giorni in tutto), poiché ancora non andava al bagno e cominciava a sentirsi "pesante" e snervato, ha domandato una purga o almeno un clistere al signor Mosséri, che però lo ha dissuaso e infatti la sera stessa ho potuto soddisfare questo bisogno senza alcun rimedio e senza difficoltà. Dopo di allora, le sue evacuazioni sono normali e regolari (una volta il giorno)."

Artrosi, depressione.

Totalmente inefficaci si erano rivelati i metodi medici e paramedici per tutti i suoi mali fisici: dolori cervicali e lombari (artrosi), stato depressivo (angoscia, mal di testa violenti, stati di prostrazione, disturbi nervosi).
L’anzianità di questo stato richiese un digiuno lungo di 60 (sessanta) giorni di cui 30 di digiuno integrale e 30 giorni all’acqua profumata da succo d’arancia o di mela. Durante tutto questo periodo, non ha subito alcuna cura particolare, né trattamenti (purghe, clisteri), avendo avuto soltanto alcune difficoltà dovute alle evacuazioni intestinali sopraggiunte il 50° giorno. Ha visto cessare progressivamente tutti i suoi mali fisici.
Ora, con una ripresa alimentare molto progressiva (13 giorni di succo di frutta e frutti interi), una stretta applicazione del modo di alimentazione igienista in generale (esercizio fisico, alternanza riposo-attività, aria, sole) dovrebbero permettergli di consolidare questo ristabilimento con una ripresa graduale delle forze vive.
Un anno dopo questo giovanotto di 26 anni non aveva avuto alcuna ricaduta. Bisogna dire anche che egli rispetta in buona misura le consegne alimentari ricevute.
Certi casi di reumatismo non necessitano che di 15 giorni di digiuno quando essi non sono vecchi che di 3 o 4 anni e i soggetti non sono stati trattati con medicinali.
Se però al soggetto si fa interrompe il digiuno all’apparire dei dolori, allora il risultato ò l’insuccesso. Così è successo a una signora che digiunava sotto l’assistenza di un medico. Al contrario, continuando il digiuno, nonostante l’esacerbazione dei dolori, guarì. Questi dolori significano un richiamo di sangue nel luogo affetto, sangue necessario per effettuare l’eliminazione dei cristalli incrostanti. Il dolore è dunque un beneficio. Vi è allora infiammazione, calore locale, in breve un lavoro intenso di eliminazione. Se si interrompe il digiuno, il corpo non avrà più a disposizione tutta l’energia nervosa necessaria di cui una parte andrà verso i lavori digestivi. Ne segue che l’eliminazione si rilasserà e il reumatismo persisterà.
Ecco perché è stupido massaggiare o esercitare le giunture infiammate. L’immobilità è necessaria al proseguimento salutare dell’eliminazione. E quando questa avrà stata compita a fondo e totalmente, l’anchilosi sarà levata dalla natura. Poiché l’anchilosi è istituita dalla natura con ragione per immobilizzare i luoghi affetti allo scopo di intraprendere correttamente l’eliminazione. Il movimento delle giunture affette impedisce questo lavoro di eliminazione.

Asma.

Un abate dopo 41 giorni passati alla Casa di Cura Mosséri testimoniava che molti grazie a lui non è più condannato a vivacchiare., mentre erano più di 20 anni che soffriva, quantunque fosse all’inizio del cammino ma ora grazie a questo soggiorno, questo cammino io lo conosco.
Dopo 3 giorni di digiuno, non più allergia, né asma di cui io soffrivo da 15 anni con trattamenti al cortisone, ai vaccini, ecc. La pulizia dei seni stupefacente attraverso sputi di pus abbondanti per 15 giorni si era conseguita dopo 12 giorni di digiuno, evacuazione dei calcoli del fegato, scomparsa delle emorroidi!
Lì non ci si accontentava di digiunare veramente, ma si riapprendeva a vivere secondo le leggi della natura.

Mali di testa, costipazione, insonnia, nervi.

Una signora testimoniava che dopo un mese di soggiorno nella Casa di Cura del signor Mosséri. Era arrivata lì con dei mal di testa appena sopportabili, una tensione nervosa ininterrotta e naturalmente con delle insonnie. In queste condizioni, io prendevo delle medicine per procurarmi sollievo: aspirina, calmanti, soporiferi, lassativi tutti i giorni da 10 anni.
Arrivando lì, aveva soppresso tutto e in due settimane di semidigiuno (la prima settimana io mangiavo una mela tutti i giorni a mezzogiorno, la seconda una tazza di yogurt) e benché esse fossero state dure, era meravigliata del suo stato attuale dopo due settimane di rialimentazione progressiva: non più mal di testa, da nove a dieci ore di sonno la notte - una tensione nervosa normale… e un intestino che funziona quasi normalmente.
Dai primi giorni del digiuno, questa signora di 40 anni circa fu presa da palpitazioni e da un polso molto rapido, da una difficoltà di respirare che diventava sempre più seria, di strette polmonari penose. Il digiuno totale non era possibile con tali sintomi. Era necessario attenuarlo. L’eredità di questa donna è cerebrale e le tossine sono alloggiate nei centri nervosi. Le malattie non sono ereditarie, solo le predisposizioni lo sono. Le malattie sono causate da una vita antigienica e la loro forma è determinata dall’eredità. Una sorta di vulnerabilità. La malattia non è ineluttabile, se si vive e si mangia correttamente. Ma per cancellare le tendenze ereditarie, bisogna vivere sanamente per tre fino a cinque generazioni. E’ allora che il corpo si rigenera. Anche per rovinare una buona disposizione, abbisognano parecchie generazioni, poiché gli sbagli dei genitori ricadono sui figli.

Vescichetta biliare… obesità.

Una signora di 49 anni era venuta allo scopo di eliminare una decina di chili d’acqua e di tossine trattenute grazie al cortisone assunto durante i 3 mesi che seguirono l’ablazione della vescichetta biliare nel giugno 1973.
Arrivata il 2 luglio, con un peso di 75 chili, ora ne pesava 64 da domenica 20 luglio. Era dunque incantata dal dimagrimento sopraggiunto senza alcun medicinale.
Lì apprendevano tutta un’altra maniera di alimentarsi.
I 6 primi giorni del digiuno, questa signora provava una forte debolezza al punto di non poter più lasciare il letto. Per il prosieguo, le forze ritornarono. Questa esperienza è frequente nella maggior parte dei digiunatori.
Quando un digiunatore interrompe il digiuno, prova anche una grande stanchezza, poiché le energie sono utilizzate nella digestione. Inoltre, affinché un pasto procuri delle forze, bisogna contare 24 ore.
D’altra parte, dal momento in cui si comincia il digiuno si diventa meno freddolosi. Ma talvolta non si sente questo stato che 10 giorni dopo l’inizio del digiuno. Ad ogni modo, dal momento in cui si interrompe il digiuno si sente il freddo più che durante il digiuno. Infatti, il sangue è occupato negli intestini e nello stomaco per la digestione ed è meno disponibile per lottare contro il freddo. Una borsa calda ai piedi è talvolta utile.

Gozzo, calcolo, artrosi, ringiovanimento.

Una signora testimoniava di avere 41 anni e che pesava 83 chili. Avendo un piccolo gozzo dall’età di 25 anni che aveva piuttosto tendenza ad ingrossarsi negli ultimi anni, passò gli esami tiroidei che rivelarono l’esistenza di un nodulo freddo nel lobo sinistro e di un nodulo autonomo ipersecernente nel lato destro. Il suo medico curante le consigliò vivamente l’intervento chirurgico, ma lei decise di tentare un digiuno.
Oltre alla sparizione del suo gozzo, al 22° giorno del mio digiuno aveva fatto un calcolo renale di cui ignorava l’esistenza, una buona eliminazione della mia artrosi di cui avevo già parecchio sofferto, una perdita di 19 chili di peso e un ringiovanimento totale.
Vi sono due specie di gozzo. Il gozzo benigno che scompare con un digiuno lungo e il gozzo maligno. Quest’ultimo si riconosce da un polso molto rapido tutto il tempo, da occhi brillanti ed esorbitanti. Secondo l’esperienza di Mosséri, il digiuno non ristabilisce questo tipo di gozzo. Né i medicinali, né le operazioni. Può darsi che una dieta rigorosa possa rimediare a questo stato in alcuni anni.

Arteriti gravi.

Dopo due operazioni chirurgiche per l’arterite (la prima per stappare l’arteria femorale sinistra e l’altra nel 1974 per una simpaticotomia), un malato aveva preso la decisione di sopprimere i suoi 12 cachet quotidiani e di tentare il digiuno completo poi durato 22 giorni.
Al suo arrivo non poteva camminare più di 500 metri, soffrendo di crampi e di pesantezza al malleolo. Attualmente, percorreva 4 chilometri senza difficoltà. Anche l’arterite alla colonna cervicale e il reumatismo alla colonna vertebrale sono diminuiti progressivamente per riassorbirsi adesso, sperava totalmente e definitivamente.
Il suo solo rammarico era di non aver conosciuto, prima delle sue operazioni, questo metodo radicale di terapeutica.
In realtà, il digiuno era stato attenuato dall’8° giorno con l’assunzione di un’arancia ciascuna sera. Durante la prima settimana, il digiuno era integrale, all’acqua. Ma il digiunatore aveva dei sintomi troppo penosi: palpitazioni continue, polso molto elevato, prostrazione totale, impossibilità di lasciare il letto, ecco perché il digiuno era stato attenuato con un’arancia ogni sera, ciò che gli aveva permesso di alzarsi, di avere un polso meno rapido. Si vede così come una sola arancia può ritardare l’eliminazione al punto di rimettere in piedi un paziente e di dargli sollievo dai sintomi violenti di eliminazione.
Un altro caso: una giovane studentessa in medicina di 20 anni. Un digiuno di 40 giorni fu intrapreso senza alcun risultato. (arterite).
Un terzo caso: un signore di 55 anni, fornaio che programmava di mettersi in pensione a causa di un’arterite che gli impediva di stare in piedi e di camminare. Mangiava circa due chili di pane il giorno e per causa…Una settimana solamente di un regime igienista senza pane ed egli potette percorrere 10 chilometri senza stanchezza.

Ferite infette, fegato, magrezza, stomaco, ecc.

Un uomo di 67 anni, era arrivato alla Casa di Cura dispeptico, sofferente di fegato, di stomaco, di una lombaggine e di un’emicrania. In 2 settimane, qualsiasi sintomo era scomparso. In 3 settimane era stato rialimentato.
Questo risultato confermava ciò che lui sapeva sul digiuno, cioè che nel 1917 i suoi genitori e i loro 4 figli erano stati salvati dall’influenza spagnola dopo 10 giorni di digiuno completo. Nel 1935, lui era guarito da un’infezione intestinale dopo 8 giorni di digiuno completo. Nel 1975, in seguito ad un grave incidente alla mano sinistra, aveva digiunato 10 giorni, le sue ferite non gli facevano più male e la cicatrizzazione è stata molto rapida.
Era vegetariano da 25 anni, ma senza saperlo faceva degli errori alimentari.
Un altro raccontava che a 16 anni una leggera ferita sul suo dito aveva suppurato per 6 mesi senza che alcuna pomata potesse fermarla. Il mio regime era malsano e il mio sangue impuro. L’eliminazione era continua.
Per contro, 30 anni più tardi, mi era tagliato il dito mignolo falciando l’erba con un roncolo. Il taglio era molto profondo. Io lavavo abbondantemente il dito con l’acqua pura e lo bendavo affinché non urtasse. L’indomani, levò il bendaggio e la ferita era totalmente cicatrizzata senza infezione, né pus. Il suo sangue era allora puro e senza infezione poiché il suo regime era sano (senza pane, né protidi concentrati che superassero i 10 - 20 gr. il giorno).
Per qualsiasi ferita, non c’è bisogno di usare i disinfettanti, né iodio, Né mercurocromo, né acqua ossigenata, né niente. Lavare con molta acqua, bendare leggermente, mantenere al caldo, lavare spesso per drenare il pus, digiunare per disintossicarsi e diminuire la quantità di pus presente nel corpo. Le ferite profonde inoltre richiedono una cucitura. Nessun antibiotico.
A un giovane di 27 anni un incidente col ciclomotore aveva provocato una ferita profonda alla gamba che suppurava tutto il tempo. Per fermare tale pus, gli si diedero per 6 mesi gli antibiotici in quantità. Il pus finì col fermarsi e la ferita si richiuse. Ma in alcuni anni, sviluppò una paralisi alle dita - paralisi dovuta agli antibiotici massicci. Un digiuno molto lungo superiore ai 40 giorni avrebbe potuto guarirlo definitivamente, poiché questa paralisi non era che all’inizio. Ma egli interruppe il digiuno al 20° giorno. Il risultato fu nullo. La paralisi vinse le sue mani, ecc. Due anni dopo egli morì. Mosséri non aveva altri dettagli.
Uno dei suoi amici dentisti ebbe un incidente col suo motocoltivatore che entrò nel suo piede. Rifiutò qualsiasi siero e trattamento, bendò fortemente il piede gonfio come aveva l’abitudine di otturare un dente cariato! Il drenaggio del pus non era assicurato. Di conseguenza, parecchie crisi di tetano si manifestarono. Morì in capo ad alcuni giorni. Un drenaggio adeguato avrebbe assicurato il suo ristabilimento rapidamente e senza siero antitetanico. Il digiuno aiuta la disintossicazione e la cicatrizzazione.
Gli antibiotici e i sieri possono fermare un’infezione, ma al prezzo di impedire l’uscita del pus che è un’eliminazione salutare. Il pus racchiuso è mortale. Non bisogna mai impedire al pus di uscire, né di formarsi. I microbi non sono la causa. E’ il terreno che conta. I microbi sono utili per pulire il terreno.
L’Inghilterra possedeva in Africa Nera una colonia in cui una rivolta era scoppiata. Un deputato britannico era stato inviato sui luoghi. I Neri videro un uomo la cui pelle era bianca ed ebbero l’idea di mangiarlo, poiché erano cannibali. Ma il loro capo, più informato, disse loro: la carne di quest’uomo bianco non è commestibile poiché egli fuma, beve e mangia come un maiale. Procura infezione. Bisogna anzitutto purificarlo prima di mangiarlo, sottoponendolo a un regime esclusivo di piante dolci, anche la sua carne sarà dolce e si potrà mangiarla con gusto. Fu nutrito parecchie settimane di nient’altro che di piante dolci per disintossicarlo dopo di che se ne nutrirono!
I cacciatori dell’orso sanno che la carne è infetta prima dell’ibernazione poiché si è rimpinzato di cibo. Essi non lo cacciano mai in quel momento, ma preferiscono attendere che abbia ibernato. La sua carne allora è dolce e pura.

Artritismo, raffreddori.

Con un breve soggiorno di una settimana con un piccolo digiuno di quattro giorni e all’aver appreso a nutrirsi meglio, una signora si era liberata dei dolori artritici che provava nelle anche sono scomparsi dai primi giorni e al 6° giorno di soggiorno, non sentiva dolori in fondo alla colonna vertebrale.

Le riserve.

E’ un fatto che tutti i bambini digiunano più facilmente e senza avere crisi gravi come gli adulti, poiché le loro riserve sono ancora equilibrate. Mosséri ha fatto digiunare bambini fino a 20 giorni col più grande beneficio. Certuni non potevano più camminare sui loro piedi, ma a quattro zampe come gli animali. I bambini possono digiunare molto più a lungo, ma lui non ha il coraggio di farlo. Fino a 10 anni, essi sono in generale accompagnati dai loro genitori. Tra i 10 e i 14 anni, essi conservano un contatto giornaliero per telefono coi loro genitori.
Queste riserve nel corpo devono comprendere degli elementi di tutte le specie: grassi, vitamine, sali minerali, acqua, ecc. Esse devono essere equilibrate. Così, se un soggetto possiede delle riserve abbondanti di grassi, e poche vitamine, l’eliminazione del grasso si farà male e lentamente. Quando si mangiano alimenti cotti e malsani si accumula il grasso che si elimina difficilmente per mancanza di vitamine sufficienti. E’ l’uomo fittizio di Hovanessian: colui che pesa 80 kg ma che in realtà non pesa che 40 kg. Quando si mangiano alimenti crudi e specifici alla specie umana e li si digerisce, con la fame acuta si nutre il vero uomo e si formano delle riserve equilibrate.
Il latte non contiene ferro. E’ quello che le analisi hanno rivelato. Ma allora un neonato come può sussistere senza ferro fino allo svezzamento per 2 o 3 anni? La natura ha immagazzinato nel fegato del neonato riserve di ferro che saranno sufficienti al bambino per parecchi anni. Si consiglia frequentemente di mangiare il fegato di vitello e non il fegato della vacca, poiché il fegato del vitello contiene riserve considerevoli di ferro. Gli anemici così consigliati non otterranno risultati, poiché è una questione di assimilazione piuttosto che una questione di carenza.
Quelli che hanno le riserve più squilibrate sono coloro che hanno seguito il regime della "macrobiotica" per parecchi anni e alla lettera. E’ un regime soprattutto cotto e carente in vitamine. Questi soggetti non possono digiunare a lungo senza passare allo stadio dell’agonia.
Così, quando si mangiano alimenti malsani o cotti, si può guadagnare peso, ma è carne cattiva, tossine, acqua di ritenzione. Questi alimenti sono forse digeriti, e messi in riserva, ma non assimilati. I magri non li digeriscono nemmeno. Passano nelle loro feci.
E’ così che certi obesi hanno una così grande difficoltà a dimagrire poiché il grasso richiede delle vitamine per essere ossidato.

L’asma.

Una signora aveva sofferto di asma, senza mai essere riuscita a curarla completamente. Conosciuto il signor Mosséri, aveva gettato tutti i suoi medicinali, e dopo un digiuno di 21 giorni, ripartiva completamente guarita dalla mia asma.
Questa signora aveva digiunato senza storia e senza crisi, col sorriso. Non capita spesso per casi del medesimo genere. Abitualmente, gli asmatici hanno delle violente crisi di asma durante il digiuno e le sopportano più o meno bene, senza medicinali né palliativi. Mosséri aveva cercato un mezzo non chimico per palliare queste crisi durante il digiuno, ma non aveva trovato niente. Anche l’agopuntura, la chiropratica, ecc. erano senza effetto.

Mal di testa, fegato, stomaco, stanchezza.

Quantunque disponesse solo di 10 giorni, con mio grande rammarico, aveva ottenuto degli ottimi risultati, sul piano della salute, ma anche quello di imparare a nutrirmi. Aveva paura del digiuno, ma poi si è accorta dei suoi benefici e ha rinunciato a tutti i suoi medicinali. Arrivando, soffriva di fegato, di stomaco, di violenti mal di testa, grande stanchezza. Alcuni mesi prima, aveva subito un grave intervento chirurgico, in seguito aveva preso del cortisone.
Lasciò la Casa di Cura in piena forma, col sorriso, ma anche con delle buone risoluzioni per continuare un’igiene alimentare che è necessaria e che è alla base di tutto.
Durante i primi 4 giorni di digiuno questa signora ebbe una forte crisi: dolori forti ai reni giorno e notte. Il 5° giorno i dolori si attenuarono a poco a poco. I suoi mal di testa scomparvero per sempre dopo questo digiuno. Era all’incirca sulla cinquantina e aveva subito isterectomia totale.

Ristabilimento spettacolare di un malato mentale.

Un uomo di 48 anni era ansioso fin da giovane e a 30 anni ebbe una cistite. Il medico gli diagnosticò un probabile rene tubercoloso e pronosticò la morte entro sei mesi se non fosse operato subito, ma la cognata che lavorava alle analisi del sangue gli assicurò che non aveva alcun microbo della tubercolosi. Un altro medico lo imbottì di antibiotici per curargli la febbre alta.
Un mese più tardi, il suo stato migliorò, ma non appena gli antibiotici furono interrotti, la febbre ricominciò e la cistite lo faceva enormemente soffrire.
Questa prima cistite influenzale durò 3 mesi. In quel tempo pesava 52 chili per un’altezza di 1,68 m e dopo 3 mesi di influenza, divenne magrissimo e indebolito. Il lavoro lo attendeva d’altra parte e bisognava ben rimettersi. Poi ogni pochi mesi una nuova cistite o stati di depressione.
I tranquillanti gli procuravano benessere, ma appena li smetteva stava da capo. Tentò un suicidio, poiché perfino la moglie stentava a comprenderlo. Venne ricoverato in un ospedale in cui si accettavano tutti: persone in cura disintossicante, vecchi e pazzi. Gli furono somministrati dei medicinali.
Riprese speranza, ma un giorno, vide un altro malato in cura di disintossicazione alcolica alloggiato nella medesima stanza, abbandonato, solo, torcersi per terra senza che nessuno se ne occupasse. Si impaurì e ritornò a casa. Gli fu raccomandato un altro medico specialista di malattie nervose. Andò a trovarlo e gli fu promesso che non avrebbe sofferto mai più così. Altri tranquillanti.
A forza di pazienza e di amore, la moglie riuscì a fargli riprendere fiducia. Anche a lui sembrò che i medicinali gli facessero bene. Si rimise e la sua ansietà scomparve un poco, ma alla minima contrarietà, ricadeva poiché non aveva più la volontà per affrontare la vita. Il medico ammise il suo scacco completo. Il malato non era più capace di fare il suo lavoro e in capo a mezz’ora, ritornò a casa disperato. Fu preso per un fannullone.
Era ripieno e gonfiato dai medicinali, non prendeva parte a niente, non si interessava più a niente. La moglie fu tentata di farla finita con la vita, tutti e due insieme. Poi seppero di un prete che era guarito col digiuno, che fece loro capire che se la cura è radicale, è molto dura, che poi è necessario cambiare il suo modo di vivere, non fumare più, né bere alcol, né caffè, né prendere mai più i medicinali, nutrirsi in maniera sana, poi lo lasciò alle sue proprie responsabilità. Ciò nonostante il malato non esitò a sottoporsi alla cura del digiuno. La moglie lo accompagnò e si sottopose anche lei al digiuno, visto che era in sovrappeso.
Per il marito, i 4 primi giorni di digiuno passarono senza incidenti. Non risentì assolutamente niente in questo inizio benché avesse smesso di fumare, di mangiare e interrotto tutti i medicinali.
Poi il marito cominciò le crisi di nervosismo e a parlare senza interruzione. Era incosciente di ciò che diceva e aggressivo verso il suo capo servizio. Inoltre il suo corpo era elettrizzato e si gettava letteralmente da un lato all’altro del letto senza interrompere per ore, tutta la serata e tutta la notte seguente senza riposo né intervallo.
In breve, dopo alcune ore di delirio, il marito si addormentò un poco, ma al risveglio il mattino, una nuova crisi simile ricominciò. Si mise a cantare a squarciagola e faceva molto chiasso. Il signor Mosséri gli diede da bere allora del succo di una mezz’arancia per attenuare la crisi che si è subito calmata. Fu rimesso a letto ed egli si addormentò per 30 ore di fila in un bagno di traspirazione. Urinava pochissimo, un’urina tutta bruna. Gli fu data acqua ogni ora poiché bisognava evitare una ritenzione d’urina.
Dopo queste 30 ore di sonno riparatore, mio marito si risvegliò come da un sonno profondo, ma stordito e senza alcuna memoria. Parecchi giorni passarono prima che egli cominciasse a ricordarsi di tutto ciò che lo concerneva, senza alcun riflesso anormale. Era stato talmente scompigliato dall’eliminazione massiccia dei medicinali che solo a poco a poco la sua memoria ritornò.
Poi soffrì di un tremore interno che è andato diminuendo. Ne era inquieto, ma ciò finalmente passò. Il signor Mosséri lo fece digiunare ancora una quindicina di giorni, ma dopo 13 giorni la vera fame ritornò con una lingua pulita, un alito fresco. Mangiava frutti, ma la sua debolezza era grande a causa dell’energia consumata durante le crisi.
Così, quando il suo corpo lavorava per evacuare le prime feci dopo il digiuno, un altro genere di crisi si manifestò. E’ andato tre volte di corpo abbondantemente e ciò l’aveva talmente stancato, che ne restò incosciente di nuovo per 3 giorni, paralizzato nella parola.
Fu necessario semplicemente attendere un certo tempo di riposo perché il corpo potesse recuperare le sue energie e ritrovare la parola. In breve, dopo questi 3 giorni recuperò il suo stato completamente normale e si potette pensare al ritorno. Erano 5 settimane che l’uomo ha saputo fare a meno dei tranquillanti.
Mosséri aveva detto loro che non avevano percorso che la metà della strada, che bisognava apprendere a nutrirsi sanamente e che forse un solo digiuno non sarebbe stato sufficiente per ripulire 17 anni di malattia: il marito era interamente d’accordo a sopprimere i medicinali.
La moglie si mise a mangiare lo yogurt con dei frutti tutti i giorni a mezzogiorno e poi molti ortaggi la sera. Gustava gli alimenti più di prima e non si sentì più così pesante dopo i pasti. Digeriva molto bene e senza mal di testa. Il marito che non amava i frutti incontrò più difficoltà. Gli occorrevano 2 pasti di ortaggi al giorno ed egli amava la diversità, mangiando sempre di buon appetito pane, formaggio e uova, un poco troppo. Le combinazioni alimentari furono dimenticate un poco all’inizio e ciò gli provocò molto nervosismo, perché il digiuno non aveva potuto essere abbastanza lungo da eliminare tutte le tossine. Ne occorreva almeno un altro poiché certamente soffriva anche di reumatismo, ma per mancanza di posto nella Casa di Cura in quel momento, il malato decise di digiunare a casa propria.
Digiunò 23 giorni ed ebbe diversi piccoli malesseri, cioè insonnie, gambe nervose e a momenti molto pesanti, nausee soprattutto all’inizio del digiuno. Sono soprattutto le gambe che lo facevano soffrire e il suo nervosismo aumentava senza interruzione. Fortunatamente, reso debole dal digiuno, le sue collere non potevano essere troppo violente. Infine, il 21° giorno, ebbe una fortissima crisi di lacrime, si rese conto che egli non viveva normalmente, il suo nervosismo e la sua aggressività scomparvero.
Due giorni dopo, ebbe la vera fame e interruppe il digiuno esattamente come il signor Mosséri con succo di limone, appena 30 gocce in un mezzo litro tutte le mattine. Durante la giornata, arancia, poi frutta intera, poi ortaggi. Una settimana dopo, andava di corpo senza problemi.
Tuttavia, commise alcuni errori alimentari nelle quantità, mangiando troppo, ed ebbe disturbi digestivi. Dovette allora rendersi conto che bisognava essere più saggio e tutto tornò in ordine, ma la sua schiena lo faceva soffrire sempre di più perché aveva una gamba più corta dell’altra, secondo i medici: Lo si inviò all’ospedale per fare una ginnastica speciale e poi il male partiva e riveniva ogni tanto.
In seguito, si mise ad apprezzare le passeggiate a piedi nei boschi, ma si accorse che dopo una mezz’ora di marcia, il suo mal di schiena si faceva sempre più forte. Non c’era più modo di lavorare, di fare lavori saltuari, di fare nulla, perfino restando seduto. Soffriva così sempre più di pesantezze nelle gambe, come un cerchio che lo stringesse all’altezza del ginocchio.
Il signor Mosséri confermò loro che l’uomo aveva dei reumatismi e consigliò di sopprimere il pane, i cereali per due mesi, dopo di che si sarebbe visto.
Ma il male non faceva che aumentare ed egli gli consigliò un terzo digiuno che forse sarebbe il più lungo dei tre, ma che era necessario. Leggendo e riflettendo sulla questione, i due coniugi compresero, che vi è una grande varietà di reumatismi, ma il reumatismo generalmente consiste in cristalli formati dall’acidità i quali si infiltrano a poco a poco nelle grandi articolazioni e nei muscoli.
Ma le gambe pesanti, era una questione di circolazione sanguigna abbastanza grave. Egli rischiava un’operazione nelle arterie o delle ulcere o delle varici.
Essi si erano potuti formare in seguito ad uno squilibrio della digestione, cioè a un’acidità che forma dei cristalli. Infatti soffriva da molto tempo di un eccesso di acidità stomacale e prendeva sempre del bicarbonato di sodio o della polvere di witt. Un poco di eredità entrava in gioco. Per il resto provvedeva il padre che amava troppo bere, mentre sua madre era una donna possessiva.
Aveva passato tutta la sua giovinezza nel timore delle dispute dei genitori e nel timore di dispiacere loro, poiché non arrivava a soddisfare la loro ambizione. Una certa saturazione di questa acidità nel corpo scatenava una crisi di eliminazione, ma le cure subite impedivano questa eliminazione e i cristalli si erano formati a poco a poco per andare ad alloggiare nelle articolazioni della colonna vertebrale e in quelle delle anche. Era il reumatismo.
Dunque digiunò 42 giorni di cui 24 giorni di digiuno integrale all’acqua del rubinetto.
Il 25° giorno, l’urina diventa più chiara e gli si diede pochissimo succo di carote (una cucchiaiata da minestra in un litro d’acqua) che gli rivoltò lo stomaco (nausee) acido nello stomaco, molto mal di schiena soprattutto la notte, le crisi di eliminazione si susseguirono. Il 27° giorno, il succo di limone (stessa dose) rimpiazzò il succo di carote. L’acidità scomparve nello stomaco e la fame ritornò fortemente a momenti.
Il 28° giorno a sera una mezza arancia (apporto di vitamine per attivare l’eliminazione). Sempre molto mal di schiena. Il 29° giorno, il mal di schiena più distanziato. La sera una piccolissima arancia. Il 30° giorno lo stesso. Il 31° giorno fitte violente alle vertebre e alle anche, urina scura. Il 32° giorno lo stesso. Il 33° giorno notte calma. Il 34° giorno sempre succo di limone e una piccola arancia la sera. crisi fortissima la notte nelle vertebre e nelle anche.
Niente più dolori nelle gambe da parecchi giorni. Il 35° giorno calma senza dolori, dormito bene la notte, molta fame. Il 36° giorno stesso regime, giornata calma senza dolori, ma verso le 19 sensazione di bruciore al cuoio capelluto molto forte su una placca nella schiena, in basso della montatura, lungo tutta la colonna vertebrale fino al coccige. Molta fame la notte, una seconda piccola arancia. Seduto sul bordo del letto alle 6 del mattino, sensazione molto forte di bruciore al cuoio capelluto e ronzio nelle orecchie.
Il 37° giorno senza cambiamento, salvo che la fame diventò incontenibile alle 3 del mattino: 2 piccole arance. Dieci minuti dopo fortissimi dolori alla schiena e alle anche. Il 39° giorno, fame incontenibile alle 11 del mattino, assunzione di crudezze, poiché troppi frutti rischiano di arrestare l’eliminazione per eccesso di zucchero. La notte fu calma, buon sonno, leggere sensibilità in tutte le parti precedentemente dolorose. Il 40° crudezze a mezzogiorno e alle 18. Urina molto scura il mattino, schiena indolenzita, ma notte calma.
Il 41° giorno, crudezze una volta il giorno per non ostacolare l’eliminazione. Non soffriva più di niente, nessun dolore. Nel pomeriggio, si sentì più forte, ebbe voglia di alzarsi e di sedere alla finestra al sole. Non dimagriva più da 3 giorni e sentiva un benessere. Il colorito era chiaro, gli occhi brillanti. Dormiva molto bene la notte, aveva molta fame, la lingua era quasi pulita, un alito fresco.
Il 42° giorno, il signor Mosséri interruppe il digiuno alle 11 con una pera, 2 pomodori. Alcune crudezze alle 15, ortaggi cotti alle 18. La schiena era come contusa a momenti, ma egli dormiva molto bene la notte. La fame era continua, ma bisognava non mangiare troppo per eliminare il piccolo rimasuglio. Ne aveva probabilmente per 4 o 5 settimane prima di essere completamente guarito. Pesava 46 chili, dunque molto magro. Aveva male dovunque, coricato nel suo letto, ma aveva un buon colore ed era in piena forma moralmente.
Questo caso straordinario era stato diagnosticato dalla medicina come un paranoico incurabile. Le crisi sopraggiunte in occasione del suo primo digiuno non si sono più riprodotte. Di ritorno a casa dopo quel primo digiuno le persone della sua cerchia erano sorprese del cambiamento mentale che avevano notato in lui.
Il ritorno della fame si è prodotto in lui verso il 20° giorno per tutti i digiuni intrapresi, non che lui fosse disintossicato, con tutti i medicinali e il caffè, il tabacco, ecc. ma perché le sue riserve essenziali (vitamine, minerali, ecc.) erano sicuramente esaurite. Ecco perché il 3° digiuno fu seguito da un semidigiuno o piuttosto da un digiuno attenuato con l’assunzione di una piccola arancia al giorno. Questione di fornirgli un poco di vitamine naturali, senza con ciò deviare troppe energie verso gli organi digestivi, ciò che avrebbe frenato considerevolmente l’eliminazione in corso.

In seguito la moglie comunicò a Mosséri che il marito aveva ripreso il lavoro che aveva dovuto lasciare da 10 anni a causa della malattia, si sentiva benissimo e aveva voluto un lavoro di responsabilità, nell’officina, piuttosto che un lavoro amministrativo e che i suoi colleghi, che prima lo consideravano un fannullone, erano meravigliati. Inoltre inviò a Mosséri tre certificati del medico di famiglia nei quali si dichiarava che l’interessato era affetto da una nevrosi d’angoscia grave e cronica ed era stato curato per 10 anni con numerose terapie sedative e ansiolitiche con risultati transitori o mediocri e non si era mai ottenuta la guarigione, che la malattia giustificava un trattamento col digiuno in ambiente specializzato, dove, infatti, si era ottenuto un rimarchevole miglioramento per mezzo di tre digiuni successivi nell’arco di 16 mesi.

Due casi speciali con ritorno rapido della fame.

Una signora di circa 40 anni soffriva di asma da lunghissimi anni e aveva ingurgitato medicinali in abbondanza e per lungo tempo. Il suo digiuno di 20 giorni circa era passato senza problemi. Al 20° giorno, lei sentì una fame tenace alla quale resisté per parecchi giorni. Il suo alito era pulito e senza odore. Durante tutto il digiuno la sua lingua era rosa. Lei assicurò di non aver mai abusato del cibo, mai fumato, né preso del caffè, ecc.
Il digiuno fu attenuato diluendo l’acqua da bere con un dito o due di succo di carote, poi si raddoppiò il succo, ma non si manifestò alcun’eliminazione. I 20 giorni di digiuno, preceduti da 15 giorni di preparazione, erano bastati per disintossicarla totalmente dai suoi medicinali, mentre non sarebbero stati sufficienti se essa avesse abusato del cibo durante tutta la sua vita. Inoltre, i calmanti prescritti agli asmatici sono talmente nocivi che finiscono per danneggiare il cuore in numerosi casi.
Un’altra signora di 65 anni, sobria e frugale, sofferente di un poco di reumatismo e di stanchezza permanente, ma non prendeva medicinali. In capo a 7 giorni di digiuno, le sue urine divennero chiare, la sua lingua pulita e il suo alito dolce. A forza di farle domande, mi indicò tuttavia che le sue urine avevano ancora cattivo odore. Era il solo segno esteriore della sua eliminazione.
Il meccanismo di ritorno della fame mi sembra guastato in molte persone. La fame non appare, perfino quando il peso scende a 30 chili o anche a 25! O altrimenti, è una falsa fame con tutti i sintomi patologici: mal di testa, nausee, crampi, malesseri, ecc. Ma una fame autentica accompagna talvolta un’eliminazione intensa! E che diventa ancora più intensa se la si soddisfa pochissimo con gli alimenti meno concentrati e meno zuccherati, come gli ortaggi crudi.

Altri casi mentali.

Una signorina di 39 anni sofferente di paranoia e di sovreccitazione mentale parlava rapidissimamente e senza interruzione, saltando da un argomento all’altro continuamente senza aver esaurito il primo e perdendo tutto il tempo il filo delle sue idee. Digiunò per 36 giorni e le due o tre prime settimane passarono benissimo, ma in seguito il suo nervosismo ritornò fortemente. Non più di 15 giorni circa di digiuno, secondo il caso (gli obesi sicuramente di più), seguiti da 6 mesi a un anno di regime stretto senza protidi concentrati. Nient’altro che frutti acquosi poco acidi, ortaggi crudi e a metà cotti, radici crude o semi-cotte.
Può darsi che alla lunga i suoi centri nervosi finiranno col normalizzarsi con una migliore nutrizione senza stimolazione.
Un altro caso mentale aveva digiunato per 33 giorni e cominciò una crisi nervosa di violenze dovuta sicuramente a una troppo forte eliminazione. Il digiuno fu interrotto subito. Queste crisi mentali violente sono dei segni di eliminazione intensa, ma le nostre istituzioni non sono attrezzate per ricevere tali malati, né per curarli convenientemente: occorrono infermieri specializzati per i casi mentali.
Un’altra vecchia signora molto magra ha avuto una crisi mentale violenta dopo solamente 3 giorni di digiuno. Il dimagrimento sembra essere una controindicazione al digiuno nei casi mentali. Le crisi possono prendere la piega di un flusso di parole ininterrotte, di agitazione nervosa e fisica, ecc. Gli obesi potranno sicuramente digiunare 3 o 4 settimane, i magri meno, e i molto magri per nulla. Questo per i casi mentali pronunciati e avanzati. Le semplici depressioni nervose non entrano in questo quadro. Per questa vecchia signora di 70 anni, la sola alternativa è stata di inviarla all’ospedale in cui fu calmata con l’aiuto di tranquillanti più o meno forti. Altrimenti, sarebbero occorsi 2 infermieri specializzati e muscolosi per sorvegliarla, poi altri per rimpiazzarli giorno e notte. Inoltre i suoi scatti di voce rischiano di seminare il panico dovunque.
Un ingegnere orticolo di 46 anni soffriva di epilessia e di instabilità mentale. Al 52° giorno di digiuno, ebbe una crisi mentale violenta, parlando a voce altissima senza interruzione, il flusso di parole era inintelligibile, ne voleva al suo padrone, aveva dei rimorsi poiché aveva rifiutato di diventare prete su consiglio della Chiesa quando era giovane, parlava del Papa, ecc. Non riconosceva nessuno e si faceva i bisogni addosso. Rifiutava di bere nonostante un calore intenso (era giugno o maggio, ma lo si forzò a bere legandolo. In capo a 3 giorni, dormì 36 ore di fila e si rimise a poco a poco in 2 giorni. Non si ricordò di niente. Queste crisi mentali coincisero con un’eliminazione epatica intensa (dolori al fegato, urine scure, ecc.). L’ondata delle tossine nel sangue disturba il sistema nervoso finché dura questa eliminazione violenta. Si può attenuarla un poco con l’assunzione di acqua in quantità.

Tumore alla gola, ulcere nell’esofago e fegato malato.

Un giovane era in perfetta salute, molto sportivo. Consumava dei pasti molto abbondanti. Stava bene. Tutte le sue attività funzionavano al meglio. E ignorava perfino il nome del naturismo, a maggior ragione dell’igienismo.
Beveva da 1 a 2 litri di latte il giorno. Mangiava da ½ a una scatola intera di camembert a pasto. Quando mangiava banane, erano decine…parecchi spicchi d’aglio a pasto… parecchie uova il giorno. Ma dalla fine di giugno 1975, si sentiva in cattiva salute.: digestioni cattive, mali di testa per parecchi mesi, perdita di peso, disagio alla gola, il dolore aumentava sempre più: raggi allo stomaco rivelarono infiammazione dello stomaco e ulcerazione dell’esofago. Regime da consumare con bismuto, punture, tristemente seguito per un mese senza risultati. Di nuovo esami clinici che confermavano i risultati dei precedenti. Scoprì allora un libro sul digiuno e gli parve molto razionale. Digiunò 42 giorni presso Mosséri e tutti i suoi disturbi scomparvero
Il tumore alla gola che lo disturbava inghiottendo era così scomparso alla fine del digiuno mentre esso persisteva ancora al 35° giorno del digiuno. Più nessun fastidio inghiottendo saliva o cibo. D’altra parte, i bruciori nello stomaco erano anch’essi scomparsi: erano i segni di numerose ulcerazioni lungo tutto questo tubo. Anche il dolore epatico che era costante per sei mesi prima della cura del digiuno scomparve

Egli ha perso in 42 giorni di digiuno circa 18 chili e non ne ha ripreso che uno solo in 4 settimane di rialimentazione progressiva. Tra alcuni mesi, avrà ripreso tutto il suo peso, soprattutto quando avrà ripreso le sue attività.
Un mese dopo aver interrotto il digiuno il suo regime era il seguente:
Mattino:
Ore 11:
Ore 17 1/2 Un’insalatiera piena di lattuga
Un’insalatiera piena di crudezze (carote, finocchio, cetriolo, scorzonera, fave verdi con i baccelli, ecc.)
600 gr. di ortaggi cotti appena 7 minuti in un bicchiere d’acqua (semicottura)
10 datteri o altri
I frutti acidi sono stati momentaneamente esclusi, poiché l’esofago non è interamente cicatrizzato. Egli vi sente d’altronde ancora, non dei bruciori come prima, ma una certa irritazione leggera e diffusa. Il ristabilimento totale non sarà effettivo che fra parecchie settimane.

Mali di testa.

Un vecchio combattente del 39-45, sei mesi nelle prigioni della Gestapo, tre anni nei campi di lavoro soffriva sempre di terribili emicranie accompagnate da disturbi digestivi che gli rendevano spaventevoli certi giorni.
Bisogna avere conosciuto questo male in corso di crisi di eliminazione che si chiama correntemente "crisi di fegato" con nausee e vomiti in cui non si ha niente da vomitare, per comprendere lo stato di prostrazione in cui vi conducono queste sofferenze spesso non considerate.
Io ho fatto parecchi digiuni di cui uno di 28 giorni, con 21 giorni di digiuno integrale, 4 giorni di dieta di frutta e 3 giorni di rialimentazione. Questo digiuno è stato condotto con un metodo diverso da quello del signor Mosséri con l’igienismo. Consisteva in trattamenti annessi diversi e, soprattutto, in purghe ogni 3 giorni.
Non lo dice esplicitamente ma, evidentemente, i risultati non erano durevoli, altrimenti non sarebbe andato da Mosséri, dal quale fece un digiuno integrale di 10 giorni solamente con 6 giorni di rialimentazione. Pesava all’arrivo 57 kg per 1,74 m. Era dimagrito dunque di 6,500 kg. e intendeva riposare l’apparato digestivo nella speranza di riprendere un peso più vicino al normale e migliorare questo stato di emicrania che lo ossessionava.
Ebbe, come al solito, la crisi che durò 3 giorni. Poi, il 4° giorno essa scomparve completamente senza lasciare, fin qui, alcuna traccia!
Sembra dunque, nettamente, che il metodo dolce del signor Mosséri secondo l’igienismo, senza purghe, senza clisteri, senza trattamenti annessi, che consiste nel lasciar fare la natura, sia superiore, da questo punto di vista, al metodo citato sopra, stancante e penoso.
Per quelli ai quali l’argomento interessa, poteva certificare che, ritornando ogni anno in Africa Nera per 2 periodi da 2 a 3 mesi, passava questi periodi interamente senza alcun chinino, né nivachina, e questo, da 4 anni.
Mosséri ha avuto l’occasione di far digiunare parecchie persone che soffrivano di emicrania e che avevano digiunato precedentemente senza risultato malgrado o piuttosto a causa delle purghe ripetute. Lui dava una sola purga quando il digiuno superava i 10 giorni. Le purghe non soltanto affaticano l’organismo e di conseguenza frenano l’eliminazione, ma esse raschiano gli intestini dalla loro flora intestinale preziosa, il che permette l’infiltrazione nel sangue dei veleni, rifiuti, materie putride, ecc. contenute negli intestini. La mucosa intestinale rappresenta uno sbarramento che resiste a questa infiltrazione osmotica, ma con delle purghe ripetute, questo sbarramento è spezzato. Il sangue è inquinato e il fegato affaticato per neutralizzare questi veleni. Da qui le terribili emicranie.

L’inanizione, i suoi sintomi.

A volte capita durante il digiuno un indebolimento della vista, - anche al punto di dover abbandonare la lettura - e in qualche caso rarissimo si verifica la visione di due immagini al posto di una sola. Dopo la fine del digiuno la vista torna migliore di quella di prima. Secondo Mosséri, tale indebolimento o il non tollerare la luce del giorno al punto di dover portare gli occhiali scuri anche a letto è un sintomo di inanizione e bisogna interrompere subito il digiuno.


Stanchezza, costipazione.

Una donna soffriva di obesità, di stanchezza fisica e morale a causa della sovralimentazione e all’uso dei lassativi da quattro anni.
Dopo il digiuno, si era sentita rivivere, leggera, digeriva molto bene mangiando poco. Ha interrotto istantaneamente di mangiarsi le unghie, ciò che faceva dall’età di dodici anni. Riteneva che senza questa cura, non avrebbe mai potuto risalire la china sulla quale ero discesa.

74 anni, occhi, stomaco, artrosi, sonno.

Adepto del naturismo da più di venticinque anni, io vedo nella mia cerchia molte persone abusare di medicinali in seguito ad abuso di cibo e di cotture malsane: fritture, ragù. Per guarire fegato e stomaco, esse cercano sempre il medicinale miracolo… che non esiste. E’ un vero circolo vizioso.
Sobrio per natura, di costituzione media, ho subito sei operazioni facciali con tutti i postumi che ciò comporta, mi è stato permesso di superare allegramente la soglia dei settant’anni, senza troppi handicap, salvo l’artrosi, mentre intorno a me, frequentemente partono dei "pezzi d’uomo" da 60 a 65 anni. La maggior parte, vittime della buona tavola e della farmacia.
Un digiuno di 7 giorni gli aveva procurato l’impressione di una rigenerazione. I bruciori di stomaco che mi facevano soffrire erano scomparsi. Tensione degli occhi diminuita. Niente più mosche nere davanti agli occhi. Sonno buono. Fegato decongestionato. Spariti i dolori dell’artrosi.

Il tabacco.

Un uomo ringraziava Mosséri per la cura di riposo e la disintossicazione tabagica efficace.
Il digiuno è il mezzo più radicale per interrompere il tabacco. In capo a 24 ore, si perde la voglia di fumare e non ci si pensa più! Ma quando si smette di fumare senza digiunare, occorre uno sforzo di volontà sovrumano che supera spesso la possibilità dei fumatori che sono tutti schiavi della loro droga.

Parto dopo il digiuno.

Una signora ha avuto una figlia di 3,400 chili dopo un digiuno. Anche la bambina sembra averne beneficiato. E’ molto calma, prende peso regolarmente poppando abbastanza poco. Ha una pelle molto chiara ed è molto ben proporzionata. Piange giusto prima del pasto, il resto del tempo dorme di un sonno molto calmo.
P.S.: Il parto si è effettuato in condizioni ottime. I dolori furono molto più sopportabili del primo bambino. Alle 19, mia moglie era ancora in piedi. Alle 19.30, la bambina era nata!
Rimessa al posto molto rapida dell’utero. Cicatrizzazione molto rapida. Montata del latte abbondante.
Regime: Ortaggi verdi, formaggio o pochissimo grano germogliato. Noci.
Molta insalata verde.
Non ho avuto il tempo di far fotocopiare un esemplare del menù della maternità, ma, credetemi è demenziale.
Un esempio che ho ricordato:
Mezzogiorno: salumi, carne, ortaggi, torte, frutta!
Otto giorni di questo regime e si può immaginare il risultato…"
Il peso di questo bambino è troppo alto. Shelton limita il peso normale di un bimbo igienista a 2,500 kg. ma mai più di 3 chili. Gli animali nascono con la pelle sulle ossa e prendono rapidamente peso. Al contrario, i bambini che nascono troppo grossi per cominciare perdono peso.
I drogati con i tranquillanti e con i sonniferi.
Sembra di capire dal discorso di Mosséri che tali persone dovrebbero essere curate interrompendo di colpo, anziché progressivamente le loro droghe. Ciò però comporta crisi depressive che rendono il malato molto fastidioso per altri pazienti e inclini anche al suicidio. Pertanto, occorrerebbero delle case igieniste specializzate - munite di inferriate alle finestre e senza oggetti appuntiti alla portata dei malati - ad accogliere esclusivamente i drogati con i tranquillanti e i sonniferi e dotate di personale specializzato in quantità per sorvegliarli in continuazione e il ricorso alla camicia di forza.
Inoltre, quando questi soggetti drogati cominciano un digiuno, bisogna badare che essi non dimagriscano troppo, poiché la mancanza di grassi può provocare presso di loro delle crisi mentali violente. Dunque, chi è troppo magro dall’inizio non sopporterà 3 giorni di digiuno, mentre altri più grassi possono digiunare 20 o 30 giorni prima di manifestare crisi violente che è sempre preferibile evitare.

Prostata e poliartrite (blocco).

Un umo soffriva di prostata e poliartrite e gli era stato diagnosticato un cancro alla prostata. Fece un soggiorno in una casa naturopatica diretta da un medico, che non gli permise di digiunare. In seguito si era affidato a una clinica naturopatica in cui gli è stata prescritta una medicazione composta di rimedi omeopatici di oligo-elementi e di Serocytolel, la diatermia e applicazione di fanghi (assolutamente inutili. A. M.), senza che ottenesse miglioramenti. Un altro medico gli aveva prescritto il cortisone per questa poliartrite, ma lui non l’ha toccato.
Aveva subìto attualmente delle sedute di kinesiterapia che non sembrano migliorare la situazione. (Esse sono piuttosto nocive poiché la natura richiede il riposo delle articolazioni affette e non il loro affaticamento. Anche i massaggi sono inutili. A. M.)
Questo signore digiunò sotto sorveglianza 30 giorni senza problemi. Il suo non era un cancro. I sintomi prostatici scomparvero. Il blocco delle membra migliorò del 50%. Un secondo digiuno era necessario per terminare la disintossicazione e ottenere il ristabilimento totale. Mosséri sapeva dall’inizio che egli non aveva un cancro, poiché nulla nel suo passato lo indicava. Altrimenti, il digiuno non avrebbe avuto alcun effetto e avrebbe forse aggravato il suo stato.

Cancro della pelle.

Una lesione apparve nella tempia di questo caso parecchi mesi fa. Una biopsia fu effettuata e il cancro della pelle fu confermato. Secondo il soggetto, questo cancro sarebbe causato dal petrolio che egli trasportava col suo camion tutto l’anno. Ma noi pensiamo piuttosto che la causa risiedesse nei 100 g. di noci che egli mangiava tutti i giorni secondo le indicazioni di Shelton.
Un digiuno di 18 giorni fu iniziato senza risultato. Un secondo digiuno di 27 giorni fu fatto dopo 6 mesi. Gli sgocciolamenti di pus si interruppero, la lesione si cicatrizzò quasi totalmente. Il cancro è sempre un’infezione e l’infezione è sempre causata dai protidi. Questi ultimi furono dunque soppressi dal suo menù.

Magrezza e stanchezza.

Un giovane di 24 anni era magro e stanco. Nel 1975, in seguito ad una brutta angina, curata con gli antibiotici, e a parecchie stanchezze successive (stages, trasferte), aveva perduto 7 kg. dai 63 kg. per un’altezza di 1,76 m. Decisi allora di venire all’igienismo, seguendo l’esempio recente di un compagno che mi faceva parte delle sue idee. Malgrado ciò, io continuai a perdere peso, affetto da preoccupazioni professionali e dalle condizioni di vita a Parigi, e soprattutto ero diventato maniaco del mio modo di mangiare. Dopo aver provato tutto, compreso il culturismo, digiunò 9 giorni da Mosséri.
Perse altri 5,7 kg. La ripresa si farà lentamente. Non ha risentito praticamente alcun malessere, salvo alcuni gas certe mattine e i dolori alla schiena, dovuti alla magrezza. Ho eliminato poco, le sue forze sono diminuite durante il digiuno, ma sono aumentate rapidamente durante la ripresa, soprattutto il primo giorno.
Alla fine del mio soggiorno, mi accorse veramente dei benefici del digiuno: mi sentì allegro, disteso, il suo gusto e il suo odorato si erano rinnovati, le sue idee erano diventate chiare e digeriva perfettamente.

Fegato malato, ulcera ed eczema.

Due affezioni: epatite cronica attiva e ulcera del bulbo, trattate senza successo successivamente ad Algeri e a Parigi. L’ultima situazione (15 giugno 1976 a Cochin) ha anche rivelato la presenza di uno stato di pre-cirrosi.
Dopo un digiuno di 35 giorni, sentì la sua ulcera completamente scomparsa e cosa assolutamente incredibile, dal momento che la sua crisi di eliminazione è cominciata (verso il 15° giorno), sentì nettamente il suo fegato rivivere. Sensibile inizialmente, congestionato in seguito e infine ritornato al volume normale.
Aveva un eczema della verga che si trascinava da 3 mesi; scomparve il 5° giorno di digiuno.

Fibroma e miopia.

Doveva essere operata in settembre di un fibroma senza dubbio vecchio e che provocava delle perdite bianche in quantità enorme. Scettica, scelsi comunque di provare il digiuno.
Diagnosi del medico ginecologo al mio arrivo: utero molto duro, fibroma della grandezza di un’arancia.
Diagnosi dopo 12 giorni di digiuno e 3 giorni di ripresa alimentare: utero sciolto, del tutto normale, fibroma ridotto alla grandezza di una ciliegia!
Parallelamente, gli occhi sono molto malati. Il fondo dell’occhio è distrutto. Attualmente, ha ripreso 2/10 in ciascun occhio… il resto verrà forse se si costringe a un digiuno più lungo.

Sinusite grave, ulcere degli occhi, herpes della cornea.

Sono venuta dal signor Mosséri il 16 agosto 1976. Ho digiunato 14 giorni. Ho 53 anni.
Soffriva da sempre di sinusite grave. Lo scolo di pus avveniva il più spesso attraverso gli occhi, determinando un’ulcera, poi numerosi herpes della cornea.
D’altra parte, la sua digestione era molto cattiva. 16 anni fa, non potevo mangiare più niente ed ero sempre stanca. Aveva allora cercato un regime che potesse convenirle. Numerosi tentativi "Vita chiara", "Macrobiotica" erano stati dei mezzi fallimenti.
Durante 14 giorni di digiuno, perse 9,5 kg. al 5° giorno, la pulizia dei seni si era prodotta. Era facile percepire tutte le regioni pulite. Il pus evacuato fu nerastro, poi parecchi giorni più tardi, giallo. In seguito, lo scolo si inaridì e i dolori della testa scomparirono.
Quanto alle sue noie digestive, la causa reale ne apparve molto chiara il 6° giorno nella notte. Dolori molto violenti alla nuca furono seguiti da leggeri dolori al fegato, poi un fiotto di bile terminato realmente al 6° giorno della ripresa alimentare. Durante tutto questo tempo, ebbe nella bocca un gusto dolciastro, talvolta alcolico.
A fianco a questi 3 avvenimenti importanti, ha riprovato una cistite vecchia di 33 anni: un piccolo bruciore, un’evacuazione di membrane (la vecchia cicatrice senza dubbio) poi fu finita. A qualche ora da lì, dolore al rene corrispondente poi calore, poi fresco. La cistite era liquidata.
Una seria pulizia fu fatta lungo le vertebre, in particolare al livello d’una scoliosi lombare vecchia di 10 anni e perfettamente corretta in apparenza…
Io considero come molto positivi i risultati ottenuti (intervento chirurgico evitato al livello dei seni).

Ulcera.

Conosceva "l’igienismo" da 10 anni, ma le è occorso il dolore di un’ulcera per andare a digiunare 20 giorni e rendersi conto della rovina nella quale era a poco a poco precipitata insidiosamente.
Ha così, fatto una pulizia di tutta la sporcizia che lei coltivava in sé.
I suoi dolori sono scomparsi.
P.S.: Il termine "Igienismo" è sotto virgolette, poiché il suo regime era come quello di tutti malgrado le sue conoscenze igieniste!

L’opinione di un’infermiera elvetica.

Dopo un soggiorno nella casa igienista si è sentita ancora meglio nella sua pelle. Inoltre non ha più regole da 3 mesi! Attualmente, cerco di continuare ad alimentarmi in modo igienista, ma mi urto spesso col fattore sociale…mangio spesso anche un poco di cereali e di formaggio, ma la maggior parte del tempo mi diletto di frutta e di ortaggi crudi!
Ha dunque assistito al Congresso di medicina naturale, e adesso comprende meglio la posizione di Mosséri in rapporto a quest’ultima. La maggior parte degli oratori continuavano effettivamente a utilizzare i medesimi schemi della medicina tradizionale, con la sola differenza che essi offrivano dei mezzi meno aggressivi per palliare i sintomi… rari erano i casi in cui c’era una rimessa in questione, ricerca delle cause reali.

Artrosi, sinusite.

In seguito ad una caduta, soffriva alla colonna vertebrale. Allorché era stanca, la sua schiena prendeva una posizione voltata.
All’osservazione delle radiografie, il chinesiterapista parlò di artrosi. Una serie di 20 massaggi non diede alcun risultato soddisfacente.
Un professore di yoga le rimise a posto parecchie vertebre e le consigliò di studiare il problema dell’alimentazione.
Riuscì a sopprimere dai suoi pasti: la carne, il pesce, il caffè. Un amico le consigliò di partecipare a conferenze di naturopatia in cui prese coscienza della necessità del digiuno per recuperare la salute.
Ha fatto un digiuno di 21 giorni, più 6 giorni di rialimentazione. Cominciò il digiuno in fiducia. Nella notte del 10° giorno di digiuno, si risvegliò: tutto il suo corpo lavorava intensamente. L’indomani mattina, respirava molto profondamente, una grande calma si produceva in lei. Pulendosi le narici, fu stupefatta da degli ammassi di pus secco che si erano liberati dal seno sinistro.
Fino all’11° giorno del digiuno, era molto in forma, l’eliminazione si produceva lentamente. A partire dal 13° giorno, il fegato reagì, ebbe la nausea ma non arrivò mai a vomitare, ciò che la stancò molto. Grandi placche brune apparse sulla fronte (non inquietarsi, scompariscono in seguito). Aveva molta sete e beveva acqua in grande quantità quantunque essa le paresse cattiva. Il 18° giorno, prese un poco d’acqua limonata e si sentì alleviata. Durante questi 21 giorni di digiuno, non aveva fame e nessun alimento la tentava.
Ha fatto 6 giorni di rialimentazione dopo il digiuno. Il gusto si è molto affinato e ha potuto imparare a nutrirsi sanamente.
Questo digiuno è stato per lei molto benefico. La sua colonna vertebrale si tiene dritta e ne prova un profondo benessere generale.
Quando si riceve un colpo su un seno o si fa una caduta, il luogo colpito è la sede di un tumore benigno o dell’accumulazione di cristalli artritici. Non è il colpo, né la caduta che ne sono la causa poiché se il soggetto non fosse tossiemico nessuna affezione si svilupperebbe. La causa è la tossiemia. Le radiografie non sono di alcuna utilità. I massaggi nemmeno.
Bisogna eliminare la causa. Le rimesse al posto delle vertebre suppongono che siano spostate, ciò che non è quasi mai il caso.

Depressione, insonnia.

A 47 anni, lei soffriva di depressione nervosa, d’insonnia e si drogava per dormire e calmarsi con tranquillanti, sonniferi, sedativi. Fece un tentativo di suicidio e fece un soggiorno in un ospedale psichiatrico.
Suo figlio la condusse da noi per fare una cura. I primi giorni lei ebbe paura di morire di fame e conseguentemente fu alimentata in attesa che prendesse fiducia vedendo gli altri pazienti digiunare. D’altronde, noi domandammo a suo figlio di soggiornare con lei per paura che avesse violente crisi di eliminazione come noi ci attendiamo. Infatti, arrestò i medicinali bruscamente da noi e si alimentò in modo igienista per 3 giorni. In seguito, digiunò 18 giorni e decise di interrompere il digiuno per rientrare.
Durante tale digiuno, si sentì a meraviglia e fece contro il nostro parere delle lunghe marce senza noie. La sua lingua era bianca come la neve e inoltre amara, ciò che denota l’estensione della sua intossicazione organica.
La crisi attesa all’inizio si dichiarò alla rottura del digiuno: nausea, incapacità di marciare, di leggere la sua posta, di scrivere checchessia, la sua vista era perturbata in modo che i suoi occhi sbirciavano, lei non vedeva che poco e da un solo occhio alla volta. Una palla la infastidiva alla gola e un nodo al petto.
A dispetto di tutti questi sintomi, il suo digiuno fu interrotto molto progressivamente con 50 g di pomodoro, tre volte il giorno: mezzogiorno, ore 15 e ore 18. Al 10° giorno, lei si alzò un poco nella sua camera e parlò un poco meglio, ciò che prima non poteva. Le nausee scomparirono e il suo appetito riapparve. Lei riprese il suo sorriso abituale e la speranza rinacque nel suo cuore dopo 30 anni di sofferenze, di droghe e di miserie fisiche.
Se questa donna avesse digiunato senza una sorveglianza competente o avesse digiunato sotto una sorveglianza poco competente, le crisi che lei ha avuto avrebbero spaventato chiunque nel suo ambiente e si sarebbe subito chiamato un medico a consulto. Quest’ultimo, senza alcuna esperienza di digiuno, l’avrebbe rapidamente ospedalizzata con le conseguenze gravi che si conoscono. Quando le crisi prendono una piega così grave come quelle che abbiamo descritto per questa signora, occorre un sorvegliante con una lunghissima esperienza. Infatti, questa signora aveva perso parzialmente durante queste crisi la vista, la parola, la forza di tenersi in piedi, poi riprese a poco a poco tutte le sue facoltà.

…e portava un sacco di cemento.

A 50 anni, egli sembrava come se ne avesse 80 con la sua barba lunga, biancorossa, le sue innumerevole rughe, la sua aria affaticata e il suo sguardo stanco. Le lotte lo avevano usurato prematuramente. Infatti, questo signore svizzero era un istitutore ribelle ai metodi correnti di educazione e di insegnamento. Egli abbandonò così il suo mestiere e partì per l’America a vivere di niente. Egli ritornò parecchi anni dopo a vivere in Francia in autarchia.
Acquistò nel Mezzogiorno un piccolo terreno senza valore e vi costruì con le sue mani, a poco a poco, una casa per alloggiarvi la sua famiglia numerosa. Il terreno fu coltivato ed egli si nutriva dei prodotti della terra senza acquistare niente o quasi. Perfino i suoi abiti, li tesseva lui stesso. Era contrario a tutto ciò che proveniva dalla civiltà, il lusso, il modernismo… I suoi figli non andavano a scuola, ma era lui che li istruiva. In breve, egli andava avanti a forza di nervi e si usurava rapidamente. Nulla di sorprendente che avesse un’ulcera e che fosse invecchiato prima dell’età.
Andò nella Casa di Mosséri e vi digiunò fino al ritorno della fame per 30 giorni. Parecchi mesi più tardi gli scrisse che stava bene e che poteva portare un sacco di 50 chili come un giovanotto,
che il figlio di una sua amica avendo la febbre aveva digiunato a casa per 10 giorni e poi si sentiva benissimo.
Anche due figlie avevano la febbre. L’una ha digiunato 10 giorni e l’altra 7 giorni. Quest’ultima aveva a volte male alle orecchie. Può darsi che essa non fosse guarita del tutto.
La madre del ragazzo ha avuto anch’essa una febbre e ha digiunato 12 giorni. All’inizio andava bene ma poi aveva male alla schiena, a volte alle braccia, alle mani e nelle gambe.
Secondo Mosséri, gli adulti hanno passato più anni a intossicarsi dei ragazzi e allora hanno bisogno di un digiuno più lungo di questi. Ma i ragazzi digiunano con più facilità degli adulti poiché hanno più riserve essenziali.
Inoltre, non è normale che parecchi membri di una medesima famiglia abbiano così spesso delle febbri. Ciò proviene sicuramente dalle noci che è consigliabile di abbandonare.
Infine, è sempre rischioso far digiunare un bambino a casa poiché si rischia che le autorità sottraggano la custodia ai genitori. Anche il fatto di allevare un bambino con un regime semplicemente vegetariano è già valso a un padre o a una madre vegetariani di vedersi sottrarre la custodia a favore del genitore non vegetariano dal giudice. Bisogna usare molta discrezione se non delle astuzie per evitare tali noie.

Depressione nervosa.

Una donna divorziata sordastra viveva sola con un ragazzino sordo. Aveva sofferto orribilmente e moralmente di "depressione nervosa" e questo da 13 anni - con alti e bassi - soggiorni in cliniche psichiatriche, seguiti da ritorni alla vita normale poi da ricadute.
Due anni fa, fece un digiuno di 23 giorni. Fu meravigliata dal risultato. Finalmente riviveva, ma pensava che un cambiamento di vita era più importante di tutto quello che avevo appreso sull’igienismo.
Dopo quel digiuno, lasciò la famiglia per andare a vivere sola in un’altra città. Pensava di non essere mai più depressa e riprese a poco a poco le sue vecchie abitudini alimentari: molto tè, - caffè, - latte, - formaggio. Inoltre, non sapeva riposarsi. Si era assai sovraffaticata (veglie fino a molto tardi).
Subì un intervento chirurgico all’orecchio e allora ricadde nelle depressioni nervose.
Non volle riprendere alcun tranquillante, ma accettò alcuni tonici.
Digiunò 30 giorni, poi un semi-digiuno di una settimana. Solo in capo a 40 giorni risentì un maggior benessere. Non si riconosceva più.
Ora sa che deve prestarsi molta attenzione dal punto di vista alimentare - evitando gli alimenti azotati - e del riposo.

Arterite.

Ha fatto una cura di digiuno dal 3 al 20 novembre e ne era molto soddisfatta. Soffriva enormemente alla gamba sinistra (arterite)) e adesso non le faceva più male per niente. Per di più, si sentiva molto meglio, le sembrava veramente di essere ringiovanita interiormente.

Il digiuno non è sempre la soluzione.

Certuni arrivavano da Mosséri molto magri e non hanno abbastanza riserve per digiunare a lungo. Un giorno o due o tre, può essere una settimana di digiuno bastavano secondo il caso. In seguito, si applicava un regime molto limitato per parecchie settimane che fa perdere ancora peso con questo regime come se digiunassero. Ma in capo ad alcune settimane, essi si stabilizzano. Occorrono loro parecchi mesi per riguadagnare il peso perduto. La loro salute si ristabilisce nel medesimo tempo. Occorre una lunga esperienza per guidare questi casi poiché spesso essi sono disperati.
La maggior parte devono essere guidati come se digiunassero. Così un Belga che soffriva di digestioni difficili, bruciori allo stomaco, fegato congestionato, bronchite cronica, catarri, male alle gambe, edema, stomaco rivoltato, ansietà, debolezza di memoria, mente confusa, sintomo di Raynaud (dita che si intorpidiscono, allo stesso modo la fine della lingua che diventa insensibile), le unghie non crescono più da parecchi mesi, c’è sangue nelle urine, mal di schiena, cistite, mal d’orecchie, anemia, ecc.
In capo a 7 giorni di digiuno, il suo peso cadde a 50 kg. Non manifestava più alcun segno di eliminazione: alito pulito, gusto pulito della bocca, urine chiare... L’eliminazione era dunque interrotta per mancanza di riserve. Il digiuno fu interrotto. Lo si nutrì di pasti minuscoli. Gli fu chiesto di attendere la fame feroce, poi gli furono dati 200 g circa di frutta in miscuglio. Il pasto seguente è composto di 200 g di ortaggi metà crudi e metà cotti con insalate e patate (400 g al giorno).
In capo a 3 settimane di un tale regime, egli cadde a 48,5 kg. ma non urinava più sangue. La fame diventò più reale e regolare. Era sulla strada della salute. Gli occorreranno parecchi mesi per rigenerarsi totalmente: 6 mesi forse, se non più.
Così, un lunghissimo periodo di regime limitato rimpiazza vantaggiosamente un digiuno in chi non ha riserve. Ma bisogna assolutamente che quei grandi invalidi restino a letto al di fuori di piccole passeggiate quotidiane facoltative. Essi perderanno peso esattamente come se digiunassero. Avranno anche sintomi di eliminazione. Avranno appena la forza di alzarsi dal letto, ma ciò non ha niente di inquietante in generale.
Una signora soffriva di depressione nervosa, disturbi mentali, insonnia. Prendeva tranquillanti tutti i giorni. Si interruppero i tranquillanti e le si diede un regime di preparazione che durò qualche giorno. Una violenta crisi mentale si manifestò. Con mezza compressa di tranquillante (ne prendeva 3 al giorno) si calmò, ma chiese con insistenza di digiunare. Digiunò 2 giorni, ma i sintomi di eliminazione furono troppo violenti: sintomi mentali, depressione, mal di testa, palpitazioni, ecc. Si seguì un semi-digiuno (2 piccole mele al giorno). Dopo una settimana, i sintomi si attenuarono e lei cominciò a dormire alcune ore la notte.
Dopo altri 3 giorni di calma relativa lei si ritrovò in uno stato di ansietà e di nervosismo eccessivi. Le venne data una mezza compressa di tranquillante l’8° giorno. Occorsero due ore perché si calmasse. Il 9° giorno, lei dichiarò che il suo polso affetto dall’artrosi era sbloccato.
Il 10° giorno, terza crisi nervosa, pupille dilatate.
Siccome lei è di salute delicata, e le sue riserve sono deboli e il suo polso è leggero, le sue crisi non durano che un giorno per ritornare 3 giorni più tardi. Gli altri casi seguiti da Mosséri pesavano di più e le loro crisi duravano una settimana per non tornare più. Lei prendeva a mezzogiorno 200 gr. di mele e lo stesso la sera. La mattina beveva molta acqua. Un giorno che essa aveva dimenticato di bere, si è scatenata una crisi.
Dodicesimo giorno: si lamentava costantemente di disturbi mentali, di una mente disturbata, di una compressione alla testa, perse la speranza totalmente e immaginava che le sue condizioni sarebbero state permanenti e voleva tornare a casa, ma ciò sarebbe catastrofico, poiché suo marito ostile e non convinto l’avrebbe ospedalizzata. Le sarebbero di nuovo stati dati i tranquillanti. Vi sarebbe restata mesi e mesi. Lei non arrivava a comprendere che il suo stato rappresentava una crisi di eliminazione come è il caso in tutti i drogati che sono svezzati dalla loro droga e che queste crisi sono passeggere.
Lei non comprende che il passaggio dallo stato cronico allo stato acuto rappresenta un miglioramento. Credeva che il suo stato fosse peggiorato e che vi avrebbe passato la vita. Tuttavia, il pomeriggio di quel medesimo giorno, lei risentì una lucidità di mente per ore e ne fu incantata. Prese coraggio. L’indomani, ricadde nel medesimo stato di mente disturbata dovuta all’eliminazione che proseguì soprattutto la notte.
Sedicesimo giorno: il nervosismo scomparve e lei parlava normalmente. In più questo flusso di parole rapide. Ma la sua bocca era molto amara, ciò che denotava un fegato intossicato che si disintossicava a fondo. Il suo polso batteva bene, il suo cuore normale, le sue forze normali, aveva molta sete e beveva spesso.
Dal suo arrivo, noi gli avevamo annunciato che il suo digiuno sarebbe durato da 20 a 30 giorni e la ripresa alimentare altrettanti giorni. Dunque, in tutto 2 mesi di soggiorno. Lei era indisposta inoltre dai suoi problemi materiali e si augurava che il suo soggiorno non sorpassasse alcune settimane.
Il 17° giorno lei ritrova la sua lucidità, ma si lamenta di mancare di riflessi. Lei voleva che le si chiamasse il medico "per darle il colpo di grazia", poiché diceva di essere spacciata. La sua bocca era sempre amara, venne rimessa a semi-digiuno (mattino e mezzogiorno: mezzo litro di aranciata chiara - acqua più un cucchiaio da minestra di succo d’arancia) anziché a digiuno, ad evitare crisi nervose violente.
Lei cominciò a dormire naturalmente, il 23° giorno, dopo 3 giorni. Sete intensa, cistite e ovaie dolorose. Le vengono date 5 tazze d’acqua da un mezzo litro profumata da due cucchiai da minestra di succo d’arancia. Lei urina 1 volta al giorno soltanto, malgrado che beva 2 litri al giorno. Attendiamo il momento in cui non avrà più sete e urinerà abbondantemente. Sarà il tornante.
Il 25° giorno: cistite, dolori nella regione cardiaca e nel viso la notte (dolori nervosi), sete, amaro.
Il 26° giorno: la cistite scompare, i dolori cardiaci e quelli dei nervi non esistono più, la sete diminuisce come l’amaro.
Il 27° giorno: lei passa una pessima notte d’angoscia e di agitazione mentale. Credeva arrivata la sua fine… Ma questa crisi nervosa è attenuata al momento della rottura del digiuno, poiché la digestione dei primi "pasti" rappresenta per il corpo una fatica considerevole. E’ normale. Tutti i digiunatori si sentono più stanchi il giorno dell’interruzione del digiuno che la vigilia quando digiunavano. Ma nei casi mentali, questa stanchezza prende delle andature drammatiche e impressionanti: disturbi mentali, delirio, allucinazioni, angosce, ecc. Infine, la sera di quel medesimo giorno, lei si sentì già molto meglio di poter leggere per la prima volta dopo più di due settimane.
Il semi-digiuno fu interrotto progressivamente. Due settimane dopo la rottura, lei dormiva meglio, aveva molta fame, prendeva un chilo per settimana, le sue forze ritornavano lentamente. Tuttavia, lei aveva dei momenti di malinconia in cui desiderava la morte. Ogni giorno faceva una piccola passeggiata. Lavorava ai ferri e faceva dei ricami. In alcuni mesi, si normalizzò fisicamente e mentalmente.

Digiunare per rivivere.

Dopo quattro mesi dal digiuno ha cominciato a uscire dal nulla in cui era prima.
Era lontano dall’essere diventato totalmente "saggio", quando gli succedeva di fare qualche eccesso in protidi, aveva una successione di dolori e di gas molto caratteristici. Spesso anche d’altronde prima di evacuare.
Acquistava sempre più la convinzione che Mosséri aveva ragione rigettando totalmente qualsiasi forma di protidi; appena un mese che ne aveva ripresi e non per il suo bene.
Questo primo digiuno gli ha aperto la via, e a dispetto degli eccessi nei quali io scivolava abbastanza spesso.

Una cisti eliminata.

Era venuta per una cisti ad un’ovaia della grandezza di un mandarino con sanguinamenti dalla vagina. In capo a 11 giorni di digiuno, la cisti fu ridotta alla grandezza di una noce e in capo al 19° giorno, non vi fu più niente.

Pietro ha 6 anni.

Egli digiuna 12 giorni per curare dei reni malati (nefrite) che fanno albumina. Due settimane dopo la ripresa alimentare, le urine rivelavano solo tracce di albumina.

Asma.

Signora di 43 anni, asmatica da più di 16 anni (prima gravidanza). Ha cambiato trattamento più e più volte. Un trattamento al cortisone le fece prendere 15 kg. Fu anche in questione di toglierle una parte di un polmone, suo marito vi si oppose fortunatamente!
In seguito il dottore diagnosticò: asma cardiaca. Risultato: attività ridotta al minimo. Per lei, fu la depressione.
A Parigi, un dottore curava con delle punture. Dalla 2^ ebbi un netto miglioramento, però le sconsigliò di avere altri figli perché sarebbe stato pericoloso per il suo cuore, ma un giorno egli diede il semaforo verde. La mia seconda gravidanza passò in buone condizioni, ma alla montata lattea, l’asma ritornò con tutta la sua intensità. La mia pressione si abbassò in modo pericoloso: non aveva più la forza di portare il suo bambino (più di 4 kg). Dal momento in cui ne ebbe la forza, ritornò a Parigi, ma ogni volta all’epoca delle regole, un foruncolo sodo e grosso come il mignolo si formava nel posto di ciascuna puntura e quando ve ne furono una decina, si vide nell’impossibilità di continuare il trattamento.
Allora, fece di nuovo ricorso alla medicina classica per arrivare quest’inverno a 2 o 3 supposte il giorno e una decina di vaporizzazioni di Ventolin più un’iniezione in caso di grosse crisi e di altri medicinali.
Dopo corrispondenza col signor Mosséri, decise di andare 3 giorni nella sua Casa di cura a Rigny-la-Nonneuse (Aube). Prolungò di 8 giorni. Aveva già soppresso i medicinali salvo le supposte e il Ventolin e seguito la settimana di preparazione (yogurt, frutta e crudezze) perdendo 3 kg. Aveva auto una crisi la notte. Non potette resistere. Mise una supposta. Il signor Mosséri le disse che bisognava sopportare la prossima crisi senza sollievo con una mezza supposta. La domenica sera, pazientò un poco di tempo e mancando di coraggio, mise una mezza supposta. Fu l’ultima volta. Il lunedì nessuna crisi, il martedì verso le ore 4 una crisi cominciò e un quarto d’ora dopo terminò senza medicinali. Non più asma i giorni seguenti. Credo di sognare. Ho perso 5 kg. in corso di questi 8 giorni. Eccomi dunque liberata da 8 kg in poco tempo.

Santuario della salute.

Un signore e sua sorella andarono alla Casa di Mosséri perché avevano vari problemi di salute: stanchezza continua, oppressione, disturbi digestivi, dolori intestinali, vertigini dopo aver saputo che una loro conoscente si era liberata di un fibroma con un digiuno di un mese e si sentiva completamente ringiovanita. Precedentemente aveva avuto emorragie continue, trasfusioni sanguigne e si sentiva venir meno. I medici volevano operarla.
Dopo una cura di digiuno di 4 settimane, i due si sentivano trasformati. In una quindicina di giorni, ripresero le loro attività con un vigore rinnovato e la soppressione di tutti i malesseri e si rammaricavano di non aver conosciuto 35 anni prima la Casa di Cura del signor Mosséri, questo "Santuario della salute".
P. S.: 35 anni fa, la casa di cura di Rigny-la-Nonneuse non esisteva poiché Mosséri aveva 17 anni! A. M.

Calcoli.

Una signora parigina era arrivata dal signor Mosséri in piena depressione nervosa relativa ad uno choc operatorio intervenuto 15 giorni prima. Aveva sofferto molto fisicamente (da qui resistenza nervosa diminuita) e aveva dovuto ingurgitare morfina, sonniferi, calmanti, e medicinali di qualsiasi specie. Erano sopraggiunte crisi di lacrime e bulimie. Dal suo 1° giorno di digiuno niente più lacrime, né stato ansioso, ma piuttosto una sensazione di espansione, di benessere che va accentuandosi di giorno in giorno. Sentiva "rivivere il suo corpo" dall’interno, quasi "cellula per cellula".
Alcune crisi di eliminazione che io ho sofferto e osservato sono le seguenti: mal di gola leggero, ronzii d’orecchio subito scomparsi in capo a qualche giorno, una piccola tosse al risveglio, urina scura all’inizio come pure le feci dei primi 3 giorni scolorite, leggera emicrania passeggera, bocca pastosa, lingua molto carica, gengive ricoperte da una pellicola bianca sempre più spessa, alcuni gas e qualche foruncolo che segnalano l’uscita dei medicinali. Tutti questi sintomi risultanti da malattie anteriori (adenite, otite, intestini sofferenti di colite, itterizia, bronchite,). La sera del 7° giorno, avendo avuto male per 2 giorni ai reni (molto leggermente) vide che aveva appena eliminato nelle sue urine circa 2 cucchiai da minestra di sabbia e di fango di color grigiastro!
Avendo sofferto di 3 crisi nefritiche, io riconosco perfettamente questo fango! Lì, senza sofferenza, in 7 giorni di digiuno, ho eliminato tutto questo fango! Se io non fossi venuta, mi preparavo una bella crisi nelle settimane che stavano per venire!
Un altro beneficio: una pelle luminosa, più chiara, più unificata (posso affermarlo essendo estetista), leggero miglioramento dell’attività visiva, le idee più chiare, una sensazione di profondo benessere. Infine ha perso in 7 giorni 6 kg.


CAPITOLO 1 - PRATICA DEL DIGIUNO ANNUALE TRA I POPOLI ANTICHI

Il digiuno è stato praticato presso i popoli antichi sia a scopo religioso di purificazione spirituale che per guarire le malattie.
La credenza generale è che il digiuno può, in pochi giorni concludersi con la morte. E’ d’altronde questo che si insegna in facoltà di medicina, che vuole vendere le sue medicine, piuttosto che la guarigione dei malati che spesso si può ottenere digiunando.
Nell’essere umano, il digiuno consiste nell’astenersi da qualsiasi nutrimento, ma nel bere acqua. In alcuni animali, si è notato che essi non bevono niente. Senza acqua, l’essere umano è presto disidratato mortalmente.
Nella natura, il digiuno è più diffuso di quanto si pensi a primo colpo. Tutte le forme di vita sembrano farvi ricorso.
Quando un animale è malato o ferito, digiuna naturalmente seguendo il suo istinto. E’ l’ordine naturale. Il gatto malato ricerca un riparo, del calore, si riposa, digiuna e si rimette. Il cane malato si ritira in un angolo e digiuna fino al ristabilimento. Secondo i cacciatori di elefanti, quando un elefante è ferito si astiene da qualsiasi alimento mentre i suoi compagni continuano a mangiare. L’uomo è il solo animale che si obbliga a mangiare in caso di malattia e ciò aggrava considerevolmente il suo male.
Per l’orso polare, solo la femmina iberna. Essa iberna con intestini pieni di batteri, ma alla fine, all’avvicinarsi della primavera, non si trovano più batteri. Infatti, sarà sufficiente una settimana di digiuno per sterilizzare gli intestini. Ecco ciò che interessa quelli che soffrono di amebe o altri parassiti.
Si è notato che la crescita e la rigenerazione delle membra perdute prosegue durante l’ibernazione. Si è perfino osservato che gli animali che ibernano vivono più a lungo degli altri, della medesima grandezza, che non ibernano. L’essere umano ha dunque vantaggio a seguire ciascun anno un digiuno di mantenimento da 7 a 10 giorni. Molti animali ibernano senza bere acqua, ma per l’uomo l’acqua è indispensabile durante il digiuno. a rischio di perdere la vita per disidratazione.
Infine, i fenomeni della metamorfosi nelle rane e negli insetti si svolgono digiunando, ma ciò è spesso passato sotto silenzio dai biologi. E’ lo stesso nelle api.
Secondo Jacquet, gli scorpioni digiunano 368 giorni. Blackwell osservò dei ragni che digiunavano 17 mesi. Clossat riferisce che le rane digiunano 16 mesi. Dei serpenti sono stati tenuti senza alimenti 2 anni. Certe tartarughe vegetariane di grandi dimensioni possono digiunare per mesi.


CAPITOLO 2 - IL METABOLISMO E L’AUTOLISI DURANTE IL DIGIUNO

Durante il digiuno, il metabolismo rallenta. La respirazione, il peso, la circolazione e tutte le attività vitali in generale sono rallentate.
Dopo il digiuno, il metabolismo diventa ancora più attivo. Infatti, si è osservato a più riprese che l’individuo guadagna peso dopo un digiuno con una quantità di cibo minore di prima di digiunare. Anche la crescita è favorita dal digiuno, e compensa di molto il rallentamento osservato durante il digiuno.
I magri che digiunano prendono spesso molto peso dopo il digiuno, più di quanto ne avessero perduto. Shelton ne ha visti che sono diventati obesi!
Si può guadagnare peso secondo quanto si assimila e non secondo ciò che si mangia. Non è ciò che si mangia, ma ciò che si assimila che fa prendere peso e che procura beneficio.
L’autolisi è l’autodigestione delle cellule e dei tessuti con l’aiuto di enzimi intracellulari, contenuti in corpuscoli cellulari detti lisozimi. Essi funzionano come sistema digestivo della cellula e sembrano elaborare tutti gli alimenti presi dall’organismo unicellulare in vista della loro utilizzazione."
Il processo dell’autolisi è utilizzato dalla natura per digerire la coda della rana nella sua metamorfosi. Durante il digiuno, il fenomeno dell’autolisi entra in azione. E’ un fenomeno che il corpo controlla perfettamente e col quale anzitutto sono digeriti i materiali inutili. I primi a essere digeriti sono i grassi, le escrescenze morbose, poi gli altri tessuti. E’ così che i tumori sono eliminati, mentre il sistema nervoso non è toccato.


CAPITOLO 3 - LE RISERVE DEL CORPO

Se l’uomo e gli animali possono digiunare giorni e settimane, è perché essi hanno delle riserve considerevoli nel loro organismo che permettono loro di mantenersi. Anche i magri hanno delle riserve e più avanti si vedrà da cosa sono costituite le riserve nei grassi.
Si pensa a torto che se non si mangia niente, la nutrizione si fermi. Niente affatto. Il corpo è nutrito minuto per minuto dall’interno invece di esserlo dall’esterno. La nutrizione è la vita e senza nutrizione non c’è vita. Finché le riserve non sono esaurite, i tessuti dell’organismo restano intatti. Ciò equivale a dire che il corpo anzitutto esaurisce le riserve e poi si rivolge verso i tessuti.
Le riserve del corpo comprendono:
1) Il grasso.
2) Le ossa che sono riserve di sali minerali.
3) Le vitamine.
4) Lo zucchero nel fegato, nei muscoli, nelle ghiandole, ecc.
Ad esempio, nei cammelli le gobbe sono riserve alimentari di cui essi si sostentano quando non trovano niente da mangiare nel deserto. La grandezza di questa gobba permette di valutare il tempo che il cammello può restare senza mangiare. Alla fine del digiuno, questa gobba si affloscia e pende come un sacco vuoto. Con la ripresa alimentare la gobba si riempie di nuovo di riserve.
Negli obesi, le riserve non sono affatto equilibrate poiché il grasso è preponderante. Per digerire e bruciare questo grasso, il corpo richiede delle vitamine, dei sali minerali. In capo a 30 - 40 giorni di digiuno, le riserve di vitamine e di sali minerali tendono ad esaurirsi e il digiunatore obeso cessa di perdere peso.
Può digiunare ancora parecchie settimane senza perdere un solo chilo, ma se si attenua il suo digiuno introducendo minuscole quantità di alimenti, si avrà la sorpresa di vedere il suo peso abbassarsi regolarmente.
Nella sua pratica, Mosséri ha preso l’abitudine di dare agli obesi che digiunano e dal 30° giorno, un mezzo bicchiere di succo di carote fortemente diluito in un mezzo litro d’acqua una volta il giorno. I risultati sono eccellenti: essi perdono peso. Così è riuscito a far perdere 33 kg a un signore che pesava 103 chili all’inizio del suo digiuno di 87 giorni.
Alla fine di un lungo digiuno, essendo le riserve molto basse, non si deve intraprendere un secondo digiuno lungo prima di un anno per dare al corpo il tempo di recuperare.
A questo stadio, Mosséri dava una o due volte il giorno un mezzo litro d’acqua alla quale aggiungeva 2 dita di succo di carote. L’eliminazione era allora rilanciata più fortemente: urine scure, alito fetido…
Nei bambini, le riserve sono molto più equilibrate che negli adulti. Alla nascita, la natura ha previsto per quanto possibile che le riserve siano molto equilibrate con un minimo di grasso e di tossine e un massimo di sali minerali e di vitamine.
I bambini possono digiunare più facilmente e più a lungo degli adulti. I vecchi sono quelli che possono digiunare meno a lungo poiché, in generale, essi non hanno riserve adeguate anche se hanno un buon peso. In 60 o 70 anni di vita malsana, di cibo nefasto, di abusi di tutte le specie, di veleni di qualsiasi genere passando dal caffè, al cioccolato, all’alcol e al tabacco, l’uomo dilapida il suo capitale fisiologico e vede le sue riserve essenziali sciuparsi per essere rimpiazzate dal grasso e dall’acqua di ritenzione dei veleni, perfino nei magri. E’ l’apparenza ingannevole della pletora.
Tra i digiunatori che hanno meno riserve, si trovano soprattutto gli adepti della macrobiotica. Infatti, quelli che hanno seguito per parecchi anni questo regime povero in vitamine hanno molta difficoltà a digiunare a lungo. Uno di loro in capo al 4° giorno, agonizzava… e il digiuno dovette essere interrotto per essere seguito da una lunghissima convalescenza. Un regime a preponderanza di alimenti cotti e stracotti come quelli della macrobiotica finisce per produrre carenze all’organismo molto gravi. Bisogna piuttosto mangiare l’80% crudo e il 20% semicotto.
E’ necessario che l’alimentazione del semidigiuno sia molto ridotta, altrimenti la sua digestione impegna troppo l’organismo e il digiunante perde pochissimo peso ogni giorno.


CAPITOLO 4 - IL DIGIUNO POI L’INANIZIONE

In certi animali, il digiuno permette la crescita di nuovi membri, la cicatrizzazione delle ferite, ecc. Le talee che danno origine a nuove piante si sviluppano seguendo il medesimo principio.
Il digiuno può anche ristabilire la funzione sessuale in quelli che l’avevano persa mentre s’ingozzavano tutti i giorni; permette inoltre di ristabilire l’odorato e l’udito se li si era persi. Nella maggior parte dei casi, essi diventano molto acuti. La mente diventa chiara. Infatti, l’abuso alimentare appesantisce la mente, mentre la moderazione contribuisce alla vivacità mentale.
Si è spesso notato che gli studenti mangiano poco o affatto prima degli esami, ciò che permette loro di mantenere la mente lucida e chiara in vista dello sforzo mentale gigantesco che essi devono fornire.
Durante il digiuno è del tutto normale perdere peso. Che genere di tessuti il corpo perde durante il digiuno? Esso perde i tessuti meno vitali come il grasso, i rifiuti e le tossine. Non perde i nervi, né il cervello. In realtà, i tessuti cattivi sono sacrificati per nutrire i tessuti vitali. C’è sicuramente un limite. Quando tutti i tessuti cattivi sono utilizzati e bruciati, non restano al corpo che i tessuti buoni.
E’ così che il digiuno deve essere diviso in due parti:
1) la fase costruttiva che si può chiamare digiuno e che comprende l’eliminazione di tutti i rifiuti e i tessuti cattivi del corpo come i tumori, ecc. Il sintomo principale è il gusto cattivo della bocca, l’urina carica e maleodorante, la mancanza di appetito, la nausea, la lingua carica, la bocca secca, ecc.
2) la fase distruttiva che noi chiamiamo l’inanizione, in cui il corpo comincia a intaccare i tessuti buoni e che finisce con la morte. I principali sintomi che caratterizzano questa fase sono un alito dolce, la bocca per niente sgradevole, urine chiare, saliva abbondante…, poi in capo ad alcuni giorni: una perdita brusca di peso tutti i giorni, una sensibilità alla luce del giorno, l’incapacità di camminare, ecc.

La fase pericolosa dell’inanizione sopraggiunge in capo ad alcuni giorni di digiuno nei soggetti molto emaciati, ma per i soggetti di peso normale bisogna attendere da 30 a 50 giorni prima di superare questo limite.
La prima fase del digiuno dura tanto quanto durano le riserve del corpo e si può suddividerle in due parti:
a) le riserve cattive: rifiuti, tossine, tumori, infezione, pus, ecc.
b) le riserve buone: zucchero, vitamine. Con questa fase, la bocca non è più cattiva, l’alito non è più fetido e la fame si fa sentire spesso. E’ inutile proseguire il digiuno a questo stadio, poiché il corpo si trova così disintossicato e la ripulitura terminata con una parte solamente delle riserve totali del corpo.
Il corpo interrompe l’eliminazione delle tossine per due ragioni:
- o le tossine sono completamente eliminate;
- o le riserve buone sono esaurite prima dell’esaurimento delle tossine.
L’ultima fase dell’inanizione in cui le riserve buone e cattive sono esaurite e in cui il corpo intacca i tessuti nobili.
La natura non ci lascia senza segnali al momento in cui le riserve cominciano ad esaurirsi.
Il digiuno non uccide, ma l’inanizione sì. E finché il corpo possiede delle riserve la fase dell’inanizione non è raggiunta.
In quale momento si raggiunge la fase dannosa dell’inanizione? Le riserve possono essere ancora abbondanti senza che il soggetto raggiunga l’inanizione. Egli non ha utilizzato che una parte delle sue riserve per disintossicarsi e la sua fame è forse ritornata, almeno il gusto della sua bocca non è più cattivo, né il suo alito fetido. Si deve, in quel momento, interrompere il digiuno, anche se la fame non è presente.
Mosséri considerava grosso modo che l’individuo può digiunare fino a raggiungere un certo peso minimo prima di impegnarsi nella fase dannosa dell’inanizione. Questo peso minimo corrisponde al 60% del peso normale che generalmente corrisponde all’altezza in centimetri meno 110. Per esempio, un uomo che misura 1,70 m dovrebbe pesare normalmente 60 kg., però se è un uomo molto muscoloso si può concedergli 70 kg per la stessa altezza. Si deve anche tener conto della grandezza delle ossa, della testa, ecc. e anche dell’età. Nei vecchi, la magrezza deve essere la regola se vogliono vivere più a lungo.
Tale soggetto può digiunare fino a raggiungere 36 kg circa prima di arrivare più in basso alla fase pericolosa.
La perdita di peso non supera i 100 grammi gli ultimi giorni di digiuno quando esso è prolungato. Ma da quando la fase pericolosa dell’inanizione è varcata, le perdite di peso diventano molto importanti, dell’ordine di 500 g al giorno per esempio.
Per i soggetti colpiti da disturbi digestivi, è prudente lasciare inoltre un margine supplementare di 5 kg. (E’ necessario ricordare un altro pericolo nei soggetti molto emaciati, è quello del raffreddamento per dimenticanza della borsa dell’acqua calda ai piedi che è imperativa giorno e notte. Questa negligenza può provocare la morte.)
In generale, le riserve si esauriscono prima della disintossicazione totale e si ha così bisogno di parecchi digiuni ripetuti a 6 mesi o 12 mesi di intervallo, secondo la loro lunghezza. Per un digiuno lungo più di 20 giorni, attendere un anno prima di intraprendere un secondo digiuno poiché alcune riserve (certi sali minerali, vitamine, ecc.) impiegano molto tempo a ristabilirsi, con rischio di carenze.
Una disintossicazione è la condizione preliminare affinché gli alimenti siano assimilati e possano nutrire i tessuti. Questa disintossicazione si produce rapidamente col digiuno.
Si può digiunare a qualsiasi età. Noi abbiamo fatto digiunare neonati e perfino vecchi di 80 anni. Tuttavia, bisogna essere molto prudenti e rompere il digiuno al minimo allarme. I vecchi impiegano quattro volte di più per rimettersi in confronto a un giovane.
Dal momento in cui si interrompe il digiuno, si riprende a poco a poco il peso perduto. Si può riguadagnare tutto il proprio peso perduto in pochissimo tempo semplicemente rimpinzandosi, ma ciò non è desiderabile e può provocare incidenti spiacevoli. Durante questo periodo di ripresa alimentare, si produce nel corpo una certa rigenerazione degli organi più importanti e più toccati, in tal modo un insensato abbuffarsi può portare a disfare i benefici attesi.
In generale, non si può affatto controllare da sé la quantità di cibo dopo il digiuno. Bisogna essere sotto la sorveglianza di una persona competente.
La ripresa in forza delle attività ritarda sicuramente la ripresa del peso e della vitalità. Dopo un digiuno, bisogna prevedere un periodo di riposo, di recupero e di pazienza.


CAPITOLO 5 - PRIMATO DELLA FAME DURANTE IL DIGIUNO E NELLA VITA CORRENTE

La fame è un segno di buona salute. Chi non ha mai fame è un intossicato. La fame è altrettanto utile e normale quanto la sete, la stanchezza e il sonno e tutte le altre sensazioni con le quali il corpo fa conoscere i suoi bisogni.
Si può avere fame e avere buone riserve al tempo stesso, poiché il corpo conserva le sue riserve per i casi di urgenza. E’ così che si può essere obesi e avere fame.
Mosséri dunque afferma che la vera fame, la fame normale è uno dei segni di buona salute, - ciò vuol dire che in caso di malattia si può riscontrare un falso desiderio di alimenti che si prende a torto per fame.
La falsa fame è in parte mentale e in parte fisica. Infatti, il corpo continua un poco la sua abitudine di reclamare alimenti alle ore abituali con le sue contrazioni ritmiche, ma sarebbe incapace di mangiare la quantità abituale, neanche la metà in caso di febbre. E’ meglio ignorare questa falsa fame che scompare in alcune ore.
Il mezzo infallibile per distinguere la vera fame dalla falsa fame, è di attendere un’ora. La vera fame diventa sempre più acuta, mentre la falsa fame scompare a poco a poco.
I sintomi della falsa fame sono i seguenti: mal di testa, rutti, malesseri, bocca amara, secca, pastosa, morsi stomacali, crampi, gola contratta, mente confusa, testa pesante, stanchezza… Non tutti i sintomi ogni volta. Se ne possono presentare uno o parecchi.
I sintomi della vera fame sono: bocca gradevole, pulita, gola distesa, mente chiara, ottimista, euforica, benessere, l’acqua che viene alla bocca, assenza di qualsiasi sintomo sgradevole, sensazione diffusa di fame in bocca, in gola e lo stomaco che s’inarca come per aspirare.
Soprattutto non lavarsi la bocca, né i denti con un dentifricio, sempre nocivo e inutile. Sarebbe un inganno per mettersi la coscienza a posto e l’apparenza fittizia della vera fame. Una bocca cattiva si pulisce da sola in alcune ore, tutt’al più.
Dal momento in cui i primi segni della fame compaiono, bisogna attendere un’ora per confermare questa fame e acuirla. Lo stomaco si trova allora contratto e non disteso come nella maggior parte. Si possono dunque mangiare 2 o 3 frutti di una medesima varietà per calmare la fame e non per riempire lo stomaco. D’altronde, con questa quantità frugale, si dovrebbe normalmente raggiungere la sazietà. Ma se si mangia senza fame, lo stomaco è ancora disteso e gli alimenti non procurano tutto il piacere che ci si attende da essi. Allora si ha tendenza a ricercare questo piacere nella sazietà, questo peccato capitale!
Inoltre, se si mangiassero vari alimenti, si sarebbe tentati di abusarne, Dunque, limitarsi ad una sola sorta di frutti, La varietà porta alla ghiottoneria.
Con la fame acuta, il piacere che alcuni frutti procurano è al suo massimo e si sarà soddisfatti pienamente quando si sarà calmata questa fame, anche se non si va fino alla sazietà.
Il rispetto della fame è il più importante nel campo della salute poiché esso regge perfettamente la nutrizione che è alla base di tutta l’esistenza. Nessun altro principio lo supera per importanza. Se non si rispettasse questo principio, la frugalità sarebbe un termine vano e non si saprebbe praticarlo. Senza fame acuta, la frugalità supera il potere della volontà della maggior parte degli esseri umani. Poiché gli alimenti diventano allora come l’alcol e il caffè: una dose ne chiama un’altra.
D’altra parte, quelli che desiderano intraprendere un digiuno potranno sentire questa fame vera per parecchie ore o anche 1 o 2 giorni. In seguito, la fame scompare poiché il corpo si rivolge verso le riserve. I digiunatori non hanno allora più fame del tutto durante tutto il loro digiuno. Ci s’immagina che i digiunatori abbiano fame tutto il tempo, ma non è affatto così. Può anche avvenire che dal primo pasto saltato, il soggetto non senta alcuna fame. E’ il caso di coloro che sono molto intossicati.
Detto che la vera fame persiste e si accentua se non la si soddisfa, occorre lo stesso dire che se la si ignora troppo a lungo, cioè da 7 a 72 ore circa, essa cessa di esistere e il corpo si rivolge verso le sue riserve.
Succede comunemente che il digiunante non senta la fame nemmeno quando le sue riserve sono esaurite. Ciò è segnalato da sintomi come l’incapacità di tollerare la luce del giorno. Allora deve essere l’igienista a persuadere il digiunante a mangiare.
Anche quando l’alito o l’urina non puzzano più vuol dire che l’eliminazione è terminata e che è inutile proseguire il digiuno. Lo stesso quando il digiunante vomita tutti i giorni.
Tornando al discorso della vera fame, tante persone affermano che esse hanno fame prima di ciascun pasto, ma se il pasto è ritardato essi cominciano a languire e a svenire, sentono mal di testa e dolori di stomaco. Ora la vera fame non è affatto una sensazione sgradevole al limite della sofferenza. Questi sintomi rassomigliano in modo strano a quelli sentiti da coloro che sono dediti alla droga e ai quali si toglie tale droga. Sono segni di disintossicazione piuttosto che segni della fame. Più si è malati, più questi segni sono marcati.
Infatti, uno stomaco irritato cerca di guarire quest’irritazione quando esso è "disoccupato".
Una tazza di caffè allevia il mal di testa di chi vi è abituato, allo stesso modo una puntura di morfina dà sollievo momentaneamente al morfinomane, una sigaretta calma momentaneamente il nervosismo del fumatore, ma tali sollievi non sono una prova che esiste un bisogno fisiologico per questi veleni. E l’ubriachezza alimentare somiglia in tutti i punti a quelli dediti alle droghe e quelli che ne soffrono sentono dei sintomi simili quando non ricevono i loro pasti abituali.


CAPITOLO 6 - LE CARENZE

Parecchi affermano che il digiuno può causare delle malattie da carenza e, per precauzione, iniettano ai loro digiunatori vitamine o danno loro dei brodi di ortaggi o succhi di frutta.
In generale, il corpo possiede riserve di vitamine e di sali minerali che possono durare settimane e perfino mesi in certi casi. Solo dopo la riserva di vitamine comincia seriamente ad esaurirsi e allora la sua eliminazione si rallenta e si avrebbe vantaggio in quel momento a dargli minuscole dosi di succhi molto diluiti.
Fino a tal punto il digiuno aiuta a liberare l’organismo dalle sue tossine e gli permette di assimilare le sue riserve e di fabbricare ad esempio il sangue, mentre prima non avveniva. A questo punto Mosséri raccontava la storia della guarigione durevole, per mezzo del digiuno all’acqua, di un anemico curato invano dai medici e da un naturopata con complementi chimici di ferro o estratti di carciofo rispettivamente.
Infatti, l’intossicazione del corpo impedisce l’assimilazione degli elementi utili e necessari. Dal momento in cui egli fu disintossicato, cominciò ad assimilare questo ferro e a fabbricare i globuli rossi in quantità.
Gli individui molto emaciati già dopo 3 o 4 giorni possono già aver esaurito le loro riserve.
Non vale la pena di tentare di trovare gli alimenti più ricchi di vitamine, o che sono ricchi di tale o tal altro elemento vitale. La natura è di una tale generosità che le vitamine contenute in una sola foglia basterebbero a soddisfare i nostri bisogni per una giornata, a condizione di avere un potere di assimilazione forte e potente.
La moda attuale negli ambienti naturopatici è costituita dalle carenze di magnesio che si cerca di evitare o colmare. Ora, è esattamente lo stesso problema delle carenze di ferro o di calcio. Basta disintossicarsi a fondo con una cura di digiuno assistito, affinché il corpo sia in condizione di assimilare il magnesio che esiste già negli alimenti crudi. E non è necessario preoccuparsi del tenore in ferro di questo o quell’alimento, né di cercare dei concentrati e degli estratti, poiché una quantità minima è sufficiente all’organismo.
Infine, le ultime ricerche in materia di "trasmutazioni biologiche" tendono a mostrare che il corpo fabbrica esso stesso gli elementi che gli mancano partendo da quelli che possiede già.
Mentre il digiuno non produce carenze quando non è spinto al di là del limite dannoso dell’inanizione, invece una dieta esclusiva di pane bianco e di acqua può provocare carenze che vanno fino alla morte in alcune settimane. Si vede dunque che un regime fortemente squilibrato è cento volte più dannoso del digiuno. Si afferma che il corpo ha in sé riserve di vitamine poco numerose che non gli permettono di digiunare più di una o due settimane, ma ciò è smentito dalle migliaia di digiuni che sono stati seguiti, digiuni prolungati di parecchie settimane con i migliori risultati.
Alcuni ci incitano a mangiare fegato, altri organi interni animali, olio di fegato di merluzzo, ecc. come fonti di vitamine, e poi dichiarano d’un solo fiato che il corpo non può immagazzinare le vitamine, ma come l’animale può immagazzinare nel fegato molte vitamine, possiamo farlo anche noi.


CAPITOLO 7 - LE MORTI DURANTE IL DIGIUNO

Tutti i giorni i malati possono morire negli ambienti ospedalieri che si moltiplicano dovunque e nessuno pensa a mettere in causa i trattamenti medici, ma è sufficiente un solo caso, in seguito a un digiuno, perché si assista ad una levata di scudi da tutte le parti. Si accusa il digiuno, si accusa il vegetarismo, si accusa…
Dopo aver tentato tutti i metodi e tutti i trattamenti medici, dopo aver subito operazioni mutilanti, i malati vengono come ultima spiaggia all’igienismo quando non resta loro che il soffio della vita e sono sull’orlo dell’abisso. Spesso, sono migliorati e perfino ristabiliti miracolosamente, ma talvolta essi arrivano troppo tardi. Sono i casi dell’ultima ora. Noi ne rifiutiamo correntemente parecchi ogni anno, ma davanti alle suppliche, e cedendo al sentimento di altruismo anche a rischio del nostro interesse, ci succede di accettare un caso grave per rimpiangere in seguito amaramente tutte le disavventure catastrofiche che ne sono seguite.
In 40 anni Shelton ha registrato una quarantina di morti, dunque uno l’anno. Tutti sono casi gravi: malati cardiaci, nefrite grave, tubercolosi, ascesso interno, ulcere perforate avanzate, ecc.
Le morti durante il digiuno sono molto rare, ma quando il digiunatore digiuna a casa sua senza sorveglianza, la loro proporzione aumenta molto. Senza sorveglianza, i digiunatori fanno troppo poco o troppo, mettendo così in pericolo la loro vita.
La grande maggioranza dei casi diagnosticati come "cancro" non sono dei veri cancri e possono guarire perfettamente col digiuno, ma una piccola proporzione sono dei veri cancri e niente li può guarire. Il digiuno potrà forse stabilizzarli come, per esempio, per il cancro delle ossa; nel caso del cancro del fegato, esso affretta la morte.
Mosséri non superava i 15 giorni di digiuno per i cancri veri quando lo stato del malato è medio. Se esso era cattivo, lo rifiutava semplicemente.
Una signorina di Nizza subì un digiuno breve di una dozzina di giorni. Il digiuno fu interrotto progressivamente con piccoli pasti pesati in anticipo. Soffriva di digestione difficile ma riuscì lentamente a risalire la china e ad elaborare i suoi pasti. Rientrò a casa e riprese gli studi.
L’anno seguente, decise di digiunare da sola nella sua camera di studentessa circondata dai suoi amici ed amiche. Pensava di non avere più bisogno di sorveglianza avendo visto come procedeva Mosséri. Disgraziatamente, quest’errore le costò la vita.
Digiunò senza difficoltà, ma non poté limitare la sua alimentazione nella ripresa alimentare affinché fosse progressiva. Si gettò sul cibo, ebbe delle indigestioni, digiunò di nuovo per rimettersi dalle sue indigestioni e riprese dei pasti voluminosi e così di seguito. Passarono mesi senza che lei potesse digerire un solo pasto poiché essi erano troppo voluminosi. Come tutti i digiunatori, era incapace di limitarsi e morì a casa sua 9 mesi dopo mentre pesava 26 kg. per un’altezza di 1,66 m.
Qualsiasi idiota è capace di digiunare, ma per limitarsi occorre essere un superuomo. La sorveglianza di una persona qualificata è una necessità assoluta per mille ragioni.
Troppa gente immagina che la lettura di un libro le doni le conoscenze necessarie per effettuare da sola un digiuno. Essa rischia la propria vita e parecchi ne sono morti. E’ sufficiente che dei parenti o dei vicini ben intenzionati "li soccorrano" telefonando a un medico, alla polizia o a un’assistente sociale. Si ritroveranno così contro la loro volontà in un ospedale. Il signor M. che effettuava un digiuno a casa sua si ritrovò da un giorno all’altro in un ospedale di pazzi.
Una dama se ne andò a digiunare in un albergo per isolarsi dalla sua famiglia. L’albergatore si preoccupò che la sua cliente non lasciasse mai la sua camera, né il letto. Lei gli confessò candidamente che stava facendo un digiuno. Subito egli telefonò alla polizia che mandò un’ambulanza e la ospedalizzò senza chiedere il suo parere. Non ne morì, ma altri casi simili sono morti.
I casi troppo emaciati sofferenti di ulcera o di digestioni difficili non sono aiutati dal digiuno e non devono digiunare. Il cambiamento di regime da solo basta per far perdere ancora del peso. Essi sono troppo magri per digiunare e troppo malati per mangiare. Occorre più di un anno per recuperarli se sono recuperabili. Il digiuno non è la soluzione a tutti i mali. E’ una misura d’urgenza ma non una panacea.
D’altra parte, nella maggior parte dei casi di morte, non è da incriminare il digiuno ma piuttosto l’assenza totale dei fattori elementari indispensabili a qualsiasi digiunatore, cioè: riposo, tranquillità mentale, assenza di veleni di qualsiasi specie, calore, ecc. Al contrario, prendono caffè, fumo, medicinali, fleboclisi, ecc.

CAUSE DI MORTE DURANTE L’INANIZIONE
Un bambino fragile e magro il cui stomaco era stato bruciato dall’assorbimento di potassa caustica morì in capo a 75 giorni di digiuno conservando la lucidità mentale fino all’ultimo momento, ma dopo aver raggiunto lo stato di uno scheletro. Un altro caso simile sopraggiunse ad un altro bambino in un’altra città e occorsero 90 giorni per finire con la morte.
I dottori Dewey e Shelton conclusero che l’inanizione reale non comincia che quando il corpo è ridotto allo stato di scheletro (la pelle sulle ossa, più le viscere). Shelton affermava che i morti durante il digiuno sarebbero morti ad ogni modo e anche più in fretta se non avessero digiunato del tutto.
Mosséri non era affatto di questo parere: pensava che l’inanizione possa affrettare la morte nei malati gravi quando gli organi sono lesi o per altre cause. A nostro parere, le riserve devono essere divise in due parti:
1) le riserve essenziali (vitamine, sali minerali, ecc.);
2) le riserve ordinarie (grasso, ecc.).
I bambini nascono con riserve ben equilibrate di tutte le specie, essenziali e ordinarie. Esempio, il fegato del neonato contiene abbastanza ferro per durare parecchi anni senza alcun apporto esterno. Infatti, il latte materno non contiene ferro e lo svezzamento naturale non sopraggiunge che all’età di 3 anni circa.
Ma il bambino non manca di ferro. Ricordiamo per di più che si consiglia correntemente agli anemici di mangiare fegato di vitello, e non fegato di vacca, poiché il primo contiene ferro immagazzinato. I bambini nascono dunque con buone riserve in generale e occorrono spesso da 10 a 15 anni o più per sciupare e alterare la loro salute. Ciò spiega il fatto che i bambini possono digiunare molto più a lungo degli adulti, anche se questi ultimi sono obesi o bene in carne.
Così le riserve non sono sempre visibili ad occhio nudo. Noi abbiamo stabilito la regola approssimativa che la linea di pericolo si situava intorno alla perdita del 40% del peso normale. Tuttavia, quando le riserve sono ben equilibrate, si può perdere il 50% del peso e anche di più prima di raggiungere l’inanizione dannosa.
La causa della morte in tutti i casi sarebbe dunque l’esaurimento delle riserve "essenziali" o la disorganizzazione del sistema nervoso che non può più avviarle verso gli organi che le reclamano (disorganizzazione causata dalla paura o ancora dal freddo che esaurisce tutto rapidamente). Come abbiamo detto, per Shelton, la morte non è dovuta all’esaurimento delle riserve ma agli organi lesi, ecc. Se Shelton avesse fatto la distinzione tra le due specie di riserve, non sarebbe giunto a questa conclusione.
Noi sappiamo, scrive Shelton a questo scopo, che la morte per inanizione non arriva che quando la totalità delle riserve corporee è stata esaurita, e ciò non avviene che dopo quel momento che la natura permetterà che un organo vitale sia danneggiato. L’autopsia, in tutti i casi di morte sopraggiunta durante il digiuno, mostra che c’era una grave malattia organica che rendeva la morte inevitabile, che il malato digiunasse o mangiasse grosse quantità di alimenti nutrienti. Infatti, finisce Shelton, si può affermare in maniera abbastanza certa che se il malato non avesse digiunato, la morte sarebbe arrivata più presto in praticamente tutti i casi."
Malati gravi (cardiaci, tubercolosi, ecc.) possono vivacchiare a lungo, ma morrebbero rapidamente se decidessero di digiunare troppo. Non si può neanche dire, come fanno Shelton, Dewey, Hazzard e altri che essi sarebbero morti ad ogni modo e perfino più rapidamente se non avessero digiunato. Ciò ci sembra l’evidenza stessa. Si può dire, se si vuole, che questi malati gravi muoiono per incidente quando digiunano. Questo incidente che consiste nell’impedimento delle riserve essenziali di essere avviate verso gli organi che le reclamano, impedimento causato sia da un’eliminazione intensa, un difetto organico locale, la disorganizzazione nervosa dalla paura e altre emozioni forti, dal freddo, ecc.

CONTRO-INDICAZIONI AL DIGIUNO
1) Quelli che assumono medicinali regolarmente per anni. Infatti, queste persone non hanno più riserve essenziali anche se hanno un peso "normale", poiché esso è costituito da tossine, da acqua, sale, grasso, ma comporta poche vitamine, sali minerali ed enzimi. Se questi individui sono magri, allora il digiuno può ucciderli in pochi giorni se non tornano a provare la fame rapidamente, per mancanza di riserve.
2) I diabetici che assumono medicinali regolarmente.
3) Gli ipoglicemici.
4) Quelli che hanno malattie cardiache gravi e reali.
5) Le persone molto emaciate.
6) Quelle che provano una troppo grande debolezza.
7) Quelli che sono degenerati all’estremo.
8) Quelli che hanno subito delle operazioni mutilanti come l’ablazione di grandi parti dello stomaco e dell’intestino.
9) Gli obesi che hanno reni malati.
10) Gli ulcerosi, se in più essi soffrono di magrezza, ecc.
11) Quelli che prendono correntemente del cortisone, degli ormoni da molto tempo. Bisogna interrompere questi medicinali 3 mesi prima di digiunare per ristabilire la funzione ghiandolare.
12) Quelli la cui ghiandola tiroide è stata tolta o è stata distrutta dallo iodio radioattivo.
13) Altri casi gravi. I vecchi malati mentali o nervosi che sono magri rischiano il ritorno in forza delle loro crisi mentali (deliri, ecc.)
Non esiste disgraziatamente alcuno studio su questi casi. Gli igienisti professionisti che possiedono un’esperienza si contano sulle dita di una mano e la loro esperienza è ahimè limitata nei casi gravi menzionati.

Il peso

Altezza Peso minimo di pericolo Peso di sicurezza Peso normale

1,50 m........24 kg....34 kg....40 kg
1,55 m........27 ".... 37 kg....45 kg
1,60 m........30 ".... 40 kg....50 kg
1,65 m........33 ".... 43 kg....55 kg
1,70 m........36 ".... 46 kg....60 kg
1,75 m........39 ".... 49 kg....65 kg
1,80 m........42 ".... 52 kg....70 kg

1) Il peso minimo di pericolo rappresenta il 60% del peso normale.
2) Il peso normale rappresenta 110 kg in meno della statura in centimetri.
3) Aggiungere o detrarre 1 kg secondo l’ossatura.


CAPITOLO 8 - I MEDICINALI E IL DIGIUNO

SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE?
Mosséri riteneva preferibile per coloro che assumono medicinali in quantità notevoli interrompere tutti i rimedi parecchie settimane prima di digiunare. Altrimenti, bisogna prevedere qualsiasi genere di noie durante il digiuno. Tuttavia, certuni non possono rompere questo circolo vizioso che rompendo brutalmente con i veleni e digiunare subito. In questi casi, il digiuno non deve essere spinto oltre le 2 o 3 settimane secondo il caso.
Segnalava di passaggio che i medicinali, il tabacco, il caffè, le pillole di vitamine, ecc. hanno un effetto devastante durante il digiuno - effetto più nocivo che se si mangiasse.
Dopo aver sorvegliato alcuni digiunatori senza noie per tanti anni, ebbe una serie di digiunatori che cominciarono a sanguinare alcuni giorni dopo l’inizio del digiuno. Scopri che in tutti i casi essi avevano l’abitudine di assumere anticoagulanti. Tuttavia, i sanguinamenti non durarono a lungo.
Sapeva da molto tempo ciò che bisognava attendersi quando faceva digiunare un alcolista, un fumatore, un morfinomane, una vittima del bromo o di qualsiasi altra droga popolare, ma le nuove droghe o i nuovi medicinali annunciavano anche delle complicazioni impreviste e imprevedibili. Queste complicazioni sono raramente dannose e abitualmente di breve durata.
Si possono avere anche emorragie fatali anche in casi di ulcera al duodeno.
In molti casi, quando si verificano molte complicazioni in serie bisogna ricercarne le cause nelle pratiche mutevoli dei medici che vanno e vengono come le mode dei sarti.
Ai nostri giorni, si abusa di due cose molto nocive per i tessuti del canale alimentare. Sono i raggi X e il radio, poi l’aspirina. Infatti, si utilizzano sempre più i raggi X come mezzo di diagnosi, ciò che deteriora i tessuti gastrici e intestinali che si disaggregano agevolmente e impedisce la cicatrizzazione.
E’ lo stesso per l’aspirina e tutti i medicinali a base di salicilati quali Alka-Seltzer, Bufferin, Anacin, ecc. Il popolo americano sta affondando davanti all’altare del grande dio chiamato sollievo.
Infatti, più si studiano i misfatti dell’aspirina, più si afferrano le sue conseguenze devastatrici. L’aspirina danneggia il sangue e causa le emorragie gastriche e intestinali…
Un certo numero di medici tra quelli che hanno tendenze psicosomatiche, prescrivono tranquillanti al posto dell’aspirina per gli ulcerosi. Se ciò non provoca cambiamenti distruttivi nel loro canale digerente, si può essere sicuri che porterà a dei danni nervosi e all’intossicazione, come per i drogati. Infatti, sono anni che i medici prescrivono sempre più droghe tranquillanti come il Librium, il Valium, il Mogadon, ecc. non occorre sorprendersi se essi trasformano il mondo in una generazione di drogati, che procurano problemi agli igienisti in occasione del digiuno, come crisi di follia.
Parlando degli epilettici e di tutti i nevrotici che hanno subito per mesi e anni degli elettroshock e preso medicinali, il digiuno breve rimpiazzerà il digiuno lungo: non più di 15 giorni.
In generale, il digiuno affretta la cicatrizzazione delle ferite.
Riguardo ai diabetici, se essi hanno assunto per lunghi anni l’insulina o altro, il digiuno non è possibile poiché il loro pancreas è totalmente atrofizzato. Ma se hanno preso medicinali solamente per parecchi mesi, possono interromperli modificando simultaneamente la loro alimentazione e possono in seguito subire un digiuno che guarirà completamente il loro diabete. Non avranno più zucchero nel sangue né nelle urine, ma devono evitare i dolciumi e i farinacei. Non si deve interrompere il loro digiuno con i frutti a causa dello zucchero. Si useranno pompelmi, pomodori e latte cagliato in seguito.
Il pane e i cereali necessitano di forti secrezioni di insulina per trasformare il glucosio. Ecco le principali cause del diabete. Al contrario, i frutti acquosi non reclamano insulina per essere digeriti e il loro zucchero entra lentamente nel sangue. I diabetici potranno consumarne senza abuso.
I sofferenti d’insonnia che prendono sonniferi di nascosto durante il digiuno per dormire ottengono un fiasco totale dal digiuno. Al contrario, quelli che si sono astenuti dal barare, quelli che hanno potuto sopportare parecchie notti d’insonnia durante la prima settimana di digiuno si vedono ricompensare e ritrovano a poco a poco, e a volte anche d’un solo colpo, il loro sonno da lungo tempo desiderato.
D’altra parte, i soggetti che hanno preso tutti i giorni, per anni, dei medicinali per gli intestini (lassativi, medicinali contro le amebe, ecc.) hanno spesso delle complicazioni molto dolorose durante il digiuno. La mucosa dei loro intestini raschiata e privata per anni di qualsiasi flora intestinale finisce col degradarsi e non adempiere più le sue funzioni di stoccaggio delle feci. Queste si incollano alle pareti secche del colon e si forma un tappo molto duro che diventa molto difficile da sloggiare. I premiti sono molto dolorosi e possono durare per giorni, settimane e perfino mesi se non li si risolve rapidamente. Essi si manifestano ogni 10 minuti e spossano completamente il soggetto. Ne abbiamo visto una decina di casi che sono riferiti altrove.

SI POSSONO INTERROMPERE BRUSCAMENTE I MEDICINALI?
Si possono interrompere bruscamente i medicinali che si prendono regolarmente tutti i giorni, salvo rare eccezioni.
La gente teme di cessare improvvisamente i medicinali perché teme le reazioni violente dell’organismo, ma ignora che queste reazioni sono sintomi di eliminazione. Il fumatore che smette di fumare si sente male, nervoso, irritabile, poiché l’eliminazione del tabacco produce tutti questi sintomi. Chi smette di bere caffè si sente abbattuto, stanco, sente un’emicrania sorda, una mente confusa, ecc. poiché sono dei sintomi di eliminazione. Chi smette di bere alcol prova subito dei sintomi violenti di disintossicazione e di eliminazione. Nessuno gli consiglia di smettere di bere alcol per tappe progressive. Tutti incoraggiano l’ubriaco a smettere improvvisamente l’alcol. Esistono persino dei centri speciali di disintossicazione.
L’enunciato della legge n.11:
L’adattamento a qualsiasi influenza nociva è un adattamento malsano che si compie sempre nel corpo con dei cambiamenti che si allontanano dall’ideale e finiscono con la degenerazione.
Ad esempio, chi consuma abitualmente il tè finisce con l’avere una mucosa stomacale indurita come il cuoio. E’ il modo della natura di proteggersi contro il tè e di impedire per quanto possibile il suo assorbimento. Il tè contiene il tannino che è utilizzato per fare il cuoio per le borse, valigie. Si conosce l’esempio di chi si abitua all’arsenico, al tabacco, ecc. Questo adattamento si compie sempre con cambiamenti tissutali che si allontanano dall’ideale, come il cancro ai polmoni, l’ulcera gastrica, ecc.
Dal momento in cui si smettono i medicinali e le droghe, il corpo non ha più bisogno di mezzi di difesa che esso ha istituito per proteggersi e si mette a dislocarli a poco a poco. Questi mezzi di difesa sono: l’ulcera, il cancro, i tumori, l’arteriosclerosi, e tutte le malattie. Questa eliminazione si produce inoltre con delle reazioni violente dell’organismo - violente ma profittevoli e benefiche.

SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ALCOL?
Tutti concordano nel pensare che l’alcol può essere interrotto improvvisamente con profitto. Esistono centri di disintossicazione in cui gli alcolizzati sono diretti spesso a forza a smettere l’alcol e a disabituarsi. Quando un alcolista smette di bere, tutta la sua famiglia è sollevata. L’alcol era una disgrazia. Mosséri non ha mai avuto un alcolista che fosse andato a fare una cura di digiuno. Gli alcolisti e gli ubriachi non cercano di vivere sanamente, né di migliorare la loro salute. Essi hanno optato per la filosofia dell’evasione continuamente ripetuta. E’ la loro religione. Come si può far loro prendere coscienza del male che si causano?

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE LE DROGHE? IL TABACCO?
Shelton fa smettere improvvisamente le droghe ai suoi digiunatori con successo e senza problemi. Mosséri non ha mai avuto drogati (oppio, hashish, cocaina, L.S.D.) da curare. Al contrario, ha avuto parecchie persone che fumavano molto e che non hanno avuto difficoltà a interrompere bruscamente il tabacco prima di digiunare. La voglia scompare fin dall’inizio.
Un drogato che smette di prendere la sua droga comincia subito a sentire i sintomi sgradevoli dell’eliminazione e della purificazione. E’ in qualche modo una penosa depressione nervosa, angoscia, paura, ansietà, lacrime, un fegato attivo e doloroso, una lingua carica e cattiva, mal di testa, idee nere, ecc. Bisogna sostenere queste persone in questi momenti e farli pazientare. La crisi passa in alcune ore. Un eccesso di acqua può attenuare un poco le sofferenze trascinando le tossine nelle urine cariche.
Queste crisi sopraggiungono soprattutto dopo mezzanotte, al momento in cui l’eliminazione è al massimo.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTICOAGULANTI?
In alcuni casi si sono verificati casi mortali in soggetti che avevano smesso bruscamente tali medicinali; Venutone a conoscenza, Mosséri chiedeva a questi soggetti di procedere progressivamente e solo dopo li accettava nella sua casa di cura.
E’ certo che il digiuno disintossica il sangue e lo rende di conseguenza meno vischioso e più leggero. Il rischio di formare un coagulo diminuisce considerevolmente durante e dopo un digiuno.
E’ infine probabile che un semi-digiuno sia indicato piuttosto che un digiuno per evitare una forte disintossicazione che caricherebbero il sangue di troppe tossine contemporaneamente. E’ più prudente agire in dolcezza in tutti questi casi fragili.

SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I CARDIOTONICI?
Si tratta soprattutto della digitalina. Mosséri pensava che non ci fosse niente da guadagnare a conservare dosi anche piccolissime di questo veleno orribile che provoca inoltre dei vomiti e altri disturbi digestivi, ma il malato forse non è pronto a sopportare gli inconvenienti di questa cessazione brusca e c’è molto da temere che si impaurisca di una debolezza cardiaca normale in queste circostanze, ma non pericolosa. Il riposo totale è di rigore. Bandire tutte le emozioni e le contrarietà che possono mettere la vita in pericolo. Sua nonna morì in capo a un giorno o due di cardiotonici dopo un collasso. Il suo cuore era stato così stimolato mentre occorreva lasciarlo riposare. ed economizzare le energie riducendo i consumi in tutti i campi:
- digestivo (digiuno)
- muscolare (riposo a letto) - posizione orizzontale.
- sensoriale (calma, silenzio)
- emotivo (serenità)
- termico (assicurare un calore normale o moderato)
- sessuale (evitare i consumi da questo lato)
- ecc.
La debolezza e la prostrazione incontrata quando si ritirano bruscamente gli stimolanti sono segni di recupero e di rilassamento senza pericolo. Il pericolo sarebbe piuttosto nell’attività e nella forza apparente che esauriscono le ultime riserve prima del crollo mortale.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE I SONNIFERI? I TRANQUILLANTI?
Assolutamente. Non c’è nessun pericolo ad interromperli bruscamente. I risultati sono assai rapidi e si fanno sentire in alcuni giorni. Il sonno diventa profondo e prolungato.
Il sonno provocato dai sonniferi non è un vero sonno. E’ piuttosto una stupefazione. I nervi sono storditi come da un colpo di manganello. Quanto ai tranquillanti, interromperli progressivamente 3 mesi prima del digiuno. Mai improvvisamente (crisi violente che richiedono la camicia di forza, ecc.).

SI POSSONO SMETTERE BRUSCAMENTE I LASSATIVI?
Bisogna assolutamente smettere improvvisamente i lassativi. Gli intestini che si erano forzati a lavorare senza tregua per tutti questi anni cominceranno a riposarsi. Alla fine del digiuno, essi lavoreranno da soli senza bisogno di spingerli.
Alla rottura del digiuno, si potrebbe avere un ritardo per evacuare. Ciò può durare fino a 7 giorni dopo aver interrotto il digiuno. Presentarsi regolarmente all’evacuazione, non forzare troppo, né insistere troppo. Le razioni devono restare molto piccole e non bisogna aumentarle finché le prime feci non sono uscite. Se si forza l’alimentazione, gli intestini si ingombrano di nuovo e provocano qualsiasi genere di malesseri addominali.
I costipati hanno una battaglia da vincere: quella di lasciare i loro intestini funzionare da soli, senza aiuto, senza lassativi, né clisteri, né supposte di glicerina, né niente. Se essi ritornano ai loro lassativi, sono perduti!
Non è importante andare tutti i giorni di corpo quando ci si nutre con moderazione.
I costipati hanno sempre ottenuto un risultato spettacolare col digiuno.

SI PUO’ INTERROMPERE BRUSCAMENTE L’INSULINA?
Coloro che hanno preso l’insulina per anni hanno contribuito ad atrofizzare totalmente il loro pancreas e non possono più fare a meno dell’insulina a pena di morire.
Quelli che hanno assunto l’insulina per parecchi mesi possono smetterla a condizione di regolare al tempo stesso ciò che mangiano, o di digiunare immediatamente. Mosséri li accettava solo se essi interrompevano l’insulina a casa loro delle settimane prima di andare a digiunare. Un’interruzione progressiva è talvolta raccomandata in parecchie settimane soltanto.
Shelton prendeva più i diabetici che usavano l’insulina da oltre due anni, per i troppi problemi che procuravano.
E’ probabilmente lo stesso per gli altri medicinali contro il diabete.

SI PUO’ SMETTERE IMPROVVISAMENTE L’ASPIRINA?
Bisogna assolutamente smettere subito l’aspirina, prima di digiunare, anche se le emicranie raddoppiano di intensità e diventano intollerabili. Esse tuttavia non dureranno tuttavia troppo tempo, alcuni giorni tutt’al più. In seguito esse spariranno gradualmente per sempre.
L’aspirina è un veleno che produce le emorragie e le ulcere. Essa allevia apparentemente i mal di testa che restano tuttavia latenti.
L’aspirina non produce alcuna assuefazione come le droghe sul sistema nervoso.

SI POSSONO SMETTERE IMPROVVISAMENTE GLI ANTIBIOTICI?
Gli antibiotici sono medicinali che arrestano l’infezione, ma senza eliminarla. L’infezione resta nel corpo e finisce col produrre danni considerevoli come la paralisi o il cancro nei casi estremi.
Bisogna interrompere bruscamente gli antibiotici e digiunare subito. Il digiuno elimina l’infezione e i microbi scompariranno da soli.
Certamente in caso di ferite, bisogna assolutamente assicurare il drenaggio quotidiano della ferita. Istituire il digiuno immediatamente senza antibiotici. Nessuna infezione si svilupperà poiché essa sarà eliminata con le urine scure, l’alito fetido, ecc.
In caso di febbre, e qualunque ne sia l’importanza, istituire il digiuno subito e smettere tutti gli antibiotici. Restare a letto ben al caldo. Non lasciare il letto. La febbre molto elevata non è mai pericolosa se si lascia il corpo agire a modo suo senza impedirlo con prodotti chimici o altri mezzi contro natura. La febbre è il mezzo che la natura instaura per eliminare gli scarti tossici. La natura ha i suoi meccanismi che impediscono alla febbre di superare il limite di sicurezza. Il pericolo sarebbe piuttosto in un soggetto che fa una febbre lieve.


CAPITOLO 9 -IL DIGIUNO NON E’ UN RIMEDIO

I rimedi non esistono, il solo "rimedio" è la soppressione della causa e il ristabilimento deve giungere dopo un periodo di recupero e di eliminazione favorita dal riposo fisiologico che è il digiuno.
Le medesime cause hanno i medesimi effetti. Finché la causa sussiste, sussiste l’effetto. Per sopprimere un effetto (malattia), bisogna sopprimere le cause.
Non bisogna cercare di sopprimere o guarire la malattia poiché è la malattia che guarisce il malato! Da cosa lo guarisce? Ma dalle sue cattive abitudini e dai suoi vizi. Se egli modifica le sue abitudini, non avrà più bisogno della malattia ed essa se ne andrà come è venuta.
Il digiuno non deve essere considerato come un rimedio, ma come un riposo fisiologico. Il rimedio è la soppressione della causa, mentre il riposo fisiologico permette al corpo di rilanciare l’eliminazione in ritardo.
I sintomi della malattia sono sintomi di eliminazione. Più si elimina, meglio è, a condizione di non riapprovvigionare il corpo di tossine, mantenendo le cattive abitudini: caffè, tabacco, veleni, ecc.
"Quelli che criticano l’igienismo ci accusano di voler guarire tutto col digiuno. Impossibile far loro comprendere la nostra posizione. Noi abbiamo un bel correggerli, essi ripeteranno sempre la medesima cosa. Noi non abbiamo mai detto che il digiuno guarisca checchessia. In realtà, noi non crediamo nei rimedi.
" Infatti, il corpo compie meraviglie di ristabilimento in condizioni di astinenza, che non può compiere nella sazietà. Tuttavia, il ristabilimento è interamente il lavoro dell’organismo vivente e non quello del digiuno.
La medicina e le altre professioni curative non riconoscono che raramente e in teoria soltanto, il potere autocurativo dell’organismo vivente. Essi non riconoscono il carattere rimediante del processo chiamato malattia e attaccano l’entità fittizia che la loro immaginazione ha creato… Essi non sanno che i processi della malattia rappresentano la forza curativa della natura in azione.
Bisogna che noi comprendiamo che le malattie dell’uomo sono rivoluzioni provenienti dal suo cattivo stile di vita e che il ristabilimento deriverà dalla sua evoluzione in uno stile di vita corretto. Infatti, la malattia fa parte della vita quanto la salute, è una fase anormale dell’esistenza, ad ogni modo un processo biologico. Non è una cosa che bisogna guarire. Infatti, non si guarisce una malattia quando ci si ristabilisce.
Certamente noi dobbiamo allontanare dalla mente qualsiasi idea che esista un rimedio o che esisterà. I rimedi non esisteranno mai, non più della pratica della medicina. Il ristabilimento, lo ripeto ancora, è un processo biologico, non un’arte. E’ una funzione dell’organismo vivente come la respirazione, la digestione, la circolazione, l’escrezione, la proliferazione cellulare o l’attività nervosa. E’ un processo incessante, altrettanto costante come la rotazione della terra intorno al suo asse. L’uomo non può copiarlo, né imitarlo, né rimpiazzare questo processo. Tutte le scuole curative sono fraudolente.
Infine, il digiuno non è una misura terapeutica. Dovunque si ha tendenza a interpretare i processi normali e naturali della vita in termini medici. Ora ciò conduce a molti errori. Il digiuno non è un rimedio. Non guarisce la malattia.
E’ un periodo di riposo fisiologico, un periodo di attività molto ridotta durante la quale il corpo può fare ciò che non può fare in stato di attività o di sazietà. Nell’igienismo, la malattia è un’eliminazione e la guarigione diventa la fine di questa eliminazione. Noi diremo "ristabilimento".


CAPITOLO 10 - IN COSA CONSISTE IL DIGIUNO

Il digiuno è un riposo fisiologico. L’organismo non può funzionare che con l’energia nervosa. Ora l’eliminazione degli scarti necessita anch’essa dell’energia. Siccome nella vita corrente, questa energia è consumata in tutti i campi: muscolare, digestivo, nervoso, sessuale, ecc., la tossiemia si accumula per difetto di eliminazione adeguata. Ecco perché si ha bisogno di ridurre il consumo di energia un poco dovunque affinché essa sia utilizzata di più nella via dell’eliminazione.
Bisogna restare a letto quasi tutto il tempo.
La digestione dei pasti consuma una quantità di energia considerevole. Quando si digiuna, questa somma di energia è economizzata e messa a disposizione degli organi di eliminazione che lavorano doppiamente. Si è calcolato che la digestione di un buon pasto equivalesse a un lavoro di forza di parecchie ore!
Il riposo fisiologico comprende così il riposo del sistema digestivo, del cuore e del sistema circolatorio, del sistema nervoso e ghiandolare, del sistema respiratorio, delle attività muscolari, mentali. Durante questo riposo, gli organi del corpo possono riparare le loro strutture e riguadagnare la loro forza funzionale.
Tutti gli organi si riposano durante il digiuno salvo gli organi di eliminazione che lavorano doppiamente. Si nota, infatti, che l’alito diviene fetido, il gusto della bocca cattivo e l’urina torbida.
Il processo di escrezione è continuo quanto la vita. Esso comincia prima della nascita e non termina che quando tutte le azioni della vita sono cessate. Il digiuno non le inizia.
Il canale digerente è anch’esso requisito dal corpo per compiere compiti di eliminazione supplementari. Infatti, si incontrano in parecchi digiunatori sputi continui e abbondanti. Sono i tessuti della bocca che scaricano secrezioni putride. In parecchi casi, queste secrezioni sono talmente abbondanti che sono scaricate come da una fontana. I tessuti del naso e della gola sono talvolta implicati pure in questo processo di eliminazione che dura parecchi giorni prima di cessare.
L’eliminazione sembra procedere attraverso 3 canali principali:
1) attraverso le urine;
2) attraverso i polmoni (l’alito che diventa fetido),
3) attraverso il canale digerente su una decina di metri di intestino. Il corpo vi scarica le sue tossine come in una pattumiera.
Ogni tanto, occorre che noi aeriamo per giorni la camera di un digiunatore dopo la sua partenza, tanto l’odore resta tenace.
Si sarebbe tentati, come fanno certi medici e naturopati, di procedere allo svuotamento regolare di tutto il canale digerente.
Anzitutto l’eliminazione si verifica al livello delle cellule; e le materie scaricate nel canale alimentare o nelle urine sono prodotti già eliminati in via di evacuazione e non di eliminazione.
Poi, le purghe e i clisteri sono nocivi. Mosséri li tollerava solamente all’inizio del digiuno e ogni 15 giorni per gli obesi.
D’altra parte, il digiuno non guarisce un’ernia, non fa crescere i capelli, né i denti, non colma le cavità, non guarisce l’idiozia che sono sviluppi irreversibili. E’ il corpo che fa tutto. Durante quel riposo fisiologico che è il digiuno, il corpo può realizzare pienamente le sue possibilità senza tuttavia poter superarle.


CAPITOLO 11 - COME, DOVE E QUANTO TEMPO DIGIUNARE

Non si può fissare arbitrariamente e in anticipo la lunghezza di una cura di digiuno poiché gli organismi sono differenti gli uni dagli altri, lo stato di salute o malattia talmente variabile da una persona all’altra, le loro reazioni spesso opposte.
La lunghezza della cura dipende essenzialmente dall’eliminazione, cioè dallo stato dell’alito, della lingua, delle urine, ecc. Finché l’alito è cattivo, il gusto infetto della bocca al risveglio, la lingua sporca, le urine cariche e colorate, il digiuno deve essere proseguito pur sorvegliando i sintomi dell’inanizione.
Tuttavia, se si dispone del tempo necessario, sarebbe stupido interrompere il digiuno prima della disintossicazione totale o quasi, dell’organismo, che si manifesta con un gusto gradevole della bocca al risveglio, un buon alito, una lingua pulita, ecc.
Il digiuno lungo permette la pulizia a fondo del pozzo, che non si raggiungerà mai se si fa un digiuno corto anche ripetuto. Si pulirà solo la superficie, senza mai andare in profondità. Inoltre, l’effetto di parecchi digiuni brevi non equivale a quello di un solo digiuno lungo, poiché tra un digiuno e l’altro il corpo si intossica di nuovo.
Ciò è confermato dall’esperienza pratica.
Al contrario, certi casi non devono digiunare più di alcuni giorni o per niente. Sono, tra le altre, le persone troppo emaciate, sofferenti di disturbi digestivi, i veri tubercolotici o cardiopatici, gli ex malati mentali o nervosi.
Nessuno sa quanto tempo reclama un’ulcera stomacale per cicatrizzarsi in un caso particolare. E pertanto, non è affatto raccomandabile interrompere il digiuno prima della cicatrizzazione totale.
Gli ex-malati mentali o nervosi non devono digiunare a lungo a rischio di riprodurre le loro crisi. Se essi sono già magri, niente digiuno del tutto. In ogni caso, arrestare a poco a poco i tranquillanti 3 mesi prima di digiunare.
Altra cosa: la scomparsa delle crisi di asma, di artrosi o di fegato non deve portarci a interrompere il digiuno. Esso non deve essere interrotto che quando l’eliminazione termina (alito dolce, gusto della bocca gradevole al risveglio, ecc.).
Nella febbre, se si interrompe il digiuno dal momento che essa diventa normale, essa ritorna subito. Bisogna proseguire il digiuno 2 o 3 giorni dopo che la febbre sia scomparsa totalmente, e anche ancora di più.
Certuni hanno la capacità di digiunare più tempo di altri. Ciò dipende dal loro stato di nutrizione prima del digiuno. Un esempio istruttivo concerne quelli che hanno seguito per lungo tempo il regime della "macrobiotica." Essi non possono digiunare a lungo poiché sono in uno stato di estrema denutrizione. Infatti, questo regime a base di cereali e di riso cotti contengono troppo poche vitamine, distrutte dalla cottura, e troppo sale che è un veleno. Viceversa, le bietole, i carciofi e gli spinaci hanno un gusto naturalmente salato. Il sale che essi contengono è vegetale, non minerale. L’organismo non può assimilare che ciò che proviene dal vegetale. Ciò che è minerale non può essere assimilato che dalla pianta.
L’assenza di vitamine e di sali minerali vivi, uccisi dalla cottura, nel regime macrobiotico, la presenza di sale in quantità apprezzabile, minano l’organismo ad un punto tale che la rovina vitale progredisce a poco a poco con gli anni e produce talora degli stati irreversibili a lunga scadenza.
Segnaliamo per il profano che il beneficio tratto da un cambiamento del regime deve essere valutato a lunga e non a breve scadenza. Infatti, qualsiasi cambiamento di regime può produrre effetti benefici a breve termine poiché riposa l’organismo per del tempo. Tuttavia, l’importante è il risultato a lungo termine.

DOVE BISOGNA DIGIUNARE?
L’animale che digiuna si ritira spesso in un angolo tranquillo, lontano dall’agitazione quotidiana. I ritiri religiosi servono spesso uno scopo identico, ma su un altro piano. Per digiunare, il luogo migliore è una casa in cui si sta ritirati, tra altri digiunatori e sotto una sorveglianza qualificata.
A casa propria, ci sono le tentazioni, l’ostilità dell’ambiente, il rischio di finire all’ospedale o anche più in alto! Anche il rischio di finire con un fallimento per mancanza di esperienza. Ora l’esperienza non viene dalla lettura di un libro o di parecchi libri sulla materia. L’esperienza si acquista con la sorveglianza durante parecchi anni consecutivi di centinaia e centinaia di digiunatori di qualsiasi età e di salute di tutti i livelli.

LA SORVEGLIANZA DEL DIGIUNO.
I medici non sono minimamente qualificati per sorvegliare un digiuno anche se si qualificano naturisti. In facoltà di medicina, non si è loro insegnato il digiuno e nella pratica essi non hanno alcuna esperienza in materia, con le peggiori conseguenze per la salute del digiunatore.
Prendiamo alcuni esempi concreti. E’ del tutto normale che la pressione arteriosa si abbassi considerevolmente soprattutto durante un digiuno lungo. Ora se un medico rileva tale pressione in un digiunatore, diciamo il 30° giorno del suo digiuno, se ne preoccuperà e trasmetterà immediatamente la sua inquietudine al digiunatore. Le conseguenze possono essere fatali in certi casi.
In Francia, in Germania soprattutto, certi medici dirigono case di digiuno e utilizzano il digiuno come un rimedio per lottare contro i sintomi. E a loro volta, lottano contro i sintomi di eliminazione che il digiuno provoca. Essi non lasciano che i processi naturali seguano il loro corso.
Spesso, utilizzano i massaggi, l’argilla, l’idroterapia, l’ozono e perfino le pillole, i cachet, le punture per lottare contro tutti i sintomi. La loro mentalità medica impedisce loro di avere un’altra visione, un’altra ottica. Essi permettono talvolta ai loro digiunatori di fumare, di prendere tisane, ecc.
Tutti questi mezzi innaturali esauriscono l’energia del digiunatore, ritardano l’eliminazione invece di affrettarla (poiché l’eliminazione necessita di energia), e non servono che a lottare contro i sintomi di eliminazione.
Un organismo in perfetta salute non ha bisogno di massaggi, né d’argilla, né d’idroterapia, né di ozono. E nemmeno un malato ne ha bisogno. I medesimi fattori necessari ad una perfetta salute e indispensabili alla vita lo sono altrettanto alle persone sane e ai malati. Viceversa, i fattori che non sono necessari e indispensabili alla salute e alla vita, non sono utili né per le persone sane né per i malati.
Durante il digiuno, quei medici fanno ricorso a un gran numero di test di laboratorio: il sangue, le urine, ecc. - test ripetuti a intervalli regolari. Dal momento che c’è carenza o squilibrio, essi cercano di correggerlo subito.
In sintesi, bisogna proseguire il digiuno finché il gusto della bocca non è buono al risveglio e finché vi sono sintomi di eliminazione.
Inoltre, si andrà a digiunare in una casa igienista dove si troverà l’ambiente che occorre, nonché la sorveglianza qualificata necessaria.
E’ dunque preferibile digiunare dal momento in cui è possibile, senza attendere che arrivi la primavera, l’estate o l’inverno. Certi animali digiunano l’inverno per proteggersi contro i rigori del freddo. Altri digiunano in estate per resistere meglio alla grande calura. Non si può trarre una regola generale per gli esseri viventi. Il miglior momento per digiunare è quando se ne ha bisogno. Attendere, è spesso intossicarsi di più.


CAPITOLO 12 - COME NON DIGIUNARE

Coloro che digiunano senza una sorveglianza qualificata possono commettere un numero di errori incredibili. Abbiamo visto tanti e tanti errori commessi che dobbiamo mettere in guardia qualsiasi persona che ha l’intenzione di intraprendere un digiuno.
Anzitutto, digiunare da soli senza una sorveglianza qualificata rivela incoscienza e dilettantismo. Ci si rende presto conto di ciò quando l’esperienza fallisce, come è il caso il più frequentemente.
E’ molto importante poter abbandonarsi a uno specialista che ha una buona esperienza del digiuno, che ha sorvegliato centinaia di casi e che ha fatto un buon rodaggio nelle tecniche igieniste.
Anche se si conoscono molto bene tutti i principi dell’igienismo, ciò non basta, poiché occorre un’esperienza che nessun adepto possiede. Possono anche insorgere situazioni impreviste che solo un professionista potrà risolvere felicemente. Inoltre, bisogna essere un superuomo o un santo per non cedere alle diverse tentazioni. Perfino i santi hanno ceduto alle tentazioni!


CAPITOLO 13 - LA PREPARAZIONE DEL DIGIUNO

Secondo Shelton, nessuna preparazione è necessaria per digiunare. Infatti, è una perdita di tempo, soprattutto per quelli che decidono di venire a digiunare all’improvviso. Ma per quelli che decidono di cominciare a una data successiva, Mosséri stima che essi potrebbero mettere a frutto questo intervallo per fare una preparazione. In certi casi particolari, questa preparazione è indispensabile, senza la quale si corre incontro al fiasco.
Quattro categorie vanno studiate:
1) a quelli che si nutrono come tutti, ma che non abusano di stimolanti, medicinali, caffè, alcol, ecc. si può chiedere di seguire a casa loro la seguente preparazione la settimana che precede il loro arrivo, per non far perdere loro del tempo prezioso e del denaro.
Sopprimere le proteine una settimana prima della cura di digiuno. Dunque, sopprimere: carne, pollame, pesce, noci varie, uova, formaggi, latticini, legumi, pane, cereali, datteri, castagne. E’ molto importante sopprimere tutti gli alimenti che contengono oltre il 2% di proteine. Infatti, gli alimenti azotati, come sono pure chiamati, alzano il metabolismo e la tensione generale del corpo e impediscono qualsiasi rilassamento naturale (da distinguere dal "rilassamento" artificiale praticato dagli yogi).
Questo rilassamento è spesso qualificato a torto "stanchezza". Gli alimenti proteici sono anche alimenti acidificanti, afrodisiaci. Il fiasco dei vegetariani proviene dall’aver conservato nel loro menù alimenti azotati. Il pane integrale è più colpevole in questo campo del pane bianco poiché contiene il 12% di proteine mentre il pane bianco ne contiene di meno. La soppressione degli alimenti azotati è la chiave del successo.
Il menù da seguire in questa settimana è il seguente:
Al mattino: Niente. Né bere, né mangiare, né dentifricio. Non lavarsi la bocca, ma attendere che essa diventi pulita da sola nella mattinata. (Una bocca cattiva, pastosa, secca, amara, rutti, crampi, morsi stomacali, mente confusa: sono segni di eliminazione.) Si possono consumare 10 prugne inzuppate come lassativo.
Nel corso della giornata: Aspettare una fame acuta (bocca pulita, stomaco che si inarca, che aspira, mente chiara). Dall’apparizione dei primi segni di fame, attendere un’altra ora affinché la fame sia più pronunciata. In seguito mangiare 2 o 3 frutti della medesima specie. Poi attendere di nuovo la fame e ricominciare… Si possono variare i frutti da un pasto all’altro, ma non in un medesimo pasto poiché la varietà favorisce l’eccesso. Si tratta di calmare la fame e non di cercare la sazietà.
La sera: Insalata verde (lattuga, scarola, ecc.)
Crudezze (carote, cetrioli, finocchio, salsefrica, sedano rapa, zucca, zucchina, topinambur, peperone verde, fave verdi con i baccelli, ecc.)
Ortaggi semicotti 7 min. in un bicchiere d’acqua fredda (patate, porri, cavolo bianco o rosso, cavolfiore, carciofi, bietole).
(Evitare sale, olio, burro, condimenti, tollerare la groviera grattugiata, le olive). Ciò fa da 3 a 7 pasti o mini-pasti al giorno.
2) La seconda categoria comprende le persone che non vogliono digiunare, ma che ne hanno bisogno. Mancano di volontà, sono paurosi, timorosi, temono la fame, hanno apprensione per il dolore e le crisi. A volte la natura toglie la fame al paziente e allora egli chiede di digiunare. Quando si applica un regime più igienico, l’organismo si lancia a volte in una crisi di eliminazione che forza l’individuo a digiunare.
3) La terza categoria comprende quelli che hanno abusato di tabacco, di caffè, di medicinali, di sonniferi, di tranquillanti, di carni, ecc. Una certa preparazione è spesso necessaria e anche indispensabile in questi casi e consiste nell’abbandono di abitudini nocive come il tabacco, l’alcol, i medicinali e di consumare il regime igienista nella nostra casa. E’ il caso di un poliziotto che non voleva digiunare e che non dormiva a lungo da molti anni e cominciò a dormire tutta la notte e spesso senza interruzione, non si alzò più per urinare parecchie volte la notte come prima, neanche una sola volta, Incantato dai risultati, chiese spontaneamente di digiunare.
La preparazione fa spesso evitare le crisi di delirio per i casi che hanno un’eredità cerebrale sovraccarica.
4) Infine, questa quarta categoria comprende gli igienisti che seguono un regime più o meno sano. Per queste 3 ultime categorie, ecco la preparazione da seguire per una settimana:
Mattino: Né bere, né mangiare, né dentifricio. Attendere che la mucosa orale diventi pulita da sé poiché l’eliminazione si rallenta forzatamente durante la giornata.
Nel corso della giornata: Attendere una fame acuta. Dal momento in cui appaiono i primi segni, attendere ancora un’ora affinché la fame sia molto pronunciata. Poi consumare 1 o 2 del medesimo frutto. Non più. Poi attendere di nuovo la fame acuta e consumare 300 g di una sola varietà di crudezze, se non un ortaggio semi-cotto di una sola varietà.
Si tratta di calmare la fame e non di andare fino alla sazietà. Quando lo stomaco non sarà più disteso, la sazietà verrà molto presto. E’ la sazietà normale. Con lo stomaco disteso, si ha la "sazietà" patologica che reclama dei chili di alimenti. Attenzione a non mangiare prima della fame acuta, poiché allora non si avrà tutta la soddisfazione attesa e si avrebbe la tendenza a ricercare la sazietà "patologica", vanamente d’altronde. La chiave di una buona nutrizione, è la fame e il piacere che si trae mangiando con la fame. Dunque attendere la fame che sola procura il vero piacere di mangiare.
In tutta verità, questo regime di preparazione rappresenta il regime ideale che si potrà seguire tutta la vita. Era il regime dell’uomo primitivo che non aveva né orologio, né cucina, né cuochi, né sala da pranzo, né libri di ricette. Egli coglieva il frutto e lo mangiava sotto l’albero. Era il giardino dell’Eden. Era il Paradiso. (Ciò fa da 3 a 7 pasti o mini-pasti il giorno).

LA PURGA.
A tutti quelli che non seguono la suddetta preparazione di 7 giorni, Mosséri dava fin dall’inizio del digiuno una purga per svuotare gli intestini ed evitare loro tanti malesseri dovuti all’autointossicazione. La ripeteva l’indomani se necessario, tante volte quante ne occorrevano. Infatti, riteneva che il corpo consumi molta energia nel neutralizzare materie fecali putride, molta più energia di quella che spende con una o 2 purghe all’inizio. Ma dava la purga solo per i digiuni che superano 10 giorni.
Gli obesi hanno in riserva delle feci in quantità incredibile! Bisogna prevedere una purga ripetuta ogni 15 giorni.
La nostra breve esperienza con le purghe ci conduce a queste brevi osservazioni:
1) La maggioranza dei pazienti non le vogliono.
2) Quale purga è migliore? Quale che sia la purga, minerale o chimica, vegetale o di sintesi, essa è rigettata dal corpo perché è avvelenante. Ad ogni modo, una purga "dolce" come si vorrebbe che fosse non avrà alcun potere purgante. Bisogna che la purga sia violenta. Vi sono delle purghe chimiche più "dolci" di altre vegetali.
3) Aveva anche notato che bisognava dare delle dosi da 5 a 8 volte più forti di quelle segnate sulla scatola quando queste cure sono prese durante il digiuno. questo fatto mi ha a lungo incuriosito. Lo attribuisco ai fattori seguenti:
- l’azione peristaltica è arrestata;
- il contenuto intestinale è disseccato (quindi dare in abbondanza acqua limonata con la purga);
- il contenuto intestinale è talmente tossico (eliminazioni) che l’aggiunta di una purga non aggiunge granché ai veleni che vi si trovano e non portano il corpo ad agire.
Più il digiuno avanza, più si fa fatica a provocare una purgazione efficace.
4) Il digiunatore immagina con la prima purgazione di essersi totalmente svuotato gli intestini. In realtà, una seconda purga dopo 15 o 20 giorni libera ancora delle quantità di feci più grandi e offensive che mai.
5) Gli igienisti non consigliano mai di purgarsi di quando in quando nella vita corrente secondo il bisogno, ma solo per preparare un digiuno svuotando gli intestini.
6) Si potrebbero anche utilizzare come purga da 5 a 10 prugne secche inzuppate con l’acqua di ammollo. Ripetere se necessario per vuotare gli intestini col digiuno, ma mai in nessun’altra circostanza in seguito.
7) Tutte le purghe, i lassativi, le prugne secche, ecc. indeboliscono considerevolmente il potere digestivo al punto che tutto il bolo alimentare o quasi è espulso in feci voluminose e nauseabonde l’indomani.
8) E’ preferibile fare la preparazione di 7 giorni che purgarsi.


CAPITOLO 14 - IL SEMI-DIGIUNO

Come regola generale, quando per qualsiasi ragione il digiuno è interrotto prima della pulizia totale, è necessario farlo seguire da un semi-digiuno di parecchi giorni o di parecchie settimane se necessario fino alla pulizia totale.
Questo semi-digiuno può consistere nel consumare la sera una mezz’arancia da succhiare o un mezzo pompelmo o anche una mezza pera. Le mele sono troppo dure quando il digiuno integrale ha superato la settimana, ma sono accettabili e perfino raccomandabili quando il soggetto non ha superato 7 giorni circa di digiuno.
Così per esempio:
Durante la giornata: bere acqua addizionata a un cucchiaino da caffè di succo di limone o a una cucchiaiata da minestra di succo d’arancia.
La sera: succhiare una mezza arancia o mezzo pompelmo o mangiare una mezza pera o una mezza mela.
Non variare il frutto per non eccitare l’appetito. Questo semi-digiuno può durare giorni e perfino settimane, più raramente mesi. Arrestare il semi-digiuno quando il gusto della bocca al risveglio diventa pulito.
Insonnia: Tutti quelli che non possono più dormire del tutto la notte dovrebbero proseguire con un semi-digiuno che consiste nel consumare una mezza mela la sera a preferenza di qualsiasi altro frutto.
Vecchi: Per i vecchi che sono troppo magri e troppo deboli si può fin dall’inizio istituire un semi-digiuno poiché il digiuno sarebbe troppo brutale per essi che hanno così poca vitalità.

LA VERA FAME.
Quando la vera fame si annuncia e persiste alcuni giorni intensificandosi, nei soggetti obesi o intossicati, - ciò significa che le riserve sono esaurite. Attenzione, non si deve interrompere il digiuno, ma proseguirlo con un semi-digiuno di parecchie settimane (un’arancia o una mela la sera è tutto). Shelton non ama le mezze misure, ma egli si inganna poiché queste mezze misure permettono a parecchie persone di proseguire l’eliminazione.
Ad esempio una signora il 15° giorno del digiuno sentiva una fame intensa che le impediva di dormire e che persisteva giorno e notte. Era evidente che le sue riserve essenziali erano esaurite e che lei non poteva più continuare il digiuno in quelle condizioni. Consumando un’arancia il giorno, dormiva di nuovo, continuava a perdere peso e a eliminare.

TALVOLTA IL DIGIUNO E’ LA PEGGIORE SOLUZIONE.
Il signor R. pesava 40 chili per un’altezza di 1,76 metri. Non digeriva nulla, i suoi reni erano rovinati e il suo stato mentale era squilibrato. Voleva a tutti i costi digiunare ma la sua magrezza lo proibiva. Altrimenti, sarebbe morto a breve scadenza. Shelton raccomandava digiuni brevi ripetuti ma questa soluzione, secondo Mosséri, è abominevole: uccide più persone di quante ne salvi. La ripresa alimentare diventa drammatica! Lui gli diede 2 o 3 pasti minuscoli. Il digiunatore perdeva peso come se digiunasse.
Restava a letto. In capo a circa 15 giorni, la fame ritornò, il che significa che le sue funzioni erano ristabilite. Risalì la china dolcemente. Ogni giorno, voleva tornare a casa. Gli spieghiamo che commetterebbe degli errori mortali. Sarebbe stato incapace di limitarsi in materia di alimentazione e si sarebbe sovraffaticato fino a morire di esaurimento. Gli diamo frutta e ortaggi. Ha sempre nuove idee per mangiare qualche altra cosa! Vuole digiunare e noi rifiutiamo. Il digiuno non è sempre la soluzione. Le riserve e la vitalità del malato sono delle considerazioni fondamentali.
Coloro che hanno delle vere malattie cardiache o polmonari non possono digiunare senza rischio di morte. Mosséri dice "vere" poiché la maggior parte dei malati cardiaci o polmonari diagnosticati dai medici non sono veri, perché la diagnosi è sbagliata.
In quel momento si darà una mela il giorno per esempio. I risultati ottenuti sono spesso miracolosi. Il paziente dovrà restare a letto come un vero digiunatore e non agitarsi. Non bisogna cedere alle esortazioni di chi vuole digiunare a tutti i costi.
Un’altra signora, di 78 anni, voleva sottoporsi a un digiuno lungo, ma Mosséri le permise di limitarsi a mangiare solo uno yogurt o una mela al giorno: i risultati furono sbalorditivi. Invece con un digiuno integrale il suo cuore non avrebbe retto allo sforzo di un’eliminazione intensa. Tale signora, malgrado il divieto di Mosséri, aveva fatto una doccia fredda e una camminata tutti i giorni ed aveva avuto una crisi cardiaca che per poco non l’aveva uccisa.
Le docce fredde rappresentano un inutile dispendio di energia per l’organismo che deve resistere al freddo. Risultato: enervazione. La stimolazione provocata è un inutile consumo di energia che indebolisce invece di fortificare.
Per prudenza, Mosséri sottopone tutti i vecchi a questo semidigiuno. Quanto ai bimbi e ai ragazzini, essi possono digiunare integralmente con facilità e profitto.
Infine, per le donne incinte, malgrado il fatto che esse possano digiunare integralmente con profitto un massimo di due settimane, Mosséri rifiutava di assumerne la responsabilità, poiché tutte le donne incinte sono maldestre, possono fare un passo falso e battere il ventre facilmente, ciò che produce le conseguenze più gravi per il bimbo.


CAPITOLO 15 - CONSIGLI DURANTE IL DIGIUNO

Parecchi animali selvaggi che digiunano durante una malattia o in seguito a ferite, sono uccisi dalle tensioni ambientali alle quali sono assoggettati (freddo, calore eccessivo, disidratazione, sfinimento lottando contro i nemici. Tutto ciò che deruba l’organismo che digiuna, soprattutto nel malato o nel ferito, ritarda il ristabilimento e diminuisce le possibilità di sopravvivenza. L’uomo che digiuna può agevolmente evitare tali influenze nocive."
E’ bene prolungare le risorse del digiunatore per quanto possibile affinché il digiuno sia proseguito sufficientemente a lungo, senza pericolo, evitando qualsiasi fattore supplementare d’enervazione del malato. Il riposo, di conseguenza, diventa d’importanza primordiale per il digiunatore (riposo fisico, sensoriale, mentale, fisiologico.

IL RIPOSO FISICO.
Se il digiunatore resta a letto, il suo organismo dispone di un’energia doppia: quella che impiegava per digerire e quella che impiegava per lavorare. In tal modo, l’eliminazione e i lavori di rigenerazione proseguono a un ritmo molto accelerato con i migliori risultati.
Se un digiunatore resta a letto dall’inizio del suo digiuno, nota che non ha più forze per camminare né per correre. Egli teme di doversi "trascinare" e pensa di far bene ad attivarsi un poco. In realtà, il corpo non si indebolisce affatto. Devia semplicemente le sue energie verso l’eliminazione e la riparazione. Le energie sono latenti e intatte, dirette verso altri canali e ritirate dagli organi sessuali come sono ritirate anche dai muscoli in modo temporaneo.
Invece i digiunatori che vanno a fare 15 km. il giorno non traggono alcun profitto dalla loro cura. Solo gli obesi che hanno una salute abbastanza buona possono camminare un poco.
La maggior parte dei digiunatori non ha bisogno di dormire che alcune ore appena la notte. Essi sonnecchiano a lungo il giorno. Al contrario, quelli che hanno sofferto a lungo di insonnia dormono di più durante il digiuno, come per recuperare il ritardo.
Dai primi giorni del digiuno, si sente una certa "stanchezza", ma non è veramente stanchezza, poiché la stanchezza segue lo sforzo fisico. E’ piuttosto il rilassamento che fa seguito alla soppressione degli stimolanti (caffè, alcol, tabacco, carni, formaggi, ecc.), che producono uno stato di tensione continua. Bisogna dunque distinguere il vero rilassamento naturale dal falso rilassamento che è insegnato dallo yoga o da altri metodi. Con tali metodi, si combatte un sintomo senza sopprimere la sua causa (gli stimolanti).

IL RIPOSO MENTALE.
Il digiunatore che ascolta la radio o che guarda la televisione risveglia delle emozioni e si sovreccita o si deprime secondo le notizie, i risultati di una partita, ecc. sicuramente non si riposa, ma si fa molto danno. Tuttavia anche la noia durante il digiuno pone spesso dei problemi ed è meglio affaticarsi un poco che annoiarsi, soprattutto per i sani. Quanto agli invalidi, il consiglio di Shelton dovrebbe applicarsi alla lettera e nessuno troverebbe da ridire.
Inoltre, il digiunatore dovrebbe evitare la collera, l’odio, la gelosia, la paura, ecc. e tutte le emozioni distruttrici poiché esse usano l’energia nervosa necessaria per l’eliminazione.

IL CALORE.
Durante il digiuno, bisogna conservare i piedi caldi anche se la testa resta fredda. A questo effetto, esistono delle borse dell’acqua calda in plastica rigida che possono contenere 3 litri e che, quando sono riempite d’acqua calda, possono durare 12 ore. Le borse in caucciù o in metallo non valgono niente al confronto.
La borsa andrà collocata verso i piedi, le mani o dietro le cosce, mai in prossimità di un organo poiché essa rischierebbe di attirare verso quell’organo le tossine dell’organismo causandogli danni spesso molto gravi.
Quando il digiunatore è obbligato a lottare contro il freddo, perde un’energia considerevole. E’ lo stesso anche per l’eccesso di calore.
Con i piedi freddi, non ci si può rilassare né dormire. E per i malati gravi, ciò comporta un tale dispendio di energia che essi rischiano così la vita in 24 ore. Un malato grave che digiuna e che si trova molto emaciato non può sopportare di avere i piedi freddi un solo giorno senza rischiare la vita. Cade in coma e non sempre si riesce a rianimarlo.

LE ATTIVITA’ FISICHE.
Shelton raccomandava di ridurre le attività fisiche al minimo: le chiacchiere, la lettura, la scrittura, lo studio, la marcia, la radio, la televisione, ecc. ma secondo Mosséri è meglio consumare un po’d’energia che annoiarsi. portandosi un transistor, un ricamo, un lavoro a maglia, del canovaccio, giochi di società, carte, ecc., però tali attività devono essere praticate a letto.

LA BEVANDA DURANTE IL DIGIUNO.
Shelton affermava che, salvo qualche caso particolare, si deve bere durante il digiuno solo se si ha sete, ma Mosséri ribatteva che ciò può portare a una disidratazione mortale e che la maggior parte bevevano troppo poco alla fine di un digiuno lungo. Il primo giorno di digiuno si può restare senza bere, ma in seguito occorre bere da 2 a 3 bicchieri in 24 ore secondo la loro altezza. Possono berla fredda, calda o tiepida come gradiscono. Dopo le prime 2 o 3 settimane, i digiunatori non hanno più voglia di bere acqua e le attribuiscono un sapore cattivo che in realtà è il sapore della loro bocca.
Se li si lascia bere secondo la loro sete, essi avranno talvolta sintomi di avvelenamento (mal di reni, mal di testa, depressione nervosa, urine troppo scure o color marrone, cistite, ecc.). Infatti se bevono due o tre bicchieri d’acqua di seguito i dolori se ne vanno istantaneamente. Berne da 7 a 15 bicchieri al giorno in caso di crisi. Magari tali digiunatori gradiscono la frutta acquosa per dissetarsi.

I BAGNI DI SOLE.
Tali e quali sono presi, i bagni di sole sono definitivamente nocivi durante il digiuno e anche al di fuori del digiuno. Durante il digiuno, il sole diventa nocivo quando è troppo caldo o quando ci si espone ad esso troppo a lungo, cioè più di 15 minuti per esempio. L’abuso di sole molto frequente tra i digiunatori provoca un’insonnia, una tensione nervosa che impedisce il rilassamento e una stanchezza generale conseguente.
Durante il digiuno, si ha meno bisogno di sole che in tempo normale. Certi igienisti proibiscono il sole definitivamente durante il digiuno come fattore di tensione nervosa. In realtà, spogliarsi poi rivestirsi costituisce già una fatica per certi digiunatori deboli che dovrebbero piuttosto riguardarsi.
Una parola di passaggio sulla questione dell’abbronzatura.
Una pelle bianca riflette una parte dei raggi solari e lascia passare una parte nel corpo che ne trae beneficio. Si sa che i raggi solari permettono al corpo di fabbricare la vitamina D e sono utili sotto parecchi rapporti.
Al contrario, una pelle abbronzata assorbe la maggior parte dei raggi del sole e non lascia passare niente all’interno del corpo che dunque non ne trae beneficio.
Conclusione: è utile evitare qualsiasi abbronzatura.
Ad ogni modo qual è lo scopo dell’abbronzatura? L’abbronzatura è il mezzo di difesa della natura contro qualsiasi eccesso di sole che sarebbe altrimenti nocivo.
I misfatti dell’abuso dei raggi solari sono tali che essi affliggono non solamente il sistema nervoso, il sonno, ma anche la digestione, il ritmo cardiaco, respiratorio.

I BAGNI E LE DOCCE.
Il bagno costituisce un dispendio d’energia considerevole per un digiunatore, ecco perché noi lo proibiamo durante tutta la durata del digiuno. Infatti, il fatto di dovere spogliarsi poi rivestirsi, il contatto dell’acqua sulla pelle che deve sopportare (con l’acqua calda o fredda la pelle spende enormemente energia per resistere loro mentre se l’acqua è tiepida, il dispendio è minore ma tuttavia l’aria è fredda) poi i movimenti delle mani, lo stare in piedi, ecc. tutto ciò spossa il digiunatore. Non dimenticare che sulla pelle si trovano milioni di piccoli nervi, la pelle è l’organo più grande del corpo e qualsiasi differenza di temperatura mobilizza tutti questi nervi per fare compensazione, da cui l’enervazione.
Tuttavia molti digiunatori hanno bisogno lavarsi tutti i giorni col sapone sotto le ascelle, poiché la loro traspirazione in questo posto diventa molto offensivo e l’aria della loro camera impossibile da respirare, altrimenti sono i loro vestiti ad avere bisogno di essere lavati. Infine, sarebbe accettabile che un assistente strofinasse il corpo nudo di un digiunatore con l’aiuto di una salvietta inzuppata nell’acqua calda poi strizzata. Dopo di ciò, la salvietta avrà bisogno di essere lavata col sapone. A tutto ciò è preferibile il riposo.
Una parola sull’argomento dei semicupi raccomandati da Kuhne. In realtà, l’eliminazione avviene a livello cellulare ed è meglio lasciare la strada di eliminazione dei suoi rifiuti, piuttosto che cercare di spingerli verso il basso e di non sprecare l’energia del corpo per resistere all’acqua fredda.
Quanto ai bagni di alghe marine, è una fumisteria evidente.
I bagni di vapore sono molto nocivi e inutili. Il peso perduto è molto rapidamente ripreso con l’acqua ritenuta degli alimenti ingeriti in seguito. Questi bagni sono supposti favorire l’eliminazione attraverso la pelle. In realtà la pelle è piuttosto un organo di regolazione della temperatura. In occasione dell’intronizzazione di un papa alcuni secoli fa, un bambino fu spalmato d’oro e d’argento e portato su una carrozza scoperta, aveva percorso tutta la strada con la processione. Ma in capo a qualche ora, era morto. La fisiologia moderna considera la pelle come un regolatore di temperatura, come un termostato piuttosto che come un organo di eliminazione. Quel bambino era di un colpo di sole. L’oro e l’argento sono metalli buoni conduttori di calore.
Forzare l’eliminazione è un’illusione. I bagni di vapore, per esempio, portano il corpo a espellere grandi quantità di acqua, ma non di rifiuti. Voler forzare l’eliminazione è una vecchissima superstizione medica. Le funzioni della vita non si svolgono con la frusta. Le misure di forcing sono snervanti - esse peggiorano lo stato del soggetto."

LO ZUCCHERO.
Certi medici danno ai loro digiunatori parecchi pezzetti di zucchero il giorno (7 o 14 pezzetti) affinché l’eliminazione si faccia più lentamente. Essi vogliono combattere così l’eliminazione dell’acetone. Ora l’eliminazione non deve essere combattuta. Bisogna lasciarla proseguire naturalmente, non combatterla né forzarla.

LE TISANE.
Gli igienisti rigettano totalmente tutte le tisane, sia all’interno del digiuno che al di fuori del digiuno. Esse non possono servire alcun fine utile. Le si usa come un medicinale. Ora, noi siamo contrari a qualsiasi idea di rimedio.
Per esempio, le tisane di camomilla o di tiglio sono utilizzate come sonniferi. Si dirà, sono di origine vegetale. Ma i peggiori veleni sono di origine vegetale: il tabacco, la cocaina, l’L.S.D., ecc.
Inoltre, se queste tisane fanno effettivamente dormire, lo fanno esattamente perché allontanano il sangue dal cervello. E’ un mezzo coma, un’anestesia, una stupefazione, ma non è un vero sonno. Si è avvelenati. Il danno causato al sistema nervoso è considerevole.
Prendiamo le tisane di senna o di altre erbe lassative. Esse non agiscono sugli intestini. Sono gli intestini che agiscono su queste tisane per espellerle dal corpo poiché esse sono velenose. Il corpo non può utilizzarle per fabbricare cellule. Tutto ciò che il corpo non può utilizzare deve essere rigettato in quanto veleno.
Le tisane ritenute combattere i mal di testa sono nocive poiché i mal di testa non devono essere combattuti. I mal di testa sono sintomi utili di eliminazione.
Le tisane per combattere le carenze sono frodi poiché il corpo ha delle riserve che possono durare a lungo.
Le tisane diuretiche non spingono i reni a lavorare. Sono i reni che le rigettano poiché esse sono veleni. Essi le rigettano con molta acqua.
Le tisane non aiutano il corpo ad eliminare. Al contrario, esse ostacolano l’eliminazione. Infatti, il corpo deve rigettare tutte queste tisane e usa a questo scopo la sua energia nervosa. Ora l’escrezione che avviene anzitutto al livello delle cellule ha bisogno di abbondante energia nervosa che gli manca quando è deviata nell’eliminazione delle tisane.
Certe tisane sono espettoranti. Certi digiunatori sputano molto muco: è un’eliminazione. Ma se egli prende una tisana espettorante, il corpo sputa questa tisana e si occupa meno delle tossine. Si vede dunque come questa tisana ritarda l’eliminazione.
Le piante nella natura sono divise in due categorie: commestibili e velenose. Le tisane sono fatte sempre a partire dalle piante velenose (amare, pungenti), mai commestibili. Le tisane sono dei medicinali. Si cerca un certo effetto. Ora è meglio lasciar fare la natura. Non contrariarla nel suo lavoro. Noi non siamo più intelligenti di essa.

L’ARGILLA E IL MAGNESIO.
E’ lo stesso per l’argilla e il magnesio. L’argilla non possiede alcun potere curativo, contrariamente a quanto si afferma. Il potere curativo appartiene esclusivamente ai tessuti viventi e non ai prodotti inanimati e inerti. L’argilla non è un fattore indispensabile alla vita. Essa non lo è, di conseguenza, per la malattia. L’organismo non può utilizzare l’argilla per farne delle cellule.
Quanto al magnesio, è un prodotto chimico e un medicinale. Se il nostro corpo ha bisogno di magnesio, ne ha un bisogno vivente sotto forma vegetale e non morto sotto forma minerale. Esiste un ciclo nella natura: il vegetale si nutre del minerale e l’uomo di nutre del vegetale. Non si può cortocircuitare questo ciclo e dirigersi verso i minerali per nutrirsi. Non c’è che la pianta che abbia la possibilità di assimilare le materie minerali inerti. Il magnesio sotto forma di polvere è una scemenza. E’ un ritorno ai medicinali e alla farmacia classica.

I MASSAGGI, I TRATTAMENTI.
"I non-igienisti che impiegano il digiuno fanno ricorso frequentemente a diversi trattamenti durante il digiuno come a delle misure di forcing: massaggi, manipolazioni, aggiustamenti vertebrali, elettricità, bagni caldi e freddi, idroterapia, clisteri, applicazioni per stimolare il fegato, ecc. Tutto ciò rappresenta tanto delle scimmiottature che è meglio evitare. Infatti, gli stimolanti spossano l’organismo. Tutte queste misure snervano il corpo e ritardano il ristabilimento proporzionalmente al loro impiego. E’ l’antitesi del riposo e del rilassamento.
"
METODI DI STIMOLAZIONE.
Sarebbe assurdo consigliare uno stimolante a un lavoratore che torna a casa stanco. Bisogna consigliargli il riposo e il riposo. Ciò vale ancora più per un malato la cui capacità di produrre energia è inferiore a quello di una persona sana. Perché sprecare con la stimolazione l’energia vitale man mano che essa è generata?

Con la stimolazione la regola è il più delle volte di vedere il caso del malato peggiorare progressivamente.

DANNI DELLA STIMOLAZIONE.
Un periodo di depressione proporzionale al periodo precedente di stimolazione la segue forzatamente e questo fatto dovrebbe rivelarci il vero carattere di questa stimolazione: è uno spreco.
Se noi ammettiamo una possibilità di guadagno durante il periodo di stimolazione, noi vedremo che questa è perduta nella reazione.
D’altra parte, la stimolazione ottenuta diminuisce progressivamente e la depressione consecutiva si accentua sempre più in funzione dell’uso dello stimolante. Dosi più elevate e più frequenti oppure l’uso di un altro stimolante si rivelano necessari, ma il periodo di recupero diventa più lungo.
Un’obiezione seria contro la pratica della stimolazione è che essa tratta gli effetti e ignora le cause dei disturbi. Si cerca di restaurare la salute obbligando il corpo ad un’azione forzata piuttosto che correggendo o sopprimendo le cause della malattia.
Sarebbe agire come uno che si sforza di vuotare una vasca senza chiudere il rubinetto. Essa risponde perfettamente alle pratiche dei naturopati che vogliono stimolare i reni, il fegato, la pelle, ecc.
Più si vuota, più ci si stanca e più rapidamente l’acqua si accumulerà poiché man mano che la stanchezza si farà sentire l’attività diminuisce.
In seguito all’indebolimento funzionale, conseguenza inevitabile delle misure di stimolazione, il corpo s’intossica sempre di più.

COME ACCELERARE L’ELIMINAZIONE.
Non esiste metodo più efficace per accrescere l’eliminazione di quello del riposo.
Certuni immaginano che l’esercizio affretti l’eliminazione. Al contrario, l’esercizio o la marcia deviano le energie verso i muscoli e rallentano l’eliminazione.
Inoltre, un’attività accresciuta aumenta la produzione dei rifiuti mentre un’attività ridotta riduce la produzione delle tossine.
Durante il riposo, le cellule, i tessuti e gli organi sono riparati, riformati e rinnovati. Il riposo è creatore di vita. Gli organi che si riposano sono più capaci di riparare le loro strutture danneggiate degli organi in stato di stimolazione. Il riposo e il sonno sono i processi di restaurazione più qualificati.
Qui si parla del riposo nel senso più ampio del termine, cioè il riposo fisiologico che è il digiuno. Quando non si digiuna, è impossibile restare a letto il giorno. Ma quando si digiuna, si insedia nel corpo una sorta di rilassamento autentico che obbliga a restare a letto con piacere.
L’eliminazione in verità avviene al livello delle cellule e non al livello degli emuntori (fegato, reni, polmoni) che non fanno che espellere sostanze già eliminate. Il fegato trasforma gli scarti eliminati dalle cellule in materie più semplici ed eliminabili. I reni le filtrano dal sangue e li rigettano nella vescica. Quindi per affrettare l’eliminazione, bisogna spingere le cellule, non gli emuntori, a eliminare.
Le cellule hanno bisogno, per funzionare, di energia nervosa. Quando questa è abbondante, esse eliminano molto, altrimenti esse eliminano poco. L’energia nervosa si aumenta economizzando sui consumi fisici, muscolari, digestivi, sessuali, ecc.
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(1) Quando fa freddo, milioni di vasi sanguigni che si trovano alla superficie della pelle si contraggono e cacciano il sangue verso l’interno, evitando così una dispersione di calore. Viceversa, quando fa caldo avviene il contrario: il corpo perde il calore attraverso la pelle i cui vasi sanguigni si dilatano. Inoltre, la traspirazione raffredda il corpo in caso di calore.
Fine della nota.

CAPITOLO 16 - LE PURGHE E I CLISTERI DURANTE IL DIGIUNO

Le purghe sono medicinali utilizzati da troppo tempo dalle medicine. Gli igienisti le condannano come tutti i medicinali.
La presenza di feci durante il digiuno non avvelena il corpo, poiché esso se ne protegge versando bile sulle feci, poi seccandole, ciò per impedire loro di fermentare o di putrefarsi. Inoltre, la bile rende asettico il contenuto intestinale. Infatti, gli animali che digiunano hanno gli intestini totalmente asettici in capo a 7 giorni soltanto di digiuno.
Non sono le purghe che agiscono sugli intestini per farli lavorare, sono gli intestini che agiscono sulle purghe per espellerle perché sono dei veleni. Essi sono corrosivi e raschiano le mucose intestinali sensibili rovinando la loro preziosa flora intestinale.
Nessun assorbimento dannoso durante il digiuno si produce attraverso il colon, ma esso potrebbe prodursi mentre si mangia. Infatti, quando si mangia, il corpo vede una gran parte della sua energia dirigersi verso il lavoro della digestione e non gliene rimane molta per occuparsi delle materie fecali.
I clisteri hanno l’effetto contrario a quello che il corpo desidera. Essi liquefanno il contenuto intestinale permettendo così il suo assorbimento. Ecco ciò che provoca il mal di testa, la stanchezza e la nausea dopo un clistere.
Quando si forzano gli intestini a svuotarsi, non si accelera l’eliminazione poiché questa avviene al livello delle cellule. Andare di corpo non è eliminare. Il contenuto degli intestini non ha mai fatto parte delle cellule del corpo. Si trova al di fuori del corpo propriamente detto. L’energia utilizzata nel clistere o nella purga è sottratta alle cellule per il loro lavoro di eliminazione. Da qui il ritardo nell’eliminazione.
Certi naturopati ignoranti affermano che i digiunatori corrono rischi mortali se trascurano di purgarsi o di farsi dei clisteri. Mosséri ha sorvegliato centinaia e centinaia di digiunatori senza clisteri né purghe, con i migliori risultati.
Il riposo è più efficace delle misure energiche.
Mosséri fa una buona eccezione alla regola: gli obesi che hanno 30 chili da perdere, dà una buona purga prima del digiuno poiché i loro intestini contengono delle quantità mostruose di materie fecali e questo provoca delle coliche intollerabili durante il digiuno.
Un clistere o due con l’acqua tiepida saponata. Il sollievo è istantaneo, ma le coliche ritornano parecchi giorni più tardi. Le coliche sono dovute alle feci che procurano gas, i quali fanno pressione sulle pareti sensibili degli intestini.
A Mosséri capitava 4 o 5 volte l’anno di procedere a dei clisteri e se ne pentiva quasi sempre. D’altra parte i clisteri non puliscono che 50 cm soltanto di intestini che hanno 10 metri circa di lunghezza.
Shelton praticava un clistere nei casi di emorroidi, poiché durante il digiuno si forma un ammasso molto duro di rifiuti che fa malissimo quando passa, ma in seguito aveva soppresso qualsiasi clisteri.
Mosséri, invece faceva un clistere il 2° o 3° giorno del digiuno e un altro al momento di rompere il digiuno, prima della prima evacuazione. Talvolta infine, a certe persone che avevano voglia di andare di corpo e malgrado parecchi tentativi ripetuti con parecchie ore di intervallo, non riuscivano a liberarsi, permetteva un piccolo clistere, ma in precedenza chiedeva di pazientare del tempo prima di arrivarci, poiché a volte questa attesa finisca con un’evacuazione senza clistere.
In genere, però chiedeva al digiunatore di ignorare questa voglia, di non forzare mai e talvolta di opporvisi restando a letto. In capo a parecchie ore, vanno di corpo senza alcuna difficoltà, come una donna che partorisce, essendosi i tessuti allargati a poco a poco.
In tempi successivi aveva cominciato a dare una purga a tutti i digiunatori all’inizio del digiuno se prevedeva che il digiuno avrebbe superato i dieci giorni.
Ripeteva la purga ogni 6 (ma più avanti scriveva 12) ore fino ad ottenere l’evacuazione

FREQUENZA DELLE PURGHE.
Le purghe troppo frequenti presentano inconvenienti gravi: esse raschiano la flora intestinale e indeboliscono considerevolmente l’organismo. Infatti, il corpo richiede spesso settimane per rifare una tale flora. Mosséri dava la prima purga (non zuccherata) il 1° giorno del digiuno. In seguito, ogni 15 giorni di digiuno. Gli obesi dovrebbero prenderle ogni 8 giorni poiché essi hanno uno stock di feci più grande degli altri.
L’eliminazione durante il digiuno si scatena per 3 vie principali:
1) attraverso le urine che diventano cariche, colorate che vanno fino al colore marrone, e talvolta contengono sabbia, pus, ecc.
2) attraverso la respirazione, l’alito diventa fetido e il gusto della bocca cattivo;
3) attraverso gli intestini in cui una quantità incredibile di rifiuti metabolici vi si riversa come in una pattumiera, sicché dando un’altra purga dopo 15 giorni evacuano delle feci in quantità apprezzabili. Inoltre, l’esame di queste feci mostra che esse sono molto più cattive, più putride e nere di quelle che hanno seguito la prima purga, perché comprendono rifiuti metabolici che sono ben più tossici.

Lo faceva perché alcuni digiunatori dopo pochi giorni di digiuno soffrivano di coliche addominali dovute senza alcun dubbio alla putrefazione delle feci immagazzinate negli intestini.
Nei magri, il transito è troppo rapido mentre negli obesi è più lento e le loro riserve di feci sono molto più abbondanti.
La presenza di feci negli intestini durante il digiuno non provoca autointossicazione che in certi casi rari ed estremi. Fuori dal digiuno, la costipazione può, certamente, provocare questa autointossicazione. Infatti, gli intestini (colon) sono equipaggiati per resistere all’assorbimento e a immagazzinare le feci disseccandole. La bile le neutralizza e le rende asettiche.
Conclusione: Una settimana di preparazione è preferibile per tutti alla purga.


CAPITOLO 17 - IL TAPPO INCOLLATO

Nella maggior parte dei digiunatori, è del tutto normale non andare più di corpo durante tutta la durata del digiuno, salvo rare eccezioni.
All’interruzione del digiuno, si prova una certa difficoltà ad espellere le prime feci poiché si è formato un tappo, talvolta molto duro e che si incolla alle pareti del retto.
Quando si ha una prima voglia di evacuare, si può forzare un poco ma mai troppo. Bisogna ignorare queste voglie di andare di corpo e attendere pazientemente che l’orifizio si allarghi a poco a poco. In capo a un giorno o due, talora ad alcune ore soltanto, le feci escono senza problemi. Ma talvolta, e ciò è molto raro (1% dei casi), il corpo non arriva a scollare il tappo con i suoi mezzi ed è la crisi.
In conclusione, i tappi incollati sono molto rari e quando se ne forma uno tenace al momento dell’interruzione, che provoca dei premiti violenti e dolorosi, in quel momento bisogna assolutamente sloggiarlo:
1) con l’aiuto di un dito introdotto in un guanto di caucciù oleato convenientemente. Questo metodo è conosciuto da tutti gli infermieri che l’hanno appreso.
2) O con l’aiuto di una molletta per i capelli ricurva (molletta da chignon venduta dai parrucchieri). E’ una vecchia guaritrice che mi ha fatto scoprire questo metodo molto pratico e indolore.
Un’ultima nota prima di chiudere questo capitolo. I premiti violenti non sembrano sopraggiungere che durante il digiuno o piuttosto al momento della ripresa alimentare, mai in seguito. In altri termini, se la crisi violenta dovuta al tappo incollato all’ano non si manifesta 3 giorni dopo l’interruzione del digiuno, secondo l’esperienza di Mosséri, non rischia più di manifestarsi, anche se il digiunatore non si è del tutto liberato andando di corpo.


CAPITOLO 18 - I SINTOMI E LE CRISI DURANTE IL DIGIUNO

La persona in eccellente salute può digiunare settimane senza risentire il minimo malessere. L’eliminazione si fa allora in dolcezza. Al contrario, l’individuo di salute media avrà delle reazioni secondo il suo stato - violente se è provvisto di una buona vitalità e deboli se essa è debole.
Tra i sintomi risentiti durante il digiuno, il più corrente è la vertigine. Il sangue è concentrato nell’addome e, se ci si alza bruscamente, il corpo non ha il tempo di inviare il sangue verso il cervello e si rischia di svenire e si rischia di cadere su un oggetto e di ferirsi. Per evitare tutto ciò, basterebbe sedere un poco sul bordo del letto prima di alzarsi dolcemente. Evitare ancora qualsiasi posizione in piedi prolungata. Non fare la propria toeletta la mattina: il pomeriggio si è meno stanchi poiché l’eliminazione si rallenta in quel momento.
Noi incontriamo in seguito la febbre soprattutto nei bambini, ma essa non dura che alcune ore, al massimo una giornata. E’ un sintomo di eliminazione dinamica. Non occorre fare nulla per lottare contro questa febbre.
I mal di testa possono durare parecchi giorni. Non cercate di attenuarli poiché sono sintomi di eliminazione preziosi, altrimenti il digiuno non porta beneficio.
Le coliche sono dovute in generale a dei gas provenienti dagli scarti in fermentazione. E’ sufficiente dormire sul ventre o fare alcuni massaggi dolci al ventre se non un clistere.
La debolezza è normale durante il digiuno e non ha niente di allarmante.
Il nervosismo e la sensibilità al rumore sono anch’essi molto frequenti.
La maggior parte dei digiunatori dormono sempre meno man mano che il digiuno prosegue. Al contrario, essi dormono e si assopiscono spesso durante il giorno.
Dei piccoli foruncoli possono comparire e le gengive possono sanguinare. Gli sputi sono frequenti. Cattivo umore, malinconia, depressione possono sopraggiungere ma bisogna lasciare che passino.
I vomiti di bile possono prodursi in quelli che hanno il fegato sovraffaticato. Se essi proseguono moderatamente, si può lasciarli correre per 15 giorni. Ma se essi sono troppo frequenti, non lasciarli prodursi più di 3-5 giorni a rischio di indebolire molto il digiunatore e di provocare confusione mentale. Un caso si ebbe in un giovane che aveva mangiato pesce fin dall’infanzia.
Per riassumere, i vomiti possono sopraggiungere:
1) all’inizio di un digiuno e in questo caso bisogna ignorarli e proseguire il digiuno.
2) Nel corso del digiuno e in questo caso si può ignorarli se sono poco frequenti, anche se durano 7 giorni. Ma se sono troppo frequenti e superano i 7 giorni di seguito, bisogna interromperli attenuando il digiuno con un frutto acido.
3) alla fine di un digiuno lungo, cioè dopo 20 - 25 giorni di digiuno o anche 40 giorni, mai lasciarli proseguire altrimenti diventano pericolosi.
Crisi di delirio e allucinazioni si possono avere nei soggetti che hanno abusato di tranquillanti, di tabacco, di sedativi durante lunghi anni. Essi non riconoscono più nessuno e non sanno più niente di quello che dicono.
In caso di svenimento lasciare il soggetto disteso per terra, con le membra ben allungate. In alcuni minuti il soggetto si risveglierà senza rendersi conto di nulla. La posizione orizzontale stanca di meno l’organismo della posizione verticale. Quando la natura requisisce le sue energie per un lavoro urgente di eliminazione, mette il soggetto a terra (svenimento) per economizzare le forze. Infatti, quando bisogna pompare il sangue dai piedi alla testa, occorre un’energia considerevole.
Tutte queste crisi sono provocate da un’eliminazione molto forte nel sangue di quantità considerevoli di tossine che sconvolge il sistema nervoso per un certo tempo. Sono crisi di eliminazione. Esse possono anche prendere la forma di pazzia furiosa. E’ meglio evitare digiuni superiori a 20 giorni poiché le case di digiuno non sono affatto preparate a ricevere i casi mentali.
Nessun caso di paralisi durante il digiuno è stato riferito da vari autori, ma Mosséri ne ebbe in due uomini abbastanza anziani, dai primi giorni del digiuno. La paralisi non era durata che 5 ore (emiplegia). Il digiuno fu interrotto nel primo caso e proseguito nel secondo senza inconvenienti. Nel primo caso, la lingua era toccata dalla paralisi, il viso rosso, gli occhi fuori dalle orbite, il polso impazzito. La crisi era violentissima. Il digiuno fu interrotto con un brodo caldo. Questa persona ricominciò un secondo digiuno l’anno seguente e sviluppò una crisi simile di paralisi. Lì il digiuno non fu interrotto. Una lunga preparazione a questo secondo digiuno con una dieta stretta avrebbe attenuato un poco la crisi.
Queste crisi di paralisi si ripeteranno prima della morte del soggetto salvo che egli viva in modo esemplare e sano, il che è poco probabile nella nostra vita civile in cui nessuno sfugge alle preoccupazioni, all’inquinamento, ai medici, ecc.
Le palpitazioni sono molto frequenti e non presentano alcun pericolo.
Al contrario, la barra sul petto" e il polso irregolare sono segni di pericolo e il digiuno deve essere attenuato immediatamente. Un polso lento o rapido non ha niente di anormale durante il digiuno, ma un polso troppo debole va sorvegliato.
In caso di vomito dell’acqua bevuta, Shelton interrompeva il digiuno se ciò persisteva più di 4 giorni. Invece Mosséri attenuava il digiuno con succhi molto diluiti.
La respirazione divenuta molto difficile e ansimante, poi la paura del digiuno sono segni che il digiuno deve essere attenuato o interrotto ad esempio con una mela tutte le sere.
Certuni possono sviluppare una crisi estremamente violenta di calcoli nefritici o biliari. Queste crisi durano da 4 a 5 ore. il soggetto non può restare calmo e si agita continuamente. E’ il calcolo che passa a provocare questa crisi. Fermare la crisi con delle punture di stupefacenti è fermare il passaggio del calcolo. Non bisogna dare niente al digiunatore. Bisogna che egli pazienti e la crisi passerà lentamente o improvvisamente.
Una crisi di tetania può sopraggiungere in chi ha già avuto simili crisi in passato. La crisi non dura che dieci minuti e passa senza problemi. Se il digiuno è lungo, è meglio interromperlo e attenuarlo.
Anche crisi di convulsioni e di spasmi. Bisogna coricare il malato e attendere che ciò passi. Proseguire il digiuno evitando qualsiasi stanchezza, anche quella di telefonare.
Nel caso di un’estrema prostrazione, cioè per quelli che non hanno più la forza di alzarsi dal letto, è preferibile interrompere il digiuno.

I PREMITI.
Una donna sulla cinquantina era stata sottoposta a un primo digiuno antigienico di 21 giorni condotto sicuramente da un medico noto non era bastato a far riassorbire un grosso fibroma della dimensione di un piccolo melone. Il corpo non aveva potuto eliminare granché poiché le sue energie erano deviate dalle frequenti purghe veramente inutili e nocive. Inoltre, questo digiuno fu praticato quasi senza alcuna bevanda (acqua).
La prima quindicina del digiuno presso Mosséri passò dolorosamente con regole interminabili e ritornate due volte ad un intervallo breve accompagnate da coliche penose, nient’altro fino al 30° giorno: allora il digiuno fu interrotto con un brodo caldo di ortaggi. In quel momento, l’esame medico aveva rivelato la scomparsa pressoché totale del fibroma.
Il brodo fu seguito per 3 giorni da un succo di carote diluito, 3 bicchieri al giorno. In seguito vi furono dei frutti succosi in piccole quantità: ciliegie, pesche, poi mele.
Fu allora che cominciò nell’addome un dolore vivo intermittente accompagnato da una voglia pressante di andare di corpo senza che uscisse niente. Parecchi giorni di questi dolori non condussero ad alcuna tregua.
In breve, questa signora risalì a poco a poco la china con un’alimentazione frugale e molto prudente. Lei ha ripreso attualmente tutte le sue forze e anche una vita in tutti i punti normale. Le saranno occorsi parecchi mesi per rimettersi. L’utilizzo della molletta da capelli per staccare il tappo, altrimenti con l’aiuto di un dito oleato in caucciù, le avrebbe risparmiato tutte queste sofferenze.

GLI INCIDENTI CARDIACI O ALTRI SCATENATI DI RIMBALZO DURANTE UNA CRISI DI ELIMINAZIONE.
Quando si sorvegliano persone anziane, si incontrano talvolta delle debolezze fisiche latenti che possono minacciare la vita del digiunatore.
In quel momento, bisogna interrompere il digiuno e ad ogni modo non prolungarlo come per i più giovani, per semplice prudenza.
Una signora di 64 anni era andata a digiunare per l’asma che si trascinava da 30 anni o più. Aveva sempre preso medicinali asma ed essi furono interrotti improvvisamente dal primo giorno del suo digiuno. Digiunò 19 giorni senza storia, poi per prudenza a causa della sua età e della sua intossicazione profonda, il digiuno fu interrotto. Ma lei ebbe una crisi di asma che durò giorni e giorni.
In quel momento, ci apparve che la sua vita fosse in pericolo poiché il suo cuore mostrò dei segni di stanchezza appariscenti, secondo il medico che l’auscultò. Bisognava a tutti i costi che queste crisi di asma si interrompessero o si attenuassero poiché il digiuno aveva provocato una debolezza abbastanza pronunciata che non avrebbe avuto alcun significato se lei fosse stata più giovane.
Mosséri non sapeva se esiste un mezzo non chimico per fermare le crisi di asma, senza medicinali. Può darsi che l’agopuntura o la vertebroterapia possano risolvere la questione. Lui le ammetteva unicamente in questi casi accidentali, ma in nessun altro caso poiché esse trattano i sintomi. E’ un ripiego.
I vomiti nei vecchi cardiaci possono provocare crisi mortali o un’emorragia grave accidentale. Bisogna evitare questi vomiti prolungati nei vecchi attenuando il digiuno. Essi possono provocare un’ernia.
La nostra esperienza con i vecchi è molto limitata. Si impone un’alta specializzazione e i rischi ad ogni modo sono molto grandi. Noi abbiamo fatto digiunare persone di 80 anni, 7 giorni di digiuno integrale, o 20 giorni di semidigiuno con i migliori risultati. Non abbiamo osato superare questo limite. Mosséri ha fatto digiunare i vecchi di 70 anni fino a 20 giorni, ma sono occorsi mesi per ritrovare le loro forze.


CAPITOLO 19 - QUANDO E COME INTERROMPERE IL DIGIUNO

Mentre i medici possono rovinare molti malati poiché sono protetti dalle leggi, gli igienisti non possono fare esperimenti senza conseguenze legali.
Secondo il dottor Dewey per interrompere il digiuno bisogna attendere il ritorno della fame, secondo Tilden è piuttosto la normalizzazione delle secrezioni, Shelton tiene conto di questi segni allo stesso modo di quelli della lingua. Per Mosséri, è soprattutto il gusto della bocca al risveglio che conta di più.

IL RITORNO DELLA FAME.
La vera fame è una sensazione di benessere con una bocca gradevole e piena di saliva. La stanchezza e il sonno non sono la fame. Quando si è stanchi, non mangiare, ma coricarsi. Una bocca pastosa, amara, secca non è la fame. Attendere che essa diventi dolce naturalmente, cioè senza pulirla.
Secondo Mosséri, quando la vera fame si dichiara, bisogna attendere alcuni giorni per accertarsene, poiché una falsa fame scompare in una mezza giornata e non è persistente.
Per arrivare alla vera fame, bisognerebbe in generale spingere il digiuno a 40 fino a 60 giorni, ciò che è molto raro. Inoltre, si potrebbe raggiungere un peso pericolosamente basso, nell’attesa della fame.

LE SECREZIONI.
Man mano che il digiuno progredisce, le secrezioni diventano più pulite: l’urina si schiarisce, la saliva diventa migliore, il corpo non emana più cattivi odori, ecc. e tuttavia spesso la fame non ritorna.

LA LINGUA.
La lingua si scarica verso la fine del digiuno per diventare pulita e rosa. Nondimeno, questo segno da solo non basta. Il gusto della bocca è, a parere di Mosséri, più importante, altrettanto l’abbondanza della saliva.

LO STATO GENERALE.
Si deve tener conto soprattutto dello stato generale, ma solo l’igienista professionista può giudicare. (Il termine professionista sembrerà superfluo, ma tante persone dicono che esse sono igieniste mentre dovrebbero dire che sono adepte dell’igienismo o che seguono una vita igienica. Il termine "igienista" non può applicarsi che all’esperto, al professionista.)

IL PERICOLO.
Shelton affermava che è pericoloso proseguire il digiuno al di là del ritorno della fame. Sarebbe l’inizio dell’inanizione, ma secondo Mosséri è molto difficile che si arrivi ad avere fame.

LE RISERVE.
Secondo Mosséri le riserve spesso sono squilibrate e se si dà al digiunatore (al 30° o 40° giorno di digiuno) una minuscola quantità di cibo - un dito di succo di carote al giorno in un litro di acqua, o 2 foglie di lattuga al giorno soltanto o ancora un mezzo pompelmo - e il calo di peso riprende con forza.
Ciò mostra bene che questa quantità minima di alimenti apporta all’organismo elementi mancanti che favoriscono l’eliminazione.
Le coliche sono causate dai gas. In questo caso, noi abbiamo sempre incoraggiato il digiunatore a continuare ignorando le coliche. Dall’apparizione dei malesseri nel grasso inizialmente consigliava di continuare il digiuno, ma in seguito ha cominciato a dare un frutto duro, che produce una certa peristalsi e i gas sono spostati. Al contrario, in questi casi, i clisteri non possono fare granché e devono essere rifiutati sistematicamente. Una purga sarebbe indicata con alcune mele.

GLI EX- MALATI MENTALI O NERVOSI.
Tutti questi casi non devono fare digiuni lunghi altrimenti le loro vecchie crisi ritorneranno in forza. Se sono magri, il digiuno sarà escluso per le medesime ragioni.
L’ACQUA DURANTE IL DIGIUNO.
Quantunque l’acqua serva solo per trasportare i rifiuti verso i reni, bisogna assicurarne al corpo da 2 a 3 bicchieri il giorno. Altrimenti le conseguenze potrebbero essere mortali.
Soprattutto verso la fine di un lungo digiuno, certuni hanno anche difficoltà apprezzabili a bere, l’acqua sembra loro orribile e indigesta. Essi cambiano l’acqua e sembrano accettarla per un breve tempo. Poi arrivano a non bere più niente! In questi casi, invece di rompere decisamente il digiuno, si può proseguirlo con profitto aggiungendo all’acqua un cucchiaino da caffè di limone o d’arancia.

COME INTERROMPERE IL DIGIUNO NEI CASI GRAVI.
Il succo d’arancia è certamente buono per interrompere il digiuno di una persona sana o giovane, ma alla condizione espressa di diluirlo enormemente. Noi vedremo più avanti perché bisogna diluirlo.
Nondimeno, certi digiunatori sono talvolta disturbati dall’acido del succo, poiché essendo lo zucchero assimilato rapidamente, l’eliminazione non ancora terminata si trova bruscamente frenata.
Il brodo di ortaggi chiaro e caldo ha i vantaggi seguenti che sono innegabili e che consideriamo di importanza fondamentale nei casi gravi:
1) esso procura al digiunatore molta acqua. Infatti, dopo un lungo digiuno tutti i soggetti sono un poco disidratati poiché bevono troppo poca acqua verso la fine del digiuno. "L’acqua non passa", vi dirà un digiunatore. Altri la vomitano anche se la prendono calda o a piccoli sorsi. Le tossine sono talmente concentrate che finiscono col sovraffaticare i loro reni e perfino provocare infiammazioni della vescica: cistite, reni dolenti, ecc. Bisogna insistere sempre che i digiunatori bevano un minimo di 2-3 bicchieri di acqua il giorno, anche se non hanno sete. Il contrario sarebbe pericoloso.
2) Il brodo procura un calore intenso. Infatti, questo calore procura un benessere considerevole e un rilassamento nervoso sicuro. Nei digiunatori, la produzione di calore scende al minimo. Il brodo caldo pallia a questo inconveniente ed economizza le forze del corpo. La borsa calda ai piedi è in aggiunta a ciò.
3) Il brodo non contiene acidi né zucchero come il succo d’arancia. Ora, l’acido reclama di essere neutralizzato e lo zucchero di essere digerito, il che frena un poco l’eliminazione, la quale in generale non è mai terminata. Si ha dunque vantaggio a lasciar proseguire l’eliminazione evitando gli acidi e gli zuccheri.
4) Il brodo di ortaggi è cotto, dunque poco nutritivo. Noi vediamo in ciò un vantaggio e non un inconveniente. Infatti, il nostro scopo non è di interrompere il digiuno e di nutrire il soggetto, ma di prolungare l’eliminazione con la minor alimentazione possibile. Gli elementi cotti nel brodo sono in quantità così piccola che non si può veramente parlare di alimenti cotti dunque nocivi, nemmeno se il brodo è proseguito per giorni interi, è dunque preferibile alle cure di succhi crudi. "I succhi sono nutrienti", ci scrive Shelton in una lettera. Ma il nostro scopo non è di nutrire il digiunatore a questo stadio dell’eliminazione non terminata. Non si può, in tutta onestà, parlare di danno all’organismo prodotto dalla cottura.
5) Il brodo permette spesso di proseguire "il digiuno" quando degli ostacoli persistenti obbligano ad interromperlo (come i vomiti senza fine, il sanguinamento delle gengive, ecc.).
E’ così che il brodo occupava un posto molto importante nelle tecniche di Mosséri durante il digiuno, ma soltanto per i casi gravi.
Per tutti gli altri, profumare l’acqua aggiungendovi un succo qualunque. Poi dare dei frutti teneri seguiti da frutti più solidi.

COME INTERROMPERE IL DIGIUNO IN GENERALE.
Bisogna riprendere l’alimentazione molto gradualmente, altrimenti si va incontro a coliche, emorragie, dolori addominali, all’indigestione che può portare anche alla morte.
In generale, bisogna scegliere alimenti acquosi e poco concentrati.
Da più di un secolo, è tradizione tra gli igienisti e i naturopati interrompere il digiuno col succo d’arancia.ma esso introduce nel corpo troppi acidi e troppi zuccheri.
Mosséri ha messo a punto tutto un sistema per interrompere i diversi digiuni secondo i casi.
Poi, il digiuno non era più interrotto con succhi di frutta nella casa del dottor Shelton, poiché la dottoressa Vetrano, dopo che Shelton ha preso la sua mezza-pensione, ha avuto l’idea di abbandonare questo succo per adottare gli alimenti interi acquosi, interi e teneri (pomodori, arance, pompelmi, non mele, né carote che sarebbero troppo dure per gli intestini.)
In questo modo, la peristalsi intestinale è favorito. La prima evacuazione arriva dal primo o dal secondo giorno dalla rottura del digiuno mentre con i succhi tale evacuazione non arrivava che in capo a parecchi giorni, spesso in capo al 7° giorno.
Il suo programma era il seguente:
1° giorno: la metà di un’arancia media ogni due ore.
2° giorno: un’arancia intera media ogni due ore (si può variare alternando arancia, pomodoro, pera, mela, ecc.).
Se il frutto era troppo grosso, lei ne dava solo la metà. E’ così che il pompelmo era tagliato in due.
Quelli che non vogliono guadagnare peso prendono pomodori o pompelmi in luogo dei frutti zuccherati. Quando il digiuno non oltrepassa i 15 giorni, s’interrompe direttamente con un frutto intero in luogo della metà. La progressione è più rapida successivamente.
A sua volta Mosséri, applicava diversi programmi secondo il caso e secondo lo stato di salute precedente del digiunatore:
1) Come interrompere un digiuno lungo senza ritorno della fame
2) Come interrompere un digiuno lungo, completo o al limite dell’inanizione. 0
3) Come interrompere il digiuno dei bambini e dei vecchi. 0
4) Come interrompere il digiuno nei grandi debilitati, acidificati e che non sopportano alcuna acidità, con un potere digestivo nullo, troppo emaciati.
5) Come interrompere un digiuno medio di 15 giorni circa. 0
6) Come interrompere un digiuno breve di meno di 10 giorni. 0
7) Menù di disintossicazione dopo un digiuno incompleto 0
8) Come interrompere il digiuno secondo il sistema Mosséri senza pesare niente e senza orari. 0
Si tratta di programmi complicati per i quali occorre consultare il libro Digiunare
per rivivere, ossia l’originale francese, Jenner pour révivre al capitolo 19.

9) Quando si può fare un secondo digiuno?
Mosséri aveva per regola di attendere che il soggetto recuperi la più gran parte del peso perduto, se è disceso al di sotto del peso normale. Ora, la ripresa del peso non significa necessariamente che le riserve "essenziali" sono tutte colmate. Noi chiediamo a tutti quelli che hanno digiunato 40 giorni per esempio di attendere un anno prima di rifare un altro digiuno.
Invece, Shelton faceva digiunare una seconda volta poco dopo il primo digiuno senza attendere a lungo.


CAPITOLO 20 - LA FRUGALITA’ DOPO IL DIGIUNO SECONDO IL SISTEMA MOSSERI

E’ un grave errore rimpinzarsi di cibo e di bevande, assumere concentrati ed estratti, vitamine in pillole, lievito, ecc. poiché così si disfa tutto ciò che si è fatto durante il digiuno e tutto il beneficio tratto da questo periodo di riposo fisiologico è perso. Si ritorna al medesimo stato di prima, alle medesime malattie e ai medesimi disturbi.
Dopo aver digiunato, bisogna nutrirsi molto frugalmente di alimenti sani. il corpo non può bruciare le tappe e recuperare rapidamente. Gli occorre tempo. Quando si mangia come prima, il corpo non digerisce che quello di cui ha bisogno e rigetta il resto nelle feci. Queste sono allora voluminose, maleodoranti, in forma di pappa, invece di essere pochissimo voluminose, ben formate e senza odore. In tal modo, da un lato si formano veleni dalla putrefazione degli alimenti negli intestini, dall’altro lato non si riassorbono i succhi gastrici che vanno persi nelle feci abbondanti, debilitando così l’organismo.
Il peggio di tutto è l’eccesso di protidi, poi viene l’eccesso di datteri, fichi secchi, ecc. Con essi la salute può essere distrutta in pochissimo tempo. Le devastazioni sono allora considerevoli. Il potere digestivo è spezzato, il sistema nervoso alterato, le forze muscolari annientate, la vista si abbassa, la fame scompare, il pessimismo si insedia con l’ansietà, la testa si appesantisce, la mente si oscura e diviene depressa, l’ottimismo scompare e anche la gioia di vivere.
D’altra parte, quelli che cercano le sostanze ricche in vitamine come il lievito si ingannano pesantemente. Il lievito è un fermento ricco di vitamine, ma questa non è una ragione sufficiente per consumarlo, come non lo è il mangiare le foglie del tabacco, del tè, le bacche velenose, ecc. E’ meglio trarre le vitamine e i sali minerali da sostanze alimentari non velenose e commestibili come i frutti e gli ortaggi crudi.
Gli alimenti velenosi sono quelli gradevoli al gusto, alla vista, all’odorato e che non sono pungenti, né amari, né insipidi. Ecco perché Mosséri esclude l’aglio e la cipolla crudi, il ravanello nero, ecc. ma sarà sufficiente cuocere la cipolla 5 minuti soltanto per far volatilizzare il veleno che vi si trova (l’olio di mostarda) e allora si può mangiarla senza problemi.
Tornando al lievito, esso favorisce la fermentazione del bolo alimentare - che produce l’alcol, l’acido acetico, il gas carbonico, ecc., - che invece deve essere digerito, cioè scisso in aminoacidi, glucosio, ecc.
Riguardo agli estratti e ai concentrati, il processo di estrazione e di concentrazione in fabbrica distrugge la maggior parte delle vitamine.
Gli alimenti crudi hanno più potere nutritivo degli alimenti cotti.
Nella sua opera The Nutrition of Man (1907) il professor Russell H. Chittenden dell’Università di Yale in seguito ai suoi esperimenti affermava che il digiunatore che ha perduto una buona parte delle sue riserve azotate non può rimpiazzarle che lentamente, anche se mangia abbondantemente alimenti azotati…sia perché i protidi stimolano il metabolismo, sia perché l’accumulazione dipende dall’energia specifica delle cellule in sviluppo e dal lavoro muscolare e infine in tutti i casi in cui il tenore azotato del corpo è più o meno diminuito a causa di un digiuno o di una malattia.
In conclusione, coloro che possono utilizzare i protidi sono soprattutto:
- gli organismi in fase di crescita, come i bambini;
- le donne incinte;
- dopo un digiuno o una malattia;
- quelli che fanno una forte attività sessuale o muscolare.
La quantità di protidi di cui si ha bisogno è molto più piccola di quanto si pensi.
Basterà in questa sede dire che gli alimenti corrispondenti alla fisiologia e all’anatomia dell’essere umano secondo gli studi comparativi fatti dai grandi scienziati francesi, tedeschi e americani sono: i frutti, le insalate e le crudezze.
Inoltre, attendere la vera fame, per saziarsi con poco, oltre che gustare il cibo.
Coloro che non hanno denti utilizzeranno una centrifuga e mangeranno anche la polpa che recupereranno aggiungendola al succo estratto.

Il sistema Cornaro.
Luigi Cornaro era nel XV° un aristocratico italiano. A 40 anni era talmente malato che i suoi medici gli consigliarono di redigere il testamento e aspettarsi di finire i suoi giorni. Egli ebbe l’idea di mangiare poco senza cambiare nulla nei suoi alimenti ed ebbe la sorpresa di ristabilirsi da tutte le malattie cosiddette incurabili. Sopravvisse a tutti i suoi medici fino a 104 anni con una salute radiosa, una resistenza e una forza magnifiche. La sua mente era di una rara chiarezza poiché egli scrisse dei libri interi di filosofia. All’età di 102 anni, scrisse una brossura intitolata Come vivere cento anni che egli inviò a tutti i re, ministri, uomini eminenti, ecc. e che fu tradotto da allora in quasi tutte le lingue. Il giorno del suo compleanno a 100 anni, ballò tutta la notte con una ragazza di 20 anni senza stancarsi.
Il suo metodo consisteva nel mangiare 700 gr. al giorno. Gli alimenti erano gli stessi di tutti, cioè pane, carne, vino, frutta, ortaggi. La bevanda era compresa nei 700 grammi.
Se egli ha avuto tali risultati spettacolari di salute e di longevità a dispetto degli alimenti non specifici alla specie umana, ciò è senz’altro a favore della frugalità.

Il sistema Thomson.
In seguito venne Thomson che si è sicuramente ispirato a Cornaro. Il sistema Thomson rassomiglia in tutti i punti al sistema Cornaro, salvo che gli alimenti sono cotti con l’acqua, senza olio, né burro, né carne, né vino. Secondo questo sistema:
Mattino: 1 frutto, uno yogurt (200 gr in tutto).
Mezzogiorno: 300 g. in tutto: 1 fetta di pane, miele, lattuga, crudezze, olio, limone.
Ore 16: Succo di mele
Sera: 600 g in tutto: ortaggi, paté di formaggio, un frutto (o gelatina o gelato o torta), caffè surrogato.
Thomson ottenne dei risultati meravigliosi col suo sistema senza fare ricorso al digiuno che egli denigrava qualificandolo un rimedio.
Questo regime è certamente destinato ad essere seguito per l’intera vita, come i seguenti.

Il sistema Mosséri.
Secondo questo sistema, c’è anche in onore il primato della frugalità. E’ l’osservazione dei figli di certe donne frugali e dei vecchi che hanno ispirato l’autore, esattamente come l’insegnamento dei predecessori Cornaro e Thomson. Tuttavia, in questo sistema Mosséri, le leggi della natura sono rispettate mentre esse non lo sono in Cornaro, né in Thomson. Infatti, le leggi della natura precisano una fame acuta senza rispetto degli orari, come esse precisano la nozione di soddisfazione calmando questa fame. La sazietà diventa un peccato poiché gli stomaci sono distesi.

COME FARE DA SE’ IL LATTE CAGLIATO O YOGURT.
Solo i bambini possiedono nel loro stomaco il fermento che può cagliare il latte, come i vitelli. Il consumo del latte è permesso che ai bambini; causa l’alterazione del fegato negli adulti.
Si può scegliere il latte crudo. Scremarlo lasciandolo al fresco e la crema salirà alla superficie. Si può mangiarla con moderazione, ma la crema che si forma dopo la cagliatura del latte deve essere gettata poiché ha subito un principio di irrancidimento. Mosséri preferisce utilizzare il latte pastorizzato poiché il latte crudo è troppo grasso, anche quando lo si screma.
Questo latte può essere intiepidito, ma non bollito, altrimenti impazzisce cioè imputridisce e non caglia.
Se si lascia dunque il latte nella bottiglia in un posto caldo da 20° C fino a 40°, esso caglierà da sé poiché contiene batteri che si moltiplicano nel calore scatenando la cagliatura, la cagliatura col limone non ha valore poiché non è batterica. I batteri sono necessari per la flora intestinale.
Il grado di acidità del latte cagliato (o yogurt) dipende dalla sua anzianità cioè dalla sua età. Così, un latte appena cagliato sarà più dolce di un latte cagliato da parecchi giorni. Il latte sarà dunque conservato poi in frigo e tutti i giorni se ne prenderà la quantità esatta che si desidera cagliare. Il grado di acidità dipende anche dal calore: più il posto è caldo e più il latte cagliato sarà acido. Un terzo fattore di acidità, è la quantità di inseminazione utilizzata. Per affrettare la cagliatura, si verserà il latte su un cucchiaino da caffè di latticello o di latte cagliato, ma si otterrà uno yogurt più acido. Preferire mezzo cucchiaino da caffè di latticello o di latte cagliato,
Per stemperare il latte in un cucchiaino da caffè di yogurt, si verserà il latte a goccia a goccia in una cucchiaiata da caffè di cagliato posto sul fondo di una tazzina. Girare con un cucchiaio per stemperare. Noi avevamo l’abitudine di fare del latte cagliato in una grossa tazza e di trarne con un cucchiaino per metterlo in tazzine. Ma il latte cagliato perde la sua consistenza poiché esso non sopporta di essere versato: il latticello si separa dalla parte solida. Ora, bisogna prendere il tutto e non sgocciolarlo, soprattutto se esso è fresco dunque poco acido. Se è vecchio, si acidifica e avrebbe vantaggio ad essere sgocciolato.
Le yogurtiere sono pratiche, ma bisogna badare ad utilizzare la minima inseminazione e a farne giusto per la giornata.
Dopo la cagliatura, conservare il latte cagliato o yogurt in frigo per evitare che si acidifichi. Sorvegliare di quando in quando e fin dall’inizio della cagliatura togliere subito la presa e scoprire affinché l’ossigeno entri poiché i batteri ne hanno bisogno. Yogurt e latte cagliato sono molto diuretici. Dunque scolare.

LA SEMICOTTURA
1) Tagliare gli ortaggi a fette senza sbucciarli.
- cavolo: sfogliare bene,
- cavolo di Bruxelles: tagliare a fette fini,
- porri: tagliare in lungo,
- fave verdi: cuocere con i baccelli.
2) Mettere al fondo:
- patate a fette,
- carciofi interi,
- coste di bietole,
- torsoli a fette,
- foglie coriacee del cavolo.
3) Casseruola di ghisa nera non smaltata con un coperchio pesante.
4) Mettere a fiamma alta e utilizzare un contaminuti
Per 600 g Per 1200 g
1 bicchiere d’acqua fredda 1 bicchiere di acqua fredda abbondante
7 minuti 10 minuti

Note:
1) A cottura terminata, non lasciare ortaggi nella pentola, altrimenti cuociono ancora.
2) Questa cottura ha come unico fine di rendere gli ortaggi forti accettabili al gusto, poiché ciò che è piccante e acre è volatile al minimo calore.
3) Gli ortaggi che si possono mangiare crudi e che non si trovano né forti, né acri, né piccanti, non devono mai essere cotti. Esempio: carote, finocchi, ecc.
4) Una cottura più prolungata distrugge gli alimenti e le loro vitamine e li rende dannosi. Infatti, gli alimenti cotti a puntino provocano un accrescimento allarmante del numero dei globuli bianchi nel sangue durante il tempo della digestione. Al contrario, gli alimenti crudi o quasi non provocano un tale stato di miseria dell’organismo (leucocitosi digestiva).

SISTEMA DEI MINIPASTI
Per evitare la bulimia, si mangerà ogni volta che si ha veramente fame, da 4 a 7 mini-pasti il giorno. Esempio di minipasto:
1) 2 o 3 frutti e formaggio fresco
2) Una lattuga e mezzo avocado
3) Crudezze in miscuglio e groviera grattugiata
4) Ortaggi cotti
5) Patate cotte
6) Datteri o fichi secchi
7) Banane secche o mele secche
E’ evidente che si riserveranno i frutti secchi dolci durante le ore di lavoro.

Condimenti tollerati:
Olio d’oliva. olive nere, aromatici dolci, timo, dragoncello, erba cipollina, cipolla e aglio (poco), succo di limone, cumino, cerfoglio, maionese, ecc.
Non sono mai permessi i condimenti forti come il pepe, l’aceto, la mostarda, il sale, ecc.
Quanto, al peso totale al giorno, abbiamo notato che certuni possono accontentarsi e rifiorire con 1,5 kg al giorno, mentre altri hanno bisogno da 3 a 4 chili di cibo al giorno (frutta e ortaggi soltanto).
Il gorilla, che è il primate che si avvicina di più all’uomo, non mangia banane, né noci varie.

IL REGIME IDEALE PRIMITIVO DOPO IL DIGIUNO
(conforme alle leggi della natura)

Al risveglio:
Non bere nulla, né mangiare, né dentifricio.
Una bocca cattiva, pastosa è un segno di eliminazione. Attendere che essa si pulisca da sola.

Nel corso della giornata:
Attendere la fame acuta (bocca pulita, né pastosa, né secca, né rutti, né crampi, né mente confusa).
Calmare tale fame acuta con alcuni frutti della medesima specie. attendere di nuovo una fame feroce e ricominciare…

La sera:
Insalata verde, crudezze (limone)
Pomodori
Latte cagliato o avocado o 5 mandorle
5 banane secche
oppure
Insalata verde
Ortaggi semicotti
2 fichi ammollati o 5 datteri

Note:
1) Chi non ha denti utilizzerà una centrifuga e mangerà anche la polpa che recupererà per aggiungerla al succo spremuto.
2) Niente orari fissi per mangiare
3) 30%: frutta
70%: crudezze e ortaggi semicotti. (3 pasti cotti per settimana).
4) L’uomo si avvicina anatomicamente al gorilla e allo scimpanzé, i quali mangiano il 10% di frutta e il 90% di verdure. L’uomo non è dunque un frugivoro ma un vegetariano.
5) I menù di Shelton comprendono un pasto di frutta la mattina e un pasto di crudezze a mezzogiorno e un pasto di ortaggi cotti la sera. Dunque i frutti comprendono circa il 33% del menù quotidiano.
6) L’acidità dei frutti morde i tessuti e li corrode. Pochi vegetariani si accontentano di mangiare pochi frutti e ne abusano.


CAPITOLO 21 - COME VIVERE DOPO IL DIGIUNO

Non giova digiunare se poi si torna alle vecchie e cattive abitudini. Un usciere era andato a fare una cura di digiuno nella casa di cura di Mosséri e digiunava spesso anche a casa sua, ma non aveva mai abbandonato il caffè di cui faceva uso abbondantemente, né il tabacco. Alla sessantina, fu colpito dall’idropisia. Il ventre era gonfio poiché l’urina non era più filtrata dai reni, né rigettata nella vescica. Su consiglio di Mosséri si sottopose all’intervento chirurgico, ma sfortunatamente, i reni non funzionavano, il gonfiore del ventre ricominciò e due mesi dopo morì. Se avesse smesso il caffè e il tabacco, i suoi reni non sarebbero stati così rovinati.
Il digiuno non è una panacea. Bisogna assolutamente sopprimere le cause di avvelenamento: caffè, tabacco, ecc. come pure gli alimenti non specifici alla specie, che avvelenano l’organismo acidificandolo (pane, cereali, carni, ecc.).
Quando gli organi sono troppo danneggiati dai veleni, essi raggiungono un punto di non ritorno e uno stato patologico irreversibile.
Quando il digiuno e il riposo a letto sono terminati, occorre prudenza in vista del ritorno alle attività normali. Il processo dell’interruzione del digiuno si svolge con una transizione graduale tra piccole quantità e i pasti completi e anche la ripresa delle attività fisiche dovrebbe essere graduale.
Il digiuno non è un rimedio contro la malattia - qualsiasi malattia. E’ piuttosto un elemento-fattore essenziale di un modo di vita globale, il quale nella sua totalità è il solo modo per ristabilirsi, come lo è per conservare la salute.
Lo spirito del rimedio.
Malgrado tutte le nostre spiegazioni ripetute sul fine del digiuno e le conclusioni che se ne dovrebbero trarre, parecchi pazienti ritorneranno a casa loro dopo un breve soggiorno nella nostra Scuola di Salute con la ferma intenzione di riprendere i medesimi alimenti e le medesime attività che li avevano resi tanto malati. Essi pensano in genere che prima di ricadere malati, essi avranno un po’il tempo di ridarsi ai loro eccessi alimentari e che, ad ogni modo, un digiuno li rimetterà in piedi. Ora bisogna sapere su questo argomento che il corpo non ridiventa mai come prima.
Si resta sempre marcati dalla malattia, qualsiasi malattia. A questo scopo, è meglio non cadere mai malati, per conservare l’integrità originale dei tessuti e delle funzioni.
"Una salute durevole e sulla quale si può contare, questo genere di salute che porta in sé la garanzia del costruttore contro i difetti di fabbricazione o di materiali, durante la vita di un individuo, non è possibile che se la causa della malattia è allontanata adesso e per il seguito. Infatti, la salute non è possibile su alcun’altra base. I programmi di immunizzazione sono delle frodi. Il corpo si ristabilisce da sé stesso quando l’handicap delle abitudini cattive è allontanato. Il successo nel ristabilimento dalle malattie dipende dalla soppressione della causa.

La metà del cammino
Il digiuno dovrebbe essere considerato come una preparazione iniziale in un programma di ristabilimento della salute, e non come il solo mezzo di questo mezzo di ristabilimento. Occorre anche tornare alle abitudini di vita sana. Quando si sarà compiuto ciò, il potere di auto-ristabilimento del corpo riconduce la salute, ma bisogna farlo prima che le alterazioni funzionali abbiano prodotto cambiamenti organici irreversibili.
Tre condizioni sono essenziali in vista del ristabilimento della salute:
1) L’eliminazione della tossiemia dal sangue e dai tessuti del malato.
2) Il ristabilimento di un potere normale di funzionamento col riposo.
3) La correzione delle abitudini di vita per evitare che l’enervazione e la tossiemia evolvano di nuovo.
Comunque, saremo sempre limitati dal potere dell’organismo malato di eliminare efficacemente, di ripararsi e dalla volontà del soggetto di cambiare il suo stile di vita.
Certi medicinali non sono facili da eliminare e altri a base metallica (mercurio, oro, argento, ecc.) sono impossibili da eliminare, secondo Mosséri. Il corpo non è equipaggiato per eliminare questo genere di veleni (N.d.T.: veramente altri affermano che si sono scoperti dei chelanti capaci di portare tali elementi all’esterno del corpo, ad esempio l’aglio).
La medicina non si è mai occupata della salute delle persone. Essa non si occupa che delle loro malattie. La salute e le sue cause non la interessano affatto. Essa non vi proibirà mai di fumare, di bere il caffè, l’alcol, di drogarvi, di sovraffaticarvi, di fare qualsiasi genere di abuso, di mangiare cibi cotti, salati, speziati, ecc. (N.d.T.: anzi è contenta che la gente si ammali, poiché i malati sono le sue galline dalle uova d’oro).

L’eredità
Noi non abbiamo la capacità di creare una nuova costituzione. Solo l’avvenire ci appartiene. Il saldo restante delle capacità vitali potrà essere aumentato ed esteso con cura per accordarci tutta la salute di cui siamo capaci e prolungare la vita in qualche modo, ma non possiamo essere rifatti. Ad ogni fine utile, noi dobbiamo prendere il corpo tale e quale è, conservare le sue risorse e migliorare la sua condizione finché possibile. Poi quando si è malati, cercare di eliminare la causa o le cause affinché il corpo si ristabilisca da sé."
La malattia non è ereditaria, ma le predisposizioni lo sono. Se si è ereditata una costituzione o una vitalità, non si può cambiarle.
Tutti i cambiamenti organici devono essere fermati e invertiti di buon’ora, altrimenti raggiungono un punto di non-ritorno. Solo un cambiamento radicale nelle abitudini di vita, e soprattutto l’arresto di tutto ciò che è nocivo, possono permettere al ristabilimento di compiersi.
Si dice che il tempo guarisce tutto, ma il tempo non guarisce niente. Sarebbe più giusto dire che qualsiasi ristabilimento si produce nel tempo. Infatti, il tempo non è un fattore di ristabilimento. Il ristabilimento è un processo biologico perseguito dall’organismo vivente e da nient’altro.
E’ molto importante non scoraggiarsi, se fin dall’inizio si è ceduto alla tentazione di mangiare questo o quello o di bere tale o tal altra bevanda nociva. L’importante è di fare sempre passi avanti nelle buone abitudini, di non fermarsi mai.
Caviglie gonfie: quelli che abusano di cibo dopo il digiuno avranno le caviglie gonfie. Basterà digiunare 24 ore o moderare le quantità.


CAPITOLO 22 - LE CURE DI SUCCO E ALTRE

Certi clinici utilizzano le cure uvali in cui i pazienti assumono da 1 a 2 chili di uva e nient’altro per 14 o 21 giorni. Altri utilizzano le cure di succo d’arancia o di pompelmo.
Il dimagrimento consumando solo banane fresche, secondo Mosséri prova che esse sono velenose. Quelli che fanno la cura di uva per 21 giorni finiscono col guastare il loro sistema nervoso e alterare il loro sonno.
Le prugne secche ammollate producono un effetto lassativo perché contengono una sostanza tossica che il corpo allontana con l’evacuazione.
Le cure di frutta sono in generale utili poiché esse rappresentano una considerevole diminuzione in rapporto al volume totale degli alimenti che s’ingerivano precedentemente ossia l’eliminazione prosegue più fortemente quando si applica il digiuno più totale. La minima particella alimentare ritarda l’eliminazione deviando le energie verso la digestione.
Nessun alimento in sé ha proprietà eliminatorie. Gli alimenti non aiutano ad eliminare. L’eliminazione vera avviene al livello delle cellule dell’organismo, quando rigettano nel sangue i loro rifiuti, non è un semplice svuotamento intestinale. Quelli che confondono evacuazione ed eliminazione sono condannati a non comprendere nulla sui processi dell’organismo.
Non c’è alcun alimento che dia risultati uguali o maggiori a quelli del digiuno.
Tanti clinici raccomandano e prescrivono cure di eliminazione e dei regimi "curativi", e molte persone li seguono, ma i risultati raramente sono pienamente soddisfacenti.
Certamente è importante sapere quali sono i migliori alimenti, come combinarli, prepararli, ma non è meno importante sapere quando non bisogna mangiare!
Gli elementi nutritivi non possono espellere la tossiemia, né restaurare l’energia nervosa, né infine correggere le abitudini mentali e fisiche.

Le carenze.
Non avendo studiato la questione delle carenze a fondo, certi clinici naturopati temono che il digiuno accentui le carenze. Essi ne sono venuti a raccomandare di digiunare, ma prendendo succhi o vitamine o oligoelementi.
Il digiuno non provoca carenze. Salvo quando è proseguito oltre il limite pericoloso dell’inanizione, dopo l’esaurimento totale delle riserve. E’ piuttosto il contrario che si produce. Infatti, il digiuno permette al corpo di colmare le carenze! E’ così che gli anemici vedono dopo un digiuno il numero dei loro globuli rossi diventare normale, mentre nessun alimento a base di ferro, né alcun estratto di piante naturali aveva potuto guarirli. Che cosa è successo? Il loro potere di assimilazione è migliorato ed essi possono trarre profitto dalle riserve di ferro che essi possedevano in giacenza. E’ una questione di assimilazione. La tossiemia impedisce una buona assimilazione e il digiuno elimina la tossiemia. Un organismo purificato assimila bene. Un organismo incrostato non assimila niente. L’anemia non proviene da una carenza di ferro nel regime, ma da un cattivo potere di assimilazione.
Studi ed esperimenti numerosi hanno mostrato senza ombra di dubbio l’esistenza di certe malattie causate da carenze alimentari - carenza di vitamine, sali minerali, aminoacidi, ecc. Esistono due cause fondamentali nell’evoluzione delle malattie da carenza:
1) un regime carente di certi elementi essenziale della nutrizione;
2) lo scacco dell’organismo che non arriva ad assimilare gli elementi nutritivi presenti nel regime consumato.
Il primo caso è una carenza primaria, il secondo una carenza secondaria. Sono soprattutto le carenze secondarie che si incontrano nei nostri paesi, ma si è perso di vista tutto ciò e si cerca vanamente di rimediare a questo stato rimpinzando i malati di vitamine, sali, minerali e proteine.
Coloro che soffrono di un’assimilazione difettosa che non permette loro di trarre beneficio dagli elementi presenti nella loro alimentazione. come potranno essere aiutati dalla sovralimentazione? A loro occorre, piuttosto, il riposo dell’apparato digestivo e di tutto il meccanismo della nutrizione permetteranno al corpo di utilizzare gli alimenti ingeriti.
Tutte le diete di frutta o di altri alimenti hanno un grande svantaggio sul digiuno ed è che esse mantengono la fame, mentre col digiuno la fame scompare dall’inizio. E’ più facile digiunare che mangiare poco. Thomson raccomanda un regime senza liquidi, che comprende 1.200 grammi il giorno. Affermava di aver ottenuto così dei risultati meravigliosi. E’ d’altronde il metodo corrente che egli utilizzava nella sua istituzione a Edimburgo in sostituzione del digiuno. Il digiuno è sicuramente più rapido nei risultati.
In un articolo del 1850 il dottor Kittredge di Boston. U.S.A. ci riferiva le sue esperienze col digiuno, dicendo che perfino il regime più debole e il meno stimolante è nocivo; lui stesso un giorno prendeva una leggera minestra e l’altro digiunava. Invariabilmente, si sentiva meglio quando digiunava.
E’ evidente che con una febbre, anche leggera, la minima particella di cibo o di liquido diverso dall’acqua aggrava lo stato del malato. Solo il digiuno totale può far cadere rapidamente la febbre. Ma soprattutto non rompere il digiuno quando la febbre cade, ma attendere almeno 2 giorni ancora, altrimenti la febbre ritorna. Infatti quando la febbre cade, ciò significa che il corpo è parzialmente disintossicato al livello di tolleranza e non più. Bisogna pulire ancora più basso per non scatenare il meccanismo della febbre.
Il dottor Kittredge sottolineava che un’alimentazione, anche leggera, aumenta le sofferenze del malato, il quale, invece, migliora nella misura in cui è rigoroso ad applicare le mie raccomandazioni di non mangiare. Ammetteva che persone molto malate, in gran numero, possano ristabilirsi con brodo e perfino coi medicinali. Ma era del parere che si rimettono malgrado ciò e non a causa di ciò.
E’ evidente che nei casi delle malattie acute, febbri, infiammazioni, dolori violenti, ecc. il digiuno è il solo rimedio degno di questo nome.
Macfadden raccomandava il digiuno parziale, cioè il semi-digiuno in parecchie condizioni croniche, mai nei casi acuti. A sua volta, il dottor Nichols sconsigliava fortemente il semi-digiuno per i casi di dispepsia cronica. Non un solo atomo di cibo doveva essere preso, scrive, fino alla guarigione totale. Digiunate e bevete acqua: ecco tutto ciò di cui si ha bisogno per ristabilire l’apparato digerente."
Dal suo lato, Densmore considerava la pratica di dare dei pasti minuscoli ai febbricitanti come molto imprudente, quanto dare loro dei succhi di frutta, che, infatti, contengono zucchero e acidi che spesso aggravano la febbre.
Le cure alimentari sono altrettanto erronee delle cure medicamentarie.
I frutti sono alimenti molto nutritivi. Infatti, il succo d’arancia contiene circa 100 grammi di zucchero in 800 gr di succo.
Secondo Mosséri, però, occorre lasciare spazio a un poco di flessibilità e a un poco di sfumature nella pratica poiché delle situazioni difficili possono sorgere in corso di digiuno, che non possono essere risolte che attraverso l’introduzione di certi elementi alimentari. Bisogna naturalmente tener conto dei principi e non si può cedere su questo punto.
I casi che necessitano di un ammorbidimento del digiuno si riassumono così:
1) gli obesi che non perdono più peso dopo 20 o 30 giorni di digiuno integrale. Si noterà che la perdita di peso riprende quando il peso era stazionario da parecchi giorni;
2) quelli che digiunano da 20 o 30 giorni e che hanno difficoltà a bere acqua e la trovano cattiva; in quel momento, invece di interrompere il digiuno, è preferibile proseguirlo colorando l’acqua da bere con un cucchiaio da minestra di succo. Non variare il succo per non eccitare l’appetito né l’immaginazione.
3) quelli che non presentano alcun segno esteriore di disintossicazione dopo 30 giorni di digiuno. Ciò può essere dovuto all’esaurimento delle loro riserve. Il loro alito e il loro gusto della bocca non sono quasi per niente cattivi. E questo dopo una o due settimane. Attenuando il digiuno, non troppo, si nota che la bocca diviene più cattiva;
4) quelli che non possono sopportare forti eliminazioni come i veri cardiaci, i veri turbercolotici, ecc. Una o due mele il giorno attenueranno il digiuno;
5) quelli che si avvicinano pericolosamente all’inanizione con un peso troppo debole;
6) i vecchi;
7) quelli che hanno delle coliche. In tal momento, si ha vantaggio a rompere il digiuno e a riprenderlo nel momento in cui gli intestini si saranno liberati. E’ una pausa.
8) chi ha paura di digiunare può sempre cominciare con un semidigiuno finché non matura l’idea nella sua mente.
Altri casi possono presentarsi che richiedono destrezza da parte del clinico. Il digiunatore non è in alcun caso qualificato per giudicare da sé e commetterà la maggior parte delle volte degli errori di giudizio per mancanza di esperienza e di cognizioni in questo campo.


CAPITOLO 23 - LE QUATTRO FORME DEL DIGIUNO NELLA VITA E NELL’AZIONE

Secondo Shelton, il digiuno può essere qualificato un processo fisiologico o biologico col quale gli organismi viventi fanno fronte ai casi d’urgenza della vita per aiutarli a risolverli felicemente. Un caso d’urgenza è la malattia, ma vi è tutta una gamma di condizioni che necessitano di una risposta. In esse il digiuno può essere molto prezioso come mezzo di azione.
Infatti, negli animali inferiori, il digiuno è utilizzato molto più frequentemente nella salute che nella malattia - durante la metamorfosi, l’estivazione, l’ibernazione, quando gli alimenti fanno difetto, ecc.
Per chiunque il digiuno è un mezzo di esistenza di una rara utilità nella salute. Certamente, in alcune condizioni il digiuno non dovrebbe essere intrapreso senza sorveglianza qualificata, altre in cui non deve essere prolungato troppo, ma queste condizioni non impediscono che tutti nella vita civilizzata possano trarre profitto da un digiuno occasionale.
A meno di avere la salute perfetta, a meno che le condizioni di vita e le abitudini siano tali che possano mantenere questa salute perfetta, ci saranno delle occasioni innumerevoli il cui il digiuno sarà molto utile.

1. IL DIGIUNO SETTIMANALE.
Certuni hanno preso l’abitudine di digiunare ciascun lunedì o un giorno particolare per settimana. Si salta così il pasto del mattino e quello del mezzogiorno per mangiare leggermente la sera oppure si salta il pasto della sera, poi quello del mattino seguente.
Si può bere l’acqua o non bere niente. E’ talvolta preferibile scegliere il giorno in cui si è più occupati per non pensare al cibo, oppure coricarsi o occuparsi per evitare che la mente si attacchi troppo al pasto saltato.
Il digiuno non deve essere considerato come un rimedio alla ghiottoneria, cioè un pretesto per praticare tale ghiottoneria tutto l’anno.
Il digiuno è un processo notevole della natura quando è utilizzato intelligentemente, è molto utile ma è una spada a doppia lama. Infatti, quando lo si applica male, può causare molto danno. La vita umana non dovrebbe essere una serie interminabile di festini e di digiuni.

2. - IL DIGIUNO ANNUALE.
Un digiuno annuale, effettuato in condizioni appropriate, senza essere un digiuno lungo, rappresenta una vacanza fisiologica più benefica all’individuo delle vacanze ordinarie, che si passano al mare o in montagna e dalle quali si ritorna più stanchi di prima. Però, va fatto sotto una sorveglianza competente e per 10 fino a 15 giorni al massimo per il mantenimento e il recupero delle forze.
Inoltre, se i bagni di sole sono benefici moderatamente essi sono molto nocivi se se ne abusa. E quando si è abbronzati dal sole, non se ne trae più beneficio.
Tutti gli sport praticati in periodi di vacanza sono buoni, ma mai fino all’eccesso, né al sovraffaticamento. La marcia moderata è molto utile.

3. - SALTARE UN PASTO OCCASIONALE.
Più prezioso ancora è il digiuno che consiste nel saltare un pasto di tanto in tanto, quando se ne ha bisogno: un esame che si deve superare o un incontro che si deve subire col proprio padrone, un brutto guaio, una cattiva notizia, quando si è fatti segno a una contrarietà, una competizione o un grande sforzo fisico da fornire, estenuazione. Quando la tensione nervosa è considerevole, nessuna digestione è possibile ed è meglio saltare il pasto. Infatti, se si mangia, il pasto sarà mal digerito e occasionerà delle fermentazioni che renderanno la mente depressa e confusa.
Per mangiare, bisogna essere calmi, sereni, felici, distesi, tranquilli, altrimenti bisogna saltare il pasto.
Quando il corpo è molto stanco e la mente è disturbata, la capacità di digestione è considerevolmente ridotta.
Sarebbe decisamente ora di portare la nostra attenzione maggiormente sui processi digestivi con i quali ci si appropria del cibo che sugli alimenti stessi. A nulla giova far passare unicamente gli alimenti attraverso l’apparato digestivo se non li si digerisce e non li si assimila.
Questo errore è commesso dalla maggior parte delle scuole naturopatiche. Non basta mangiare alimenti biologici per assicurarsi della loro digestione.
Mangiare tutti i giorni un numero teorico di calorie non garantisce che si trarranno tutte le calorie dagli alimenti consumati, se gli alimenti fermentano nel nostro apparato digestivo. A niente giova mangiare alimenti ricchi di vitamine o di proteine se essi imputridiscono nel nostro tubo digerente. Lo stesso avviene quando si mangia secondo dei bisogni teorici invece di tener conto del potere effettivo di digestione e di assimilazione e se si continua in tal modo per molto tempo, si va incontro a sicure noie.
Tanti fattori possono impedire la digestione. I veleni come il cioccolato, l’abuso di protidi, le cattive combinazioni alimentari, gli spinaci, le prugne secche, le albicocche avvelenano sufficientemente il corpo da diminuire il suo potere digestivo per qualche tempo dopo questi errori, gli stati emotivi che inibiscono la digestione quanto il dolore, le irritazioni, l’infiammazione e la febbre. In quei momenti, i migliori alimenti sono mal digeriti e mal sopportati. Non bisogna incriminare quegli alimenti, ma ciò che si fa il giorno precedente. Quando si salta un pasto, si ristabilisce la situazione.
Se la fame ritorna prima dell’ora del pasto, si può sempre prendere un fico, due datteri o una piccola mela.
Se si anticipa uno shock per il suo sistema nervoso o uno shock è inevitabile, ci si sentirà più a proprio agio per fronteggiare la situazione con uno stomaco vuoto piuttosto che pieno.
Inibendo le funzioni della vita - la secrezione e l’escrezione - i complessi psichici cronici costruiscono la malattia cronica. Allora, o noi ci sbarazziamo delle nostre malattie immaginarie, cessiamo di impietosirci su noi stessi e interrompiamo i nostri gemiti interiori, o apprendiamo a controllare la nostra alimentazione.
Se dovete guidare la vostra vettura, i vostri riflessi saranno più rapidi quando saltate il pasto. Ad ogni modo, con lo stomaco pieno vi è sempre un rischio di incidente poiché i centri nervosi non sono irrigati convenientemente, poiché il sangue è attirato verso lo stomaco. A rigore, una mela può calmare la fame fino all’arrivo a destinazione.
La regola d’oro per mangiare, consigliava Shelton, è stata da molto tempo la seguente: se non vi sentite a vostro agio mentalmente e fisicamente da un pasto all’altro, saltate il pasto, altrimenti modulatelo in quantità. (A.M.). E’ così che l’individuo sano, quando mangia troppo o mangia durante la stanchezza e la sovreccitazione, risente dei malesseri dopo il pasto; gli sarebbe benefico saltare il pasto seguente. Se avete delle preoccupazioni, paura, ansietà, dispiaceri, un conflitto interiore o altre tensioni emotive, saltate uno o parecchi pasti.

4. - IL DIGIUNO MATTUTINO (O IL SISTEMA DEWEY).
Questo digiuno consiste nel saltare il pasto del mattino tutti i giorni dell’anno. Infatti, non si ha fame la mattina. Ad ogni modo, mai prima delle 10 o 11. In quel momento, si può calmare la fame con una mela.
L’abitudine di mangiare tre volte il giorno è moderna, quantunque non sia osservata da tutti. I bambini lasciati al loro istinto non mangiano niente la mattina. Numerose persone non mangiano niente la mattina per istinto e stanno meglio.
Nessuna nazione dell’Antichità ha osservato quest’abitudine di mangiare la mattina. All’apogeo della loro gloria, i Greci e i Romani mangiavano una volta il giorno: la sera. Ora essi avevano corpi da atleti e una salute robusta. I loro eserciti erano i più forti. Potevano marciare per settimane, portando dei fardelli molto pesanti, e rompevano il digiuno con un fico o due. La loro decadenza fu in buona parte causata dalle orge alimentari alle quali si erano dati quando hanno soggiogato altri popoli.
Se si mangia un buon pasto il mattino o la notte, esso sarà digerito e impedirà all’individuo di fornire il massimo di lavoro. Infatti, il sangue sarà deviato verso lo stomaco che accaparrerà tutte le energie del corpo. Nessun lavoro fisico o mentale serio potrà essere intrapreso con lo stomaco pieno.
Secondo Mosséri, non è vero che il pasto del mattino darà energia per la giornata. Avviene esattamente il contrario. Infatti, la digestione usa l’energia molto prima di darne. E questa digestione stomacale e intestinale dura circa una quindicina di ore e tira dal corpo molta energia. E’ solo l’indomani che il corpo trarrà beneficio dal pasto della vigilia.
Ad ogni modo, il lavoro della giornata ostacola la digestione e accaparra le forze che non possono più adeguatamente occuparsi della digestione.
Gli animali si riposano o dormono dopo un pasto.
Il dottor Dewey trasse molto beneficio dall’abolizione della colazione: ciò non solo migliora la digestione, ma previene molte malattie.
A sua volta, un tale M. Haskell citato dal Dr. Dewey, testimoniava di aver trovato molto ragionevole questa nuova maniera di vivere:
1) Non aveva più sentito la minima emicrania dolorosa ogni 15-30 giorni dopo la soppressione della prima colazione.
2) Aveva gradualmente perso una notevole parte della mia rotondità superflua. Il mio peso è diminuito di circa dieci chili e la sua circonferenza si era ridotta di dieci centimetri nel punto in cui era più appariscente.
3) La struttura della sua pelle migliora era più dolce, più fine e più serrata. Non provava più né gonfiore né malessere dopo i pasti, come succedeva così spesso in altri tempi.
4) Sentiva di avere il passo più leggero e le braccia più elastiche. Una camminata ad andatura sostenuta gli era diventata un piacere.
5) Studiava i faceva un sermone a stomaco vuoto, senza provare alcuna insufficienza mentale o fisica.
A volte però i risultati sono più lenti e il soggetto è scoraggiato dagli amici che lo incoraggiano a mangiare più spesso ritenendo che la debolezza e la debilitazione siano un indizio del bisogno di mangiare, mentre esse sono in realtà la misura dell’incapacità di digerire.
Anche i bambini, durante la loro crescita, possono fare a meno del pasto del mattino e se ne troveranno meglio sotto tutti gli aspetti.


CAPITOLO 24 - RINGIOVANIRE, DIMAGRIRE, INGRASSARE COL DIGIUNO


Il digiuno consente di ottenere un notevole ringiovanimento del corpo, specialmente negli obesi, purché l’età non sia avanzata, nel qual caso il ringiovanimento sarà alquanto limitato.
Gli uomini che hanno perduto la loro virilità la ritrovano dopo un digiuno.

L’OBESITA’.
Occorre proprio una causa all’obesità. E nondimeno molte persone obese mangiano poco ai pasti e recuperano, senza rendersene conto, tra i pasti. L’obesità è sempre causata da un eccesso di cibo. E’ vero che certi magri mangiano di più di certi obesi, ma i primi non digeriscono niente mentre gli altri accumulano il grasso e le tossine che trattengono molta acqua. Ecco da dove viene l’obesità.:
Gli alimenti consumati in eccesso:
1) passano nelle feci che sono abbondanti, non formate e nauseabonde, visto che gli alimenti non sono digeriti e cominciano a fermentare e a putrefarsi;
2) passano nelle urine che diventano scure, maleodoranti;
3) passano nelle membrane e nelle mucose del corpo sotto forma di catarri, traspirazioni maleodoranti, abbondanti (raffreddori, bronchiti, coliti, ecc.);
4) provocano la ritenzione di rifiuti metabolici e l’assorbimento di veleni attraverso le mucose intestinali - i quali veleni e rifiuti (N.d.T. sono, manca nel francese) raggruppati sotto il vocabolo generale di tossiemia (N.d.T.: che manca nel francese) si accumula nel corpo e trattiene l’acqua per evitare la corrosione dei tessuti,
5) solo una piccola parte degli alimenti digeriti è trasformata in grasso.
Il digiuno elimina la tossiemia e brucia il grasso.
Molti grassi, però, si interessano solo alla loro linea e presto ingrassano di nuovo, poiché non si interessano ad adottare una dieta.
Solo se essi s’interessano alle questioni alimentari, alla dietetica e alla salute in generale, essi si affezioneranno meglio a un regime sano e non accumuleranno più il grasso, né le tossine. Quando un obeso non voleva leggere i libri igienisti, Mosséri gli prediceva sempre lo scacco, poiché le tentazioni dell’ambiente sono così forti che non ci si può attenere a un regime se non si sono comprese in profondità tutte le ragioni scientifiche che vi si ricollegano. E’ così, per esempio, che se si è studiato a fondo tutte le ragioni della nocività della cottura, non si potrà più essere tentati da un pasto cotto senza pensare alle vitamine morte, alla leucocitosi digestiva, e a tutti gli inconvenienti della cottura. La prescrizione di un regime dimagrante non basta, poiché non si può seguirlo a lungo.
Un lungo digiuno è necessario per dimagrire. Tuttavia le riserve del corpo non permettono di proseguire il digiuno oltre 30 - 40 giorni per esempio. In quel momento bisogna introdurre delle minime quantità di succo di carote nell’acqua da bere per accelerare lo scioglimento del grasso. Si possono così perdere da 20 a 30 chili. In seguito, occorrono da sei mesi a un anno prima di ricominciare un altro digiuno, se si ha bisogno di perdere ancora del peso.
E’ inoltre meglio non pesarsi tutti i giorni, poiché quando ci si pesa, si mantiene l’impazienza.
Alcuni mezzi moderni utilizzati per dimagrire: alcuni chirurghi americani al momento cuciono la bocca dei loro pazienti per non lasciar passare che un poco di liquido!
Sono anche prescritti dei medicinali per tagliare la fame, ma essi finiscono per ledere la salute e distruggere tutti gli organi a uno a uno.
Il regime ad alto tenore proteico taglia l’appetito rovinando la salute più di qualsiasi altro regime esistente: produce la debolezza, l’invecchiamento, la degenerazione molto rapida della salute.
Certi obesi si sono lasciati operare affinché venisse loro sottratto uno spesso strato di grasso addominale. Parecchi ne sono morti qualche tempo dopo.

PER INGRASSARE.
Si comprende difficilmente che per ingrassare il digiuno è un mezzo estremamente efficace.
Come spiegarlo? I magri mangiano molto in generale, ma digeriscono male. Ciò che mangiano non procura loro beneficio poiché sono molto intossicati. Ora giustamente il digiuno li disintossica e permette al loro organismo di digerire meglio, di assorbire meglio e di assimilare meglio il cibo. La tossiemia rassomiglia a dei bastoni nelle ruote. Impedisce di assimilare. Un uomo avvelenato non assimila niente. Purificato, il suo corpo assorbe tutto come una spugna secca.
In seguito, gli esercizi con pesi rilevanti aiuteranno a fissare il peso guadagnato e a consolidarlo fortemente. Se no, si rischia di perderlo. Bisogna anche badare a evitare il sovraffaticamento, gli eccitanti, il regime nocivo, ecc. Bisogna sopprimere tutte le cause nocive nello stile di vita.
Quando la magrezza è estrema, il digiuno non può superare da 1 a 3 giorni. Occorre in seguito un lungo periodo di regime sano e sorvegliato con quantità limitate al potere digestivo. E’ un compito molto difficile, poiché il magro continua a perdere peso con questo regime.
Nota: Quelli che sopprimono il pane, i cereali e le noci diverse senza digiunare, cioè tutti i semi, perdono da 0 a 15 chili. E’ normale. In capo a sei mesi fino a dodici mesi, cominciano gradualmente a riprendere il peso perduto. E’ lo stesso per le forze. Bisogna evitare durante questo periodo qualsiasi attività fisica ardua e riposarsi al massimo. Non spaventarsi. E’ normale e bisogna attendere l’adattamento organico che dura da sei mesi a un anno.
Nel libro sono riportati due grafici simili tra loro e che somigliano alla sezione verticale di un vaso.
La linea discendente, quasi verticale, è accompagnata dalla scritta Rapida perdita di peso, la linea orizzontale rappresenta il periodo di peso stazionario che dur alcune settimane e poi la linea crescente per la ripresa graduale di peso.
Il secondo grafico ha la prima linea più lontana dal verticale e rappresenta la perdita, più lenta del peso se invece di digiunare si eliminano i cereali, il pane e le noci varie. Il periodo di peso stazionario per 3-6 mesi, infine la ripresa progressiva di peso.
Insieme al peso si perdono le forze e non ci si feve spaventare: bisogna dare all’organismo il tempo di adattarsi e nel giro di 6 mesi - un anno si riprenderanno anche le forze.


CAPITOLO 25 - L’ASSUEFAZIONE ALLE DROGHE SPEZZATA DAL DIGIUNO

(Tranquillanti- tabacco - caffè - alcol)
Quando un fumatore smette di fumare, sente i disturbi dovuti all’eliminazione della nicotina, sono crisi di eliminazione, che scompaiono con la pazienza, ma che si possono interrompere molto stupidamente con una nuova dose della medesima droga.
Tutte le droghe (tabacco, caffè, tranquillanti, alcol, ecc.) sono veleni che procurano un sollievo provvisorio interrompendo l’eliminazione.
Con ciascuna ripetizione della dose, si costruisce l’abitudine e l’assuefazione. Al contrario, l’escrezione della droga procura la rinascita della sensibilità. E’ allora che si diventa coscienti del proprio stato. Il medico li qualifica "sintomo di "ritiro", ma sono piuttosto sintomi di eliminazione, che sono le grida di un organismo oltraggiato dai veleni.
L’assuefazione alle droghe proviene dalla ricerca di un sollievo quando ci si sente male, deboli, disturbati e sofferenti in seguito all’impiego delle droghe. Non è un bisogno autentico di ricominciare a prenderne.
Ciò che si chiama assuefazione alle droghe proviene dalla ricerca di un sollievo dal malessere, dalla miseria e dai disagi causati essi stessi da una droga precedente. E’ così che il drogato ottiene un breve respiro dalle proprie miserie narcotizzando di nuovo i nervi. L’assuefatto agli stimolanti riceve una breve illusione di forza rinnovata forzando i propri nervi con uno stimolante la cui assunzione precedente è responsabile del proprio stato di debolezza attuale.
Come rompere questo circolo vizioso? Con l’esercizio della volontà? Con la diminuzione progressiva delle droghe? Con la sostituzione di un’altra droga? Tutti questi metodi hanno fallito lamentevolmente, o non hanno dato che magri risultati.
Solo un ambiente appropriato e una vita igienica sono le vere speranze per questi casi. Certamente, l’esercizio della volontà è una condizione necessaria al ristabilimento, ma i drogati hanno bisogno di essere aiutati e sostenuti nei loro sforzi da un clinico nel quale abbiano fiducia e che abbia influenza e personalità. Essi hanno bisogno anche di un ambiente particolare che si trova in tutte le Case Igieniste. Inoltre, il digiuno è il mezzo più efficace per abbandonare per sempre queste cattive abitudini. Infatti, in capo a due o tre giorni di digiuno, la voglia per certi veleni scompare. E’ meglio abbandonare tutti i veleni allo stesso tempo e non uno a uno. Col digiuno, non si apprezza più né il tabacco, né il caffè, né alcun veleno poiché essi hanno tendenza a procurare nausea!
Secondo Shelton, la sola causa, o almeno la principale, dell’assuefazione alle droghe, è la cattiva educazione, quantunque i soggetti più idonei a soccombere a queste droghe siano i nervosi. Infatti, la popolazione non si sarebbe mai rivolta alle droghe come un "sostegno" quando le circostanze insolite prostrano il sistema nervoso (dolore, insonnia, emozioni profonde e durevoli, perdite, ecc., se non fosse mai stata educata male fin dall’infanzia, a rivolgersi verso il genere di palliativi suscettibili di procurare loro il sollievo desiderato. Ora, di questa cattiva e falsa educazione e di tutti i mali che ne derivano inevitabilmente, siamo debitori al corpo medico e a nessun altro."
E’ vero che il pubblico reclama un sollievo istantaneo, ma i medici non sono le guide? O devono seguire il pubblico?
L’industria farmaceutica legale ha inondato il mercato con quantità immense di droghe che sono vendute soprattutto ai giovani con mezzi legittimi e illegittimi. La più grande parte delle droghe che i giovani assumono è fornita agli spacciatori di droga dai fabbricanti autorizzati. Anche se supponiamo, come si fa correntemente, che queste droghe abbiano una vera utilità medica, non rimane meno vero e spaventevole che l’industria farmaceutica produce mille volte più droghe di quante il corpo medico ne prescriva.
I fabbricanti di droghe sono talmente avidi di profitti che essi sono pronti a distruggere il cervello di tutti i giovani per accrescere i loro dividendi.
Si combattono ufficialmente quelli che si drogano, li si getta in prigione, ma si permette ai medici di prescriverle. Ora le droghe sono altrettanto nocive quando sono prese per drogarsi" che su prescrizione medica. Per lottare contro le droghe c’è: il digiuno, la soppressione degli eccitanti, dei tranquillanti, dei narcotici, del caffè, dell’alcol, del tè, del tabacco, un’alimentazione sana e cruda, la cultura fisica con pesi e bilancieri in una palestra o anche a casa propria, il lavoro, l’ambiente favorevole e la determinazione.
Il digiuno è il principale fattore che può spezzare il circolo vizioso in un solo colpo. Certuni sono aiutati dalle filosofie orientali come lo yoga, la macrobiotica, ecc., da cui bisogna sfrondare le concezioni anti-igieniche e anti-fisiologiche.
La ricerca dell’evasione è una filosofia che non può essere combattuta efficacemente che con un’altra filosofia.
Le case igieniste non sono equipaggiate per curare (camicia di forza, infermieri specializzati e muscolosi, giorno e notte) le crisi mentali violente in coloro che hanno preso dei tranquillanti o dei sedativi (asma) per anni. Il digiuno riproduce queste crisi (eliminazione). Sarebbe dunque utile interrompere queste droghe a poco a poco prima del digiuno.


CAPITOLO 26 -IL DIGIUNO NELLE MALATTIE ACUTE

La malattia acuta è un’eliminazione forzata, un’azione rimediante, è la somma di modificazioni strutturali e funzionali - diminuzioni ed esagerazioni spesso drammatiche - con le quali l’organismo vivente resiste ed espelle sostanze ostruttive, offensive e nocive e ripara i danni. Tali esagerazioni delle funzioni normali della vita come la tosse, lo sternuto, il dolore, l’infiammazione, la diarrea e la diuresi, come pure il vomito, sono evidentemente degli sforzi di resistenza, di espulsione e di riparazione.
La prostrazione dei muscoli, delle facoltà mentali e del sistema digestivo è una delle principali caratteristiche della malattia acuta. Questa prostrazione sembra essere dovuta meno alla stanchezza che a una deviazione delle energie e delle risorse del corpo che sono mobilitate e concentrate nello sforzo rimediante gigantesco che si persegue. Questa prostrazione di tre dei principali meccanismi di consumo dell’energia serve ad accelerare il lavoro rimediante.
E’ così che l’astinenza alimentare, che è inseparabile dalla prostrazione funzionale, fa anch’essa parte dello sforzo rimediante allo stesso titolo della tosse, del vomito, della febbre, della diarrea o dell’infiammazione. Tuttavia, non sarebbe corretto dire che tutte le malattie sono degli sforzi rimedianti poiché il termine malattia è un termine generale che copre evidentemente dei fenomeni per nulla rimedianti quali la cecità, la sordità, la paralisi, l’emorragia cerebrale, ecc.
Nelle malattie acute quali la tifoide, la polmonite o altre, la mancanza di capacità digestiva e l’avversione verso gli alimenti sono caratteristiche, di modo che se malgrado ciò si mangia, si rischia di vomitare subito. E se non si vomita, gli alimenti non sono digeriti e restano nel canale alimentare, provocando irritazione e malesseri fino alla loro espulsione sotto forma di diarrea. E’ frequente che il canale alimentare si vuoti per mezzo del vomito e della diarrea poiché ciò sembra essenziale per l’efficacia massima dello sforzo rimediante. L’assorbimento e l’escrezione dei tessuti malati è, in certe circostanze, il solo lavoro che il corpo può intraprendere con sicurezza.
Queste affermazioni non sono speculazioni, sono confermate dai fatti e dagli esperimenti. William Beaumont tra il 1825 e il 1833, anno in cui pubblicò il suo famoso libro intitolato Esperimenti e osservazioni sul succo gastrico e sulla fisiologia della Digestione, trovò che quando il suo soggetto di esperimento aveva la febbre, il succo gastrico non era secreto o quasi, di modo che gli alimenti non giovavano che a irritare lo stomaco e di conseguenza tutto l’organismo.
Beaumont notò che gli alimenti restavano nello stomaco, nei casi di malattia, da 6 a 40 ore, senza cambiamento eccetto la fermentazione e la putrefazione. Queste conclusioni di Beaumont sono state verificate in maniera ripetuta dai fisiologi. Non solo le secrezioni gastriche, ma perfino le contrazioni ritmiche dello stomaco che a torto si chiamavano "le contrazioni della fame", sono assenti nei casi di febbre, di infiammazione, di dolori intensi e di disordini intestinali. L’assenza delle secrezioni e quella delle contrazioni stomacali nel raffreddore, nella gastrite, nella febbre, nella tonsillite, ecc. coincide con la mancanza d’appetito e l’assenza di gusto se si mangia.
Il dolore, l’infiammazione, il mal di testa, i disturbi mentali (quali il dispiacere, l’ansietà, la collera, lo shock) interrompono le secrezioni digestive e tolgono la voglia di mangiare. In queste condizioni, è folle insistere a nutrirsi dato che gli alimenti non possono essere digeriti. Se gli alimenti non sono rigettati con i vomiti o espulsi con la diarrea, essi resteranno nel canale digerente e provocheranno molta irritazione e malesseri. In queste circostanze, non c’è che un procedimento logico, quello di digiunare.
Se si dà da mangiare al malato acuto, i suoi disagi aumentano.
Peraltro, quando si nutre un malato egli perde peso come se non mangiasse. Ciò è una prova determinante che l’alimento consumato non è assimilato.
In tutti i casi, l’invalido si sente peggio e la sua malattia si protrae e spesso esaurisce le sue forze al punto da causare la morte per casi che l’astinenza avrebbe salvato.
Al contrario, sotto l’influenza di un certo digiuno, l’organismo è disintossicato, riposato e preparato per ripartire.
Sull’argomento dell’influenza, il dottor Tilden consigliava aria pura giorno e notte e niente alimenti - neanche un succo d’arancia. Sette o otto giorni basteranno per rimediare a un tale caso se esso non è ucciso con gli alimenti o i medicinali Anche la scarlattina scompare alla medesima maniera invariabilmente quando si instaura il digiuno.
I medici si accordano spesso a favorire il digiuno nella dissenteria, ma essi non sono pronti a dare fiducia alla natura per tutti i casi e accettano il digiuno come uno dei rimedi, cioè le purghe, l’oppio, ecc. che hanno fallito.
Gli animali digiunano quando sono gravemente feriti e tutti coloro che hanno digiunato in seguito ad una frattura conferma l’assenza di dolore e il benessere dall’inizio, mentre la cicatrizzazione prosegue più veloce che se si mangia. In tutti i casi di malessere, il cibo aumenta questi malesseri mentre il digiuno li diminuisce. Ora il benessere e l’assenza di dolore che derivano dal digiuno possono essere classificati come suoi principali risultati.
L’uomo è il solo animale che mangia quando è malato e ciò costruisce la malattia cronica. Le persone ben nutrite sono le prime ad ammalarsi.
"Il digiuno è impiegato universalmente nel mondo animale in caso di malattia acuta o in caso di ferita. E’ lo stesso universalmente indicato nelle medesime occasioni nell’uomo. E’ una falsa educazione che ci porta a pensare che i malati acuti debbano mangiare. Il digiuno deve essere proseguito due o tre giorni dopo che la febbre è caduta, altrimenti una rottura prematura fa ritornare la febbre. Infatti, quella cade quando il livello di tolleranza è raggiunto, ciò significa che la tossiemia è ancora abbondante nell’organismo. Occorre una disintossicazione più profonda affinché il processo della febbre non si scateni di nuovo.
" Se non si conta di seguire le altre prescrizioni del medico, non ha senso chiamare il medico fin dall’apparizione di una febbre allo scopo di fare una diagnosi, serve solo a spaventare. L’importante è di ricercare le cause e non di dare un nome a un gruppo di sintomi. Ora la diagnosi non ha per scopo di cercare la causa. Neanche le analisi possono indicare la causa. Tutte le diagnosi, tutte le analisi e i test non conducono che a un solo obiettivo: palliare i sintomi. Il loro unico scopo è il trattamento sintomatico.
La diagnosi viene fatta per impressionare i più esitanti facendo loro paura e facendo luccicare davanti ai loro occhi dei termini oscuri, apparecchi di laboratorio mirabolanti e delle formule magiche!
La stanchezza e il freddo non sono le condizioni propizie al digiuno. Digiunare lavorando non darà mai buoni risultati. Bisogna mettersi a letto e mantenersi al caldo con una borsa calda ai piedi. Non prendere i succhi di frutta: essi mantengono la febbre e la prolungano considerevolmente poiché contengono molto zucchero e acidi. L’acqua è il solo liquido permesso durante la febbre, ma se l’ambiente è molto ostile, si può al più consumare un brodo caldo, ma molto chiaro, di ortaggi tagliati finemente.
Non farsi spaventare da una febbre che supera i 40°C. Infatti, la malattia è un processo che il corpo instaura per bruciare gli scarti. Ora il corpo non commette suicidio. Scatena tutti i processi della febbre in tutta sicurezza e con efficacia. Una febbre forte è un segnale di grande vitalità. La febbre, anche molto forte, non comporta mai pericolo. Il vero pericolo risiede nel contrariare questa febbre, nel combatterla, nel volere farla abbassare a qualsiasi costo. Lasciatela a sé stessa, la natura è materna e buona. A condizione, certamente, di vigilare ai bisogni elementari del malato: calore, acqua da bere a volontà, riposo a letto, tranquillità. Gli incidenti sono sempre provocati dai medicinali e dal cibo.
D’altra parte, sarebbe pretenzioso voler aiutare la natura fornendole elementi di cui non ha bisogno. Tutti i trattamenti e tutti i rimedi sono inutili e nocivi. La natura non ha bisogno di aiuto: essa agisce efficacemente nel riposo, la calma, il digiuno totale e il calore. Tutto il resto impedirà la sua azione salutare. La febbre è il processo più rapido e più prezioso della natura in vista del ristabilimento.


CAPITOLO 27 - IL DIGIUNO NELLE MALATTIE CRONICHE

LA TOSSIEMIA.
Nelle malattie croniche, il digiuno favorisce l’eliminazione delle tossine che sono state accumulate per anni. Non è il digiuno che elimina o guarisce. Il digiuno permette al corpo di eliminare e di ristabilirsi da sé.
L’enervazione, scrive la dottoressa Vetrano, è uno stato di energia nervosa ridotta e si produce inevitabilmente quando si vive in un modo tale che l’energia nervosa è consumata più velocemente di quanto sia ricaricata. Certuni vivono in uno stato di eccitazione emotiva che impedisce loro di sentire la stanchezza. Non è che raramente che essi la sentiranno. La tossiemia e la malattia diventano inevitabili quando si è enervati.
La tossiemia è uno stato anormale del sangue e dei tessuti che proviene da una vita malsana che produce l’enervazione. Gli igienisti contemporanei sostengono che esistono due forme di inquinamento organico interno:
1) l’inquinamento organico endogeno.
2) l’inquinamento organico esogeno.
L’inquinamento organico endogeno rappresenta gli scarti normali del metabolismo, cioè i sottoprodotti cellulari chimici provenienti dalle attività quotidiane delle cellule che devono essere eliminati, altrimenti essi danneggiano i tessuti.
L’inquinamento organico esogeno proviene dalle sostanze tossiche che sono assunte dall’esterno consapevolmente o inconsapevolmente. Esempi: l’aria che si respira, l’acqua che si beve, gli alimenti che si mangiano possono contenere dei veleni, l’indigestione, la sovralimentazione, le cattive combinazioni, l’alcol, il cioccolato, il caffè, il tabacco, ecc. Si comprendono facilmente i veleni esogeni, ma i veleni endogeni non sono riconosciuti dal corpo medico, poiché sono prodotti correnti del metabolismo.
Per esempio, il biossido di carbonio è un sottoprodotto normale e il sangue ne contiene tutto il tempo, una certa quantità. Ciò non di meno è un veleno quando ce n’è troppo. Esso forma più del 30% degli scarti nella maggior parte degli animali. Se la CO2 è presente in eccesso, non la si vede poiché il corpo ha la tendenza a camuffarla combinandola con altri minerali fino al momento in cui potrà eliminarla. Quando il corpo contiene più sali acidi che basici, i tessuti sono derubati delle loro riserve basiche per neutralizzare l’acidità. Ne consegue una funzione alterata e la malattia.
L’equilibrio tra gli acidi e le basi nel sangue e nei tessuti è sempre molto delicato e per mantenerlo il corpo è costretto a derubare Paolo per pagare Pietro. Gli eccessi e le carenze sono così mascherate, di modo che la tossiemia non è percepita a dispetto di tutte le analisi di laboratorio. Non v’è che il nostro organismo che percepisca il suo stato effettivo.
Un’altra ragione per la quale la tossiemia non è percepita dai fisiologi, è che tutte le cosiddette norme chimiche e funzionali del corpo sono state fissate su organismi in cattive condizioni mentre dovrebbero essere praticati soltanto su soggetti sani, soprattutto soggetti superiori, per determinare il potenziale di salute più elevato.
Comunque l’enervazione e la tossiemia si riconoscono dalla stanchezza, dal languore, dalla malinconia, dalla mancanza di vigore. Questi sintomi indicano anzitutto l’enervazione, in seguito quando sono più avanzati, la tossiemia.
Quando si accusano al medico tali sintomi, egli prescrive analisi complete di laboratorio e raggi X che, però abitualmente, non svelano niente di grave, egli vi dirà che le vostre malattie sono immaginarie, vi consiglierà di dimenticarle e di uscire a divertirvi, mentre se siete molto tossici state così male da non avere nemmeno la forza di divertirvi.
I bambini nascono con una tolleranza debolissima ai veleni e il loro organismo riesce a liberarsi delle tossine, poiché i suoi giovani tessuti possiedono una vitalità rinnovata.
Disgraziatamente, i bimbi nascono in un mondo anti-biologico che li assoggetta a un ambiente malsano e che li inizia a tutte le abitudini devitalizzanti. Il modo di vita corrente produce presto in loro uno stato di tossiemia e il bambino ha il suo primo raffreddore o qualsiasi altra crisi di eliminazione.
Dopo l’assalto continuo dei veleni esogeni ed endogeni, il bimbo apprende a tollerare sempre più le materie tossiche. Sviluppa meno raffreddori e influenze, ma vivere in uno stato tossico, è un essere avvelenati cronicamente. I tessuti in tutto il corpo sono danneggiati e talvolta irreversibilmente.
L’organismo è, infatti, adesso enervato e non scatena crisi, a meno di essere estremamente irritato dal sovraccarico.
Il solo modo di ristabilire un livello basso di tolleranza verso le tossine è di modificare il modo di vita e di assicurarsi abbastanza riposo e sonno per recuperare l’energia nervosa, in modo che gli organi possano funzionare di nuovo al livello fisiologico più alto.
Ecco la ragione per la quale quelli che vivono molto igienicamente reagiscono così velocemente quando fanno una deviazione. Essi hanno conservato il loro livello di tolleranza molto basso e il loro corpo elimina energicamente tutti i veleni prima che colpiscano i tessuti. L’igienista non può sfuggire e comportarsi come i suoi compagni che vivono come tutti. Quando si comporta in maniera anti-fisiologica il suo corpo glielo ricorda subito. E’ un corpo sano che suona l’allarme prontamente.
Quando la tossiemia cronica irrita i tessuti costantemente, uno stato d’infiammazione cronica s’installa. Vi è sicuramente capitato di tagliarvi il dito e di vedere come l’infiammazione ha contribuito alla cicatrizzazione. La ferita si riempie di un nuovo tipo di tessuto chiamato cicatriziale. Dopo la cicatrizzazione, questo tessuto è bianco, sprovvisto di vasi, di capelli e di ghiandole sebacee. E’ un tessuto non funzionale che serve solamente come un punto di cucitura a zigzag o un controfiletto che tiene un abito strappato. Questo controfiletto va bene, ma non così bene come il materiale originale - non della medesima qualità. Il tessuto cicatriziale è sempre di qualità minore del tessuto funzionale.
L’infiammazione cronica è causata dalla tossiemia cronica e provoca la distruzione delle cellule funzionali normali di un organo per sostituirle con tessuti fibrosi. Disgraziatamente, nessun dolore accompagna l’infiammazione cronica, poiché la maggior parte degli organi interni non sono provvisti di nervi sensitivi. Ne consegue che l’infiammazione cronica, all’opposto dell’infiammazione acuta, può esistere senza che se ne sia coscienti. Ciò è una grossa sventura, poiché una distruzione fisiologica considerevole può proseguirsi mentre voi pensate di essere in perfetta salute!
L’infiammazione cronica può esistere in parecchie parti del corpo allo stesso tempo. La sua sede non è scoperta che quando un numero di cellule di un organo sono distrutte, provocando l’alterazione funzionale accompagnata da segni obiettivi della malattia. A quello stadio, un deterioramento patologico considerevole di organi e di tessuti s’è impercettibilmente svolto. Dei cambiamenti strutturali che si allontanano dal normale, sopraggiungono in tutte le parti del corpo.
Ma la natura ci lancia segnali di allarme numerosi: la stanchezza, l’insonnia, l’irritabilità e tante altre piccole miserie - che noi soffochiamo col caffè, il tè, le pillole, gli stimolanti - ci avvertono in anticipo.
In tale situazione, le cellule del corpo si usurano e muoiono più velocemente e l’infiammazione causa un processo conosciuto sotto il termine di fibrosi. E’ un tessuto simile al tessuto cicatriziale. I tessuti fibrosi si moltiplicano al posto dei tessuti normali funzionali.

L’INFIAMMAZIONE CRONICA FAVORISCE LO SVILUPPO DEI TESSUTI FIBROSI.
Le tossine circolanti nel sangue sono irritanti di debole intensità e stimolano la fibrosi. E’ così che si sviluppa l’arteriosclerosi che danneggia a poco a poco tutte le arterie del corpo senza che l’individuo se ne renda conto. A causa dell’irritazione cronica di debole intensità che stimola l’attività fibroblastica, numerose cellule normali delle pareti arteriose sono rimpiazzate da un tessuto duro e fibroso. Altri tessuti nel corpo sono distrutti al medesimo modo. Infatti, i tessuti fibrosi possono svilupparsi nel cuore, nei reni, nel fegato, nella milza e in qualsiasi parte nel corpo in cui la tossiemia causa un’infiammazione cronica. Le cellule funzionali normali sono rimpiazzate da tessuti cicatriziali.
Molte persone ignorano che esiste un modo di vivere che previene lo sviluppo della tossiemia, ma quelli che hanno letto i libri igienisti non hanno alcuna scusa di permettere la disastrosa distruzione dei loro tessuti, quantunque il male sia così lento e impercettibile che s’immagina potersela cavare col modo di vita malsano.

L’ENERGIA NERVOSA
L’enervazione precede sempre la tossiemia. Non si può avere tossiemia finché i vostri organi funzionano normalmente. Finché tutti gli organi funzionano a un livello fisiologico elevato, finché il sistema gastrointestinale, cardiovascolare, respiratorio, il fegato, i reni, il sistema nervoso e gli altri organi funzionano a un livello elevato, essi possono eliminare tutti gli scarti che le cellule producono ogni giorno nelle loro attività. L’enervazione si produce quando si consuma più energia nervosa di quella che si recupera col riposo e col sonno.
E’ un grave errore ricorrere agli stimolanti al posto del riposo. Occorre piuttosto uno o due giorni di riposo supplementare e di sonno e di non persistere negli eccessi che sprecano l’energia nervosa - stare svegli fino a tardi la notte, mangiare troppo, troppa sessualità, troppi alimenti inadatti, troppo lavoro senza riposo supplementare, e senza rispetto dei bisogni del corpo
Per mantenere una buona salute, il corpo reclama la luce naturale, l’aria, il calore, l’acqua, il riposo e il sonno, l’equilibrio emotivo e il regime appropriato in qualità e quantità appropriate, cioè in combinazioni e in proporzioni convenienti le une in rapporto alle altre. Essi devono essere forniti secondo la capacità che l’organismo ha di utilizzarli. Troppo o troppo poco dell’uno o dell’altro di questi elementi fisiologici normali produrrà l’enervazione.
Mentre il medico dosa i veleni secondo ciascun caso e per ciascuna malattia, l’igienista dosa il cibo secondo i bisogni, dosa il riposo, dosa l’esercizio fisico secondo la forza, dosa il sonno secondo lo stato, dosa i bagni di sole secondo la capacità che ha l’organismo di trarne beneficio. La pianta che si annaffierà troppo morirà e lo stesso quella che non si annaffierà affatto.
E’ una sciagura che non si possa acquistare l’energia nervosa. Certuni ne sono così sprovvisti che occorrono loro degli anni per ritrovare non fosse che una parte di questo elemento intangibile della vita.
Non si può ricaricare attivamente l’energia nervosa perduta. Il solo mezzo per tirarsi fuori dalle profondità dell’enervazione è la passività. Talvolta, occorre più di un anno di riposo e sonno supplementari prima che un invalido possa ricaricare le sue energie nervose.
Come l’alcol, che è il sottoprodotto dell’attività batterica, quando diventa sufficientemente concentrato, uccide i batteri che l’hanno prodotto. Anche la cellula muore quando i suoi rifiuti sono eccessivi.
Questo fa parte del processo dell’invecchiamento.
E’ un piacere immenso osservare gli individui dopo il loro digiuno quando sono liberati dal loro fardello tossico e sono felici nel loro foro interiore. Essi sprizzano gioia senza pausa. La depressione scompare per far posto alla felicità e al benessere, esattamente come le acque defluiscono quando le chiuse sono aperte. Ogni giorno porterà in sé un’esperienza nuova e grandiosa. La vita sarà allora meravigliosa e le piccole difficoltà che vi frustravano vi sembreranno come dei limiti verso il vostro fine elevato.
Ciò che distingue l’igienismo dalle altre scuole naturopatiche o mediche, è soprattutto la nozione centrale dell’energia nervosa alla base di tutti i ragionamenti che riguardano la salute. I medici utilizzano gli stimolanti e i tonici chimici, mentre i naturopati fanno ricorso agli stimolanti e tonici cosiddetti naturali. Ma entrambi ignorano che la stimolazione è, in verità, una perdita di energia. In seguito, senza energia, niente può essere fatto nell’organismo.

LA CRISI DELL’ENERGIA.
Come un’automobile si ferma quando la benzina finisce perché il guidatore non ha badato all’ago della riserva, così succede all’individuo che non bada al consumo delle proprie energie, perché trascura i segnali di stanchezza e si inganna con il ricorso agli stimolanti, a un’altra tazza di caffè, al mangiare di più o prendere del miele, dei dolci o qualsiasi altro stimolante favorito. E’ il riposo ciò di cui si ha bisogno. Il riposo ricarica le batterie e ci permette di riprendere le nostre attività della vita.
L’enervazione estrema non si incontra più soltanto negli adulti, poiché con le droghe moderne che scalzano le energie nervose dei giovani, questi vengono sempre più numerosi alla ricerca delle cure igieniste. La gioventù attuale ha bisogno urgente del messaggio igienista.
Per avere molta energia, i giovani e i vecchi devono scoprire come conservarla e come prevenire l’enervazione imparando quali ne sono le cause. Generalmente parlando, l’enervazione è causata da quattro fattori:
-....i nostri eccessi (nelle cose necessarie alla vita, come il mangiare, i bagni, i vestiti, l’acqua, il sole, ecc. E’ ornai frequente l’elevato consumo di alimenti concentrati, i pasti troppo frequenti per di più con l’aggiunta di spuntini procurano troppo lavoro agli organi digerenti, fermentazione putrefazione degli alimenti che così ci intossicano e affaticano gli organi di eliminazione delle tossine. Inoltre l’eccesso viene eliminato con feci abbondanti che portano con loro i succhi gastrici i quali, invece, dovrebbero essere riassorbiti).
-....le nostre carenze;
-....i nostri stati emotivi e le nostre abitudini emotive (inclinazioni);
-....i veleni abituali (caffè, tè, alcol, tabacco, medicinali, ecc. Anche un consumo moderato di questi prodotti è nocivo).


CAPITOLO 28 - EVOLUZIONE DELLA MALATTIA

1 - ABITUDINI ANTIFISIOLOGICHE (PER ORDINE D’IMPORTANZA)
a) Mancato rispetto del primato della fame acuta, il che comporta la mancanza di frugalità e l’abbandono al peccato di sazietà per compensare il piacere perduto.
b) Alimenti non specifici alla razza umana (pane, cereali, carne, latticini, ecc.). Gli alimenti specifici sono i frutti, gli ortaggi, le radici.
c) La cottura: Gli alimenti cotti sono dannosi poiché essi procurano l’aumento preoccupante dei globuli bianchi nel sangue durante la digestione, il che non si produce con gli alimenti crudi (leucocitosi).
d) I veleni: caffè, tè, alcol, cioccolato, medicinali, prodotti chimici, tisane, sale, conservanti (?), condimenti, ecc.
e) Il sovraffaticamento fisico o mentale.
f) Le tensioni nervose provocate dalle emozioni negative o dall’eccesso delle emozioni positive (esempi: la paura, l’ansietà, il rancore, il segreto, l’odio, la collera, la gelosia, la sovreccitazione mentale dalla gioia eccessiva, l’ipnosi collettiva davanti a un predicatore, a un oratore politico dominatore e potente, ecc.
g) Le cattive combinazioni.
h) La fretta e la precipitazione.
i) Le carenze affettive e la solitudine.
j) La ricerca di un equilibrio emotivo illusorio in uno stato di fregola permanente le cui attività sono deviate dal loro scopo costituzionale che è la propagazione della specie e che deriva direttamente dal consumo abusivo di alimenti proteici afrodisiaci (carne, noci diverse, uova, latticini, legumi, cereali anziché frutta, ortaggi e pochissime noci varie).
k) Eccesso di sole, di vento, di bagni, di freddo, di calore, di sensazioni, di emozioni, di impressioni, di sentimenti, di bagni di mare freddi.
l) Mancanza di sole, di riposo, di aria, di esercizi, ozio, ecc.

2 - ENERVAZIONE
Grande consumo di energia nervosa la quale è necessaria per il funzionamento di tutti gli organi, quello dei sensi, delle cellule, dei muscoli, e per la fabbricazione dei preziosi succhi gastrici della digestione, della funzione sessuale, e infine per l’eliminazione a livello cellulare, poi per il rigetto attraverso gli emuntori.

3 - PERDITA DELLE SECREZIONI DIGESTIVE E RIPRODUTTIVE
Il bolo alimentare non digerito normalmente passa l’indomani nelle feci che diventano abbondanti, maleodoranti e poco formate invece di essere inodori, poco abbondanti e ben formate. Il bolo alimentare passa nelle feci trascinando con sé i succhi gastrici che si ritiene non debbano essere perduti ma riassorbiti, questa perdita obbliga l’organismo a raddoppiare gli sforzi per compensare, ciò che finisce per esaurirlo.

4 - DIMINUZIONE DELL’ELIMINAZIONE CELLULARE
Questa diminuzione si produce per mancanza d’energia nervosa esaurita da un uso eccessivo o da una deviazione verso compiti urgenti supplementari.

5 - TOSSIEMIA ENDOGENA ED ESOGENA.
Cioè ritenzione delle tossine cellulari normalmente prodotte dal metabolismo aggiunte alle tossine di origine esterna. (Vedere nota.)

6 - CRISI DI ELIMINAZIONE ACUTA O CRONICA
Autopulizia che prende la forma di una malattia funzionale (influenza, sinusite, asma, artrosi, ecc.

7 - DISTRUZIONE DI TESSUTI E DI ORGANI
Stadio organico irreversibile. L’infiammazione cronica finisce col produrre dei tessuti fibrosi al posto dei tessuti originari di migliore qualità.

Nota: La fermentazione e la putrefazione degli alimenti mal digeriti producono dei veleni che sono spesso assorbiti e avvelenano il corpo.

L’Albero della Malattia


CAPITOLO 29 - RITORNO ALLA SALUTE

Il ritorno progressivo alla salute non è possibile che per quei casi che non hanno raggiunto il settimo stadio irreversibile di distruzione tissulare.
Questa evoluzione non è dunque a senso unico, irreversibile o fatale. Si può fermarla e anche farle invertire marcia.
Sarà sufficiente procedere all’inversione progressiva di questa evoluzione come segue.
-1 SOPPRESSIONE DI TUTTE LE ABITUDINI ANTIFISIOLOGICHE menzionate per ordine d’importanza.
2 - RECUPERO DELLE ENERGIE COL RIPOSO FISIOLOGICO TOTALE (digiuno, riposo a letto, ecc.)..... 0
Lasciare al corpo il tempo di recuperare le sue energie perdute, di ricaricare le sue batterie, di eliminare il suo fardello di tossine accumulate - ciò che può durare alcuni giorni, o alcune settimane o anche alcuni mesi per i casi più avanzati.
3 - RISTABILIMENTO PROGRESSIVO.
Durante questo periodo bisogna fornire tutti i fattori d’igiene necessari alla vita (allontanando tutti quelli che non sono necessari), dosandoli secondo la capacità di utilizzazione diminuita del soggetto e secondo il suo potere di utilizzazione giorno per giorno.
Sarà sufficiente dunque dosare la quantità di cibo secondo il potere digestivo sminuito, di dosare l’esercizio secondo le forze indebolite, dosare il sole, dosare l’attività, dosare il riposo, ecc.
Qualsiasi eccesso rischia di esaurirlo. Eccesso di cibo, di attività, di sole, ecc. poiché i malati hanno una debole capacità di utilizzazione.
4 - GLI STADI IRREVERSIBILI.
La maggioranza di questi casi (cancro, tubercolosi, diabete, ecc.) possono al più essere stabilizzati seguendo il medesimo processo sotto la sorveglianza stretta di un igienista esperto. Essi non otterranno la guarigione, ma potranno condurre una vita attiva e vivere a lungo se vivono correttamente e sanamente.


CAPITOLO 30 - L’IGIENISMO MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO

L’igienismo è un movimento che nacque in America nel 1822, dove è denominato igiene naturale. Albert Mosséri, di origine siriana, intorno al 1950 risiedeva in Egitto Dopo uno stage in India in due case naturopatiche di digiuno per circa un anno, ritornò al Cairo dove scoprì gli scritti di Shelton, poi di Thomson. Allora, rigettò subito la naturopatia per abbracciare l’igiene naturale. Fu un amico, psicologo greco a suggerirgli la parola igienismo che significa che l’igiene vi è eretta a sistema, giacché il suffisso ismo significa spirito di sistema. Infatti, l’espressione sistema igienistico è spesso impiegato al posto di igiene naturale.
D’altronde, il termine naturismo non poteva applicarsi al nostro movimento, poiché non tutto ciò che è naturale è necessariamente specifico alla razza umana: il tabacco è naturale, come il caffè, come l’oppio. D’altra parte, il nostro sistema prende le sue radici nella fisiologia, dunque nello studio approfondito dell’igiene.
Esso esclude, infatti, tutto ciò che è al di fuori dei fattori igienici normali e specifici alla razza umana. Gli igienisti escludono tutti i modi di trattamento detti naturali come l’idroterapia, le tisane, l’argilla, i massaggi, la chiropratica, ecc. qualunque sia la malattia. Solo i fattori necessari al mantenimento della salute sono gli stessi ai quali bisogna ricorrere per ristabilirla qualunque sia la malattia in causa. In altri termini, i fattori necessari alla salute sono l’alimentazione specifica alla razza umana, il riposo, l’esercizio, il sole, l’aria pura, l’assenza di veleni, delle emozioni cattive, ecc. Sono questi medesimi fattori che il professionista igienista prescrive ai suoi pazienti dosando ciascun fattore secondo il potere di ciascun caso particolare. Il digiuno è un riposo fisiologico dello stomaco.
Mosséri direbbe perfino che i fattori che non sono indispensabili alla salute e alla vita non possono esserlo alla malattia, ad esempio i massaggi, l’idroterapia (abluzioni intime, ecc.), le tisane, i complementi alimentari
Come una casa è guasta, in rovina, si ripara con i medesimi materiali che sono serviti a costruirla: mattoni, tegole, ecc. così per un organismo rovinato occorrono solo i materiali che sono serviti a costruirlo.
Un professionista che fa uso di abluzioni intime, di massaggi, di tisane, non è un igienista. E’ un naturopata. L’igienismo esclude tutti i fattori al di fuori dell’igiene.
Questo sistema è rigido fino a questo punto ed esclude qualsiasi genere di rimedi, anche naturali.
Mosséri è stato il primo a impiegare il termine igienismo per designare questo movimento e quelli che lo impiegano per parlare di naturopatia cercano di trarre profitto dal credito che esso porta.

UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO.
Essendo la salute alla base della felicità, la Rivoluzione Socialista mancherà il suo scopo se essa non è completata dalla rivoluzione igienista. Questa opera per la distruzione di tutte le attività distruttrici seguenti:
1)....L’industria farmaceutica.
2)....L’industria del tabacco.
3)....L’industria dell’alcol.
4)....L’industria degli armamenti.
5)....L’industria conserviera, quella dei pesticidi, dei coloranti, insetticidi...
6)....L’industria degli alimenti cadaverici (macelli, pesca, caccia, ecc.).
7)....L’industria atomica, ecc.


CAPITOLO 31 - RIMEDI NATURALI PER AIUTARE LA NATURA DURANTE IL DIGIUNO

Ciascuno è stato ingannato, almeno una volta nella sua vita, dal termine naturale" nella pubblicità, ma qui sta l’errore poiché non tutti i prodotti naturali sono destinati all’uomo

E’ così che certi vermi si nutrono e si sviluppano con le foglie da tè, mentre l’uomo non potrebbe mangiarne in insalata senza esserne avvelenato. Il tè, il caffè, il sale e il tabacco sono veleni per l’uomo come la belladonna e l’hashish, poiché non possono essere trasformati in tessuti viventi, pur essendo naturali. (Quando si afferma che un tale prodotto è un veleno, vuole dire che è un veleno per l’uomo).
Non basta che un prodotto sia naturale, bisogna in aggiunta che esso sia normale alla specie, specifico dunque, che gli convenga per la sua costituzione. Così, la carne è naturale al cane ma non agli umani. I cereali sono naturali agli uccelli granivori e non agli uomini. I frutti sono naturali agli uomini, ma non ai cavalli che sono erbivori. Naturale e specifico sono due condizioni.
Non è sorprendente che l’artritismo, il reumatismo e la nevralgia siano tra le malattie alleviate dai bagni di argilla. Infatti, il calore dell’argilla, come quello delle sorgenti calde, procura un sollievo temporaneo dei dolori, ma questo genere di cura deve essere ripetuto a intervalli regolari. E’ necessario ricordare che una compressa di argilla o una cura termale o un cataplasma di fango non elimina la causa.
Al contrario, quando le cause fondamentali delle malattie sono eliminate, la salute è ristabilita. Nessun ristabilimento autentico può essere ottenuto se non si eliminano le cause della malattia.
E’ precisamente qui che esistono le differenze più marcate tra i sistemi medicamentari tradizionali con i loro imitatori da una parte, e le misure igieniche dall’altra parte.
Anche se un metodo di cura non usa i medicinali e, pertanto, viene chiamato naturale, non per questo è innocuo, né procura benefici durevoli.
L’idea corrente è che la malattia consista in certi malesseri e sintomi sgradevoli, - dolore, debolezza, ecc. Di conseguenza quasi tutte le misure impiegate per guarire la malattia, lo sono in vista del sollievo dei sintomi. Il dolore se n’è andato, dunque si è guariti! Ci si sente più forti e stimolati, dunque tutto va bene! Non ci si preoccupa di sapere il risultato ultimo e le conseguenze future. Infatti, palliare un dolore non significa guarire nulla. Impedire al corpo di produrre un dolore desensibilizzando i nervi con tocchi di agopuntura, delle sedute di chiropratica o dei medicinali analgesici, non guarisce nulla. Il dolore ha quasi sempre uno scopo utile di eliminazione.
La posizione igienista di fronte a queste misure, anche se esse paiono "naturali" è la seguente: ciascuna malattia ha una causa, levate questa causa e la malattia cessa. Se l’eliminazione della causa è permanente, il ristabilimento diventa permanente. Ne segue che se i sintomi ritornano, la causa non sarà stata eliminata. Una tale cessazione dei sintomi durerà altrettanto a lungo fino a che le cause non sono reinstallate.
Per la precisione, l’eliminazione della causa non ristabilirà il malato. Essa arresta solamente la produzione degli effetti. Essa permette al corpo di ristabilire l’integrità. Il ristabilimento è un processo che si svolge lentamente come la cicatrizzazione.

AIUTARE LA NATURA.
Il digiuno è utilizzato da tutti i naturopati, ma essi gli aggiungono un gran numero di misure che si reputano aiutare la natura: le tisane, l’argilla, le abluzioni intime, l’idroterapia, la chiropratica, l’agopuntura, i massaggi, ecc. Essi affermano che queste misure aiutano l’eliminazione e abbreviano il periodo del digiuno. Così dunque, dicono essi, un digiuno invece di durare 40 giorni per eliminare tutti i rifiuti, non durerà con tali misure che la metà del tempo.
L’errore è considerevole. L’eliminazione non si fa semplicemente con tali misure, se non appena.
Per aiutare l’eliminazione, bisognerebbe sapere almeno come essa si svolge. Eliminare non vuol dire andare di corpo, poiché il contenuto degli intestini è già fuori dell’organismo e uscirà presto o tardi. L’eliminazione si svolge al livello delle cellule che formano tutto l’organismo. Noi abbiamo tutti studiato la prima lezione di biologia in cui ci si descrive la cellula con un piccolo cerchio circondato da una membrana con un nucleo al centro. Quando questa cellula trova sul suo cammino una particella alimentare, la ingloba, la digerisce, l’assorbe e l’assimila. Dopo quest’elaborazione, essa rigetta gli scarti nel sangue. Ecco l’eliminazione. E’ l’eliminazione degli scarti cellulari nel sangue, scarti del metabolismo. Come si può aiutare tale eliminazione?
In seguito, quando il sangue si carica di questi scarti, i reni li filtrano per rigettarli nella vescica come urina. Un’altra parte di questi scarti trova la sua strada verso i polmoni che li ossidano con la respirazione. Infine, un’ultima parte è riversata negli intestini in attesa di essere evacuati con le feci. Così, quando si va di corpo, si evacuano degli scarti già eliminati dalle cellule. Quando si urina, si rigettano degli scarti già eliminati al livello delle cellule. Come si può aiutare questa eliminazione?
L’eliminazione al livello delle cellule si fa con l’aiuto dell’energia nervosa. Noi possiamo aiutare tale eliminazione se assicuriamo una produzione abbondante di energia nervosa. L’energia nervosa, noi non possiamo fornirla o procurarcela. Tutto ciò che possiamo fare, è di economizzare il suo consumo per ricaricare le nostre batterie. E il solo mezzo di ricaricare le nostre batterie è attraverso il riposo e il sonno. Dunque, noi abbiamo a nostra disposizione un mezzo passivo e non attivo per aumentare l’energia nervosa.
Al contrario, quando si fanno dei massaggi, dell’idroterapia, dei bagni, della marcia, del lavoro o qualsiasi altra attività durante il digiuno, si consuma la propria energia nervosa e non ne resterà molta per l’eliminazione. Ecco perché tutte queste misure deviano l’energia verso i muscoli e gli organi invece di conservarla concentrata nell’eliminazione.
Durante il digiuno, è meglio economizzare le proprie energie restando a letto il più possibile per aiutare l’eliminazione.


CAPITOLO 32 - LA NOZIONE DI RIMEDIO IL POTERE CURATIVO E IL DIGIUNO
STORIA DI CENTO RAFFREDDATI.
Cento persone sono raffreddate e si curano ciascuno con un rimedio diverso (aspirina, tè addizionato al cognac, tisana, doccia fredda, bagno caldo, abluzione intima, doccia fredda, fluido magnetico, pillole omeopatiche, iniezione, agopuntura cinese, chiropratica, tubetti e di unguenti Il centesimo non fa nulla, lascia fare intelligentemente alla natura, non impiega alcun rimedio per guarire il suo raffreddore. Semplicemente, riposa il suo corpo e lo stomaco (col digiuno).
Risultato sorprendente e incredibile al primo colpo: tutti si rimettono dopo qualche tempo! Tutti si sbarazzano del raffreddore, tutti si ristabiliscono. Anche l’ultimo, che non ha impiegato alcun rimedio e che logicamente, non sarebbe dovuto guarire, perfino quest’ultimo guarisce.
Tutti possono provare che il loro rimedio li ha guariti, poiché sono tutti guariti.
Ma allora come si spiega che chi non ha preso alcun rimedio si è rimesso lo stesso?
In verità tutti i rimedi naturali o artificiali sono ostacoli, e tutti i raffreddati si rimettono a dispetto di questi ostacoli. Chi non frappone ostacoli - il centesimo - è quello che si rimette più rapidamente.
Il raffreddore, come tutte le malattie, è un sintomo di eliminazione. Ora l’eliminazione si persegue con l’energia nervosa. Tutti i rimedi utilizzati sprecano inutilmente l’energia nervosa e ritardano dunque l’eliminazione.
Occorre non arrestare l’eliminazione che purifica l’organismo. Bisogna piuttosto incoraggiarla col riposo e col digiuno.

I RIMEDI NON ESISTONO.
Il punto di vista igienista, dunque, è che i rimedi non esistono, che siano naturali o no. E’ questa la differenza tra l’igienismo e le altre scuole mediche, perfino la scuola naturista, ammettono l’esistenza dei rimedi che chiamano naturali
Ecco le ragioni per le quali, secondo gli igienisti, i rimedi non esistono:
1) L’esistenza di qualsiasi rimedio annullerebbe la legge universale di causa ed effetto. Niente può rendere sobrio l’ubriaco finché egli continua a bere. Nessun rimedio può annullare l’effetto del tabacco. (N.d.T.: veramente potrebbe esistere qualche antidoto, come avviene a volte per i veleni, ma poi resterebbe il problema dell’eliminazione del composto che si forma tra l’alcol e l’antidoto).
Gli igienisti possono accettare un modo di vita malsano come vera causa ossia le abitudini anti-fisiologiche.
Il corpo vivente, in genere, ha il potere di cicatrizzarsi da sé stesso, di ristabilirsi da solo quando la causa è soppressa.
2) La malattia non è nemica del malato ma un’azione vitale di disintossicazione: non è molto razionale voler guarire questa disintossicazione con un rimedio.
3) Si dirà che si vuole aiutare la disintossicazione, ma si può obiettare che i processi vitali del nostro organismo sono e resteranno un mistero insondabile, perciò è impossibile aiutare l’organismo non conoscendo i processi della salute.
In realtà, i rimedi ostacolano il processo di guarigione poiché snervano l’organismo spesso al punto da sopprimere l’eliminazione. Questa soppressione dell’eliminazione si traduce in una sensazione di benessere e nella scomparsa dei malesseri provocati dalla disintossicazione. Ecco perché si prende questa soppressione per una guarigione mentre in realtà l’organismo attende di riprendere le sue forze sprecate per ricominciare la disintossicazione.
Qualsiasi rimedio snerva l’organismo poiché il corpo lotta contro i materiali che non sono normali e necessari alla vita. L’enervazione significa un grande consumo di energia nervosa. Questo consumo ritarda l’eliminazione e causa quindi la tossiemia.
La malattia è essa stessa il mezzo per guarire. La malattia è una disintossicazione.

IL SOLO POTERE CURATIVO.
"Le forze e i processi della vita si compiono in maniera perfettamente ordinata e in perfetta conformità alle leggi. Sono:
" 1 - I processi di riproduzione.
2 - Il lavoro di crescita e di sviluppo.
3 - La riparazione e il riapprovvigionamento delle parti usurate e dilaniate.
4 - Il recupero delle energie di un corpo spossato.
5 - L’escrezione dei rifiuti.
6 - La riparazione dei danni fatti all’organismo che derivano da un incidente o da una violenza.
7 - Il ristabilimento e la restaurazione del corpo malato.
Tutto ciò si aggiunge al fatto che il ristabilimento si effettua con le operazioni, ordinate e conformi alle leggi, delle medesime forze e processi che daranno nascita all’organismo, che lo condurranno a crescere e a svilupparsi, a espellere i rifiuti nocivi, a cicatrizzare le sue ferite e a saldare di nuovo le ossa spezzate. Ciò costituisce il solo potere curativo conosciuto dall’uomo. Non ci sono altre forze nella natura, note agli uomini di scienza, che siano capaci di mantenerci in vita, se non la forza o le forze che risiedono nell’organismo vivente e che ci sono note come vita o vitalità.
L’errore fatale di tutte le scuole di pretesa guarigione consiste nel voler sostituire i loro metodi violenti al potere curativo che risiede nell’organismo vivente e che può essere aiutato solo economizzando le energie per mezzo del digiuno.
I rimedi naturali hanno solo il vantaggio negativo di essere meno nocivi ed è tutto ciò che si può dire a loro favore.


CAPITOLO 33 - LE TISANE DURANTE IL DIGIUNO

Non ha senso prendere delle tisane, magari con l’aggiunta di miele o di zucchero, durante il digiuno, poiché:
da un lato l’organismo possiede delle riserve di sostanze nutritive;
in secondo luogo con le tisane si combattono i sintomi e ciò ostacola la guarigione, anziché favorirla;
infine esse contengono anche sostanze velenose.
Quelli che hanno adottato l’uno o l’altro di questi metodi sembrano accordare importanza alle cause, ma non è così. Viene suggerito di fare ciascuno i propri esperimenti senza preoccuparsi delle cause. Il criterio al quale ci si esorta è quello del risultato ottenuto, ossia se si è ottenuto il risultato sperato, ma in realtà si dimentica il potere autocurativo dell’organismo e si attribuisce il risultato alle sostanze assunte, che invece non fanno che sopprimere i sintomi e ostacolare o ritardare la vera guarigione.
Ad esempio, quando si prende della senna in infusione, si combatte un sintomo che è la costipazione invece di combattere la causa o le cause.
I sostenitori di tali metodi terapeutici affermano che le tisane colmano le carenze. Ora appare evidente che queste tisane si usano spesso per sopprimere i sintomi.
Esempio: le tisane lassative, le tisane sonnifere, ecc.
D’altra parte, supponendo che un individuo abbia una carenza di ferro, non servirebbe a niente dargli una tisana ricca di ferro se l’assimilazione è povera, ma se il potere di assimilazione è forte, egli può trarre il ferro, non dalle tisane, ma dagli alimenti ordinari che ne contengono sufficientemente.
La pratica delle tisane medicinali non è una pratica nutritiva, ma una pratica medicamentaria che non impiega che piante tossiche. Sono piante inoltre applicate per via esterna come cataplasmi, pomate, ecc., e per via interna come lassativi, purganti, per alleviare il dolore, per abbassare la febbre, sopprimere l’infiammazione e per altri fini come i medicinali. E’ un fatto che la pratica delle tisane medicinali era la pratica medica di altri tempi. Le piante medicinali non sono impiegate a scopi nutritivi.
La soppressione dei sintomi non può che aggravare lo stato del soggetto: egli diventerà più costipato, più nervoso, più insonne, ecc. Tutte le piante medicinali sono medicine di cui bisogna diffidare al più alto grado. Tutte contengono delle sostanze tossiche.
Coloro che digiunano non dovrebbero bere che acqua pura. Se essi prendono tisane, prendono materie nutritive e veleni simultaneamente. Ora ciò distrugge il fine desiderato nel digiuno. Con le materie nutritive, il digiuno non è più totale e con i veleni, possono sopraggiungere delle complicazioni che sarebbe meglio evitare. Lo zucchero e il miele sono d’altra parte molto nutrienti e non si deve dire che si digiuna se se ne prende.



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