Aborto


REPERTORIO

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Aborto spontaneo

L’aborto è l’interruzione spontanea o provocata della gravidanza prima che il feto abbia la vitalità per sopravvivere. L’aborto spontaneo - secondo la medicina - può essere dovuto a cause di origine materna - come le malformazioni dell’apparato genitale o malattie infettive, traumi o disturbi endocrini - oppure fetali - alterazioni del corredo cromosomico, malattie genetiche.
Dai tre casi a cui si allude qui di seguito e riferiti dagli igienisti, si ricava che - al pari di tanti altri problemi di salute - anche l’aborto può essere provocato da uno stato di intossicazione della gestante.
Caso: una donna aveva avuto ventotto aborti spontanei. Allora si assoggettò a un digiuno di dieci giorni, seguito da una dieta appropriata e riuscì a portare a termine la gravidanza.
In donne meno forti possono essere necessari parecchi digiuni brevi (IDPSLV p281).
Minaccia d’aborto: due casi guariti con 48 ore di digiuno e riposo a letto (GDTS p120).


  



Acidità di stomaco

Sintomi: riflusso degli alimenti nell’esofago, bruciori.
Secondo la medicina ufficiale le prime cause sarebbero il cioccolato, gli alimenti grassi, la menta piperita, l’alcol, il tabacco, gli agrumi e i loro succhi, i pomodori, il progesterone.
Gli igienisti dal canto loro ritengono che caso mai sarebbe la cattiva combinazione dei cibi a causare indigestione e acidità, fermentazione e putrefazione dei cibi che producono paralisi momentanea dei nervi dello sfintere dell’esofago rendendo così possibile il riflusso del contenuto dello stomaco.
Inoltre consigliano di preferire gli alimenti specifici per gli esseri umani (vedi capitolo ALIMENTAZIONE: Ig43p27) e affermano che qualche gambo di sedano potrebbe sostituire efficacemente gli antiacidi (CD1 9ª C).




Acne

Col termine acne normalmente si intende l’acne volgare; una malattia benigna cronica della pelle, caratterizzata da un processo infiammatorio del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea annessa, chiamata comunemente brufolo" o "foruncolo". Ne sono più colpiti viso, spalle, dorso e regione pettorale del torace.
Le caratteristiche più comuni nell’acne volgare sono:
l’aumentata untuosità della pelle o seborrea;
il punto nero" o comedone;
i brufoli" o foruncoli infiammati (papule) o ripieni di pus (pustole), ma si possono avere anche noduli, cisti, ascessi, infiltrati flemmonosi). Nei casi più gravi comportano anche esiti cicatriziali.
L’acne si manifesta prevalentemente nei giovani e causa disagio e imbarazzo soprattutto di carattere estetico ma può anche avere ripercussioni psicosociali.
Il termine acne è stato qualificato in funzione:
di quando si manifesta. Così si ha l’acne neonatale (entro il quarto mese di età), giovanile, postadolescenziale, adulta, premestruale, estiva.
del tipo di lesioni: acne comedonica, infiammata, papulosa, atrofica, cistica, conglobata, forma cronica che si mostra maggiormente sul dorso e sul torace, meno sul viso, fulminans, forma rara, acuta, ulcerativa (associata ad uno stato febbrile che può richiedere l’ospedalizzazione e le normali terapie dell’acne danno scarsi risultati), cheloidea (forma associata alla follicolite nei soggetti con pelle nera o asiatici).
di specifiche aree cutanee dove si manifesta, come l’acne inversa, forma spesso grave che si manifesta nelle ascelle, inguine, pieghe sottomammarie, ed a specifiche aree geografiche, come l’acne tropicale una forma particolarmente severa, associata al clima caldo umido dei tropici.
della gravità, tramite il conteggio delle lesioni.
o altri criteri ancora come la posizione, densità, dimensione dell lesione. Non esiste un sistema universalmente accettato e condiviso e questo comporta una ulteriore incertezza nella definizione delle terapie e nella valutazione dei risultati.
Secondo gli igienisti, l’acne è una patologia cutanea di carattere infiammatorio che colpisce i follicoli piliferi e le ghiandole sebacee. La forma più frequente è l’acne giovanile, caratterizzata dalla formazione di comedoni, papule, pustole e piccoli ascessi, soprattutto su viso, collo e dorso.
Pelle con pustole purulente o seborroiche sarebbero causate dalla necessità di eliminare un eccesso di tossine presenti nel corpo.
Gli igienisti consigliano di digiunare, mangiare poi più vegetali e frutti crudi, abbandonare proteine animali, alimenti industrializzati, bevande gassate, tutti i coloranti e tutti i medicinali, anche le tisane (stancano il fegato). Eliminare soprattutto il cioccolato. Meno dannoso sarebbe il cioccolato bianco; ancora migliori le barrette di carruba dei negozi di dietetica (Ig52p32 - 34). ’ MALATTIE (della pelle) su "L’igienismo potrebbe.. ".
Caso: Acne sparita vivendo secondo gli adattamenti biologici (Ig41p27), ossia con l’alimentazione di frutta e verdura.


  

Acne giovanile

Casi: un ricercatore sperimentò in alcune giovani sofferenti di acne giovanile la vitamina B6 somministrandola da una settimana prima dell’inizio delle mestruazioni fino alla fine di esse. Quasi i tre quarti tra loro ottennero la riduzione dal 50 al 75% dell’acne (ILCDV p170).



Acqua

Shelton consigliava come bevanda l’acqua distillata.
Mosséri afferma che si può usare l’acqua del rubinetto dopo aver lasciato evaporare il cloro per due ore (Ig43p37) o, preferibilmente, l’acqua pura di sorgente.
Chi mangia solo frutta e verdura, in genere non ha bisogno di bere (Ig31p20).
La vera sete è quella di acqua pura.
Frutti succulenti come cocomeri e cetrioli smorzano la sete meglio dell’acqua.
L’eccesso di acqua:
finisce col favorire la stitichezza (contrariamente a quanto si potrebbe pensare), la dispepsia, la flatulenza e le fermentazioni;
e aumenta anche le sofferenze di chi soffre di varici, emorroidi, congestioni venose, idropisia e disturbi cardiaci;
è pericoloso in chi soffre di nefrite cronica, tubolare o parenchimatosa e favorisce l’ipertrofia cardiaca e la rottura dei vasi sanguigni nel cervello,
aumenta il tempo per la guarigione delle ferite e delle ulcere gastriche, duodenali o varicose,
affatica inutilmente i reni, col rischio che l’acqua in eccesso venga trattenuta dai tessuti,
riduce l’assorbimento di ossigeno e indebolisce il corpo,
fa sudare di più e soffrire di più il caldo.
é un errore bere molto quando si suda molto, perché ciò mantiene il circolo vizioso.
La sete è aumentata dal mangiare vivande salate, pepate o speziate, alimenti concentrati come i cereali, carni, formaggi, le varie noci.
La sete dovuta al sale, ecc. si placa meglio non bevendo.
L’acqua serve come mezzo di trasporto del nutrimento e dei rifiuti all’interno del nostro corpo.
Le altre bevande sarebbero causa di mal di testa e altri malanni.
Durante il digiuno potrebbe essere utile non bere per 24 - 48 ore quando si è malati di bronchite, polmonite o altri problemi polmonari per alleviare la congestione.
Nei giorni successivi è però indispensabile bere (almeno 3 bicchieri d’acqua il giorno) altrimenti si rischia la morte per disidratazione.
In caso di crisi violente di mal di testa, febbre alta, dolori acuti, bere anche oltre due litri soprattutto la notte: l’acqua allevia il dolore e aiuta i reni a lavare il sangue dalle impurità (Ig32p24 - 26).
Sarebbe però errato bere molto senza avere sete poiché si diluirebbero e assorbirebbero sostanze nocive dall’intestino.
Secondo l’igienista dottor Trall non c’è una quantità fissa di acqua che si deve bere durante la giornata. La quantità necessaria è determinata secondo una varietà di fattori: l’età, il sesso, la temperatura, l’attività e gli alimenti consumati. Sarebbe, dunque, stupido stabilire una regola rigida e rigorosa come quella che chiede di bere sei bicchieri di acqua per giorno (Ig63p2).

  



Acufene


Un acufene, secondo la medicina, è un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni ecc.) che l’orecchio percepisce come fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto.
Non può essere classificato come una malattia. È piuttosto una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause, tra le quali si possono includere: danni neurologici (magari dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell’orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell’orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l’esposizione a suoni di elevato volume o alla sospensione dell’assunzione di benzodiazepine.
L’acufene può accompagnarsi alla perdita dell’udito neurosensoriale o essere una conseguenza della perdita dell’udito congenita, o può essere un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico).
L’acufene è solitamente un fenomeno soggettivo che non può essere misurato oggettivamente, ma viene valutato clinicamente su una semplice scala da "lieve" a "catastrofico" in base agli effetti che esso comporta, (interferenza con il sonno e con le normali attività quotidiane).
Se non viene individuata una causa di fondo, in genere si ricorre alla psicoterapia. Si verifica nel 10% ÷ 15% delle persone.
Non ha nulla a che fare con le allucinazioni uditive (la percezione di voci, musiche, melodie o suoni organizzati) né con i rumori prodotti fisiologicamente o patologicamente dal corpo, ma possono essere prodotti solo all’interno delle vie uditive neurosensoriali, la cui stazione di partenza è l’orecchio interno e la cui stazione di arrivo è la corteccia acustica cerebrale.
L’origine esatta degli acufeni non è ancora ben determinata ma probabilmente possono derivare da un danno permanente a carico delle cellule ciliate cocleari, da un danno permanente a carico del nervo acustico o delle vie nervose centrali.
La medicina oggi afferma di riuscire a trattare gli acufeni in un’elevata percentuale di casi, ma non è garantita la guarigione definitiva, per mezzo di tecniche riabilitative o trattamenti farmacologici.
Alcuni igienisti affermano che l’acufene è dovuto a scarti accumulati nella regione dell’orecchio.
Secondo la costituzione fisica, altre volte gli scarti metabolici si accumulano sul viso formando l’acne, altre volte nella regione genitale come nei casi di herpes, ecc. (Ig39p38).
Può essere causato anche da alcuni farmaci usati contro l’artritismo (Ig42p18).
Occorre un digiuno di 2 - 4 settimane e poi rispettare rigorosamente un menù igienista e le altre regole igieniste per evitare ricadute.





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