IL-METODO-IGIENISTA-DI-CURA



IL METODO IGIENISTA DI CURA DELLE MALATTIE


ANZITUTTO IL RIPOSO …

Affinché il corpo possa Udedicarsi in pieno all’autoguarigioneU, bisogna che gli sia assicurato il riposo. D’altra parte, esso riduce anche la produzione di Unuove tossine da eliminareU.
L’ideale è che il riposo sia contemporaneamente fisico, mentale, sensoriale e anche fisiologico (cioè il digiuno in cui s'ingerisca solo acqua: vedere il prossimo capitolo).
Nei casi più gravi è bisogna evitare anche il telefono, la televisione e le visite (Ig40p25).
Riposando Ua lettoU si risparmia all’organismo la fatica di far circolare il sangue contro la forza di gravità e la necessità di produrre calore per tenersi caldi. Ogni volta che è necessario, usare anche una borsa calda per i piedi o meglio ancora mantenere la stanza alla Utemperatura idealeU. Non dimenticare, però, di assicurare il Uricambio d’ariaU lasciando aperto uno spiraglio nella finestra.
È invece un’illusione deleteria ricorrere agli stimolanti, come ricorrere alla frusta con un cavallo stanco: si rischia di farlo cadere esanime in anticipo.
In seguito bisogna fornire al corpo Uciò di cui ha normalmente bisognoU: cibo sano (vedere il capitolo L’ALIMENTAZIONE SANA), aria e acqua pura, sonno, riposo, attività fisica, ecc. tutto in misura  ridotta secondo le condizioni del malato, normali rapporti sociali, equilibrio emozionale, Uabbandono delle abitudini nocive e l’acquisto di abitudini beneficheU (vedere il capitolo LO STILE SANO DI VITA).
Infine occorre Uavere pazienzaU poiché non è possibile guarire in pochi giorni o poche settimane da una patologia che dura da molto tempo, magari da decenni (Ig55p9). In qualche caso possono essere necessari anche vari anni (Ig40p25).

IL DIGIUNO E I SUOI BENEFICI

Gli animali selvatici e domestici si astengono dal mangiare quando sono malati o feriti (Ig63p4). Molte persone pensano che non potranno più reggersi in piedi dopo due o tre giorni di digiuno, ma poi si sorprendono nel constatare che dopo due settimane riescono ancora a camminare e a leggere (SRPLJ p40).
Invece ogni tanto si sente sconsigliare il digiuno - da parte di medici che probabilmente non hanno alcuna esperienza di esso, - in seguito alla morte di persone che verosimilmente hanno digiunato dopo aver devastato il loro fegato e i loro reni con medicinali presi per dimagrire o con dissennate => Diete dimagranti, oppure hanno proseguito troppo a lungo l’astensione dal cibo.
Un’altra invenzione contro il digiuno è che esso faccia perdere per sempre un 50% di muscoli, poi sostituiti dal grasso. In realtà, un igienista riferiva di aver digiunato numerose volte e che tuttavia aveva più muscoli e meno grasso che mai (Ig71p32).
Gli igienisti sono consapevoli che il digiuno non è privo di rischi e pertanto hanno raccolto delle regole che saranno esposte più avanti nel presente capitolo.
Vi sono, infatti, tre fasi nel digiuno:
1) la fase benefica dell’eliminazione delle tossine;
2) la fase dell’eliminazione rallentata quando cominciano a scarseggiare dei fattori vitali, tra cui vitamine e sali minerali;
3) e la fase nociva dell’inanizione quando l’organismo comincia a demolire gli organi vitali e si avvia verso la morte.
Inoltre gli igienisti raccomandano di evitare digiuni lunghi senza l’assistenza di una persona che ne sia esperta.
Certamente deve astenersi dal digiuno chi è già in stato di vera denutrizione.
Inoltre l’igienista Mosséri consigliava il solo semidigiuno (vedere più avanti) nelle malattie cardiache, epatiche, polmonari, renali e agli anziani.
Coloro che sono magri e hanno difficoltà digestive faranno bene a non prolungare troppo il digiuno poiché poi sarebbe difficile riprendere peso (SRPLJ p42).
Occorre più prudenza per le persone che sono state operate o fare digiuni più brevi per chi ha subito trapianti, per non rischiare il rigetto.
A parte tali casi, il digiuno procura grandi benefici, poiché esso consente all’organismo:
- di risparmiare le notevoli energie altrimenti necessarie per la digestione degli alimenti e di destinarle all’autoguarigione.
In un esperimento furono salassati parecchi cani, poi vennero divisi in vari gruppi ai quali furono dati alimenti diversi mentre alcuni cani vennero tenuti a digiuno e furono questi ultimi di gran lunga i primi a produrre sangue nuovo (HS 3° p26);
- di essere stimolato - per procurarsi il nutrimento - a sciogliere i tessuti superflui come il grasso e quelli anormali come gli ascessi, le cisti e i tumori, utilizzandone la parte buona ed eliminando il resto; ciò porta anche a ripulire le arterie, a rendere più fluido il sangue, ad abbassare la pressione sanguigna (LA 1° p97) e a disintasare gli organi interni favorendo il ritorno a un loro miglior funzionamento;
- di interrompere lo sfregamento del cibo contro le pareti del tubo digerente e di consentire così la guarigione di gastriti, ulcere, coliti (sia pure dopo un eventuale aumento dei dolori allinizio);
- di interrompere l’eventuale putrefazione del cibo nell’intestino, possibile causa di malattie;
- di liberarsi più facilmente dalla => Dipendenza all’alcol, tabacco, ecc.;
- di riuscire, a volte, perfino a rigenerare gli organi malati, rendendo superfluo il ricorso ai trapianti o alle cellule staminali (cuore: JPR p69 e fegato: JPR p224);
- e di migliorare per il futuro la capacità digestiva (grazie al riposo fornito agli organi digestivi), di assorbimento (a volte bloccato dalla presenza di sostanze nocive insieme al cibo: sale, condimenti, caffè, ecc.) e di assimilazione, cioè d’incorporazione dei nutrienti nei tessuti viventi del corpo (ALRDUSP c50).

La persona media possiede riserve sufficienti a digiunare, stando a letto, per varie settimane. La fame si soffre, e non necessariamente, solo per qualche giorno. Le riserve (di zucchero, vitamine, sali minerali, enzimi, ecc.), però, dipendono da vari fattori. Generalmente ne hanno poche gli anziani, in seguito a tanti anni di alimentazione malsana, chi pratica la macrobiotica, o chi ha preso molti medicinali, sonniferi, tranquillanti, tisane lassative.

LE REGOLE DEL DIGIUNO
Occorre seguire delle regole precise affinché dal digiuno derivi la minor quantità possibile d'inconvenienti e si ottenga invece il massimo di risultati benefici:
1) - per digiuni superiori ai tre giorni Uaffidarsi a persone esperte di digiunoU, che sapranno come regolarsi per i disturbi che potranno presentarsi; anzi ciò è necessario anche nei digiuni di pochi giorni se si soffre di malattie cardiache o di anemia (IDPSLV p26-29).
Da soli limitarsi a digiuni brevi e passare poi al semidigiuno:
Infatti, il digiuno lungo può comportare, tra l’altro il rischio:
di pericolose carenze,
di disidratazione,
di bulimia seguita da indigestione e denutrizione con conseguente morte (LJMRDLN p198),
di crisi di follia (in coloro che hanno avuto malattie nervose),
di emorragie in coloro che hanno preso anticoagulanti,
di incapacità di inghiottire l’acqua (nel caso di lunghi digiuni si verifica facilmente che il digiunante non riesca più a bere, perché l’acqua “non passa più”): in tal caso Mosséri faceva bere un brodo caldo di verdura ma per non più di due giorni poiché è una bevanda povera di vitamine e minerali e accresce le carenze (LJMRDLN p149);
Mosséri non faceva digiunare gli ultraottantenni, i veri cardiopatici, i veri tubercolotici, gli scheletrici, coloro che prendevano da anni l’insulina o il cortisone o gli ormoni tiroidei, i malati mentali e nervosi se prima non facevano una lunga preparazione, le donne incinte da oltre 6 mesi, ecc. (LJMRDLN p191).
Inoltre non faceva digiunare più di due/tre settimane gli operati, i trapiantati (poiché questi potrebbero avere reazioni di rigetto) o li sottoponeva al semidigiuno. Inoltre li seguiva con molta cura (JPR p47).
2) - eseguire Uun periodo di preparazione al digiunoU di almeno una settimana, da prolungare anche a due mesi se si sono prese in passato molte medicine - come generalmente i malati mentali o nervosi - o da parte dei fumatori e bevitori di alcol.
Ciò consente di ridurre, o eliminare del tutto, la violenza dei sintomi che potrebbero presentarsi nel digiuno e allontana dall’intestino i resti degli alimenti soggetti a putrefazione che non sarebbe bene eliminare con le purghe o con gli enteroclismi poiché essi danneggiano l’intestino fino a causare delle enteriti incurabili col digiuno.
Mosséri faceva  un’eccezione al rifiuto delle purghe negli obesi, poiché essi trattengono nell’intestino grandi quantità di feci che possono occasionare dolorosissime coliche durante il digiuno (JPR p84).
O altrimenti fare un digiuno con una pausa ogni settimana quanto basta per avere due o tre evacuazioni: ciò è necessario nel caso di gravi emorroidi, anche se è stata già fatta l’operazione (LJMRDLN p90).

La preparazione consiste:
nell’Uabbandono dei medicinaliU poiché essi derubano il corpo dei sali minerali e delle vitamine. Per lo stesso motivo è necessario abbandonare anche le tisane. Bisogna poi anche dare al corpo il tempo di ricostituire le riserve di quelle indispensabili sostanze (SRPLJ p35).
Alcuni farmaci vanno ridotti progressivamente fino a sospenderli del tutto: si tratta dei tranquillanti, degli ormoni (salvo la pillola), dell’insulina (controllando il dosaggio), del cortisone (e anche degli anticoagulanti, poiché il digiuno rende il sangue più pulito e fluido, ma inizialmente potrebbe caricarlo di un’eccessiva quantità di rifiuti, rendendolo più viscoso. Pertanto, è più opportuno il semidigiuno).
Riguardo ai cardiotonici Mosséri riteneva che siano più dannosi che utili - poiché rischiano di esaurire le ultime energie del cuore -, e quindi da abbandonare di colpo. Il malato non dovrebbe spaventarsi della sensazione di prostrazione poiché il miglior fortificante per il cuore è il riposo assoluto – compreso il digiuno - al letto e al caldo, ma se il malato ha paura, li riduca gradualmente. Una nonna di Mosséri morì in un giorno o due, dopo che le erano stati prescritti i cardiotonici (JPR p46-47).
Andrebbero invece abbandonati di colpo gli altri medicinali (in particolare lassativi, sonniferi, antidolorifici (Mosséri parlava dell’aspirina come antidolorifico e diceva che è meglio interromperla immediatamente anche se ciò raddoppierà i dolori per qualche giorno. Probabilmente avrebbe pensato ad una riduzione graduale se è assunta per evitare l’infarto), antibiotici (in questo caso iniziare subito il digiuno che provvederà ad eliminare l’infezione - cioè la sporcizia interna - e la febbre e i microbi spariranno da soli: JPR p48), rimedi per il cuore, i reni, contro bronchite, anemia, cancro e AIDS, per pelle, occhi, udito, sangue, nervi, stomaco, intestino, respirazione, le vitamine artificiali, pillola contraccettiva) quantunque ciò procuri dei sintomi fastidiosi.
Coloro che hanno fatto uso di anticoagulanti, durante il digiuno potranno avere dei sanguinamenti.
Gli ulcerosi che hanno preso l’aspirina o altre medicine a base di salicilati per anni in qualche caso hanno avuto emorragie letali durante il digiuno.
Dannosi sono anche i raggi X e il radio usati a scopo diagnostico, poiché riducono la capacità del canale digerente di cicatrizzarsi.
E invece coloro che hanno assunto tranquillanti al medesimo fine o hanno subito elettroshock, o sono epilettici potranno avere crisi mentali anche per settimane: dovranno limitare il digiuno a due settimane (JPR p40).
Quanto all’insulina, se è stata presa da pochi mesi, può essere interrotta di colpo se contemporaneamente si adotta la dieta igienista (SRPLJ p70-71).
Quanto ai farmaci per l’asma Mosséri li faceva sospendere alcuni mesi prima, ad evitare che i pazienti lo sveglino la notte sostenendo che le crisi d’asma non sono pericolose, salvo che nei veri cardiopatici che dovranno continuare la terapia per l’asma (LJMRDLN p124).
- nell’Uabolizione degli alimenti ricchi di sostanze azotateU, (cioè gli alimenti animali come carne, pesce, uova e formaggio, i legumi secchi e derivati, frutta azotata, pane, pasta) poiché esse innalzano il livello del metabolismo rendendo impossibile il rilassamento, che è il mezzo più efficace per stimolare l’eliminazione, non il rilassamento ottenibile momentaneamente con lo yoga, i bagni o le docce calde, i diuretici, l’esercizio fisico, ecc.;
- nell’Uattendere la fame acuta e soddisfarla con un fruttoU; poi attendere di nuovo la fame acuta e soddisfarla con un’altra specie di frutta; eventualmente prendere un dessert o uno yogurt o un avocado;
ALLE 17/19 consumare verdure, => Crudità diverse (condimenti ammessi: olio vergine d’oliva estratto a freddo, maionese senza mostarda né aceto, limone, pomodoro, 4-5 olive nere, yogurt senza zucchero);
LA SERA alternare:
patate lesse + melanzane, peperoni verdi e cipolla cotti, da 500 a 1.500 grammi con insalata verde;
oppure patate e cavoli di Bruxelles cotti, con insalata verde;
oppure varie verdure lesse con uno o due tuorli d’uovo.
Durante il digiuno: è meglio stare tranquilli, Uriposare a letto, al caldo – con eventuali borse calde - e la finestra socchiusaU. altrimenti l’eliminazione è molto rallentata:
Mosséri stimava che quindici giorni di digiuno lavorando, equivalgono a cinque giorni di digiuno stando a letto.
Anche una piccola quantità di cibo o di succo di frutta rallenta molto o impedisce del tutto l’eliminazione delle tossine, quindi è meglio attenersi al digiuno assoluto (SRPLJ p105).
Bagni, docce, semicupi sono sconsigliati, salvo agli obesi in forma, perché consumano energie.
Limitarsi a lavarsi le ascelle con acqua tiepida il pomeriggio, quando si hanno più energie.
Sono sconsigliati anche: l’autotrasfusione (per l’effetto stimolante), tisane, miele e zucchero, massaggi, manipolazioni, idroterapia, ecc.
Limitare il bagno di sole a quindici minuti il giorno e alle temperature moderate.
È falsa l’affermazione che col riposo a letto si favoriscano flebiti. Esse provengono dalle trasfusioni e dalle fleboclisi.
Stare Urilassati anche mentalmenteU, evitando radio, televisione, ecc. e l’incontro con altre persone.
Durante il digiuno, salvo indicazione contraria, bisogna bere almeno due o tre bicchieri di acqua pura ogni giorno, ma tipicamente un litro d’acqua pura il giorno e arrivare fino a due - tre litri in caso di mal di testa, di reni, di vescica, vertigini, insonnia, depressione, urina molto scura, ecc. altrimenti si avranno dolori di schiena e di vescica (Ig31p20, Ig37p33, Ig55p35). Se l’acqua ripugna, aggiungerle succo d’arancia o di limone. Non preoccuparsi se, pur bevendo parecchia acqua, si urina poco: l’organismo la sta usando per diluire le tossine (Ig4p37).
UPesarsi ogni giornoU con bilancia digitale col medesimo abbigliamento. Alla seconda stabilizzazione di peso passare al semidigiuno. Per stabilizzazione di peso s'intende un calo complessivo inferiore a 600 grammi in tre giorni consecutivi (LJMRDLN p127).
Quando la diminuzione di peso è così ridotta, vuol dire che il corpo ha finito le riserve di vitamine e di altri fattori. Per una o due volte riuscirebbe a procurarsele con delle trasmutazioni biologiche, e riprendere poi un calo rapido del peso.
Se invece si continuasse a digiunare lo stesso, si perderebbe solo tempo e in più si correrebbe il rischio di entrare nella fase d'inanizione che porta a gravi patologie e alla morte, poiché il corpo comincerebbe a ricavare ciò che gli occorre demolendo i suoi tessuti e organi vitali. Invece passando al semidigiuno, l’eliminazione delle tossine e il calo del peso riprendono e ritornano i sintomi dell’alito cattivo, della lingua colorata, ecc.
Shelton e altri affermavano che le morti in seguito al digiuno sarebbero avvenute anche se il malato non avesse digiunato, poiché verosimilmente si trattava di malati incurabili. Mosséri però non era d’accordo e riteneva possibile entrare nella fase di inanizione anche quando il malato sembra avere ancora delle riserve di grasso, poiché magari gli mancano le riserve di vitamine, sali minerali, enzimi, oligoelementi.
Inoltre, è possibile che anche avendo delle riserve di tali elementi questi non possano raggiungere gli organi dove sono necessari a causa del disturbo proveniente da una forte paura o da altre emozioni violente o dal freddo, se il malato a digiuno non è adeguatamente riscaldato (JPR p37-38).
Effetti normali del digiuno saranno lingua colorata (bianca o altro colore), urina di colore scuro o altro, dolori, alito fetido, eventualmente vomiti, nausee, catarro e altri ancora.
Essi sono il frutto della disintossicazione che avviene nell’organismo e sono il prezzo da pagare per disintossicarsi e guarire.
Per alleviarli, bere più acqua ma non prendere rimedi poiché ciò vanificherebbe il digiuno (=> Mal di testa) e potrebbe causare altri danni.
É perfettamente normale sentirsi deboli durante il digiuno perché le energie sono deviate verso l’eliminazione, non a causa del digiuno.
Se il digiunante, però, non ha neanche la forza di camminare, oppure non tollera la luce del giorno al punto di dover mettere gli occhiali scuri, deve interrompere il digiuno perché tali sintomi indicano gravi e pericolose carenze (SRPLJ p50).
Alzarsi lentamente, per evitare vertigini e rischio di cadute.
Se c’è febbre bere un poco di più, ma una febbre elevata e irregolare con dolore sordo indica lo scoppio di un ascesso interno e occorre l’operazione immediata per salvare il malato, cosa che non sempre riesce (LJMRDLN p26, p124, LH12p2).
Alleviare eventuali coliche con massaggi: esse non sono mai dovute ad appendicite ma a gas.
In caso di svenimento, lasciare il paziente per terra poiché è la posizione in cui il cuore fatica di meno. Vale analogo ragionamento in caso di coma (LJMRDLN p116-125).
L’organismo messo a digiuno si nutre con le proprie riserve energetiche.
Ciò comporta un dimagrimento, che può essere sgradito al digiunante, ma generalmente il peso perduto sarà recuperato in fretta, salvo il caso di esaurimento nervoso in cui occorrerà parecchio tempo (IDPSLV p135).
La privazione di cibo non intacca per niente le cellule nervose: diminuiscono soprattutto i tessuti superflui cioè il grasso e i tessuti malati, come ascessi, cisti e tumori. Per il resto la perdita di peso riguarda soprattutto l’acqua trattenuta nei tessuti.

Com'è stato già detto, se si digiuna da soli passare al semidigiuno dopo non più di tre giorni o almeno quando si verifica qualcuno dei seguenti sintomi allarmanti e persistenti, quali vomito, singhiozzo, irregolarità del battito cardiaco, dolori al petto, eventuali vomiti di bile (se avvengono dopo oltre 15 giorni dall’inizio del digiuno), incapacità di inghiottire perfino l’acqua (vedere sopra, dopo le parole Occorre seguire delle regole precise…), sensibilità alla luce, tetania, convulsioni, spasmi, paralisi, dolori ai polmoni e ai reni, difficoltà a respirare, grande debolezza con incapacità di tenersi in piedi o di camminare, ritenzione d’urina (fare bagno caldo di 20 minuti o, in caso di insuccesso, applicare sonda), malessere generale, un eccessivo dimagrimento (Mosseri stimava in 45 chili il peso minimo per un paziente alto 1,85 e 24 chili per chi è alto 1,50 ma consigliava di tenersi ben al di sopra di tali limiti: LJMRDLN p193), ritorno della fame, ritorno della lingua pulita, delle urine pulite, la seconda stabilizzazione del peso e altri ancora.
Il dottor Shelton (come pure altri) affermava che la fame ritorna imperiosa almeno nei soggetti salvabili, ma la sua stessa collaboratrice la dottoressa Vetrano precisava di aver assistito solo in pochi casi al ritorno della fame nel digiunante. Di conseguenza Mosséri affermava che è pericoloso ostinarsi ad attendere la fame e che bisogna piuttosto prestare attenzione ai sintomi elencati sopra (JPR p27)

Dopo il digiuno: Mosséri dava una mela piccola o mezza mela grossa ogni ora. Se, però, il paziente Unon riusciva a inghiottire nullaU, cominciava col dargli - per un giorno o due - solo brodo caldo di verdure.
Se invece il digiunante mangia a sazietà, manda in fumo la rigenerazione degli organi più malati che avviene al momento della ripresa alimentare, oltre a rischiare edemi delle gambe. Inoltre, c’è il rischio di morire di denutrizione se si alternano abbuffate e indigestioni (JPR p33): Ubisogna aumentare gradualmente la quantità di ciboU. Anche la ripresa dell’attività deve essere graduale (SRPLJ p43).
È sbagliato preoccuparsi di riprendere peso rapidamente dopo il digiuno, bisogna piuttosto preoccuparsi di riposare a letto e di digerire bene, mangiando poco e spesso, aspettando la fame vera, senza ricorrere a rimedi illusori e nocivi come le tisane per digerire. Inoltre evitare di stare al sole più di 10 minuti il giorno. Una ragazza che aveva digiunato da sola 11 giorni, commettendo i suddetti errori, finì col morire. Altri errori che aveva commesso erano stati di aver preso olio d’oliva (che le tolse la fame; e in seguito mangiò senza appetito), mangiato leguminose - lenticchie – che sono indigeste (JPR p34).
É Uusuale non avere evacuazioniU durante il digiuno.
Dopo di esso tra i pazienti di Mosséri è stato necessario attendere fino a diciassette giorni.
É sbagliato sforzarsi troppo. Tornare a letto e attendere con pazienza il giorno dopo: occorre che l’ano gradualmente si riallarghi. Si possono formare delle masse dure incollate al colon, normalmente nei soggetti che hanno fatto molto uso di lassativi o di medicinali contro le amebe, i quali hanno disseccato il colon.
Tale situazione si manifesta con premiti, ossia con contrazioni intestinali ogni 10-15 minuti, notte e giorno, già dalla prima volta che si mangia, seguiti da macchie nere e putride involontarie negli indumenti intimi (LJMRDLN p155). Quelle masse vanno rimosse con una pinza ricurva da chignon o con un dito ben oleato di un guanto chirurgico.
Bisogna attenersi alla Udieta igienista almeno un meseU prima di permettersi qualche deviazione, altrimenti si possono aver gonfiori ai piedi e alle caviglie che richiederebbero 15-20 giorni di dieta stretta per essere superati (LJMRDLN p163).
É anche Uinutile mangiare troppe proteineU: si potrà ripristinare solo gradualmente l’equilibrio azotato (LJMRDLN p166).

D’altra parte è Uerrato illudersi che il digiuno immunizziU dalla malattia: se si torna alle cattive abitudini, ben presto si tornerà malati.

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