paleozona


21.3.2018


Il presente scritto è il riassunto del libro LA PALEOZONA scritto dal dottor Aronne ROMANO


INTRODUZIONE
Il dottor Aronne ROMANO a 40 anni era un grande mangiatore di pasta, pizza, ecc. Aveva il colesterolo, i trigliceridi, la pressione alti, problemi di stomaco e intestini, era in sovrappeso di 15 chili, ma attribuiva tutto ciò alla storia familiare. Poi conobbe Barry Sears, fondatore della dieta della Zona, in essa non si calcola l’entrata e l’uscita delle calorie ma la ripartizione dei nutrienti, cioè la percentuale delle calorie 40% di carboidrati, 30 delle proteine e 30 di grassi. Essi influenzano l’assetto ormonale.
In un solo mese la sua pressione scese a 125/80 e i valori de sangue tornarono normali.
In seguito conobbe uno studente americano, ciclista dilettante, che dopo aver imparato la Zona, pensò di eliminare gli alimenti che gli davano più fastidi (cereali, legumi e formaggi) traendone notevoli benefici.
Il dottor Romano allora capì che bisognava eliminare il consumo degli alimenti prodotti dall’agricoltura. Cominciò, pertanto, a usare la paleodieta e fondò così la paleozona. La applicò a oltre mille tra sportivi e pazienti ottenendo buoni risultati in quasi tutti i casi. Ritiene, perciò, che con la paleodieta si potrebbe fornire una risposta ai problemi medici odierni dando scacco matto alle malattie del benessere: diabete, patologie cardiovascolari, Alzheimer, cancro.


CAPITOLO 1: DIECI MOTIVI PER SEGUIRE LA PALEOZONA
Vo sono dieci buoni motivi per adottare la paleozona. Essa è adatta a tutti, giovani vecchi, uomini, donne, a chi vuole perdere peso e a chi vuole mettere muscoli, a prevenire malattie e ad aiutare a guarirle.
1)     Non occorre soffrire la fame per dimagrire: l’alto consumo di verdura e frutta dà senso di sazietà.
2)     Dimagrire a tempo di record, un chilo la settimana (le proteine fanno acquistare massa muscolare; gli omega 3 agevolano il consumo del grasso; lo stesso fa la vitamina C; frutta e verdura mantengono sotto controllo la glicemia; i carboidrati consentiti sono assorbiti più lentamente).
3)     Si ha meno bisogno di dormire e si è pieni di energia.
4)     Si può dare addio al gonfiore eliminando cereali, legumi e formaggi.
5)     Si assorbono più minerali grazie all’eliminazione dei cibi che ne ostacolano l’assorbimento e aggiungendo frutta e verdura che con la vitamina C consentono di assimilare molto di più.
6)     Col cibo giusto si guarisce, poiché cessa l’infiammazione con la riduzione dell’insulina che la produce, oltre all’eccesso di zuccheri e di oli raffinati e alla carenza di grassi omega 3. Da ciò derivano citochine infiammatorie che portano alle malattie croniche.
7)     Con il cibo si cresce: occorrono stile di vita sano (controllo del peso, attività fisica e riposo adeguato) ma pure un’adeguata dose di proteine anche per la sintesi dell’ormone della crescita (Gh) che invece verrebbe inibito dall’insulina.
8)     Si resta giovani più a lungo. In un esperimento si è permesso ad alcuni topi di mangiare a sazietà, mentre ad altri si è dato il medesimo cibo, con riduzione del 30%. Questo secondo gruppo ha ottenuto un allungamento della vita del 40%. In un analogo esperimento sui macachi si è ottenuto anche un ritardo nel sopraggiungere delle malattie della terza età, come il diabete e il cancro.
Gli ultracentenari hanno di solito un basso livello di trigliceridi e di insulina a digiuno e un alto livello di colesterolo HDL ed è questo che si ottiene con la paleozona.
9)     La vera dieta anticancro. È una balla l’affermazione che oggi si muore di più di cancro perché si vive più a lungo. Infatti, le popolazioni che si nutrono di cibi primitivi sono raramente soggetti al cancro e si ammalano anch’esse di cancro quando iniziano a seguire una dieta ricca di carboidrati. Gli studi confermano che il rischio di cancro è proporzionale all’indice di massa corporea e alla circonferenza addominale e inversamente al consumo di verdura e di frutta, di omega 3 e altro. Preferire i cibi colorati piuttosto che quelli tendenti al bianco.
10)  Sport e muscoli. I navy seals, unità sceltissime della Marina degli USA, nel loro sito web parlano della paleodieta e così pure altri atleti di alto livello. Si possono acquistare rapidamente muscoli con i nutrienti appropriati e con la giusta distribuzione dei pasti.

TORNIAMO ALLA NATURA
Anche tra gli altri animali, sono quelli domestici, nutriti dall’uomo a essere colpiti dalle malattie croniche. Oggi purtroppo i Governanti occidentali raccomandano diete ricche di carboidrati invece di imparare da ciò che è avvenuto in passato. La vera prevenzione non si fa con la diagnosi precoce, ma capendo perché siamo colpiti dalle malattie.


CAPITOLO 2: ONNIVORI PER NATURA
I resti archeologici ci fanno ritenere che i nostri lontani antenati si alimentassero sia di animali che di vegetali. Lo stesso fanno anche le piccole tribù selvagge esistenti oggi nel mondo.
Le fibre - insolubili sono quelle degli ortaggi a foglia verde, solubili quelle della frutta (p29) – accelerano il transito intestinale diminuendo il rischio di formazione di sostanze tossiche e cancerogene.
È stata notata una correlazione inversa tra le dimensioni del cervello e quelle dell’apparato digerente. I primati che come il gorilla hanno il ventre grosso, hanno un cervello piccolo e viceversa lo scimpanzè.
È stato necessario passare a una dieta carnivora per diventare intelligenti, poiché c’è competizione tra cervello e apparato digerente nel consumo delle energie. Il massimo volume di cervello si aveva 90.000 anni fa. 10.000 anni fa esso è calato dell’8% con l’avvento dell’agricoltura che fece adottare il consumo di cereali e di poche altre specie facilmente coltivabili, così ne derivarono la carenza di molti nutrienti e molte malattie, anche se assicurò una buona disponibilità di cibo in tutte le stagioni e la possibilità di sfamare una popolazione molto più numerosa.


CAPITOLO 3: I PILASTRI DELLA ZONA
1)       Bisogna consumare i carboidrati, ma in quantità moderata: ne paleolitico se ne consumavano dal 22 al 40 % delle calorie complessive mangiando verdura e frutta, non i cereali o la frutta dolce.
2)       Le proteine sono i mattoni di cui è composto il nostro corpo: muscoli, ossa, capelli, unghie, ormoni, enzimi, neurotrasmettitori. Esse sono costituite da componenti molto più piccoli, detti aminoacidi. Nove di essi sono detti essenziali, perché il nostro corpo non è capace di produrli d sé e deve perciò riceverli con l’alimentazione. Le migliori fonti di proteine sono la selvaggina, il pesce, la carne bianca, i tagli magri della carne rossa e l’albume delle uova. Le proteine vanno assunte in ogni pasto per controbilanciare la secrezione dell’insulina.
3)       I grassi. Gli eschimesi si ammalano quando mangiano solo la carne del caribù, un animale molto magro. Allo stesso modo ci ammaliamo noi se evitiamo di mangiare una giusta quota di grassi: essi sono necessari per la metabolizzazione delle proteine, la sintesi delle lipoproteine, per la formazione delle membrane cellulari, per rallentare l’assorbimento dei carboidrati e per dare il senso di sazietà.
I grassi si distinguono in saturi, monoinsaturi e polinsaturi. La dietetica afferma che i grassi saturi vanno limitati al 1% delle calorie complessive. Ad essi vanno preferiti i grassi monoinsaturi, presenti soprattutto nell’olio d’oliva, olive, noci, nocciole, mandorle, pistacchi, pinoli, avocado.
Tra i grassi polinsaturi sono importanti gli omega 3 che scarseggiano molto nella dieta moderna. Nella dieta paleolitica essi erano all’incirca tanti quanti gli omega 6. Quelli sono presenti soprattutto nei pesci grassi come il salmone, lo sgombro, alici, sardine e alghe, ma il dottor Romano consiglia il ricorso agli integratori di omega 3, visto l’inquinamento dei mari, o altrimenti il salmone selvaggio o quello dell’Alaska.
La dieta paleolitica si è rivelata più efficace della dieta raccomandata dai dietologi ai diabetici – pane integrale e cereali, latticini a basso contenuto di grassi, frutta e verdura e pochi cibi di origine animale - per ottenere il dimagrimento, la riduzione della circonferenza addominale, della pressione sanguigna, dei trigliceridi, della glicemia, dell’emoglobina glicata e l’aumento dell’HDL.
LE PROPORZIONI
Non basta mangiare i cibi raccomandati fin qui. Occorre anche proporzionarli bene.
Romano mantiene le percentuali 40 – 30 -30 della Zona di Barry Sears tra percentuali delle calorie provenienti da carboidrati, proteine e grassi per la sua paleozona.
Si è stimato che i popoli primitivi consumassero dal 22 al 40% in carboidrati, il 19-35 % di proteine e il 28 – 47 % di grassi.

LE SETTE REGOLE DELLA PALEOZONA
1)     Non trascurare le proteine. Le fonti migliori sono pesce, carni bianche, selvaggina, tagli magri di carne rossa, uova privilegiando l’albume.
2)     Scegliere i carboidrati migliori, cioè frutta e verdura che hanno basso indice glicemico e che sono ricchi di micronutrienti, fibre, polifenoli, ecc.
3)     Mangiare più fibre: i vegetali suddetti ne hanno dal doppio a otto volte di più.
4)     Scegliere i grassi migliori, che sono quelli monoinsaturi, piuttosto che saturi e tra i grassi polinsaturi omega 6 e omega 3 cercare di raggiungere il rapporto 1:1 mentre nella dieta corrente si sta intorno a 10 a 1.
5)     Consumare più potassio e meno sodio, consumando cibi freschi non lavorati
6)     Scegliere i cibi meno acidificanti. I cibi della dieta corrente sono quasi tutti acidificanti, ma facendo a meno dei cereali, legumi, latte e derivati e consumando alquanta frutta e verdura si rende alcalino il bolo alimentare.
7)     Fare il pieno di vitamine e antiossidanti, per mezzo della carne e di frutta e verdura al posto dei cereali.


CAPITOLO 4: I CEREALI, CIBO PER GLI UCCELLI
I cereali ottundono la mente anche perché ostacolano l’assorbimento del ferro, necessario a trasportare l’ossigeno.
Un istituto americano per l’autismo consiglia di eliminare i cereali e i latticini. Eliminando tutti i cereali in un ospedale si eliminarono le allucinazioni uditive, i momenti di sconforto e il distacco dalla realtà (p70).
Essi ricomparvero reintroducendo il grano.
Una donna schizofrenica, che aveva sofferto per 53 anni di allucinazioni, dopo una settimana senza grano non ebbe più sintomi.
I cereali sembrano essere la causa anche del colon irritabile (crampi, dolori addominali, diarrea alternata a stitichezza), del reflusso gastroesofageo (dolori violenti), difficoltà a digerire poiché amidi e zuccheri ostacolano la secrezione dell’acido cloridrico e si ha produzione di gas, distensione dello stomaco e pesantezza dopo i pasti.
L’iperglicemia produce acne, ovaio policistico, dermatite erpetiforme.
Si può essere sensibili al glutine senza essere celiaci.
L’atrofia dei villi intestinali riduce l’assorbimento e genera carenze che indeboliscono il sistema immunitario e aumenta il rischio di malattie degenerative come il cancro oppure anemia perniciosa, diverticolite, colite, malattie psichiatriche, lesioni all’intestino.
Sono tre le patologie legate al glutine: allergia, celiachia e sensibilità. Il glutine fa un po’ male a tutti ed è implicato in molte patologie autoimmuni (tiroidee, artrite reumatoide, sclerosi multipla, psoriasi, diabete di tipo 1, pagina 73).
I crampi allo stomaco sono un possibile sintomo di celiachia. Altri sintomi sono diarrea o costipazione, anemia, mal di testa, artrite, sintomi neurologici, depressione, fatica cronica, ipoglicemia, eczema, acne, dermatite erpetiforme. Ne possono derivare anche infertilità o aborti ripetuti, riduzione dell’allattamento, neonati sotto peso o che crescono lentamente. Di solito i sintomi scompaiono eliminando il consumo di glutine.
Forti dolori addominali possono essere dovuti alla sensibilità al glutine, senza bisogno di essere celiaci, ma molti medici non sanno neanche distinguere queste due situazioni, tanto meno prescrivere cambiamenti di dieta.
Sarebbe sufficiente provare a sopprimere il glutine per due settimane: se i sintomi spariscono e poi ricompaiono quando lo si reintroduce, è sicura la sensibilità al glutine.
Un’altra conseguenza del consumo di cereali è il diabete di tipo 2.
Quanto all’uso dei cereali integrali, essi riducono il rischio di alcune patologie come il cancro al colon, infarto e diabete ma sono anch’essi nocivi: le fibre sono presenti anche nella frutta e nella verdura, in misura maggiore e di migliore qualità. Queste ultime aiutano il sistema circolatorio e equilibrano il profilo lipidico del sangue, a differenza delle fibre dei cereali.
Le fibre aiutano a prevenire stitichezza, diverticolite, cancro al colon, appendicite, morbo di Chron, colite ulcerosa, intestino irritabile, ulcera duodenale, ernia iatale, reflusso, obesità, diabete di tipo 2, calcoli biliari, colesterolo alto, vene varicose, emorroidi, trombosi e calcoli renali (p81).
I cereali integrali sono una pessima fonte di minerali rispetto alla frutta e alla verdura, poiché non solo ne contengono di meno ma associati ai fitati che ne ostacolano l’assorbimento. Ciò vale ad esempio per il ferro, il magnesio e lo zinco. Al contrario contengono troppo fosforo che può portare all’iperparatiroidismo, che fa perdere massa ossea. Anche le vitamine sono più scarse nei cereali e di più difficile assorbimento. Inoltre i cereali ostacolano l’assorbimento della vitamina D da parte delle cellule e quindi espongono all’osteoporosi e al rachitismo.
Non è vero che si muore di più di cancro perché si muore di meno di altre malattie, ma perché si è abbandonata l’alimentazione paleolitica. Infatti, nei Paesi in cui si mangia alla maniera paleolitica il tumore è rarissimo e se tali popoli assumono le nostre abitudini alimentari si ammalano anch’essi di tumore.


CAPITOLO 5: IL LATTE, VIETATO AI MAGGIORI
Il latte va bene per i neonati che da esso ricevono lo stimolo a crescere e lo sviluppo del sistema immunitario, non per gli adulti e ancora meno il latte di altre specie, che è molto diverso. Un poco meno dannoso è il formaggio e questo spiega perché in Francia si muore meno di infarto poiché i Francesi mangiano più formaggio ma consumano meno latte.
Il latte di mucca è molto più concentrato in minerali e assai più povero di acidi grassi essenziali; è nocivo per il suo alto contenuto di caseina molecola molto grossa che è utile a produrre gli zoccoli degli animali e la colla per il legno; moltiplica per 3 la resistenza insulinica, favorisce l’aterosclerosi, il cancro alla prostata, il carcinoma ovarico, il linfoma, il tumore al colon, polmone, stomaco, pancreas, cervello, seno, retto, tiroide, sistema linfatico, ossa e reni (a causa dell’igf-1), la steatosi epatica, l’infertilità anovulatoria e l’istamina che porta al muco, rende la voce roca, congestionata, infine favorisce l’osteoporosi (a giudicare dalla distribuzione territoriale di questa malattia e del minore o maggior consumo di latte da parte dei componenti della stessa popolazione).
Si ritiene che ciò avvenga a causa della carenza di magnesio nel latte e nell’organismo e allora il calcio si deposita nelle arterie, nei reni o nelle articolazioni.
Il lattosio è indigesto per coloro che non hanno più la lattasi, in questo caso genera l’aterosclerosi e la cataratta e causa acido lattico che produce diarrea.
Anche lo yogurt aumenta il rischio di partorire figli affetti da asma allergica e da rinite allergica (p90).
Il latte può favorire numerose malattie autoimmuni (p91). Ciò è causato dalla presenza in esso di ormoni, antibiotici e farmaci in parte somministrati alle mucche per aumentare la produzione di latte.  Inoltre il latte diminuisce l’emoglobina e favorisce sbalzi d’umore, depressione, irritabilità, calcoli renali, osteoporosi, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, ritenzione idrica (p92).
I latticini, nonostante il basso indice glicemico, scatenano una risposta insulinica altissima, favorendo la sindrome metabolica, l’obesità e il diabete 1, schizofrenia, autismo e altri disturbi neurologici (p95), malattie del cuore, tra cui l’infarto. Il calcio squilibra il rapporto col magnesio portandolo a 5 a 1, da 2 a 1 che è ottimale. Favorisce molti tumori tra cui il linfoma. La xantina ossidasi del latte aggredisce l’endotelio arterioso. Il formaggio è meno dannoso del latte e produce meno infarti in Francia perché i Francesi bevono meno latte (p963). Per assimilare il calcio è necessario il magnesio, pertanto il calcio in eccesso causa aterosclerosi, calcoli o gotta. Inoltre non è vero che il latte è particolarmente ricco di vitamina D. Lo sono di più verdura fresca, pesce e frutti di mare, carne magra e frutta fresca.


CAPITOLO 6: I DANNI CAUSATI DAI LEGUMI
I legumi contengono troppi carboidrati, inoltre i loro sali minerali sono assorbiti in piccola parte. Essi contengono numerosi antinutrienti e anti-vitamine oltre alle saponine.
I fagiolini contengono le ascorbasi che distruggono la vitamina C. La cicerchia produce latirismo (convulsioni, crampi, paralisi spastica). Le arachidi possono reagire con una muffa e diventare il più potente cancerogeno.
Anche i legumi con le loro lectine – che sono un miscuglio di proteine e di carboidrati – favoriscono le malattie autoimmuni come i cereali e i latticini. Si teme che la soia favorisca anche il morbo di Parkinson oltre a non proteggere da osteoporosi, caldane, cuore.
Inoltre i legumi contengono gli isoflavoni, estrogeni naturali, che abbassano gli spermatozoi e azzerano il testosterone, quindi riducono la libido e nella donna tendono a bloccare l’ovulazione, favoriscono l’endometriosi e l’infertilità oltre a difetti genitali nel nascituro.
La soia ha provocato in carcerati la tachicardia, dolori gastrici e intestinali, colon irritabile, infezioni croniche patologie del pancreas tra cui il cancro causando ipotiroidismo e altre patologie tiroidee, favorisce il rachitismo e ostacola la digestione delle proteine. Contiene molto acido fitico. Inoltre la soia è nociva al cervello ostacolando la nascita di nuove cellule, causandone l’atrofia, inducendone l’apoptosi, contiene troppo alluminio e manganese (ciò può portare a disturbi del linguaggio, dell’attenzione e del comportamento e a patologie simili al Parkinson). Inoltre può causare patologie tiroidee, ipotiroidismo e gozzo, cancro al fegato e pancreas, al seno e alla prostata e stimolare l’igf-1. Anche la soia contiene gli isoflavoni. 
Il latte di soia rende assai precoce il ciclo mestruale; peraltro è lo scarto della produzione del tofu e anche se distrugge molti antinutrienti, manca di molti nutrienti o ne blocca l’assorbimento. Contiene una quantità enorme di estrogeni. Per di più negli USA il 92% del latte di soia è prodotto con varietà di soia OGM che secondo gli studi fatti può causare seri danni.
Anche chi non consuma la soia, può trovarla sotto forma di lecitina quale stabilizzante nei cibi confezionati. L’olio si può trovare nella maionese, salse, dolci e nel pane alla soia ed è la principale causa del pessimo rapporto tra omega 6 e omega 3 (p112).


CAPITOLO 7: GLI INTEGRATORI
Finché gli uomini furono cacciatori-raccoglitori non ebbero problemi di carenze. Con la paleozona non si hanno problemi salvo che di omega 3.
Non c’è motivo, ordinariamente, di prendere gli antiossidanti come integratori, poiché essi servono a distruggere le cellule cancerose e i microrganismi che ci invadono. Le cellule si difendono col glutatione, il betacarotene, la vitamina C (agrumi, kiwi, broccoli, fragole e prezzemolo) ed E (asparagi, uova, avocado, spinaci e mandorle), il selenio (da noci e carni magre che sono anche ottime fonti di zinco) che sono presenti in quantità adeguata negli alimenti della paleozona.
Il ricorso agli integratori rischia di sbilanciare o nutrienti e accresce il rischio di malattie degenerative. gli studi mostrano che i supplementi di vitamina A ed E non allungano la vita. La vitamina C non riduce il danno dei radicali liberi e diminuisce l’efficacia dell’allenamento. Gli studi sui polifenoli stanno rivelando che un’ampia varietà di frutta e verdura aiuta a star bene.
L’equilibrio dei grassi polinsaturi era di 1:1 tra omega 6 e omega 3. Ora è tra 15:1 e 20:1 e ciò favorisce i tumori, l’infiammazione, l’artrite reumatoide e l’asma (p116).
Per combattere l’infiammazione si possono assumere i polifenoli per mezzo di abbondanti dosi di verdura e di frutta e consumare meno grassi saturi o aumentare gli omega 3 e ridurre gli omega 6 (oggi presenti soprattutto negli animali allevati, nelle uova specialmente di batteria (20 a 1). A meno che si voglia mangiare ogni giorno 150 grammi di salmone di Ketchican o 330 grammi di tonno o mezzo chilo di aragosta o un chilo di merluzzo occorre ricorrere agli integratori. Per disinfiammare il cervello è necessario l’EPA in modo costante contro la depressione, il disturbo bipolare e l’ansia. Gli omega 3 sono efficaci anche nel ridurre la schizofrenia e altri disturbi mentali. Essi, alla dose di almeno 1,25 gr. al giorno, proteggono i telomeri cellulari dall’accorciamento per fattori sfavorevoli come il fumo, l’inattività e altro (p123).
La conversione dell’ALA in EPA e DHA è ridottissima persino nei giovani.
È stato rilevato un rapporto inverso tra il consumo di pesce grasso, ricco di omega 3, e il rischio cerebrovascolare e cardiaco. EPA e DHA riducono il rischio di infarto, l’ALA è irrilevante.
6 grammi sono sufficienti per riequilibrare la concentrazione dei fosfolipidi nelle membrane in una settimana.  EP e DHA assicurano un sonno ininterrotto e hanno protetto dalla lombalgia.
È inutile però acquistare prodotto più economici che non sono efficaci o fanno male. Vedere il sito www.ifosfprogram.com che garantisce i prodotti.
IL MAGNESIO nelle giuste dosi protegge dai calcoli renali, abbassa la pressione, protegge le arterie, stabilizza la glicemia, previene il deposito di alluminio, cura le turbe viscerali (difficoltà a deglutire, diarrea, nausea, vomito), riduce il rischio di crampi e contrazioni involontarie (tic), rafforza le ossa e la resistenza allo sport, è un balsamo per i nervi, migliora la funzione dell’insulina e del cuore, diminuisce il rischio cardiovascolare e di alcuni tumori. Tuttavia l’esame della magnesiemia non è attendibile, poiché se necessario è sottratto alle ossa. Meglio controllare se si usano acque ricche di magnesio e cibi (frutta secca, cioccolato fondente) o farmaci che lo contengono
LA VITAMINA D si può assumere solo in piccola parte attraverso il cibo, il resto deve provenire dal sole, che purtroppo oggi si prende sempre meno a causa dei vestiti e della vita al chiuso. Ciò aumenta il rischio di tumori, anche del melanoma, però si devono evitare le scottature.
I vetri schermano i raggi UVB “buoni” e lasciano passare quelli UVA “cattivi.”
La supplementazione rischia di essere nociva, quantunque aumenti la vitamina D nel sangue, poiché aumenta il colesterolo cattivo, i problemi gastrointestinali, calcoli e malattie renali, le patologie autoimmuni, cancro a prostata e pancreas e sopprime il sistema immunitario (p131). L’unico modo buono è prendere il sole nelle ore centrali della giornata in cui i raggi UVB sono meno filtrati rispetto a quelli UVA. Smettere quando la pelle diventa rosa, poiché un’eccessiva produzione di vitamina D porta alla sua eliminazione. Nei mesi da novembre a febbraio nell’Italia del Nord usare lampade che emettono il 6% di raggi UVB, piuttosto che il 2% due volte la settimana.
Il sole oltre alla produzione di vitamina D consente di curare la sclerosi multipla, il DAS, attenua la fibromialgia, l’ittero neonatale ed altro. Regola la melatonina.
La vitamina D riduce l’infiammazione cellulare.
I raggi UVB riducono il battito cardiaco a riposo e il metabolismo basale, così aumentano le prestazioni atletiche.


CAPITOLO 8: OBIEZIONI ALLA PALEOZONA.
Perché abbandonare la dieta mediterranea? In realtà ogni Paese del Mediterraneo crede che la dieta mediterranea sia la sua, ma uno studioso ha scoperto che la dieta mediterranea più salutare è quella cretese, ricca di frutta e vegetali anche selvatici, di olio di oliva, pochissimi zuccheri raffinati e pochi cereali integrali, poco latte e più formaggio di capra. L’olio di oliva contiene l’idrossitirosolo che è 500 più efficace della vitamina C per combattere i radicali liberi. Tale olio riduce l’osteoporosi e il rischio cardiovascolare.
Non causa danni ai reni l’apporto di maggiori quantità di proteine raccomandato dalla paleozona e nemmeno alle ossa, anzi queste ne sono rafforzate. Lo stesso avviene per le probabilità di infarto sostituendo le proteine ai carboidrati. È stato riconosciuto che la principale causa dei danni ai reni è il diabete. Secondo uno scienziato un uomo di 70 chili dovrebbe assumere 100 grammi di proteine il giorno.
Si può ritenere che la carne rossa non faccia male, visto che nel paleolitico ne mangiavano più di noi eppure non si sono estinti. Le ricerche eseguite su persone che mangiavano carne rossa con frequenza molto diversa, in gran parte non hanno rilevato correlazione col cancro al colon. Anzi è risultato più frequente nei vegetariani che negli onnivori (p145). Inoltre le ricerche che trovano una correlazione sono state fatte negli USA che usano carne rossa peggiore e più grassa. In aggiunta gli USA utilizzano molto di più la carne grigliata, bruciacchiata, magari accompagnata da patatine cotte con grassi trans, invece che da frutta e verdure.
GOTTA: Sono i carboidrati ad alto indice glicemico a causare dislipidemia, iperglicemia e ipertensione, non le proteine.
I SALUMI: i giudizi cattivi sui salumi vengono anch’essi dagli USA dove si vendono prodotti completamente industriali, resi gradevoli con grassi, nitriti, nitrati, sale, coloranti e aromi artificiali, ma da noi i salumi si fanno ancora in modo artigianale. Prosciutto crudo, culatello e bresaola sono salumi buoni e sani. I loro benefici sono superiori ai danni dei conservanti e la stagionatura spezza le molecole proteiche, li rende più digeribili. Inoltre i progressi nelle tecniche di allevamento hanno consentito di ridurre il grasso e di farlo costituire per il 40% da acido stearico che il nostro corpo può convertire in monoinsaturo. I salumi sono ricchi di minerali e di vitamine e utili quanto gli integratori.
L’OSTEOPOROSI non si previene con i prodotti caseari che semmai peggiorano la situazione, ma con la carne che contiene il calcio, assunto dal bestiame con l’erba. Gli ortaggi oltre al calcio, specialmente se a foglia larga come spinaci, broccoletti di Bruxelles, cavoli, biete, catalogna, sono ricchi anche di magnesio, ferro e vitamine.  Inoltre è importante anche la vitamina D, l’attività fisica e di non perdere calcio a causa dell’iperglicemia e un buon rapporto omega 6/omega 3.
LA PALEOZONA realizza il Ph. Esso deve stare intorno a 7,40. Quando il ph si abbassa, i reni inducono il rilascio di calcio e magnesio dalle ossa per ristabilire l’alcalinità. Anche il tessuto muscolare viene smantellato per produrre basi di ammonio. Latticini, cereali e legumi per il nostro corpo sono acidificanti. Inoltre troppo calcio può inibire l’assorbimento del magnesio, altro minerale necessario alle ossa. Secondo uno scienziato ciò richiede che si consumi almeno il 35% delle calorie sotto forma di frutta e verdura, il che avviene nella paleozona. Evitare inoltre le bevande nervine: causano escrezione di calcio, evitare lo stress, fare sport anaerobici almeno tre volte la settimana in forma di sollevamento pesi.
IL SALE da molti è stato demonizzato come responsabile dell’ipertensione, quindi di morte prematura, ma non in realtà il sale diminuisce la mortalità, aumenta la resistenza, riduce a un quarto il rischio di infarto, consente la produzione di acido cloridrico necessario per la buona digestione. Il suo mancato consumo aumenta la produzione renale di renina (che causa ipertensione) e può portare alla luce una sindrome depressiva latente, aggravare l’astenia e l’affaticamento, ridurre la concentrazione, favorire le crisi convulsive, i problemi di erezione, la nascita di bambini sottopeso. Se mangiamo meno sale, i reni ne trattengono di più e il livello dei grassi nel sangue aumenta. I nostri progenitori non mangiavano sale, ma lo trovavano negli alimenti carnei e nel sangue degli animali. Essi consumavano 16 volte più potassio, la cui carenza induce l’organismo a usare più sodio che trattiene l’acqua e ciò alza la pressione e affatica il cuore, anche il potassio è presente nella paleozona con frutta, verdura e pesce.
Romano consiglia di usare il sale rosa cristallino dell’Hymalaya, libero dagli inquinanti dei mari e ricco di oligoelementi.
L’AVENA, che è un cereale e quindi sconsigliabile, prevista dalla dieta della zona per procurare il GLA al fine di rimediare alla carenza di delta-5-desaturasi, non occorre con la paleozona. Al posto suo si può usare olio di sesamo tostato ricco di sesamolo (p165).
La paleozona fa dimagrire, non perché riduce le calorie, ma per la maggiore quantità di proteine e dei grassi al posto di troppi carboidrati. Non occorre fare attività fisica per dimagrire (e nemmeno soffrire la fame, direbbe Panzironi).
I VEGETARIANI dopo alcuni anni sono costretti a ritornare onnivori per rimediare alla loro cattiva salute.
Essi affermano che negli alimenti animali ci sono gli ormoni. Romano risponde che essi sono in quantità infinitesimale rispetto a quelli prodotti dall’uomo e dalla donna. Anche i vegetali e il latte contengono più ormoni della carne (patate, piselli, cavoli, germe di grano, soprattutto l’olio di soia).
Quanto agli ormoni della paura, gli animali non prevedono il futuro. Comunque oggi sono usati metodi che rendono l’animale incosciente prima che venga ucciso.
Il cancro è quasi assente nei cacciatori – raccoglitori e i vegetariani hanno il 38% in più di cancro al colon – retto rispetto agli onnivori. I vegetariani hanno valori più alti per la pressione, trigliceridi, colesterolo, più malattie circolatorie, osteoporosi, disturbi cardiovascolari, in gravidanza 5 volte più di aborti e difetti nel nascituro, ridotto sviluppo mentale, basso coefficiente intellettivo, più trombi, ictus, Alzheimer, calo di prestazioni atletiche.
Lo studio THE CHINA STUDY trae indebite conclusioni a favore del l’alimentazione vegetariana confrontandola con quella con latticini che comportava malattie cronico-degenerative. non prende affatto in considerazione l’alimentazione onnivora; inoltre ignora l’effetto sfavorevole dei cereali come cofattore del cancro).


CAPITOLO 9: VEGETARIANO NON FA RIMA CON SANO
Le diete vegetariane espongono a minore sviluppo fisico e mentale.
Le carenze più frequenti di fattori nutritivi si verificano
nella vitamina B12 (aborto spontaneo, pre -eclampsia che è un’ipertensione materna, parti difficoltosi e prematuri, neonati sottopeso, infertilità da omocisteina, infertilità, interruzione delle ovulazioni)
nello zinco (riduzione numero e motilità degli spermatozoi, più frequenti malattie respiratorie)
nel ferro (riduzione della ferritina, affaticamento, recupero lento, peggiori performances, parti prematuri, minore sviluppo cerebrale)
nello iodio (ipofunzione tiroidea e minore sviluppo fisico e mentale)
nella vitamina D (più omocisteina: rischio di difetti alla nascita, infertilità, demenza, patologie psicologiche, ictus, infarto, disturbi vascolari, trombosi, osteoporosi e mortalità)
nella vitamina B6 (di quella vegetale ne viene assorbito solo un quarto contro il 75-100% di quella contenuta negli alimenti animali)
negli omega 3 (cecità e minore assorbimento di taurina: ciò accresce il rischio cardiovascolare).
Non c’è bisogno di rinunciare alla carne, per evitare gli allevamenti intensivi: si dovrebbe pretendere che gli animali siano lasciati liberi di pascolare e di muoversi.
La produzione di carne richiede poco più di terreno (1: 1,14) se si considera anche quella parte che non può essere comunque usata per l’agricoltura, come i deserti e le montagne (che può essere usata per il pascolo) che possono produrre alimenti utilizzabili dal bestiame ma non dall’uomo. L’uomo può stare senza carboidrati, ma non senza proteine e grassi: gli Eschimesi non mangiano vegetali per sei mesi all’anno.
Ai vegetariani che ritengono immorale uccidere animali per mangiarli, Romano risponde che si uccidono molti animali nella coltivazione della terra, come talpe, uccelli, rettili, anfibi, ecc. contro un solo animale grosso che viene mandato al macello e domanda se questo sia morale. Inoltre occorre molta più acqua per produrre un chilo di farina che per produrre un chilo di carne di pecora e non c’è confronto a livello nutritivo.


CAPITOLO 10: LA SALUTE COMINCIA A TAVOLA
Grassi saturi e colesterolo. Alcuni scienziati hanno incoraggiato la gente a ridurre il consumo di burro e ad aumentare quello di margarina e di oli vegetali. Seguendo le loro indicazioni, però, gli infarti sono aumentati.
Gli esperimenti sul colesterolo sono stati fatti sui conigli che sono erbivori e non hanno gli strumenti per gestirlo a differenza di quanto avviene negli onnivori, nei quali invece il colesterolo è necessario e viene prodotto dall’organismo per l’80% se non viene introdotto con gli alimenti. Anzi, più grassi saturi, colesterolo e calorie si assumono con la dieta e più il livello del colesterolo è basso. Il colesterolo influisce sulla serotonina e quando questa è carente v’è molto più rischio di suicidio. Sono piuttosto i fabbricanti di farmaci anticolesterolo che premono affinché si stabiliscano limiti sempre più bassi.
IL SALE. Un ricercatore ha scoperto che in realtà l’escrezione di sale diminuisce quando si mangiano i carboidrati. Bisogna abbandonare il consumo di carboidrati per normalizzare la pressione sanguigna, anziché il consumo di sale.
Il fattore di rischio cardiovascolare in realtà è il rapporto tra trigliceridi e colesterolo. Lo zucchero aggiunto aumenta i trigliceridi e diminuisce il colesterolo HDL. Questo avviene con i carboidrati che si mangiano poiché essi stimolano l’insulina che fa produrre acidi grassi al fegato e causano anche più infiammazione cellulare che favorisce il deposito del colesterolo nelle arterie.
Ci sono però anche altri fattori: lo stress, l’infiammazione, alti livelli di insulina, colesterolo LDL di tipo B, ipertensione, familiarità, fumo, omocisteina. La paleozona può fare molto, salvo per fumo e familiarità.
IL DIABETE è legato all’alimentazione. Quanto più alto è il carico glicemico, tanto più è l’insulina richiesta dalle cellule: il livello dell’insulina a digiuno è il segno dell’insulino – resistenza e dovrebbe essere misurato prima di arrivare al diabete, che fa perdere massa muscolare e aumentare il grasso. Anche se i geni possono predisporci al diabete, con la corretta alimentazione possiamo attivare i geni giusti e inibire quelli sbagliati.
Già nel 2011 c’erano 4.863.000 diabetici in Italia per una spesa pubblica di 9,2 miliardi di euro l’anno. E bisogna considerare che il diabete favorisce altre malattie: infarto, ictus, demenza, cancro.
Il diabete di tipo 1 consiste nella distruzione delle cellule del pancreas. Esso non è reversibile, ma una dieta appropriata (Zona e paleozona) consentirà di ridurre il bisogno di insulina. Il fattore scatenante potrebbe essere il consumo di cereali e latticini, specialmente nei bambini e potrebbe essere causato anche dall’alimentazione della gestante.
Il diabete di tipo 2, generalmente, può essere guarito con la dieta. Altrimenti può portare a infarto, insufficienza renale, cecità, amputazioni, ictus e demenza che per la maggior parte derivano dalla glicazione delle proteine che le rende talmente appiccicose da non poter più attraversare i capillari.
Il diabete di tipo 3 si presenta a causa della dieta ad alto carico glicemico che è prescritta ai pazienti di tipo 2 la quale costringe le cellule del pancreas a produrre insulina fino allo sfinimento e si arriva così al diabete di tipo 1. Una cliente del dottor Romano che prendeva 56 unità di insulina il giorno e aveva la glicata a 10, in 6 mesi ha potuto riportarla a 6 e sospendere tutti i medicinali. Una storia analoga ebbe Lech Walesa (p205) ma, disgraziatamente, “prima che le nuove acquisizioni scientifiche vengano accettate occorre che una generazione di scienziati trapassi”.
IL CANCRO è rarissimo tra i cacciatori – raccoglitori e sta invece diventando sempre più frequente anche tra i giovani. La vera causa principale è l’alimentazione ad alto contenuto di zuccheri che stimolano l’insulina e l’igf-1. Lo zucchero è l’unico carburante che le cellule tumorali possono usare e hanno bisogno di grandi quantità di esso. Esse producono molto acido lattico che blocca l’offensiva delle cellule natural killer e favorisce l’apoptosi delle cellule sane circostanti per mezzo dello stato di acidosi.
Bisogna, quindi, ridurre al minimo i carboidrati (comprese le bevande zuccherate), consumare frutta e verdura per avere fibre, vitamine, minerali e polifenoli e alquante proteine come precursori di enzimi e delle cellule natural killer.


CAPITOLO 11: LE MALATTIE DELL’INTESTINO
Romano racconta la storia di Leonardo Rubini che soffriva di rettocolite ulcerosa, patologia che produce una costante diarrea mista a sangue, che lo rendeva anemico, affaticato e invalido al 60%. Con 5 mesi di dieta i suoi problemi si risolsero e anche l’anemia guarì. Egli ha creato il sito www.leonardorubini.org.
Le patologie autoimmuni, secondo uno studioso, sono favorite da tre fattori: predisposizione genetica, permeabilità intestinale e fattori ambientali (cibi, stress, farmaci, tossine). Può succedere che le persone che non ingrassano siano incoraggiati proprio dai medici a mangiare pane, pasta, ecc. per prendere peso e allora si avvia l’infiammazione e, da questa, la permeabilità intestinale.
Ordinariamente, l’intestino non può essere attraversato dalle molecole di cibo non ben digerite poiché le cellule dell’intestino sono incollate insieme. A non lasciar passare i batteri provvede la peristalsi, ma nel caso in cui un batterio passare sarà aggredito e fagocitato dai leucociti e dai macrofagi; intanto la memoria immunitaria prepara degli anticorpi per essere pronta la prossima volta. Con la comparsa dell’agricoltura altri antigeni si sono accumulati nell’intestino: le proteine del latte, cereali e legumi; l’incompleta scissione delle proteine a causa degli inibitori della tripsina presenti in tali alimenti; lo squilibrio dei batteri a causa delle lectine delle piante.
A volte arriva qualche microrganismo pericoloso come quelli del tifo, della dissenteria amebica o del colera, ma molto più spesso sono cereali, legumi e latticini i veri nemici dell’intestino. Quando la capacità di assorbimento dell’intestino viene superata resta molto cibo a disposizione dei batteri ed essi producono alcol e gas, causando la diminuzione dei batteri sani che producono acido per i miceti. Amano lo zucchero soprattutto i lieviti come la candida che producono alcol tossici e fanno infiammare i tessuti intestinali. Viene prodotta una proteina detta zonulina che altera la permeabilità intestinale e si potrebbe bloccarla con un farmaco ma basterebbe smettere di mangiare il grano. L’infiammazione aumenterà la permeabilità della parete intestinale e lascerà passare molecole più grandi che scateneranno la risposta immunitaria alla quale conseguono gas intestinale, distensione e meteorismo, digestione rallentata, sensibilità multiple ai cibi, allergie, annebbiamento mentale, mal di testa, depressione, eczema, dolori articolari, affaticamento.
I polifenoli contenuti nella frutta e nella verdura tengono in equilibrio batteri buoni e cattivi.
Le sostanze ritenute responsabili della permeabilità intestinale sono contenute in: cereali, legumi (anche soia e arachidi), pomodori, patate, peperoncini, quinoa, amaranto, albume, germogli alfa-alfa. In particolare meritano di essere tenute a bada le solanacee, soprattutto le patate, i pomodori, particolarmente se verdi e i peperoni. Le saponine sono capaci di distruggere i globuli rossi e sono presenti soprattutto nella soia.
Ippocrate affermava che le malattie cominciano nell’intestino. Questa consapevolezza è stata persa in seguito e solo piano piano qualche passo avanti è stato fatto cominciando ad accusare i cereali e il latte, nei problemi intestinali.
Con la paleozona si ottengono risultati assai migliori che con i medicinali nelle patologie intestinali, ma si deve precisare che la terapia nutrizionale non può essere un “pronto soccorso”: nelle riacutizzazioni gravi i medicinali mirati o l’intervento di uno specialista restano scelte obbligate.
In alcuni casi le diete possono creare dei problemi all’inizio quando si reintroducono le fibre, ma col tempo si ottiene la remissione completa delle patologie.
IL SECONDO CERVELLO. Alla sindrome dell’intestino irritabile si accompagnano spesso dei sintomi psichiatrici come attacchi di panico, ansia, fobie sociali e depressione.
Il cervello influisce sull’intestino e viceversa. La paleozona aiuta a ripristinare l’impermeabilità intestinale. Romano consiglia una dieta priva di solanacee, alcol e a volte anche di albume. Prescrive invece omega 3 che nutrono gli intestini e ripristinano la produzione di serotonina e tanto sole per stimolare la produzione di vitamina D.

ALTRE MALATTIE AUTOIMMUNI
Un immunologo ha curato centinaia di pazienti di malattie autoimmuni con la paleodieta composta da alimenti crudi o poco cotti.
ARTRITE REUMATOIDE
Presenta a anticorpi contro le proteine del grano e/o del latte. Inoltre, negli esperimenti le lectine dei cereali e dei legumi sono sospettate di indurre massicce risposte immunitarie seguite dalla distruzione del tessuto cartilagineo articolare.
SCLEROSI MULTIPLA
È una malattia autoimmune che attacca la guaina bianca mielinica e del midollo spinale che circonda le fibre nervose del cervello e del midollo spinale ed è dovuta a genetica, clima, scarsa esposizione al sole, altitudine, esposizione a metalli pesanti, inquinamento e dieta. C’è correlazione con cereali e latticini. È utile la glutammina disponibile in verdure come spinaci crudi, prezzemolo, cavoli e carne di manzo, maiale e pollame.
PSORIASI
 È una malattia che appare causata principalmente d cereali e latticini. I sintomi migliorano con la dieta della zona e scompaiono del tutto con la paleozona.
FIBROMIALGIA
Con la paleozona sono stati risolti vari casi.


CAPITOLO 12: LA PALEOZONA E LO SPORT
La paleozona si è rivelata utile anche agli atleti poiché i muscoli preferiscono il grasso allo zucchero, l’organismo può avere riserve di grasso assai più abbondanti e quindi resistere di più alla fatica. Il consumo dei grassi aumenta la mobilizzazione dei grassi dal tessuto adiposo, aumenta il numero e la densità dei capillari nei muscoli e anche il numero dei mitocondri e la quantità degli enzimi coinvolti nei processi energetici.  Per poter utilizzare i grassi è necessario che non si consumino troppi carboidrati, che non ci sia molta insulina né infiammazione dei tessuti. A chi gli domanda come mai certi campioni vincono pur mangiando in altro modo, il dottor Romano risponde di aver visto molti atleti migliorare nettamente le loro prestazioni scegliendo la paleozona. Soprattutto negli sport di resistenza l’ideale fornitura energetica sono gli acidi grassi. Chi è in grado di utilizzarli può conservare i carboidrati per il tratto finale. Un atleta fece un pasto di 120 grammi di carne magra, mezzo chilo di frutta e verdura, olio extravergine di oliva e frutta secca a volontà la mattina della maratona e vinse con ampio margine pur avendo fatto un’altra maratona poco tempo prima e avendo dimenticato la barretta che avrebbe dovuto assumere prima della gara e prima della fine.
È un errore, invece, pensare di dover mangiare la pasta prima delle gare. La carnitina è l’aminoacido che permette ai componenti necessari alla produzione di energia di entrare nei mitocondri. La fonte più ricca di carnitina è la carne, in particolare rossa, ma anche la carne di pollo e di tacchino. Carne e pesce forniscono la creatina, di cui è fatta la molecola di ATP. Una dieta vegetariana è povera di questi nutrienti. Lo zucchero può fornire al massimo solo 2000 calorie, gli infortuni sono più frequenti e il recupero delle forze è più lento.

GLI ATLETI HANNO FRETTA
Ad evitare risultati negativi è opportuno iniziare la paleozona nella preparazione all’annata successiva, poiché l’organismo si deve adattare alla nuova alimentazione e l’atleta deve imparare a gestire le nuove esigenze nutrizionali nella quotidianità, poi nell’allenamento e infine nella performance.
Il dottor Romano suggerisce di fare uno sgarro programmato nella dieta ogni tanto. Alcuni lo fanno subito dopo la gara, qualcuno preferisce prima recuperare in fretta e fare lo sgarro il mercoledì per avere di nuovo l’equilibrio ormonale nella gara successiva.
IL RECUPERO DOPO UN INFORTUNIO è anch’esso molto più rapido con la paleozona. Un atleta ha risolto in 10 giorni problemi muscolo-tendinei che persistevano da otto mesi e per i quali aveva provato tutti i rimedi. 
Il merito è della scelta e dell’equilibrio dei nutrienti che rafforzano i muscoli e riduce l’infiammazione e la vulnerabilità agli infortuni: almeno 1,2 grammi di proteine per ogni chilo di peso corporeo il giorno che fornisce molti aminoacidi ramificati (valina, leucina, isoleucina) e micronutrienti come ferro, zinco e i fitochimici oltre a raddoppiare l’assunzione degli omega 3 che favorisce la reazione antinfiammatoria.
L’eventuale abbandono dei formaggi riporta l’organismo verso l’alcalinità che aiuta la riparazione dei tessuti.
Gli infortuni non sono solo una questione di sfortuna, stanchezza, impegni ravvicinati: alla loro base c’è l’infiammazione cellulare. Con la zona e la paleozona gli infortuni calano drasticamente.
La paleozona rende gli atleti molto più longevi sportivamente permettendo di correre in età avanzata come correvano quando erano più giovani.


CAPITOLO 13: LA PALEOZONA IN PRATICA
Le due regole fondamentali della paleozona sono la distribuzione dei pasti durante la giornata e il bilanciamento dei macronutrienti.
Le assunzioni consigliate sono almeno 5 di cui tre pasti principali e almeno due spuntini, il primo a metà pomeriggio e il secondo poco prima di andare a dormire. Non devono passare più di 5 ore tra un pasto e l’altro e non più di tre tra uno spuntino e il pasto successivo, altrimenti si deve assumere altro cibo.
In ognuno di questi pasti la percentuale dei carboidrati deve essere pari a 40 per i carboidrati, 30 per le proteine e 30 per i grassi.
La quantità complessiva dipende dalla massa magra e dall’attività svolta dal soggetto. In genere si va da 11 blocchetti anche a oltre 30.
Un blocchetto è costituito da 9 grammi di carboidrati, 7 di proteine e 3 di grassi. e corrisponde, rispettivamente, a calorie 36 – 27 -27.


CAPITOLO 14: COSA SI MANGIA E NO IN PALEOZONA.
Con gli alimenti appropriati possiamo assicurarci un ideale equilibrio ormonale, supportare un intestino sano e un’ideale risposta immunitaria e tenere sotto controllo l’infiammazione cellulare.
I CARBOIDRATI
La verdura combatte l’infiammazione cellulare e va tutta bene tranne quella ricca di carboidrati, i legumi e le solanacee (queste ultime solo per chi è in cura per intestino permeabile, malattie autoimmuni e infiammatorie dell’intestino).
La frutta va bene purché abbia un carico glicemico inferiore a 10 e salvo quella sciroppata, in scatola o caramellata, da utilizzare solo in casi particolari.
LE PROTEINE
Il manzo è preferibile che sia nutrito al pascolo, più magro e con più omega 3.
CIBI DA EVITARE
Cereali: evitarli tutti, compresi gli pseudocereali (amaranto, quinoa, chia, grano saraceno), che contengono anch’essi antinutrienti, magari solanina (quinoa), prolina (avena) che è simile al glutine.
Latte e derivati: meglio evitarli tutti, anche quelli stagionati e lo stesso yogurt. Anzi fare attenzione alle etichette per assicurarsi che non sia aggiunto latte in polvere, lattosio e caseina. Al più fare uso di latte di mandorle, ma con moderazione per la presenza di parecchi omega 6.
Legumi: evitarli tutti, salvo al più i fagiolini. La peggiore di tutti è la soia.
Dolcificanti: vanno evitati, particolarmente quelli artificiali. Al più usare saltuariamente un poco di miele.
Oli vegetali e di semi: vanno evitati tutti.
Grassi trans: sono grassi idrogenati che sono metabolizzati ma provocano vari disturbi. Essi sono presenti in molti cibi commerciali e interferiscono col nostro sistema immunitario, aumentano la risposta insulinica, alterano la permeabilità delle membrane cellulari e danneggiano il fegato e il cervello.


CAPITOLO 15: I MAGNIFICI 14
Secondo il dottor Romano i magnifici 14 sono:

Aglio: Ippocrate lo usava contro lebbra, mal di denti, dolori al petto, cancro. Altri lo hanno usato contro tifo e colera, per prevenire le infezioni, per controllare glicemia, aumenta la catalasi e il glutatione perossidasi che combattono i radicali liberi, attiva il metabolismo, aiuta a eliminare metalli tossici.
Al pari delle cipolle e simili, ha azione depurativa e diuretica, riduce la glicemia, la pressione, la coagulabilità del sangue e il colesterolo, il rischio di cancro.
L’aglio fresco può contrastare lo sviluppo dei tumori. Le sue sostanze attive sono assorbite meglio se è schiacciato. La cottura ne distrugge le proprietà battericide.
Masticare qualche seme di finocchio o prezzemolo contro il cattivo odore dell’aglio.

Arancia: L’arancia contiene parecchia vitamina C naturale, che è assorbita totalmente dall’organismo, contrasta le nitrosammine, cancerogene, fissa il calcio nelle ossa, controlla la pressione arteriosa, contiene anche altre sostanze antitumorali, antinfiammatorie, e che modificano l’assorbimento e l’eliminazione di molte sostanze. Invece la vitamina C sintetica può rivelarsi un pericoloso eccitante ed è espulsa rapidamente dall’organismo.
I limonoidi della buccia sono antivirali, antifungini, antibatterici, antimalarici.
A sua volta, l’esperidina rinforza i capillari, è antinfiammatoria, antiallergica, vasoprotettiva e anticancerogena.
L’inositolo della parte bianca diminuisce i grassi del fegato e il colesterolo.
Altri componenti sono il potassio, regolatore della pressione, e i folati, che diminuiscono l’omocisteina, fattore di rischio cardiovascolare.
I limoni hanno un effetto positivo su fegato, bile e digestione e controllano il colesterolo.
Il mandarino, per mezzo del bromo, ha un blando effetto calmante.

Broccoli: Hanno azione diuretica, lassativa, antiedemica, ricostituente del sistema nervoso, antinfettiva, protettiva della pelle e della visione notturna. Forniscono più vitamina C dell’arancia e più calcio del latte e sono tra gli alimenti meno contaminati dai pesticidi. Contengono apprezzabili quantità di coenzima Q10, necessario alla produzione di energia e di carotenoidi che prevengono la degenerazione maculare, causa prima di cecità negli anziani.
I crauti sono cavoli fatti fermentare per 50 giorni con sale e seme di cumino. I microrganismi della fermentazione disinfettano l’intestino, impediscono le putrefazioni, sintetizzano enzimi digestivi e riequilibrano la flora batterica intestinale.
Inoltre, i broccoli hanno proprietà antitumorali e inibiscono l’angiogenesi. I loro germogli sono i più potenti inibitori del cancro.
Da numerosi studi si è dedotto che 130 grammi di broccoli il giorno bastano a proteggerci da molte forme neoplastiche tramite la liberazione, durante la masticazione, di sostanze che inattivano gli estrogeni pericolosi. Però è necessario cuocerli il meno possibile o con poca acqua, stufandoli rapidamente o saltandoli in padella o a vapore e consumarli entro due giorni.

Cioccolato: Contiene caffeina, teobromina, serotonina e fenilalanina. Provoca la produzione di endorfine. Potrebbe generare una certa dipendenza; sceglierlo del tipo fondente con minimo al 70’% di cacao. Solo saltuariamente per chi sta ingrassando. Per i magri 20 grammi il giorno. In uno studio gli indiani che consumavano 4-5 tazze di cioccolato il giorno sono risultati 1280 (%?) volte meno soggetti all’infarto rispetto a quelli che lo prendevano solo saltuariamente e il 630% in meno di cancro.
È dinamizzante ed euforizzante, afrodisiaco. “Contiene grassi vegetali” = idrogenati. Il migliore è il cioccolato puro, però potrebbe contenere lecitina di soia e dolcificanti. Controllare l’etichetta.

Curcuma: è il più potente antinfiammatorio naturale, privo di effetti collaterali. Restituisce alle cellule cancerose l’apoptosi e inibisce l’angiogenesi. È utile anche nell’artrite reumatoide, colon irritabile, morbo di Chron, colite ulcerosa, fibrosi cistica. Migliora la funzionalità epatica, l’ipercolesterolemia, è antiossidante. Riduce molto il rischio di Parkinson e Alzheimer, fa bene anche alla pelle come la psoriasi e l’infiammazione.
Viene indicata anche col nome E100.
La curcuma ha bisogno del pepe nero per essere assorbita mille volte di più.
Il curry contiene molte spezie, tra cui la curcuma e altre spezie degli Orac spice, salvo l’origano ed è antinfiammatorio, problemi mestruali, depressione, ematuria, emorragia, mal di denti, contusioni, dolori al petto, coliche.
Melograno: È considerato una sorta di alimento perfetto, poiché contiene una grande varietà di nutrienti e pochi zuccheri, ricco di vitamina C, potassio, vitamina B5, antiossidanti, polifenoli, che riducono del 60% le ospedalizzazioni per le infezioni. Migliora il flusso sanguigno e abbassa la pressione arteriosa, previene la crescita e diffusione delle cellule tumorali, favorisce la produzione dell’HDL. Riduce i lipidi nel sangue e con la sua fibra rallenta l’assorbimento degli zuccheri, combattendo così la sindrome metabolica. Ciò porta alla riduzione dell’accumulo di grasso addominale da cui inizia l’infiammazione.

Mirtilli sono anticancerogeni e ottimi antiossidanti, sono usati anche contro la diarrea, infezioni delle vie urinarie e altre, riducono il colesterolo e il rischio di infarto. Aumentano le performance.
Altri frutti di bosco:
Ribes: aumentano la vita media
Lamponi: anticancerogeni.
Fragole: riducono il rischio di cancro
More: antidiabetiche.

Noci: Hanno un’azione antiossidante, un rapporto omega 6 / omega 3 pari a 4,2, migliora le capacità cerebrali, sono utili contro il cancro e l’infarto.
Mandorle: ricche di vitamina E, arginina, amigdalina.
Pistacchi: ricchi di fibre, potassio, vitamina B6.
Anacardi: contengono meno grassi, vitamina E e calcio.
Nocciole: più grasse e meno proteine e potassio
Noci del Brasile: metionina e cisteina, meno grasse delle mandorle.
Noci di Macadamia: molti monoinsaturi e pochi grassi saturi e omega 6.
Noci di Pecan: simili a quelle di Macadamia.
Pinoli: molte proteine, fosforo, potassio, B1, B2, PP.

Pomodoro: contiene licopene, vitamina C (più concentrata vicino ai semi e nei pomodori colti maturi), alfa e beta – carotene, luteina, zeaxantina, fitotene, fitofluene, potassio, la vitamina A, vitamine del gruppo B (BI, B3, B5, B6, B9), cromo, biotina, fibre, molti antiossidanti che aiutano a tenere bassa la pressione.
Il pomodoro riduce il rischio di numerosi tipi di tumore, ma può essere nocivo a chi ha problemi di intestino. La cottura aumenta l’assimilazione, specialmente se con i grassi (olio d’oliva).

    Olio extravergine di oliva: riduce il rischio di malattie cardiovascolari, il colesterolo totale, LDL (e aumenta l’HDL), i trigliceridi, la formazione di coaguli, l’insulinemia, la pressione arteriosa, le infiammazioni (similmente all’ibuprofene), il rischio di alcuni tumori e di morte. Aumenta le difese antivirali. Ramsete II lo usava in qualsiasi malattia.
Salmone: contiene vitamina B12, PP, D, potassio, selenio, molti omega 3, che lo rendono un antidepressivo naturale, utile contro il morbo di Parkinson e di Alzheimer, previene tumori in genere e la degenerazione maculare.
È facilmente digeribile e, quindi, ottimo per bambini, malati, anziani. È utile alle cartilagini delle articolazioni, al controllo dell’insulina, nell’infiammazione del tratto digerente e nella rettocolite ulcerosa.
Tuttavia, bisogna consumare quello selvaggio (altrimenti, se è allevato con i cereali contiene più omega 6 che omega 3). Altrimenti questo caso togliere la pelle, impregnata di inquinanti) o scegliere il salmone dell’Alaska. Una dose di 120 grammi al giorno fornisce una dose sufficiente di vitamina D, una buona quota di vitamina A, B3, B6, selenio, magnesio, zinco, fosforo, ferro.

  Spinaci: sono indicati nell’anemia, disturbi cardiaci, squilibri renali, dispepsia, emorroidi, debilitazione generale, per prevenire la mutazione cancerosa, la degenerazione maculare e come antinfiammatori oltre che per combattere l’ipertensione. Sono sufficienti 170 200 grammi il giorno, in parte crudi e in parte cotti.

   Tè verde: è ricco di catechine, rinforza i capillari, riduce l’angiogenesi e favorisce l’apoptosi delle cellule tumorali. Previene vari tipi di cancro. Lasciare in infusione per 10 minuti 2 grammi di tè verde e strizzare bene la bustina. Se si aggiunge del latte si annullano gli effetti positivi delle catechine.

    Zenzero: è usato contro: vomito, tosse, nausea, febbre; aiuta a digerire, previene la chinetosi (mal di mare e simili), fluidifica il sangue e riduce colesterolo ed eicosanoidi infiammatori, ripulisce le arterie, è spasmolitico. È ottimo contro l’influenza in infuso. Si può usare anche grattugiato sulle verdure e sulla frutta.


CAPITOLO 16: NON SOLO CIBO
La salute e il benessere ottimali si ottengono con l’alimentazione appropriata, l’attività fisica e la gestione dello stress.
L’uomo preistorico era quasi sempre in attività. Gli studi indicano che dovremmo alternare periodi di intensa attività seguiti da periodi di riposo. Più che la costanza e la durata, è opportuno puntare sull’intensità e la variabilità. Secondo qualcuno bastano 7 minuti di attività intensa (anaerobica) al giorno. Ciò vale anche per i diabetici. Romano ritiene consigliabile il Nordic Walking, ossia una camminata con bastoni come nello sci di fondo, per coinvolgere anche la parte superiore del corpo.
L’attività anaerobica, cioè lo sprint, aumenta il glucagone e il Gh, diminuisce il cortisolo, l’insulina e la leptina. Invece la corsa lenta produce l’opposto.
A SCUOLA DAI CACCIATORI – RACCOGLITORI
1 - Le tribù primitive camminano dai 6 ai 16 chilometri al giorno.
 2 – I giorni impegnativi sono seguiti da giorni di riposo (così facciano anche gli atleti).
3 – Camminano su superfici naturali soffici, senza calzature.
4 – Alternano momenti di attività intensa a momenti di attività lenta. Fare altrettanto negli allenamenti almeno una o due volte la settimana.
5 – Fanno esercizi molto vari: ciò evita la noia e riduce gli infortuni.
6 – Eseguono anche carichi di peso, come mettersi la selvaggina sulle spalle.
7 – Sono magri: minor rischio di traumi e dolori articolari.
8 – Fanno attività fisica all’aria aperto sfruttando anche il sole per la vitamina D.
9 – Svolgono attività fisica in gruppo, facendola sembrare meno impegnativa e creando legami sociali.
10 – i cani sono da 135.000 anni compagni dell’uomo e con essi è più facile e costante fare attività fisica.
11 – ballano durante rituali e altre celebrazioni.
12 – l’attività sessuale è anche attività fisica e i cacciatori – raccoglitori la fanno con successo.
13 – si prendono un tempo sufficiente per riposare, rilassarsi e dormire. Trascurarlo ha effetti tremendi sulla mostra salute.
EARTHING
Oggi viviamo isolati dalla terra a causa delle calzature di plastica o di gomma, non andiamo mai a piedi nudi, e da secoli non dormiamo più sul pavimento, magari su pelli. Ciò ci impedisce di riequilibrare il proprio potenziale elettrico e di stabilizzare la carica dei nostri organi contribuendo alla prevenzione di molte disfunzioni e affezioni.
LO STRESS
Lo stress ci fa ammalare, ingrassare e diventare più stupidi poiché aumenta il cortisolo nel sangue, che danneggia il sistema immunitario, provoca insulino-resistenza e distrugge le cellule nervose dell’ippocampo che svolge un ruolo importante nella memoria.
Con la giusta alimentazione e l sua ripartizione nel corso dell giornata, si mantiene a livelli corretti la glicemia nel sangue si riesce a essere più lucidi e a gestire meglio lo stress.
GRASSI, MALATI E STUPIDI
L’eccesso d cortisolo aumenta glicemia, colesterolo, grasso addominale, fa perdere massa muscolare, aumenta l’appetito, influisce negativamente sulla lunghezza dei telomeri, parte terminale dei cromosomi, e, quindi, anticipa l’invecchiamento.
Si potrebbe evitare ciò con massicce dosi di omega 3 per combattere l’infiammazione o, meglio, con la “meditazione” oppure evitando i cali glicemici mangiando a orari stabiliti.
LA MEDITAZIONE
In pratica consiste in momenti di concentrazione sul proprio respiro da fare 4 – volte il giorno.
L’ELISIR DI LUNGA VITA
Occorre anzitutto la giusta alimentazione. Poi prendersi il tempo per dedicarci a ciò che ci piace o semplicemente rilassarci. Per l’alimentazione si può evitare la noia, poiché sono possibili infinite varianti.


CAPITOLO 17: QUALCHE CONSIGLIO
Comprare prodotti freschi, magari del posto, direttamente dai produttori o per risparmiare tempo usare i surgelati. Eventualmente farli da sé, con cibo già porzionato.
Usare i condimenti tradizionali: olio, sale, finocchio selvatico, peperoncino, vino bianco, aglio, origano, rosmarino. Evitare il destrosio, E250, E252.
Si può ricorrere alla conservazione sotto vuoto nel fine settimana per la settimana successiva.
Preferire gli affettati direttamente al banco o quelli confezionati con meno additivi. Oppure affettarli dopo averli preparati da sé e conditi con erbe aromatiche, sale dell’Himalaya, acqua e pezzetti di verdure.
Preferire la carne e il pesce in vetro piuttosto che in scatole.
La preparazione dei pasti può essere fatta sia all’antica che ricorrendo a dei robot.
La cottura rende il cibo più facile da masticare e digerire e lo rendono più appetibile.
Cotture raccomandate:
Può essere fatta con la vaporiera ossia mettendo il cibo in un cestello forato sopra una pentola che contiene l’acqua che così non viene a contatto con gli alimenti.
Oppure a bagnomaria ossia ponendo una pentola con gli alimenti da cuocere dentro un’altra pentola che contiene l’acqua da far bollire. È un metodo lento e delicato che si può usare per uova, pesci tagliati sottili, sformati di verdure.
Cotture accettabili:
Nella pentola a pressione: è un metodo veloce, ma parecchie vitamine vanno perdute o finiscono nel liquido di cottura: consumare anch’esso subito dopo la cottura.
Nei contenitori di terracotta: usare solo per minestroni di verdure e a fiamma bassa.
Con la grigliatura, preferibilmente in una padella di ghisa per una breve cottura a calore elevato. Non va pulita con acqua ma con sale grosso e carta assorbente.
Con la cottura alla brace, preferibilmente di legno di quercia, ciliegio, melo o vite. Il forno richiede meno grassi della frittura.
Le padelle antiaderenti in teflon non reagiscono con gli alimenti, purché il rivestimento sia integro e non si superi la temperatura di 200°, altrimenti rilasciano sostanze tossiche.
Nella padella di pietra ollare è ideale per le cotture lunghissime a fiamma molto modesta, richiede molto tempo per scaldarsi ma conserva il calore molto a lungo. La prima volta va unta con olio e lasciata impregnarsi per almeno 3 giorni e poi risciacquata. È estremamente impermeabile e non ha bisogno di alcuna smaltatura.
Al cartoccio (usare carta da forno, anziché i fogli di alluminio che potrebbero rilasciare metallo, con gli alimenti ricchi di acidi): mantiene ed esalta il sapore dei cibi; inoltre conserva parecchie vitamine termolabili.
Al sale: non richiede l’uso di grassi e condimenti. Il forno deve essere a 180-200°, il gusto del cibo si mantiene delicato. I cibi più adatti a questo metodo di cottura sono il pesce, la carne e la verdura.
Cotture sconsigliate:
Microonde
Bolliti (causano perdita di nutrienti nell’acqua)
Stufati e brasati, salvo per la selvaggina.
Fritture e panature
In alternativa alla cottura, mangiare cibi crudi dopo averli lavati accuratamente. In tal modo mantengono inalterato il loro valore nutritivo. Ad esempio un’insalata di finocchi, sedano, pere, noci e tocchetti di speck, condito con una vinaigrette aromatizzata con spezie a piacere.
Le spezie sono, ad esempio, aneto, basilico, cannella, chiodi di garofano, coriandolo, cumino, curcuma, curry, erba cipollina, noce moscata, maggiorana, menta, mirto, paprika, pepe, peperoncino, prezzemolo, rafano, rosmarino, salvia, sesamo, timo, zafferano, zenzero.
Sono ricche di vitamine e minerali, stimolano i processi digestivi e impediscono la fermentazione.


CAPITOLO 18: PRINA DI CUCINARE
Generalmente nelle ricette di questo libro ci si riferisce al peso crudo della parte edibile dell’alimento, salvo diversa indicazione.
Viste le modeste quantità di olio utilizzate si consiglia di preparare una vinaigrette mescolandolo con altri liquidi: limone, aceto, succo di pomodoro e acqua, pepe ed eventuali altri aromi (aglio, origano, prezzemolo, basilico, ecc.).
Quando le ricette richiedono l’integrazione di carboidrati o di proteine o di grassi, ciò è segnalato.
Le cotture andrebbero cotte a vapore e riducendo al minimo il contatto con l’acqua, consumate subito o altrimenti raffreddarle subito con acqua e ghiaccio o interrompere la cottura un poco prima.
Per il pesce e la carne preferire la cottura al forno o al cartoccio o al sale grosso.
È consigliabile ricorrere alla marinatura per la selvaggina, con aglio, carota, cipolla, scalogno, sedano, foglie di alloro, bacche di ginepro, chiodi di garofano, pepe in grani, rosmarino, timo, vino rosso o bianco, olio e aceto. Non usare il sale, perché farebbe uscire gli umori dalla carne.

Il topinambur è ricco di sali minerali (potassio, magnesio, fosforo ferro, selenio e zinco) e di inulina che pur essendo uno zucchero, ha per l’uomo l’effetto delle fibre, favorisce la digestione, riduce la formazione di gas e riequilibra la flora intestinale.
Può essere usato crudo (a fettine condite con limone, sale e prezzemolo) oppure cotto al posto delle patate.

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